Ho deciso di provare con calma e a più riprese questo microfono di Audio Technica per il semplice motivo che mi stava decisamente “perseguitando”.
Beh, non è che il microfono mi inseguisse o mi spiasse, sia chiaro, nei miei deliri di fonico ancora non sono arrivato a farmi pedinare da mixer e processori! Mi è capitato di sognarli dopo 5 giorni di festival Power-Metal quello sì, ma non divaghiamo…
Mi perseguitava perché andando in giro a caccia di interviste e redazionali continuavo a vedere spesso l’AT4040 bello sistemato davanti ai cabinet delle chitarre.
Poi mi sento per telefono con un mio amico e collega che stava facendo delle riprese di chitarra in un noto studio milanese e mi dice che come microfono, insieme a un MD421, stava usando questo “nuovo Audio Technica, discendente dello storico AT 4033 davanti alle casse Marsahall…”.
Come se non bastasse qualche giorno dopo mi chiama il responsabile di un service, che avrebbe dovuto fornirci il materiale come richiesto da rider tecnico, informandomi che “gli dispiace ma di AKG414 ne ha solo due…” – che io avevo deciso di usare come over head – ma che come condensatore per la chitarra mi avrebbe proposto in alternativa un “Audio Technica che va molto bene” anche se non ricordava la sigla precisa. Avete già capito di che microfono si trattasse…
Bene, lo proverò, mi sono detto!
Gli aneddoti “easy” di poco sopra servano giusto a far capire che stiamo parlando di un microfono che si è fatto pian piano largo tra i condensatori mid-level…
A questo punto la curiosità è aumentata a tal punto che decido di chiamare Prase, la ditta che lo distribuisce da qualche tempo in Italia, per chiedere loro una coppia di AT4040 in test. Mi arrivava un bello scatolone con all’interno un discreto assortimento di microfoni Audio Technica (dei quali vi dirò…) tra i quali due bei AT4040 nuovi di zecca “in modo da avere una prova non falsata per nessun motivo” mi viene specificato dal Sig. Ennio Prase. E’ così che me li sono portati dietro per mezza stagione estiva provandoli e riprovandoli un po’ ovunque.
Prima vista
Il microfono arriva in una confezione di cartone dentro la quale c’è la “classica” scatola di plastica simil-pelle, piccola, ordinata anche se essenziale nella sua costruzione. All’interno trovano alloggio comodamente il microfono, lo shock mount AT8449, le istruzioni con i vari datasheet più una piccola sacca in velluto per preservare il microfono da polvere e umidità.
Una dotazione essenziale ma di tutto riguardo per un microfono che, come vedremo, ha un prezzo senza dubbio accessibile.
La sua forma è familiare, comune a molti altri microfoni di questa tipologia, con linee pulite e senza spigoli in una finitura di elegante nero.
Nella parte anteriore, la parte della membrana dove il microfono “lavora”, è ben riconoscibile il logo Audio Technica.
Lo chassis sembra robusto e prendendo il microfono in mano si percepisce un peso nella norma, sufficientemente leggero da essere collocato in sicurezza su aste e pinze comunemente in dotazione a service e studi di registrazione: 360 gr di peso si legge nel manuale.
Lo shock mount incluso nella confezione è semplicemente funzionale e con una chiusura della chiave che ne regola l’inclinazione di buona qualità.
La tecnologia
Di che microfono stiamo parlando? L’ Audio Technica AT 4040 è un microfono “true” condenser a diaframma grande di tipo side-address che opera secondo un pattern polare cardioide. Due micro-switch permettono di inserire un filtro passa alto fisso ad 80 Hz e un pad da -10 dB.
I controlli di switch, pur essendo molto piccoli, possono essere azionati semplicemente senza l’ausilio di chiavi, cacciavitini, plettri etc., come invece succede “odiosamente” talvolta in altri microfoni simili. Non c’è comunque la possibilità di azionare i controlli in maniera accidentale e la posizione degli stessi in basso a margine del bordo è un accorgimento molto astuto…
Il 4040 utilizza un diaframma con vapori d’oro spesso solo due micron. La circuiteria è del tipo senza trasformatore e questa tecnologia, ci viene detto, permette di eliminare la distorsione sulle basse frequenze migliorando nel contempo la risposta ai transienti. Il rumore del microfono è pari a 12 dB, mentre la massima SPL che il microfono è in grado di sopportare è pari a 145 dB (155 dB con il pad inserito).
Osservando il digramma polare e la curva di risposta in frequenza si nota un’apertura piuttosto ampia della zona di ripresa e una leggera enfatizzazione delle frequenze medio-alte e alte, identificabile in due “dossi” con frequenze centrate rispettivamente intorno a 6,5 Khz e 12 khz; comincio a pensare se queste caratteristiche rispecchiano le prime impressioni sonore avute in prima battuta. Piccola parentesi, cerco di non leggere mai caratteristiche e datasheet di un nuovo microfono prima ancora di averlo ascoltato. Abitudini o paranoie da fonico, ad ognuno le sue…
A mio modo di vedere comunque il dato più interessante è rappresentato dalla grande sopportazione ai transienti che, con tutta probabilità, lo ha fatto ritenere così adatto alla ripresa dei cabinet delle chitarre elettriche; proprio da questa prova partono le nostre considerazioni successive.
Sul campo!
Da qualche anno ormai non mi accontento più di riprendere le chitarre live con il pur sempre valido Shure SM57 e quando ne ho la possibilità (leggi tempo ndr) lo abbino ad un condensatore a diagramma largo, cardiode, che colloco con la capsula il più vicino possibile all’SM57.
Riprendo un cono solo con entrambi i microfoni (e devo ringraziare Mr. Foffo Bianchi…), quello che mi sembra il migliore, sperando in questo modo di evitare il più possibile problemi dovuti alla differenza di fase. Per fortuna i mixer digitali hanno un controllo di delay, posto in entrata sul canale, che permettono di allineare temporalmente eventuali sfasamenti. Cosa che mi ha cambiato non poco la vita…
Non nego che fino a qualche tempo fa l’accoppiata ideale era per me la comprovata e classica, ma forse poco fantasiosa, AKG414 (spesso ULSII) e Shure SM57. Attacco dello strumento catturato maggiormente dall’SM57 messo leggermente fuori asse e “ciccia” ripresa dal 414 dal quale però non ottenevo mai bassi sufficientemente bilanciati e a fuoco.
Con un po’ di compressione e qualche aggiustamento di equalizzazione i risultati erano comunque spesso più che dignitosi.
Ed ecco che finalmente, al posto del 414, compare per la prima prova l’AT4040, insieme al solito Sm57 nella stessa posizione e con lo sesso setup. Un setup così composto: Midas Verona, compressore BDX 160A sui canali di chitarra e come “monitoraggio” impianto line array Martin W8LM, set che conosco ormai molto bene (by All Music Service). Purtroppo in questa occasione – purtroppo perché sono un convinto sostenitore del digitale – non avevo un mixer digitale che mi avrebbe permesso i famosi aggiustamenti di fase sopra citati; nessun problema, se n’è fatto a meno per anni…
Aprendo il canale dell’AT4040 quello che noto subito e un sound presente, fermo e molto corposo nella parte medio bassa. La parte alta di banda non sembra guadagnare di particolari colorazioni o migliorie rispetto all’AKG414 (che tra le altre cose è un ottimo microfono proprio nella parte medio-alta a mio avviso) forse anche in virtù del fatto che il cabinet Peavy che stavo riprendendo non “lavora” poi così tanto in quel range.
Il suono dell’Audio Technica si sposa benissimo con la risposta secca e piena di attacco dell’SM57 andando a integrare e a sopperire alla mancanza di colore e rotondità del dinamico Shure.
In virtù della sua larghezza di ripresa cardioide non si rischia di fare molti “danni” spostando di poco il posizionamento del microfono, questo si traduce in una grande facilità di utilizzo e lo rende ben adatto alla vita dal vivo, dove i piccoli spostamenti o i posizionamenti “distratti” fatti dai backliners sono sempre in agguato.
Sulle chitarre elettriche, ancora di più sulle distorte, ho avuto la sensazione di avere tra le mani un microfono “facile” e che necessita di pochissime regolazioni per rendere al meglio.
Spingendo sulla compressione del DBX160A il sound ne guadagna ancora, acquistando più spinta e pulizia nelle medio basse (veramente ferme e granitiche!) e un attacco sufficiente da pensare addirittura di mutare l’SM57. E così ho fatto, quasi per sfida ho deciso di utilizzare solo l’AT4040 per verificare se il suono riuscisse comunque ad emergere dal mix: nessun problema, anzi un suond con una chitarre molto ricca di armoniche, veramente “pesante” e compatta sui powercord distorti!
Anche i musicisti sul palco mi ha confermato un attacco sufficiente da rendere il suono di chitarra distinguibile nei monitoraggi, un segno tutt’altro che trascurabile.
Quello che ho invece notato in “solo” con la mia fidata cuffia è una tendenza netta al leckege che significa anche una ripresa abbastanza evidente degli strumenti posti nelle vicinanze.
Un “problema” che ho dovuto risolvere è stato relativo all’eccessivo rientro dal cabinet del basso che inizialmente era affiancato a quello della chitarra.
Problema risolto distanziando di un paio di metri i cabinet tra di loro. In ogni caso in un palco piccolo questa caratteristica può diventare un elemento da tener in seria considerazione e probabile causa di quell’effetto “fanghiglia” che ritroviamo quando i microfoni riprendono troppo suond di palco. Un problema comune a diversi condensatori a capsula larga…
Tanto per la cronaca ho adoperato l’AT4040 impostato con solo il taglio di low-cut a 80Hz, nessun Pad di attenuazione e posizionamento leggermente fuori asse a 3 dita circa dalla retina della cassa. Volume dell’ampli a palla ma nessuna tendenza alla saturazione, il “bimbo” regge bene le botte!
L’AT4040 compare adesso per i canali di chitarra nei rider delle band di cui faccio il fonico. E chi se ne frega, direte voi, ma andiamo avanti.
La prova sulla chitarra era quella senz’altro quella che bramavo di più, ma un’altra bell’occasione, sempre in ambito live, si è presentata durante una data di Siena Jazz, festival che va in scena nella bellissima città Toscana durante i mesi caldi dell’estate. E che caldo! Anzi, sia detto per inciso, nella concitazione dell’allestimento i due AT4040 sono stati inavvertitamente dimenticati alloggiati sopra la batteria per tutto il pomeriggio a prendere l’abbronzatura, senza per questo mostrare segni di cedimento…
Questa volta ho usato i due AT4040, una coppia non matched, come over head per la ripresa della batteria. Trattandosi di un drum set assolutamente jazz ho pensato di ricreare un sound di batteria sfruttando molto l’apporto della microfonazione panoramica.
Non ho ricercato una configurazione stereofonica particolare, ho solo spostato i due AT4040 provando e riprovando fino a che non ho percepito un bilanciamento naturale di tutti i pezzi del set.
Dopo pochi minuti ho però preferito inserire il Pad di -10dB che, a mio avviso, mi restituiva un suono più morbido e meno aggressivo soprattutto su ride (importantissimo nel genere) e crash.
Sui fusti avevo usato come close micking anche degli AKG C418 (che amo per la loro comodità…) che mi avrebbero dato una mano qualora non avessi avuto sufficiente attacco.
Il suono dagli over head era sicuramente molto bilanciato e l’ampiezza accentuata del cardioide degli Audio Technica in questo caso aiuta non poco ad ottenere la ripresa della totalità del set (senza risentire ancora una volta troppo del posizionamento).
Il suono sembrava essere sufficientemente naturale anche senza particolari aggiustamenti di equalizzazione. Mi sono accorto che non ho sentito neppure la necessità di fare uno dei miei “soliti” tagli di equalizzazione sugli OH, intorno ai 1500 – 2500 Hz, giusto per togliere quel carattere leggermente “nasale”.
Ho giocato per contro molto sull’altezza degli stessi, inizialmente posizionandoli molto in basso salendo sempre di più per poi trovare l’altezza giusta a circa 1,5 metri sopra i piatti.
Se posizionati troppo bassi, pur avendo moltissimo suono e guadagno, ho verificato una timbrica leggermente penetrante sulle frequenze medio alte, che si manifestava con particolare evidenza nel suono della campana del ride, tenuta con la tipica ritmica jazzata.
Ho preferito alzare un po’ i microfoni ottenendo un suono certamente più morbido ma anche perdendo attacco su tom e timpano che ho dovuto recuperare con gli AKG C418 posti come close micking.
Nel complesso comunque l’AT4040 si è rivelato un microfono adattissimo anche a questo uso, sebbene io continui a preferire i classici AKG414 che forse conosco molto meglio. Magari è questione di abituarsi.
Altre prove? Beh molte sia live che in studio.
Degne di nota sono quelle fatte insieme al nostro Guido Block che ci ha ospitati nel suo studio nuovo di zecca prestandoci la sua meravigliosa voce e strimpellando qualche accordo di chitarra acustica (ZioGuido, così va bene la presentazione? Ndr).
Sulla chitarra acustica grandissima resa, suono naturale, bilanciato e sempre molto nitido. A mio avviso microfono spettacolare se accoppiato a un preamplificatore veloce come per esempio un API512c e una chitarra dalla sonorità “bluegrass”. Ho notato anche in questo caso un evidente cambiamento di sonorità in relazione alla distanza, sound che diventa più brillante e cristallino man mano che ci si avvicina alla sorgente dello strumento e più scuro e meno presente allontanandosi.
Nulla di così anomalo per un microfono di questo tipo, ma anche un’evidente aumento della brillantezza avvicinandosi alla sorgente, caratteristica che credo vada la pena sottolineare.
Sulle voci il giudizio si fa molto più difficile.
Diciamo che sulle voci con le quali ho provato il microfono ho riscontrato un buon bilanciamento di base e una scarsa colorazione. Su voci tendenzialmente gravi e scure l’AT4040 sembra rendere al meglio, restituendo bassi corposi e vellutati, su voci femminili molto aperte e ariose emergono le caratteristiche di brillantezza. Una brillantezza che deve essere tenuta sottocontrollo quando la tendenza è quella di “sparare” le sibilanti…
Sicuramente un microfono per nulla carico nella parte media dello spettro e, per capirsi, abbastanza distante da un Neumann U87, microfono che se anche privo di aggiustamenti, tende a far “uscire” naturalmente una voce dal mix in virtù della sua proverbiale trasparenza e ricchezza di armoniche.
Ma in effetti il paragone non è neppure azzarda bile vista la sostanziale differenza di prezzo.
Parlando di prezzi poi viene il bello, questo microfono che si può considerare un microfono all round di medio livello lo si può trovare intorno ai 300 euro.
Per quanto mi riguarda è un microfono “da avere” se non altro per la sua resa eccezionale sulla ripresa delle chitarre elettriche. Punti di forza, a mio modo di vedere, la grande sopportazione ai transienti, caratteristica che lo rende adatto a diversi usi anche poco “gentili” e la sua pulizia e intelligibilità della parte medio bassa di gamma. Tanto punch sempre bello definito e a fuoco.
Su cimbali, archi, fiati e tutte quegli strumenti che richiedono microfoni più morbidi e ariosi forse preferirei altro, certo è che con una coppia di AT4040 ci si fa di tutto e anche bene!
Ecco un po’ di prove!
Il primo video è una clip presa da youtube dove si vede una cover dello splendido pezzo “Pink Moon” del grande Nick Drake.
La cosa interessante, nel contingente, è vedere come il tutto sia stato registrato nel salotto di casa con una Guild M20 (chitarra che ci calza a pennello con questo microfono ndr) e un Audio Technica AT4040. Una situazione tanto semplice quanto tipica, e sentite che resa…
Qui di seguito invece qualche track fatta dal nostro Guido Block nel suo studio, il tutto registrato con una scheda audio RME e Nuendo. La prima traccia è registrata con una AKG 414 ULSII, la seconda con l’AT4040.
Chitarra acustica con AKG414.
Chitarra acustica con AT4040.
Voce con AKG414.
Voce con AT4040.
Dagli esempi audio di cui sopra si può ascoltare abbastanza chiaramente la differenza della risposta in frequenza dei due microfoni soprattutto nella traccia di chitarra acustica.
Alle mie orecchie l’AT4040 risulta più pieno in basso, più frizzante sulle corde cantine e leggermente più scarico nelle frequenze basse. Nella traccia di voce in certi passaggi l’AT4040 sembrerebbe essere leggermente meno “medioso”.
Ovviamente il mio ascolto è influenzato dalla mia control room e dai miei monitor, quindi si prenda gli esempi e le considerazioni appena fatte con la dovuta cautela…
Per gli appassionati delle schede tecniche ecco i dati:
Tipo trasduttore : Condensatore esternamente polarizzato con diaframma singolo
Diametro diaframma : 25.4 mm(1.000inch )
Schema polare : cardioide
Risposta in frequenza : da 20Hz a 20kHz
Sensibilità : -32dBV (25.1mV/Pa) +/-2dB
Massimo SPL per 1%THD : 145 dB
Massimo SPL per 1%THD con attenuatore : 155 dB
Rumore interno : 12 dB-A
Rapporto S/N : 82dB @ 1kHz Massimo SPL
Gamma dinamica : 133 dB
Attenuatori : -10dB
Filtri : passa-alto -12dB/8va @80Hz
Impedenza nominale : 100 Ohm
Impedenza di carico consigliata : 1000 ohm
Alimentazione : Phantom / esterno
Alimentazione Phantom : +48VDC (DIN 45596)
Assorbimento corrente : 4.2mA tipico
Connettori : XLR3M incorporato
Colore : anthracite
Dimensioni : 170mm X 53.4mm dia.
Accessori : Sospensione elastica AT8449, coperta antipolvere, scattola protettiva
Peso Netto : 0.36 kg(0.794lb )
info: www.audio-technica.com
info: www.prase.it
Aldo “hucchio” Chiappini & Guido Block
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