Microfoni… questi sconosciuti

Gli ultimi quarant’anni del XX secolo sono stati caratterizzati da un’evoluzione tecnologica senza precedenti. Mai come in questo periodo sono stati compiuti passi da gigante in ogni settore della scienza e della tecnica, compreso il settore della registrazione e dell’amplificazione di strumenti musicali. A questo boom è corrisposta anche una sempre maggiore accessibilità da parte del grande pubblico alle nuove tecnologie, il che ha permesso ad un “esercito” di musicisti, più o meno professionisti, di utilizzare apparecchiature degne dei maggiori studi di registrazione o dei service più affermati.

Purtroppo, non sempre però l’utilizzo di una certa apparecchiatura e la competenza per farlo in modo adeguato non vanno sempre a braccetto; questo problema, applicabile a fin troppe numerose realtà del settore tecnico dello spettacolo, affligge anche i musicisti (i quali però hanno l’attenuante di non possedere necessariamente delle conoscenze di un fonico specializzato…). Pertanto, lo staff tecnico di ZioMusic/ZioGiorgio ha deciso di offrire al pubblico di musicisti al proprio seguito alcuni appunti relativi al design, alle caratteristiche e, soprattutto, all’utilizzo delle apparecchiature che generalmente il musicista medio si trova ad utilizzare per i propri spettacoli, ovviamente senza la pretesa di coprire in dettaglio il lato tecnico/tecnologico della questione, in quanto sarebbe fuori luogo (visto che ZioMusic si rivolge a musicisti e non a tecnici), potenzialmente noioso (per chi predilige, giustamente, il “lato pratico”) e fuorviante per alcuni (soprattutto per i neofiti).

Il primo argomento che affronteremo sarà il microfono. Perché proprio il microfono…Innanzi tutto, perché è forse lo strumento più difficile da utilizzare (i costanti larsen sul palco vi ricordano qualcosa?); in secondo luogo, perché sfruttandolo bene è possibile ottenere risultati sonori più che soddisfacenti, senza bisogno di “trafficare” troppo con l’equalizzatore (altro tool di natura ostica!); infine, perché senza un microfono chi sentirebbe il/la cantante, sommerso da chitarre, tastiere e pentolame vario?

Superato l’ostacolo del preambolo, addentriamoci nell’analisi di questo amato/odiato compagno di viaggio di tutti i musicisti. Le prime due “puntate” saranno dedicate ad una semplice descrizione delle diverse tipologie di microfoni esistenti. Passeremo, quindi, ad un’analisi delle parti che costituiscono fisicamente i microfoni e di alcuni dati tecnici (diagramma polare, risposta in frequenza,…) Infine, presenteremo le principali tecniche di ripresa microfonica, insieme ad alcuni esempi pratici di ripresa sia in studio che dal vivo.

Tipologia
Esistono tre tipi di microfoni di utilizzo comune: dinamico, a condensatore e a nastro. Ciascuno presenta caratteristiche proprie, con vantaggi e svantaggi, e si presta ad applicazioni specifiche.

Microfoni dinamici
Il microfono dinamico o a bobina mobile è, forse, il più semplice da capire, nonché il più diffuso in ambito live. Chi ha studiato fisica acustica ed elettronica a scuola, sicuramente si ricorderà del prof. che presentava un microfono come l’inverso di un altoparlante, ed in effetti, in linea di massima, si tratta proprio di questo. In questo tipo di microfono, un diaframma plastico o metallico viene collegato ad una bobina di rame che, a sua volta, è sospesa in un campo magnetico. Le onde sonore, colpendo il diaframma, ne causano il movimento e con esso fanno muovere la bobina all’interno del campo magnetico. Le fluttuazioni magnetiche così prodotte si traducono in fluttuazioni elettriche, corrispondenti ai cambiamenti di pressione dell’onda sonora originaria.

Per necessità di costruzione, i diaframmi dei microfoni dinamici sono più spessi e, perciò, meno sensibili della controparte all’interno di microfoni a condensatore o a nastro. Tuttavia, sono anche in grado di sopportare maggiori pressioni sonore prima di entrare in distorsione; inoltre, sono anche meno sensibili ai traumi di natura fisica (cadute e simili). Talvolta, questi microfoni tendono a colorare leggermente il suono tra i 5 kHz e i i 10kHz e di solito perdono rapidamente presenza (suonano più “piccoli”) allontanandosi dalla fonte.

Per queste ragioni, i microfoni dinamici sono i “padroni” del palco. Le performance live, in genere, sono più stressanti rispetto alla vita in studio, per i musicisti, per i fonici e anche per gli strumenti e le apparecchiature (alti volumi, umidità, calore o pioggia, birra, cadute…), risulta quindi evidente il motivo per cui la maggior parte dei microfoni utilizzati su un palco sono dinamici.

Il classico microfono dinamico che (quasi) tutti hanno tenuto in mano almeno una volta nella vita è il modello SM58 Shure, classico microfono per vocalist. Altri modelli ultra-noti sono l’SM57 Shure (generalmente utilizzato per il rullante e per gli ampli delle chitarre, ma spesso anche per riprendere i fiati), i Sennheiser 421 (perfetto su cassa e tom della batteria) e 441 (ottimo in quasi tutte le situazioni, ma provatelo sugli ottoni e poi ditemi…) e il classico “drumset” con i microfoni a clip (gli e604; esistono anche altri “drumset” molto diffusi, per esempio di AKG, Shure, Samson, Audix). Altri classici per la cassa della batteria sono il D112 AKG, l’Electro-Voice RE-20 o alcuni modelli Beyerdynamic. Ottimi microfoni spesso trascurati sono gli Electro-Voice della serie N/Dym, forse un po’ “colorati”, ma versatili.

Questa breve carrellata dei modelli dinamici più diffusi termina il nostro primo appuntamento con il mondo dei microfoni. Il prossimo articolo sarà dedicato ai microfoni a condensatore e a nastro. Non perdetevi, quindi, la prossima ZioPuntata…stessa ora, stesso canale! (Adam West dove sei?!?, ndr)

Alessandro Panella

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