Una lettera aperta da Steve Jobs sul Drm

Una lettera aperta di Steve Jobs è destinata fin da subito
a dare un nuovo scossone al mondo della musica digitale, a rivangare antiche
ipotesi ed a creare un sicuro terremoto dialogico su quelli che sono i principi
che reggono ad oggi il sistema. Steve Jobs non lo chiede direttamente, ma tutto
il suo discorso gira attorno ad un concetto preciso: è necessario liberare i
file musicali dall’orpello del Digital Right Management.

Jobs parte dalla materia che conosce meglio: iTunes e iPod. Nel
momento in cui l’ecosistema musicale Apple è stato creato, le major hanno
acconsentito a prestarsi alla rivoluzione proposta a patto di trovare un sistema
di controllo dei file tale da inibire la copia libera dei file. Il DRM, insomma,
è il prezzo che Apple ha dovuto pagare per poter ottenere il prezioso
materiale posseduto dalle major della produzione musicale.

Jobs continua spiegando quelle che sono le tre strade possibili per la sua
azienda: continuare sulla direzione odierna, offrire FairPlay in licenza
d’uso, oppure puntare sulla musica DRM-free. La prima opzione inizia a
scricchiolare: in media appena 22 file su 1000 sono protetti, il che svuota il
controllo dell’utilità che dovrebbe avere. La seconda opzione renderebbe i
sistemi Apple meno sicuri in quanto il "segreto" andrebbe
condiviso con troppe aziende, divenendo giocoforza maggiormente vulnerabile (una
ammissione di debolezza che a onor del vero fa poco onore al sistema di
protezione in uso). La terza opzione, invece, è praticabile ed auspicabile.

È su questo punto che la lettera esprime il suo significato più vero. Apple
sottolinea il fatto che il 70% della musica distribuita è proprietà di appena
4 grandi compagnie, tre delle quali controllate da gruppi europei (area in cui
Apple ha recentemente avuto seri problemi legali provenienti nelle ultime ore
anche dall’Italia). La proposta è semplice: se si riesce a convincere questi
grandi gruppi a distribuire musica priva di DRM, Apple sarà disponibile ad
aprire il proprio iTunes ad una piena interoperabilità, così che gli utenti
possano acquistare la musica che gradiscono dal music store che vogliono per
poterla ascoltare sul player che preferiscono.

Jobs vede nella libertà degli utenti il valore vero che il mercato dovrà
esprimere, il tutto pubblicato online in 10.000 battute destinate a lasciare un
segno forte nell’evoluzione del settore (se non altro in quanto firmate da chi
controlla il settore medesimo con percentuali proprie di un largo dominio).

Info: www.itunes.com

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