Didattica per non vedenti

Alcuni aspetti relativi alla didattica della Composizione Musicale per non vedenti, un settore che ancora oggi presenta difficoltà apparentemente insormontabili per le parti direttamente coinvolte.

Se è vero che l’applicazione di sistemi informatici nella didattica, anche musicale, conosce oggi una sempre più ampia e radicale diffusione, esistono tuttavia campi dove l’uso di dispositivi hardware e software rimane ancora assente, ne consegue, in molti casi, l’impossibilità di offrire una risposta concreta ai problemi, anche di notevole rilievo, che l’attività dell’insegnamento pone quotidianamente.
Nel presente articolo tratteremo di alcuni aspetti relativi alla didattica della Composizione per non vedenti, un settore che ancora oggi presenta difficoltà apparentemente insormontabili per le parti direttamente coinvolte (i candidati, le commissioni, i direttori didattici e i docenti di Composizione) ogni volta che un candidato non vedente intende affrontare gli studi di Composizione.

ASPETTI SPECIFICI DEL PROBLEMA
Il punto centrale della questione è rappresentato dall’uso di differenti sistemi di lettura e scrittura da parte del non vedente e del docente.
Il non vedente legge e scrive in Braille, il docente usa la notazione tradizionale, definita da qui in avanti come notazione “in nero”, così come è nota presso i non vedenti.
Attualmente le situazioni in cui debbano essere assegnati dal docente compiti ad un non vedente si traducono inevitabilmente nella seguente sequenza di eventi:
a) i compiti assegnati dal docente in notazione musicale in nero dovranno essere convertiti in notazione Braille per l’allievo che elaborerà il materiale
b) gli elaborati verranno scritti in Braille
c) i compiti dal Braille dovranno essere riconvertiti in notazione musicale in nero per poter essere infine corretti dal docente.
Tutto ciò determina un enorme dispendio di tempo ed energie.

LA SITUAZIONE ATTUALE – QUESTIONI DI CARATTERE GENERALE
Gli aspetti del problema possono forse essere considerati non particolarmente rilevanti quando si fa riferimento ai corsi di strumento, in quanto prevalentemente limitati allo studio delle materie complementari (Cultura Musicale Generale, Teoria Solfeggio e Dettato Musicale) dove normalmente si risolve la questione in modo empirico; mentre divengono fortemente penalizzanti e insormontabili quando si vogliano affrontare gli studi di Composizione (di durata decennale) e materie affini, dove l’elemento grafico costituisce un aspetto fondamentale e quotidiano della didattica.
Gli aspiranti compositori non vedenti si trovano fortemente penalizzati in molteplici circostanze, solo per fare un esempio, già nel momento in cui, fatta la richiesta di iscrizione presso il Conservatorio per la materia Composizione, le commissioni esaminatrici agli esami di ammissione si trovano (e non a torto) di fronte ad un problema di impossibile risoluzione, frutto della considerazione relativa all’impossibilità per un non vedente di poter percorrere un normale curriculum scolastico.

E’ facilmente immaginabile, presso le commissioni dei Conservatori distribuite sul territorio nazionale ed internazionale, una valutazione penalizzante (che suppongo in moltissimi casi possa giungere fino alla non ammissione ai corsi di studio) nei confronti di allievi spesso forniti di ottime qualità musicali, per altri versi avvantaggiati proprio dal loro handicap (udito notevolmente sviluppato, capacità analitiche del suono, memoria sviluppata per supplire alla lettura, esigenza di potenziare canali alternativi di comunicazione etc.)

In altri più rari casi, ossia quando l’esito dell’esame di ammissione al corso di Composizione risultasse positivo, sono le concrete difficoltà quotidiane inerenti sempre all’impossibilità di un interscambio frequentissimo di partiture, compiti, correzioni etc. che portano l’allievo a conseguire scarsi risultati e quindi a volte a desistere oppure a diventare un autodidatta.
Poiché non vi sono docenti presso i Conservatori che pratichino la scrittura Braille, salvo forse qualche caso fortuito, comunque da non considerare per una seria valutazione e risoluzione del problema, quanto normalmente avviene (e ciò diviene indispensabile quando la materia principale è la Composizione) può essere sintetizzato in due situazioni distinte o complementari:

1) pratica didattica esclusivamente di tipo orale – limitante per un’infinità di problematiche prettamente didattiche e specifiche della Composizione che risulta impossibile risolvere in questo modo

2) assistenza da parte di un volontario o di persona retribuita che trascrive di volta in volta i vari compiti assegnati dal docente e poi risolti dall’allievo nella successione già descritta: da notazione musicale in nero al Braille e dal Braille in nero.
In questo caso bisogna considerare che sia un volontario che una persona retribuita dovrebbe stare quotidianamente a contatto col non vedente (sia a scuola che a casa) ed è facile immaginare che il tempo che un volontario può mettere a disposizione di un non vedente sia insufficiente per il suo “fabbisogno” quotidiano, mentre nel caso della retribuzione di un’assistente è comprensibile il disagio di tipo economico a cui andrebbe incontro il non vedente.

Gian Carlo Grandi

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