Scuola: la musica può cambiare…

Nel mondo si usano lo studio della musica e la pratica musicale per rispondere in modo innovativo al vuoto culturale delle giovani generazioni, al disagio giovanile, al sempre più diffuso bisogno di socialità. E anche nella scuola italiana la musica potrebbe guadagnare più spazio. Ma se ne parla troppo poco.

SCORRENDO LE PAGINE dei mezzi di informazione dedicate alle novità della riforma scolastica, non si può non rimanere colpiti dall’eccessiva importanza attribuita all’informatica: un ambito di studio che non è propriamente una materia (il computer è un mezzo, non una disciplina), un ambito capace sì di creare mondi e rapporti virtuali, ma anche di congelare con disarmante gradualità la sempre più critica sfera dei rapporti tra le persone.

Proprio come antidoto ai rischi di uno strapotere del computer, alimentato peraltro da effettive e legittime esigenze del mondo del lavoro, è importante valorizzare la prevista possibilità di fare musica a scuola e sfatare il preconcetto che debba studiare musica solo chi farà il musicista.

Alla pratica musicale e al “fare musica insieme” è universalmente riconosciuta la capacità (unica) di sviluppare facoltà cerebrali nascoste o sopite (come è provato da innumerevoli ricerche condotte a livello mondiale), oltre che di educare alla socialità, al lavoro di gruppo e all’accettazione dell’altro – specificità che non appartengono ad alcuna altra materia di studio.

Come Associazione noi organizziamo da cinque anni a questa parte (e con l’importante supporto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) Scuola Musicafestival, il festival per chi fa musica a scuola: un progetto che coinvolge migliaia di alunni di scuole appartenenti a tutto il territorio nazionale. Il Festival, che si conclude con un concerto primaverile da guinness dei primati, ha ampiamente dimostrato alle famiglie, agli insegnanti e alle comunità di appartenenza che la musica ha una straordinaria capacità di suscitare l’entusiasmo dei ragazzi, e di farli lavorare seriamente facendoli anche divertire.

Occorre dunque che si dia maggior risalto sui media alle potenzialità dello studio della musica e della pratica musicale nella scuola. L’educazione informatica è una necessità. Ma comporta il rischio di fare dei nostri ragazzi dei piccoli robot se non ci preoccupiamo anche di stimolare le loro capacità creative, intellettuali e affettive. E niente lo può fare più e meglio della musica.

Gianni Cameroni
Ufficio Stampa DISMAMUSICA

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