Microfoni – Parte II

Eccoci finalmente al secondo appuntamento con i microfoni. Nel post precedente abbiamo analizzato le principali caratteristiche dei microfoni dinamici, oggi ci concentreremo sul versante più “raffinato”, ossia i microfoni a condensatore.

I microfoni a condensatore sono costituiti da un sottile diaframma conduttore sospeso sopra una piastra rigida (anch’essa in materiale conduttore), in modo da formare, appunto, un condensatore “flessibile”. Quando le onde sonore eccitano il diaframma, la distanza tra questo e la piastra si modifica e, di conseguenza, viene a cambiare anche la capacità del condensatore. Al fine di ottenere una proporzionale variazione di tensione elettrica, tra le “armature” del condensatore viene stabilita una carica elettrica di valore costante, generalmente viene fornita tramite un’alimentazione esterna denominata “phantom” e pari a +48Volt. Esistono anche microfoni a condensatore di tipo “electret”, ossia microfoni in cui la membrana è realizzata impiegando materiali, come il Teflon, che adeguatamente trattati tendono a mantenere una polarizzazione permanente.

Grazie alla presenza di un diaframma molto sottile, i microfoni a condensatore sono caratterizzati da una risposta in frequenza molto accurata e da una pronta risposta ai transienti. Questi microfoni sono, inoltre, generalmente più sensibili delle controparti dinamiche, il che permette, se necessario, di mantenersi più distanti dalla sorgente, e di “catturare” più ambiente (molto utile, per esempio, nelle registrazioni di musica classica).

Date le loro caratteristiche costruttive, i microfoni a condensatore sono più delicati dei dinamici. In studio, infatti, si utilizzano supporti elastici (“shock mount”) e filtri anti-pop per evitare di sottoporre i microfoni a stress inutili. Nonostante questo problema, i microfoni a condensatore possono essere tranquillamente utilizzati anche dal vivo, prendendo le precauzioni necessarie.

Il microfono a condensatore da studio “per eccellenza” è il Neumann U87; questo ottimo microfono rientra nella categoria “a diaframma largo”, generalmente impiegata in studio. Sempre in questa categoria rientrano classici vecchi e nuovi come i microfoni Brauner (straordinari, ma molto costosi), alcuni modelli Røde (come l’ottimo NT-2000, caratterizzato dalla possibilità di variare il diagramma polare in modo continuo tra cardioide ed omnidirezionale), o Audio Technica, o anche modelli decisamente più economici ma pur sempre validi (M-Audio, Stagg e JoeMeek, e simili). Esistono, poi, condensatori “a diaframma piccolo”, alcuni particolarmente costosi come i Bruel & Kjaer, i microfoni Schoeps, alcuni modelli AKG, Sennheiser, Shure (come il Beta87C, per cantanti molto esigenti) o Røde (NT-3 e NT-4). I microfoni a condensatore sono un “must” per registrare le voci, le chitarre acustiche, i saxofoni, e in generale ogniqualvolta sia necessario catturare la massima espressività dello strumento e del musicista. La scelta del modello resta al gusto del fonico o del musicista.

Ricordiamo ancora, per la cronaca, altre due tipologie di microfoni, ossia i microfoni a nastro (tipo Royer) e i trasduttori piezoelettrici (per esempio, Schertler). Non approfondiamo in questa sede le loro caratteristiche in quanto, probabilmente, sono modelli che possono interessare più ai fonici che ai musicisti, dato che generalmente sono utilizzati solo in studio di registrazione. Per chi volesse saperne di più, suggeriamo di partecipare ai forum tecnici di ZioGiorgio, sia in lingua italiana che, per chi può, in lingua straniera (i fonici stranieri sono molto disponibili e preparati, senza nulla togliere ai tecnici nostrani, chiaramente!).

Nel prossimo articolo analizzeremo più in dettaglio alcune caratteristiche costruttive (dimensione della capsula, diaframma, elettroniche) e fisiche (diagramma polare, risposta in frequenza) dei microfoni; inoltre, vedremo come prenderci cura dei nostri “fedeli compagni”, in modo da prolungarne la vita (e salvare così anche il nostro portafogli!). Alla prossima, allora!

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