Alessandra Belloni è direttore artistico dei “Giullari di Piazza”, artisti che risiedono e lavorano alla cattedrale di St. John the Divine a New York e si occupano di teatro e musica folk italiani della tradizione. Cantante, ballerina, percussionista ed attrice, Alessandra Belloni è nata a Roma ed è impegnata nella conservazione delle forti e ricche tradizioni della sua cultura.
E’ specializzata nelle danze popolari tradizionali del Sud Italia e nel tamburello che ha imparato da vecchi contadini e dal leggendario percussionista Alfio Antico. Nelle ultime venti estati ha partecipato a veri e propri festivals di tamburi in remote zone d’Italia del sud, tenuti come rituali di purificazione in onore della Madonna Nera. Ha studiato recitazione, voce, mimo e Commedia dell’Arte presso le istituzioni più importanti e con artisti significativi come Dario Fo. Ha lavorato nel teatro e nel cinema, collaborando con artisti come Federico Fellini (Casanova). Per dieci anni ha lavorato presso l’Università di New York e da allora ha dato vita a produzioni interdisciplinari dedicate alla Madre Terra. Ha vinto il premio per la “Donna italo – americana dell’anno” nel 1996 ed il premio “Comunity Arts Project” assegnato dal Lincon Center for the Performing Arts. E’ direttore di compagnia, autrice dei testi e interprete principale di opere folk. Tiene laboratori sulla Commedia dell’Arte italiana, sulle danze e le canzoni folk dell’Italia del sud e su tamburi e tamburelli presso il Caramoor Center of Music and Arts di New York e presso la Cattedrale di St. John the Divine.
Ideatrice del duo con Glen Velez nel loro “Mediterranean Volcano”. Ha partecipato a molti festivals musicali tra cui recentemente: quelli al Lincon Center (NY), al Perc Pan (Salvador-Bahia-Brasile vedi mie recensioni su Percussioni n°66 luglio/agosto 1996 pagg.38-45 e n°77 luglio/agosto 1997 pagg.12-21) ed al Pas (Orlando-Stati Uniti). Ha inciso molti dischi tra cui: “Earth, Sun and Moon” (Lyrichord 1995, “Global Celebration (Ellypsis Arts 1993), “Dea Fortuna” (1989 e riedito “Divine Divas” Rounder) e “Sulillo Mio” (Shanachie 1985). E’ stata la prima ad introdurre una linea di tamburi a cornice italiani, da lei firmati, per la ditta Remo Inc, uno dei leader dell’industria di strumenti a percussione.
…SEI NATA A ROMA E DA 27ANNI ABITI A NEW YORK, COME MAI?
Abito a New York da 27 anni, anche se in realtà sono andata per la prima volta nel ’71 per un mese di vacanza insieme a mia madre, a visitare mia sorella che era lì da un anno per studiare cinema. Ho sempre voluto fare musica e teatro, ma mio padre non era d’accordo. New York mi sembrava il posto più adatto del mondo per studiare e crescere come artista e decisi di non tornare più a casa. Una decisione che, sebbene difficile, non ho mai rimpianto. Soprattutto perché nel 1969, al teatro Sistina sono stata scelta da Anna Magnani per interpretare sua nipote nella tragedia di Verga “La Lupa” diretta da Zeffirelli. Mia madre era felicissima, ma mio padre mi negò il permesso e perciò ho perso questa grande opportunità. Giurai così in segreto di fare teatro e musica ed un giorno di fare La Lupa (ne conservo ancora il copione datomi dalla grande Anna Magnani). E così è stato, venti anni dopo, ho fatto la mia versione Folk Opera, con le musiche originali della Lupa, suonando il tamburo e riscuotendo molto successo a New York.
…HAI MANTENUTO SEMPRE FORTI LE TUE ORIGINI ITALIANE E QUESTO SEMBRA CHE TI ABBIA PREMIATO. NON E’ COSI’?
Dopo aver studiato teatro, mimo e musica a New York, facendo teatro d’avanguardia, cabaret e cinema, ho riscoperto le mie radici tornando in Italia nel ’76/77, ascoltando il grande Roberto De Simone e la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Anche se sono nata a Roma, mi ricordai che mio nonno materno, Rodolfo Rossetti di Rocca di Papa, suonava il mandolino, la grancassa e il tamburello nella banda del paese, anche se era sordo. Suo fratello suonava la fisarmonica, mia nonna cantava i saltarelli laziali e noi, cittadini, ne eravamo un po’ imbarazzati! Devo dire che ritrovare le mie origini, seguendo una particolare integrità artistica, mi ha comunque premiato e portato molti successi a livello nazionale americano e ultimamente internazionale.
…QUANTO E’ ANCORA PRESENTE IN TE LA RICERCA MUSICALE NEL SUD D’ITALIA?
Da circa venti anni conduco accurate ricerche sul campo partecipando a tutte le maggiori feste popolari del Sud Italia, che si svolgono soprattutto in estate, come le Tammorriate in onore della Madonna Nera, le varie Feste di San Rocco, comprese quella delle Pizziche, a parte il Carnevale di Montemarano che di solito è a febbraio. È così che ho imparato oltre a cantare in vari dialetti e a ballare le danze popolari, a suonare soprattutto i diversi stili di tamburello e tammorra del Sud Italia, tecnica alquanto difficile che richiede molta forza.
…TAMMORRIATA, TARANTELLA, PIZZICA TARANTATA, TARANTISMO, DRUM CIRCLES. COSA SONO E COME SEI ARRIVATA A CONOSCERLI?
Come dicevo, ho scoperto meravigliosi riti ancestrali collegati al tamburo a cornice, ed altri tipi di percussione. Riti pagani di trance collettiva dove si suona tutta la notte fino all’alba, o di giorno sotto il sole cocente per dodici ore di fila. Ho conosciuto le varie feste di tammorriate grazie a due cari amici: Raffaele Inserra, costruttore e maestro di tammorra di Gragnano, e Nando Citarella di Nocera Inferiore. In Calabria ho conosciuto Vittorio De Paola, ed ho perlustrato tutta la Calabria con le sue feste: la Madonna (Nera) dei Poveri a Seminara e quella di San Rocco a Gioiosa Jonica, dove si suonano i tamburi rullanti, la Madonna di Polsi in Aspromonte, e innumerevoli feste e sagre di paese dove si balla, si suona e si beve e si mangia tutte le notti. Quindici anni fa “osai” andare alla Festa di San Rocco a Torre Paduli, nel Salento, in Puglia, dove c’è la famosa festa delle Pizziche e dei tamburelli. Ero l’unica donna a suonare il tamburello, e non fui bene accolta. Negli ultimi quattro anni è cambiata parecchio, ed ora conosco anche tanta gente e gruppi di musica popolare della zona, compreso il ricercatore scrittore Luigi Chiriatti. Suonando tutta la notte ho sviluppato una grande forza e mi ritrovo ad essere l’unica donna a suonare il tamburello a questo livello, anche se nei tempi antichi erano soprattutto le donne a suonare. Questa forza ed energia la trasferisco sul palco e durante le session o drum circles negli Stati Uniti, sconvolgendo spesso gli uomini, batteristi, che non reggono come me. Ed io ridendo dico sempre: “If you don’t bleed you are not playing…” Jamie Haddad, famoso percussionista dice: “To play with you I have to be ready to bleed…”
…IL RITO DELLA MADONNA NERA NON E’ SOLO IL TITOLO DI UN BRANO INCLUSO NEL TUO DISCO “EARTH, SUN & MOON” (LYRICHORD 1995 LLCCT 7427) MA QUALCOSA DI PIU’. CE NE VUOI PARLARE?
Il rito della Madonna Nera risale all’antico culto della Madre Terra e della Dea della Luna, e tutti gli aspetti diversi delle divinità femminili, come Cibele, Iside, Diana Efesina, Afrodite, Astarte, Ecate. Durante questi riti le sacerdotesse suonavano il tamburello o il grande tamburo a cornice, per cui questo strumento, originalmente più femminile, non solo ha origini che risalgono all’antico Egitto ed ai Sumeri, ma ha anche un grande significato esoterico e spirituale. Nell’Italia meridionale questo culto della Madonna Nera e le tammorriate sembrano rimaste intatte nei ritmi, gesti e simbolismi. Queste ricerche mi hanno portato a scrivere l’opera “Il viaggio della Madonna Nera”, dedicata alla Madre Terra come “essere vivente” ed alla possibile salvezza dalla disastrosa condizione ecologica del nostro pianeta. Salvezza che viene dall’antica saggezza femminile delle società matriarcali, dove si venerava già la Terra come Grande Madre Universale, Vergine e Rigeneratrice. L’opera, con le musiche scritte dal compositore/chitarrista John La Barbera con il quale ho fondato la mia compagnia I Giullari di Piazza, è stata presentata alla meravigliosa Cattedrale St. John the Divine, dove sono poi diventata Artist in Residence grazie al suo significato spirituale.
…IL TUO INTERESSE E’ DA SEMPRE RIVOLTO ALL’ASPETTO TERAPEUTICO E SPIRITUALE DELLA MUSICA E DELLA DANZA.
Un altro aspetto del mio lavoro è dedicato all’origine della tarantella come musica, danza e trance ed all’uso del tamburello in rapporto alla musicoterapia. Il culto di Dioniso e delle Baccanti della Magna Grecia è ancora vivo in Puglia nelle Pizziche Tarantate e durante la festa delle tarantate, sebbene ormai sia quasi scomparso il rito domiciliare di musica e danza terapia che risale al morso della tarantola. Negli anni sessanta grazie ad Ernesto De Martino ed al suo libro “la Terra del rimorso”, si venne a conoscenza del tarantismo, una forma di malattia mentale che affliggeva soprattutto le donne, dette tarantate, e della terapia coreutico musicale che si svolgeva nelle case delle ammalate, effettuata dai musicisti, ritenuti dottori, armati di violino, chitarra, organetto e soprattutto di tamburello. E’ infatti il ritmo ossessivo in 6/8 che crea la trance (come del resto in altre culture) ed i diversi accenti della Pizzica che fanno saltare e girare le Tarantate fino a che non crollino a terra, dove riposano, e poi riprendono una danza con i movimenti del ragno che le ha morse. Sono totalmente affascinata e profondamente presa dall’aspetto spirituale terapeutico del tamburello e della danza, e sono riuscita a ricreare sul palco il rito delle tarantate molto fedele alla tradizione. È stato così che ho cominciato a sentirmi anch’io un po’ tarantata, e a volte un po’ sciamana, dato che mi sono curata così da sola, ballando e suonando, da alcuni problemi fisici.
…STAI SPERIMENTANDO MUSICO – TERAPIA ALL’OSPEDALE PSICHIATRICO MOUNT SINAI DI NEW YORK. IN COSA CONSISTE IL TUO LAVORO?
Credo profondamente non solo al potere terapeutico del ritmo, del tamburo e della danza, ma anche che il tarantismo non è solo un fatto strano del Salento, una malattia sociale solo di quella zona. È vero che le tarantate vivevano in condizioni disperate, sfruttate tutta la vita dagli uomini, padroni o mariti, colte dal morso d’amore (come dice Chiriatti) in pubertà, spesso in seguito a repressioni di desideri erotico/sessuali, intrappolate dalla tela del ragno della società. Ma è vero che tutti noi, in questa società più moderna ed evoluta, abbiamo sofferto, in un modo o nell’altro, il morso e rimorso del subconscio, dei desideri mai appagati, vittime di ragnatele forse più astratte ma altrettanto spesse. Oggi tutto ciò si chiama “stress”, che vuol dire tutto. Ho quindi sperimentato a New York, con gruppi di donne, e poi fino ad arrivare all’ospedale psichiatrico Mount Sinai, il potere terapeutico di stress release del tamburello, ritmo e danza, soprattutto della tarantella, insegnando ai pazienti, di solito con grande talento ritmico, sia i passi che i ritmi, che poi sono anche stati cambiati e creati da loro stessi. Sono appena tornata dalla Conferenza Mondiale di Musico Terapia, svoltasi a Cleveland, sponsorizzata dalla REMO. Lì ho avuto l’incarico di svolgere una session di 6 ore con i musicoterapisti, insegnando tammorra, tamburello e danza e come usare questi ritmi con i loro pazienti. Questa session è stata molto intensa, ed era parte del loro curriculum, il che vuol dire che sto iniziando un lavoro molto intenso e profondo negli Stati Uniti, mai fatto prima, che riporta la nostra tarantella alle sue vere origini.
…E POI E’ NATA LA COLLABORAZIONE CON REMO BELLI. COME E’ ANDATA?
La collaborazione con Remo Belli è nata un po’ per caso, dopo essere andata a PASIC nel ’95, a Phoenix, Arizona, grazie al consiglio del mio grande amico e collaboratore Glen Velez, maestro dei tamburi a cornice. PASIC è la conferenza internazionale di Percussioni, dove si esibiscono i più grandi batteristi e percussionisti del mondo. Per me fu un’esperienza magica ed esaltante. Entrai senza conoscere nessuno, feci subito amicizia con Remo Belli, parlandogli in italiano, e lui si dimostrò interessato a sviluppare con me i tamburelli e la tammorra del Sud Italia. Li conosceva già, ma non li aveva mai visti, dice lui, suonati così bene, in più accompagnando il canto e la danza. Devo ammettere che PASIC fu un grande successo, sebbene fossi andata da spettatrice, dopo tre giorni ero il centro dell’attenzione, e tutti rimanevano esterrefatti dal fatto che suonavo con la mano sinistra, veloce, ed in più cantavo e ballavo contemporaneamente. Era proprio quello che mi aveva detto Glen: “You go, do what you do, and see what happens!” Da lì è nata l’idea di sviluppare i Tamburelli del Sud Italia in pelle e materiale sintetico con la Remo, in modo da avere strumenti che non cambino tonalità e possano essere suonati in tutte le condizioni climatiche, facili da trasportare nel senso che non richiedono nessuna cura particolare, come quelli di pelle di capra. Sono andata spesso a Los Angeles dov’è la fabbrica di Remo, e ci abbiamo impiegato un anno e mezzo a sviluppare tre strumenti con pelle Fiberskin 3 e cornice Acousticon R: il tipico tamburello (rosso con nastri bianchi) di 12 pollici di larghezza, con una fila di sonagli, un tamburello con doppia fila di sonagli che io ho chiamato Pizzica (doppi sonagli per indurre la trance, bianco come il vestito delle tarantate, nastri rossi per l’esorcismo musicale. Il bianco ed il rosso sono anche i colori di Xangò, dio del Tuono e spirito protettore dei percussionisti secondo la religione Afro/Cubana/Brasiliana Yoruba), e la Tammorra Napoletana, 16 pollici, doppia fila di sonagli, e di colore blu, quello tipico del manto della Madonna Nera, con nastri gialli e rossi, usati nei tipici strumenti popolari. Ho scelto una tonalità bassa degli strumenti, che dà più possibilità di toni, diversa da quelli autentici. Sono molto grata a Remo Belli, l’inventore delle pelli sintetiche delle batterie, che ha creduto in me ed in questo progetto un po’ rischioso, dato che in America nessuno era a conoscenza dei nostri strumenti e della nostra bellissima tecnica. Il mio impegno, con l’aiuto di Remo, è di portare questa tecnica e gli strumenti in tutto il mondo, insegnando spesso nei conservatori e partecipando ai festival di percussioni. Ora gli strumenti sono in vendita anche in Italia, distribuiti da ARAMINI, che in parte ha sponsorizzato la mia tourneè in Italia..
…OLTRE AI TAMBURELLI QUALI SONO GLI ALTRI STRUMENTI CHE SUONI?
Oltre a suonare i nostri tamburelli, con le diverse tecniche imparate in ogni paese del Sud Italia, suono anche l’ocean drum, il bodhran, altri tipi di tamburi, unendo la tecnica italiana un po’ a quella di Glen, con influenze Nord Africane, Brasiliane e sviluppando così una tecnica mia personale, usando nacchere, shakers ed altri aggeggi strani, il che mi permette di suonare altri ritmi. Suono anche la chitarra battente, l’harmonium per fare i bordoni quando eseguo i canti processionali, e ultimamente, grazie al mio viaggio a Bahia, il berimbau ed il shekere.
…HAI SVILUPPATO UNA TUA TECNICA SUI TAMBURI A CORNICE. CE NE VUOI PARLARE?
È molto difficile per me dire cosa sono o cosa faccio meglio. Io lo lascio dire agli altri. Quello che sento dentro ultimamente è di essere ugualmente capace di cantare e suonare le percussioni, quando forse tanto tempo fa mi sentivo più cantante ed attrice/regista. Adoro ballare le danze rituali, di tutti i Paesi, ma non ho mai studiato danza, bensì ho imparato viaggiando, vivendo a New York, incontrando gente di tutto il mondo, che mi ha coinvolta in riti di diverse culture. L’unico training di movimento che ho è Yoga e mimo unito alla Commedia dell’arte usando le maschere.
…SEI LA FONDATRICE DELL’UNICA COMPAGNIA DI PROFESSIONISTI NEGLI STATI UNITI: “I GIULLARI DI PIAZZA”. CE NE PARLI?
Come dicevo prima, negli anni settanta ci fu questo revival in Italia di Musica e Teatro Popolare, e scoprii così La Nuova Compagnia e De Simone (ero a Roma di passaggio, lavoravo con il grande maestro Federico Fellini sul film Casanova). Quando tornai a New York incontrai in un Caffè del Greenwich Village, Caffè Dante, un bravissimo chitarrista classico, John La Barbera, di origine siciliana. John era appena tornato da una tourneè con il gruppo pugliese Pupi e Fresedde, dove suonava il mitico Alfio Antico, che ha anche collaborato con il gruppo teatrale americano Bread & Puppet sul “Masaniello”. John ed io avevamo la stessa passione per questa travolgente musica popolare del Sud Italia, in più la voglia di portare agli emigranti italiani le loro vere origini musicali, ben diverse da “O Sole Mio” e “Malafemmina”! Così decidemmo di fondare un gruppo, chiamato “I Giullari di Piazza”, ispirato ai Giullari del Mistero Buffo di Dario Fo, e dal teatro politico dei Giullari Medievali. Diventammo quasi subito Artist in Residence alla New York University dove restammo per dieci anni, fino ad arrivare alla Cattedrale St. John the Divine nel 1993. John è il compositore delle musiche della Madonna Nera e di tutte le nostre Opere Popolari, compreso lo Stabat Mater che facciamo in cattedrale ogni anno a Pasqua. Io scrivo, dirigo e produco tutti gli spettacoli.
…ESSERE ARTIST IN RESIDENCE ALLA CATTEDRALE DI ST.JOHN THE DIVINE A NEW YORK, COSA VUOL DIRE ESATTAMENTE?
Essere in residence nella Cattedrale Gotica più grande del mondo, insieme a Paul Winter e solo altre tre compagnie è molto prestigioso, e soprattutto la realizzazione di un mio sogno. Io venivo qui grazie al grande decano Dean James Morton, che svolgeva programmi artistici, politici e sociali e spirituali mai visti in una chiesa, episcopale, invitando il Dalai Lama, Mandela ed altri personaggi. Questo è un vero spazio sacro, con un’energia meravigliosa, ed il nostro studio è nella cripta, sottoterra, trasformata in teatro e spazi artistici, circondata da cristalli di quarzo. Qui facciamo le prove, e suono i miei tamburi di notte, spesso da sola, dato che l’acustica è bellissima, cantando ed improvvisando, ricevendo sempre ispirazione.
…HAI CREATO UN DUO CON UN ALTRO SPECIALISTA DI TAMBURI A CORNICE, GLEN VELEZ, CHIAMATO “MEDITERRANEAN VOLCANO”. CE NE VUOI PARLARE?
La mia collaborazione con Glen Velez è nata nel ’95. Lo conobbi nel 1982 mentre suonavo per la strada con il Bread & Puppet Theatre per una dimostrazione anti-nucleare. Lui mi venne incontro dicendo: “Hi, I am Glen Velez, I want to study with you” Io rimasi sorpresa perché era già conosciuto, e forse ero io che dovevo prendere lezioni da lui. Ma chi conosce Glen sa che è molto umile, curioso, e con una grande disciplina e curiosità di imparare. Infatti è l’unico che suona bene questa tecnica italiana, e mi presenta sempre come una delle sue insegnanti, facendomi così molta pubblicità. Dopo la collaborazione sul mio CD “Earth, Sun & Moon”, e lo spettacolo “Dance of the Ancient Spider”, debuttato al Lincoln Center di New York, abbiamo formato un duo di voce e percussioni, arrangiando in modo molto particolare e non sempre autentico soprattutto Pizziche e danze trance, tammorriate, canti di lavoro di donne, preghiere e canti processionali, ninne nanne e canti d’amore. Il titolo del nostro concerto è “Rhythm is the cure” e del duo è “Mediterranean Volcano”, perché quando suoniamo sembra un po’ un’esplosione, e nessuno crede che siamo solo in due a suonare i tamburi, un po’ per la mia forza, un po’ per gli incredibili poliritmi che Glen riesce a fare da solo. Abbiamo suonato insieme a PASIC per due anni consecutivi, dove abbiamo riscosso un successo enorme e standing ovations. Dopo PASIC sono diventata più conosciuta a livello internazionale, ed a volte mi sembra strano, dato che solo 3 anni fa ero spettatrice, sono tra gli artisti più quotati (Drum Magazine mi ha nominato one of the best 3 World Percussionists together with Mickey Hart and Baba Olatunji a mia insaputa!) A gennaio uscirà una intervista su Modern Drummer ed il mio nuovo CD “Ave Mama” per la Interworld. Glen ed io faremo inoltre due concerti di voce e percussioni alla Cattedrale St. John the Divine, l’8 e 9 gennaio. Spero davvero di poter fare in Italia una tournee con Glen Velez, dove so che lui ha molti fans. Sono molto grata a Glen, che tra l’altro mi ha passato le informazioni per partecipare a Perc Pan, il festival di percussioni a Salvador-Bahia.
…HAI PARTECIPATO CON GRANDE SUCCESSO IN PRIMAVERA AL V PERC PAN A SALVADOR – BAHIA IN BRASILE, SU INVITO DI NANA VASCONCELOS, PER LA IV VOLTA DIRETTORE ARTISTICO INSIEME A GILBERTO GIL. CURIOSI COME NON MAI E SPECIALISTI DI UN ALTRO TAMBURO A CORNICE, IL PANDEIRO, I BRASILIANI TI HANNO ACCOLTO CON GRANDE RISPETTO E CALORE SIA AL TUO WORKSHOP, CHE AI TUOI CONCERTI. CI VUOI PARLARE DI QUESTA ESPERIENZA?
Dopo aver inviato il mio video al famoso Nana Vasconcelos, ho ricevuto un giorno una sua telefonata: “My name is Nana Vasconcelos, I am the Artistic Director of a festival in Bahia…I would like to invite you, if you are free…” In realtà non ero affatto libera, perché dovevo presentare lo Stabat Mater in Cattedrale. Ma sono riuscita a spostare le date, cambiando così per sempre, in meglio il corso della mia vita e la mia carriera artistica.
L’esperienza del Perc Pan, con Nana Vasconcelos, fonte di ispirazione negli ultimi venti anni (suonava con John La Barbera nel Village nel ’75) e Gilberto Gil, uno dei miei idoli dell’adolescenza è stata meravigliosa. Il loro Festival non solo è di grande livello artistico, ma è stato per me un vero atto d’amore. Quando sono arrivata a Salvador già mi conoscevano, perché le mie foto e le interviste erano uscite sui giornali, in più la mia foto era sul programma insieme a quella di Gilberto Gil e girava per il Brasile senza che io lo sapessi.
I brasiliani amano l’Italia, gli italiani e la musica, ma non sapevano nulla delle nostre tradizioni popolari del Sud. Conoscono solo i cantanti pop. Erano curiosi di conoscere non solo i canti e le danze, ma soprattutto i ritmi con questi pandeiri giganti! Al mio workshop, alle dieci di mattina, c’erano 200 persone, armate di pandeiro, che suonavano benissimo. Anche se avevo un interprete, sentivo che mentre spiegavo, cantavo e suonavo tutti mi capivano benissimo, perché mi stavano ascoltando con il cuore e l’animo. Al momento di insegnare la tecnica sono rimasta allibita dalla bravura e velocità nell’apprendere. Adoravano infatti provare a fare le terzine veloci della tarantella, che non avevano mai visto, riuscendoci quasi subito, tutti, bambini, vecchi, donne. Alla fine, mi hanno chiesto di improvvisare un samba con loro ed io mi sono lasciata trasportare e per la prima volta ho capito come usare la mia tecnica per suonare i miei ritmi.
Il concerto poi è stato meraviglioso, dopo l’apertura di Gilberto Gil con i Filhos de Gandhi io piangevo per l’emozione dietro il palco e ogni tanto venivo spruzzata dalla loro acqua di Yemanja, dea del mare e dell’amore alla quale io sono devota. Nana mi aveva dato direzioni per entrare in scena ballando e suonando la tammorra e scegliendo insieme a me i pezzi del mio repertorio. Dovevo suonare dopo il famoso, geniale Hermeto Pascoal ed all’improvviso Nana e Gil mi hanno spinta in scena, dicendo che Hermeto aveva richiesto la mia partecipazione al suo pezzo finale. Ero scioccata, ma non avevo scelta, dovevo accettare l’invito. Chiudendo gli occhi, sono entrata in scena, suonando la tammorra con un ritmo binario, mentre Hermeto faceva delle cose pazzesche con il suo gruppo, suonando bottigliette, scarpe vecchie ed una specie di pipa ad acqua. Poi ho aggiunto il trillo con il dito medio e lui si è girato facendomi segno Ok! Così è iniziato il mio concerto da solista (l’unica e donna) ed il pubblico è stato il più caloroso che io abbia mai visto. Ho chiuso con la pizzica, ballando e facendo la danza/ragno a terra mentre suonavo il tamburello e poi girando e saltando, ho sentito una voce stupenda che faceva suoni a ritmo, ed era Gilberto Gil che si era unito a me nel finale! In più ogni notte organizzavo delle jam sessions presso la piscina dell’Hotel ed è nata casualmente una collaborazione con Siba il suonatore di rebecca (violino folk) e direttore del gruppo Mestre Ambrosio. Con Siba ho scoperto similitudini nella musica popolare del Nord est del Brasile e quella del Sud d’Italia. Abbiamo chiuso il festival suonando insieme, con immenso piacere di Nana Vasconcelos, che diceva che questo era il vero spirito del festival: unire le tradizioni del mondo attraverso le percussioni e la musica popolare e creare musiche e tradizioni nuove. Siba mi ha poi invitato a San Paolo dove ho suonato con lui ed altri musicisti folk, altra esperienza meravigliosa, con la quale ho festeggiato il mio compleanno.