E’ con piacere che segnalo il CD di questo giovane chitarrista e compositore inaugurando così, nel giro di poco tempo dall’ultima novità di ZioMusic.it, anche un piccolo spazio dedicato alle produzioni discografiche interessanti.
Il senso di tutto ciò è dare voce e giusto merito a chi, come nel caso di Antonio, dedica molta passione e sforzi per produrre un disco, anche senza budget ricchissimi e magari destreggiandosi nelle vesti di compositore, musicista, fonico.
Recensire un Album di uno dei big della musica non avrebbe molto senso nelle nostre pagine, meglio dar voce a chi grande non lo è, o meglio, non lo è ancora, ma non per questo non ha cose da dire!
Questo è quello che ci ha spinti ad intraprendere anche questa strada, prediligendo ovviamente quelli che sono gli aspetti squisitamente tecnici e produttivi di un’opera ma senza rinunciare a buttar là qualche considerazione e critica, col solito tono dello “Zio”…
Passando al nostro Antonio Cordaro dico subito, a tutti quelli che sentiranno l’album di esordio “sunrise”, che l’opera è interamente autoprodotta, suonata tutto da Antonio e… che le batterie sono “finte”.
Perchè vi dico questo? Per il semplice motivo che difficilmente avreste creduto che le batterie sono frutto di una doviziosa programmazione, che bassi, chitarre (il suo strumento principale), synth e tappeti sono tutti suonati da un’unica persona; perfino gran parte del mix è tutta opera di Antonio.
Ecco un bell’esempio di musicista eclettico e che si è saputo arrangiare da solo, alla faccia di chi non crede nei sogni.
Ripeto, considerando le premesse, c’è veramente da fare un plauso dopo aver ascoltato il prodotto: per questo abbiamo scelto il CD di Antonio per la prima puntata della nostra nuova rubrica, per dare una speranza in più ai molti giovani talenti che sognano un giorno di produrre un proprio CD. In questo senso Antonio ci insegna che è possibile e farlo pure bene.
Antonio Cordaro è un chitarrista ed insegnante che di certo ha la padronanza tecnica (intesa come velocità di esecuzione e pulizia) per affrontare qualsiasi tipo di fraseggio e tecnica chitarrista.
Ci sono degli sweep picking molto fluidi e precisi, tapping con slide integrati, string skipping e tutto quanto il repertorio del dopo Steve Vai prevede, ma di sicuro è il legato che riesce meglio ad Antonio, cosa che si sente molto bene nel suo modo di suonare.
Parto lanciando subito una provocazione: mi piacerebbe stravolgere la track list del CD e cominciare dalle sue ultime composizioni che non dalle prime.
In effetti è il lato lirico e melodico che si apprezza di più in Cordaro, piuttosto che i grappoli di note che caratterizzano alcuni dei suoi assolo.
C’è da dire che i soli, anche quelli lunghi, sono sempre godibili e in tema, molto musicali e coerenti, solamente in alcuni passaggi a mio modo di vedere si perde leggermente il “fuoco” del discorso.
Preferisco di gran lunga le modulazioni e le aperture armoniche, come ad esempio si sente al minuto 1,35 della track 3 “suddenly” o al minuto 1,50 della track 8 “tears of sand” rispetto al alcuni riffettoni o fraseggi, certamente efficaci, ma di minor rilevanza creativa.
Certo è che i suoi chitarristi di riferimento si sentono, e giustamente aggiungo io, ma non c’è mai quella sensazione di “scimmiottamento” riscontrabile in altri dischi analoghi di virtuosi delle sei corde.
L’ultima traccia, la numero 10 “3 hearts” che per me rimane forse la migliore, è quasi un tributo a Mark Knopfler, ma anche in questo caso il tocco e il lirismo sono personali, creativi, un gran pezzo dalle atmosfere fresche e primaverili; sarà che c’è un gran bel sole oggi…
Del lato tecnico vi ho già detto che Antonio è ai massimi livelli, sentitevi l’assolo dopo lo special acustico già sul primo brano, oppure la parte finale di “after the rain” con un bel misto di tecniche suonate con un’intenzione molto groovy e selvaggia.
Dei suoni poi sono rimasto molto colpito, come vi dicevo all’inizio. La chitarra crunch di “sunrise” suona grossa e grintosa come del resto molte batterie, sempre trattate con riverberi moderni e convincenti: room abbastanza chiare e corte per lo più.
I lead pure sono sempre molto affilati e controllati, in alcuni casi forse mixati leggermente alti anche se la chitarra, come concetto, rimane lo strumento principe.
Il mix suona potente e convincente, le dinamiche mai troppo stravolte (forse un mastering non “scellerato”) e la buona separazione degli strumenti rendono questa produzione di livello professionale e sotto certi aspetti anche molto buona.
Per me un disco da ascoltare senza dubbio e sono curioso di sentire l’evoluzione compositiva di Antonio che mi auguro vada nella direzione della musicalità e della “canzone” più che verso l’ipertecnicismo. Ci piacerebbe ascoltare per il prossimo lavoro atmosfere in stile “produzioni real world”, con la chitarra sempre come protagonista, ma con maggior spazio ad altre sonorità ed altre impronte timbriche e, di sicuro, più chitarra acustica che Antonio Cordaro suona molto bene.
L’intervista
A corredamento di questo intervento redazionale abbiamo sentito Antonio e gli abbiamo sottoposto qualche domanda. Ecco cosa ci ha risposto:
Ziomusic.it: come è avvenuta la produzione del disco?
Antonio Cordaro: tutto “fai da te”, un Pc, una buona scheda audio, un paio di microfoni, le mie chitarre, il mio ampli, 2/3 pedalini da collegare all’ occorrenza, tanta programmazione midi e tantissima pazienza.
Potrei dividere essenzialmente il tutto in 3 fasi salienti:
1. Composizione, programmazione e registrazione degli arrangiamenti nonché delle parti soliste.
2. Mix con eventuale adattamento degli arrangiamenti midi (batterie, bassi e tastiere) e mastering.
3. Pratiche SIAE, parte grafica (foto e booklet) e stampa dei cd fatta da una ditta specializzata.
Delle tre la più dispendiosa è stata la fase del mix e del mastering. Ero cosciente del fatto che un lavoro fatto bene avrebbe dato una marcia in più a quello che già era stato inciso.
Ziomusic.it: Le batterie sono moderne e convincenti, come le hai ottenute?
Antonio: programmo batterie su sequencer e poi su pc dall’età di 14/15 anni.
Il risultato del cd, a parte alcuni loop dichiaratamente elettronici, è frutto di una programmazione nota per nota.
Se le batterie risultano convincenti è perché sono sempre stato molto attento a tutti i batteristi che hanno suonato con me e agli arrangiamenti che si sentono in giro e poi parto dal presupposto che un batterista ha due braccia e due gambe!
Ho lavorato pensando soprattutto al groove e all’incastro con il basso e le chitarre ritmiche, stando bene attento agli accenti del charleston, le ghost del rullante e quei piccoli accorgimenti che a volte fanno la differenza.
Ziomusic.it: alcuni crunch sono veramente potenti e “grossi”, hai adottato qualche accorgimento particolare nella ripresa?
Antonio: niente di particolare, un Sm57 con il quale ho un po’ sperimentato sul posizionamento e la distanza dal cono. Ho ritoccato un po’ tutte le chitarre con compressori ed equalizzatori in fase di mix. Non sempre un suono sentito da solo funziona così bene quando è inserito in un contesto più articolato per cui un leggero adattamento è sempre necessario.
Ziomusic.it: che approccio hai alla composizione? Componi esclusivamente alla chitarra o suoni anche altri strumenti in fase creativa?
Antonio: il più delle volte i temi e le melodie principali nascono in testa e poi passo sulla chitarra per vedere se funzionano chitarristicamente. Il resto delle parti vengono elaborate sempre sulla chitarra mentre pad e synth vengono programmati. Comunque non suono altri strumenti in fase creativa, la base di partenza deve essere la chitarra, il resto arriva dopo di conseguenza.
Ziomusic.it: dai tuoi fraseggi mi pare di capire che prediligi il “legato”. Come sei arrivato a quella fluidità di esecuzione?
Antonio: e’ vero! E’ semplicemente una questione di formazione. Quando iniziai a studiare, suonavo sui dischi dei Pink Floyd, Dire Straits, Queen, Clapton e successivamente Van Halen, Satriani, tutti chitarristi con un gran legato molto controllato anche su parti molto semplici. Detto questo, inizialmente non seguivo chitarristi che plettrano tutte le note per cui mi è sempre venuto più naturale cercare la velocità nel legato anche per il suo suono più morbido. Per quanto riguarda la fluidità posso solo dire che non ho mai fatto esercizi particolari, più lo esegui e più migliora.
Un unico consiglio: poco gain e attenzione al timing.
Ziomusic.it: credi che darai più spazio alla chitarra acustica in futuro?
Antonio: ho un paio di cosette in mente per il futuro (l’intermezzo di First Think e 3 Hearts sono solo degli accenni) ma per ora se parlo della mia musica la vedo principalmente sull’elettrica.
Ziomusic.it: qual’è la tua strumentazione?
Antonio: per registrare ho utilizzato il mio fedelissimo Marshall Jcm800 Lead series (2 canali) con la sua cassa 1982, un Ts9 dell’ibanez (booster), un OD3 (overdrive), un Cs3 (compressore), un wah-wah crybaby, chitarre Fender Strato e Tele, Jacaranda mod. JST Custom (di cui sono endorser) e una Ibanez Js1000. Ho collegato solo l’occorrente per ogni traccia, niente più.
Dal vivo invece la situazione è un po’ più complessa. Oltre all’ampli e le chitarre sopra citate in questo periodo utilizzo effettistica in triamplificazione e pedalini cablati a rack con LoopRail Masotti pilotato via pedaliera midi. Questo sistema mi dà la possibilità di avere trasparenza assoluta sul suono dell’ampli, separazione fisica degli effetti dal suono della chitarra e richiamo di una qualsiasi configurazione di pedalini, di effetti e canale dell’ampli con un solo comando dalla pedaliera.
Ziomusic.it: parlaci della tua attività di insegnante.
Antonio: sono convinto che l’insegnamento sia una delle esperienze che più mi ha fatto crescere umanamente e chitarristicamente in questi ultimi anni. Ho avuto la fortuna di lavorare con gente fantastica e con allievi di tutti i tipi. Ad ogni lezione la sfida più grande rimane sempre quella di riuscire a capire come trasmettere ad un allievo quello che già conosco, purtroppo non esiste un solo ed unico modo di far arrivare le nozioni ad un’altra persona. Alcuni allievi interpretano subito nel modo giusto quello che voglio, altri hanno solo bisogno che mi avvicini al loro modo di pensare per far breccia. Non nascondo di imparare molto da loro: io contribuisco alla loro crescita come loro alla mia.
Una delle più grandi soddisfazioni….. Vedere un allievo che va al di là di quello che gli insegno, lo immagazzina, lo elabora, lo dimentica e ne fa un modo tutto suo di suonare ed esprimersi.
info: www.antoniocordaro.it
ZioMusic.it Staff