Andrea Furfaro è il product specialist per Digidesign Italia e, per questo, la persona più adatta con la quale parlare del sistema di registrazione audio professionale leader nel settore: Pro Tools nelle sue varie versioni.
Incontro Andrea nel suo ufficio a Milano e, tra un caffè e una battuta, la conversazione si fa subito tanto interessante quanto spontanea e rilassata. Per questo motivo mi sento autorizzato ad azzardare anche qualche domanda alle quali spesso i diretti interessati preferiscono sviare.
Leggete cosa ci ha raccontato Andrea dei prodotti Digidesign e sul “suono” Pro Tools…
Ziomusic: Andrea, parliamo di Pro Tools. Qual’è la “filosofia di base“ che lega un po’ tutte le offerte e quali le differenze?
Andrea Furfaro: la prima cosa da sottolineare è che la Digidesign tende a fare un prodotto finito, sia nel caso di una mini workstation come nel caso di LE o di un maxi workstation professionale nel caso di HD, l’offerta di Pro Tools comprende sia l’hardware che il software.
Questo significa che, come succede invece in altri casi, non c’è bisogno di andare a combinare un’interfaccia, un driver e un software, con tutto quello che ciò comporta in termini di ottimizzazione e stabilità.
Il nostro cliente può andare a casa e installare i componenti in maniera più o meno rapida (in base al sistema scelto) ed essere immediatamente in condizioni di lavorare.
Credo che questo sia stato un po’ il segreto vincente del nostro prodotto, che se dà una parte sembra essere chiuso, dall’altra da garanzie di semplicità e funzionalità. Se usi un qualsiasi sistema Pro Tools ti accorgerai di come sia semplice cominciare a registrare direttamente dopo anche soli quindici minuti che lo hai installato.
Per quanto riguarda la differenza sostanziale invece dobbiamo far riferimento alle due grandi famiglie di prodotti proposta da Digidesgn: la famiglia Pro Tools LE e la famiglia Pro Tools HD.
I prodotti HD possono contare su apposite schede DSP (con processori) dedicate esclusivamente al software e al funzionamento dei plug-in, questo vuol dire che in nessun caso le operazioni di processamento e mixing andranno a togliere potenza e risorse al computer in cui risiede il sistema.
I prodotti LE nascono invece dalla volontà dell’azienda di fornire un prodotto professionale alla portata di tutti. E’ stato forse il primo caso in cui, con una spesa relativamente economica, si poteva acquistare una scheda che permettesse di registrare in digitale e in multitraccia con un risultato molto vicino a quello ottenuto con i sistemi più evoluti e costosi. Erano i tempi delle Audiomedia, I,II, III e poi della digi001 che è la scheda che ha decretato il successo “prosumer” di Digidesign.
Ziomusic: approfondiamo il discorso dei sistemi HD?
Andrea: beh, il riferimento professionale per la registrazione sonora è sicuramente il Pro Tools che oggi si chiama HD, che prima si chiamava MIX e che domani avrà probabilmente un altro nome ancora.
L’idea è sempre e comunque, indipendentemente dal nome, quella di avere un sistema modulare che, seppur integrato come hardware e software, permetta una cerca flessibilità nelle configurazioni e di essere espanso. Questo dipende dalle reali esigenze del cliente e, perché no, anche dal budget a disposizione.
In quest’ottica diventa difficile dire cosa sia di preciso il sistema Pro Tools, proprio per la presenza di tanti componenti e possibilità di configurazioni. La modularità è più evidente nei sistemi di fascia alta più che nei sistemi LE in cui le differenziazioni sono minori.
Ziomusic: cosa differenzia invece Pro Tools rispetto alle altre proposte presenti sul mercato?
Andrea: a questa domanda invece è più semplice rispondere.
In primo luogo la nostra proposta per il mercato professionale, parlo esclusivamente di HD adesso, è un sistema dedicato e non un sistema nativo come lo sono invece i prodotti dei nostri concorrenti.
Significa, come accennavo sopra, che HD ha un hardware dedicato alla elaborazione e al processamento dell’audio tramite le schede DSP, mentre i sistemi nativi si basano totalmente sul processore del computer per fare ciò.
Per questo motivo spesso si paragonano erroneamente altri sistemi con Pro Tools HD, la nostra proposta su sistema nativo esiste e si chiama Pro Tools LE…
Altri aspetti che diversificano il nostro software con quelli concorrenti sono l’interfaccia audio, le schede di conversione, tutte parti di un unico progetto e, soprattutto, prodotte interamente da Digidesign.
Devo ricordare che esistono in commercio anche altri sistemi che integrano hardware e software dedicato, ma solo Pro Tools è in grado di interfacciarsi al computer, ciò ha permesso di avere un’evoluzione costante in termini di software e al passo col mondo dell’ informatica che riteniamo imprescindibile dall’audio-recording.
Ziomusic: sempre guardando al professionale, in che direzione vi state muovendo?
Andrea: concentriamo molte energie nel professionale soprattutto con l’obbiettivo di creare una soluzione integrata sempre più potente e completa.
Per questo motivo oltre a convertitori, schede core e espansioni varie, da qualche tempo abbiamo introdotto sul mercato una console: ICON.
Nella fattispecie ICON è un controller per sistemi Digidesign ma, in ultima analisi, si comporta ne più ne meno come un mixer ma con il vantaggio della modularità.
Una consolle “tradizionale” ha una serie di circuitazioni per l’equalizzazione e la preamplificazione che ICON, a se stante, non possiede e questo non è necessariamente un male, anzi.
Per cominciare i costi: il nostro controller costa molto meno rispetto ai grandi banchi di mixaggio da studio non avendo, appunto, tutta una serie di componenti come pre, eq, presenti nelle consolle large-format.
Per lo stesso motivo è possibile associare componenti di preamplificazione diversi scegliendo tra le proposte dei produttori di outboard collezionando anche macchine diverse e con sonorità distintive.
Insomma, ci sembrava che una tale proposta fosse più in linea con i budget attualmente disponibili nella discografia, che non sono certo quelli di un tempo, senza per questo rinunciare a niente in termini di qualità.
Detto questo considera inoltre che Digidesign si muove nella direzione di creare un ambiente console sempre più completo e flessibile a livello professionale, e che risponda alle esigenze sia del mondo musicale che di quello della post produzione, un settore quest’ultimo importante e in continua evoluzione.
Ziomusic: Andrea ti interrompo un attimo per chiederti se allora secondo te sia finita l’era delle console large-format.
Andrea: per quanto mi riguarda posso dire che i costi di gestione di molte famose console sono diventati proibitivi.
Mixer di quel tipo necessitano di un sacco di corrente per funzionare, spesso anche 2 kw e è sempre preferibile non spengere mai il banco. Già questo vuol dire 2 kw fissi di corrente al mese: una bella spesa!
Hanno poi dei costi di manutenzione su circuitazione, componentistica, usure e rotture varie non trascurabile. Un tecnico specializzato che viene per esempio da Londra o da New York ha delle spese “vive” non da poco tanto per dirne una.
Ziomusic: allora ti riporto qualche voce fuori dal coro di quelli che considerano l’ICON un semplice controller e nulla più.
Andrea: ok, se tu vedi ICON da solo è un controller non voglio dire il contrario.
Il fatto è che siamo alle solite, nel senso che ci rifacciamo al discorso fatto all’inizio della nostra chiacchierata. Noi consideriamo sempre il sistema completo di cui ICON fa parte insieme a convertitori, software e schede di espansione che, comunque, parlando anche solo di costi sono di fatto inferiori rispetto a quelli dei mixer formato gigante. Non è neppure una questione di soli costi, ma atteniamoci a quelli al momento…
So che i denigratori impugnano la carta del suono, perché è innegabile che i NEVE o gli SSL abbiano un suono distintivo e apprezzato, ma è comunque vero che abbinando al nostro sistema i vari outboard presenti in commercio, alcuni di livello eccelso, il “problema” non si pone.
Non dimentichiamo poi che il mercato ha recentemente visto la consacrazione dei sommatori che operano la delicata fase di mixing delle tracce come una console analogica. Questo se si avesse l’esigenza di distinguersi dalla sonorità tipica di Pro Tools. (sonorità di Pro Tools!?…prendiamo la palla al balzo N.d.R.)
Ziomusic: il suono di Pro Tools. Quello sul suono è un po’ un argomento che lascia il tempo che trova forse, ma da esperto della questione cosa ti senti di dire in merito?
Andrea: quello che si può dire, dato che effettivamente si può dire tutto e il contrario di tutto, è che ormai ci sono talmente tanti dischi fatti con Pro Tools che in un certo senso ne testimoniano e ne decretano la qualità professionale.
C’è da dire che ogni versione viene implementata con qualche novità che ne migliora le prestazioni: con le versioni HD per esempio abbiamo puntato sulla qualità dei convertitori, frequenza di risoluzione interna al mixer a 48 bit per dare una maggiore dinamica all’interno del progetto, abbiamo inoltre introdotto l’Automatic Delay Compensation e in più la grande varietà di plug-in in TDM – prodotti anche da terze parti – con algoritmi di una certa raffinatezza.
Questo per dire che la qualità sonora oggettiva, secondo me, non può essere messa in discussione.
Se poi entriamo nel merito del gusto personale il discorso si complica.
Da amante della fedeltà Hi-Fi e della definizione posso dirti che proprio il termine “Hi-Fi” è un termine che mi sento di usare tranquillamente per definire il suono Pro Tools.
Ziomusic: accennavi alla risoluzione interna del mixing e ti chiedo se è possibile che qualche “segreto” di Pro Tools si giochi anche a livello di algoritmi e di gestione di sommatoria delle tracce.
Andrea: assolutamente sì e questo, in parte, influenza anche il sound tra i vari sequencer.
Ci sono diverse prove comparative fatte da altrettanto famosi tecnici e fonici in cui si attesta una certa differenza a livello di sonorità tra i vari software. Per quanto riguarda Pro Tools, gran parte del risultato sonoro complessivo è da imputarsi all’hardware, e in una certa percentuale anche al software e quindi alla programmazione.
Non dimentichiamoci comunque che l’introduzione di nuove e sofisticate opzioni per l’automazione contribuiscono non poco alla risoluzione finale del progetto, permettono infatti di ottenere una maggiore precisione e definizione, dato importante per la qualità del suono del mixing finale.
Si parla sempre di differenze appena percettibili, ma di certo con questa nuova risoluzione a 48 Bit la dinamica del mix ne ha guadagnato in maniera sensibile.
Ziomusic: negli anni si è detto che la politica di Digidesign fosse un po’ chiusa, poco propensa ad aprirsi ad altre piattaforme. Negli ultimi tempi sembra essere cambiato qualche cosa.
Andrea: certo, ti riferisci all’acquisizione di M-audio da parte di Avid (Digidesign è una divisione di Avid N.d.R.) che rappresenta la punta dell’iceberg di questo processo.
Beh, i top manager di Digidesign hanno cercato di guardare cosa succedeva nel mercato e, soprattutto nei sistemi di profilo meno professionale, si sono accorti che c’era bisogno di più compatibilità e maggiore flessibilità e con Pro Tools 6 sono cominciati i veri cambiamenti.
Intanto si è passati alla doppia piattaforma, nel senso che prima della versione 6 si pensava in primo luogo alla piattaforma MAC e poi PC, con questa versione invece gli sforzi di ricerca e sviluppo si sono concentrati in egual misura sui due sistemi operativi.
Si sono ricercati sviluppatori di plug-in di qualità da altre aziende (sono nati una serie di software straordinari), si è implementato il sistema di comunicazione RiWire con altri software (dalla 6.1), dalla 7 si ha la possibilità di importare i file di REX e ACID e, grazie all’idea geniale di un ragazzo che ha inventato FxExpansion, si possono usare in Pro Tools anche plug-in che non siano necessariamente in TDM o RTAS.
Arriviamo poi alla versione 7.2 con una nuova svolta: la possibilità di importare dei file video che derivano da presa diretta per poter vedere i meta data all’interno dei file in multicanale registrati all’esterno e rimontarli con le sequenze e i numeri di scene tutto internamente a protools.
Al momento le macchine video compatibili sono 6 o 7 ma nel futuro prossimo saranno sempre di più.
Questo è interessante per chi fa video e broadcast in genere ed è una tendenza sulla quale contiamo di dare sempre maggior attenzione.
Credo che sia una novità al pari del ReWire nella musica, tanto più che il progetto protools va avanti parallelamente a tutto quello che è il mondo del video contando anche sull’esperienza derivante dai prodotti di AVID.
Non poteva mancare poi, sempre sul fronte video, dalla 7.3 il supporto del video in HD.
info: www.digidesign.com
Aldo “hucchio” Chiappini
ZioGiorgio.it staff