Recensione Peavey AT-200

La prima volta che ho visto questa chitarra di persona è stato al Musikmesse 2012 e devo ammettere che già facevo fatica a credere a quello che sentivo: una chitarra che grazie al famosissimo algoritmo Auto-Tune di Antares  si accorda con un tocco e può cambiare in modo digitale, ovvero senza toccare le chiavi, qualsiasi accordatura.

Due fatti che possono far comodo ai meno esperti. Primo, l’Auto-Tune è il plug-in audio più venduto di sempre, nonché la croce e delizia di tutti i cantanti sia in studio che dal vivo. Pensato per intonare le tracce di voce in studio dei cantanti meno talentuosi, è diventato ormai un software onnipresente in qualsiasi studio di registrazione, ed ora anche dentro i mixer digitali dal vivo, oltre che essere stato utilizzato in modo creativo a partire dai tempi di “Believe” di Cher fino ai giorni nostri in cui nell’hip-hop è diventato quasi un must.
Secondo, Antares qualche anno fa iniziò a pensare di poter ulteriormente sviluppare l’idea originale dell’Auto-Tune portandolo allo step successivo: correggere l’intonazione della chitarra e permettere al chitarrista qualsiasi accordatura senza toccare le chiavi. Un progetto durato alcuni anni e costato cifre a sei zeri ha portato allo sviluppo di un primo prototipo di processore un paio di anni fa. Peavey è quindi stata la prima casa importante a pensare ad un modello di chitarra elettrica che montasse di serie questo processore. Da qui nasce la Peavey AT-200 che ora ho tra le mani.

La chitarra

Quando ho aperto il pacco che la Peavey ci ha mandato ho subito notato una chitarra di ottima fattura. L’ho scartata, l’ho presa in mano e non ho nemmeno voluto attaccarla all’amplificatore. Lo so che questa chitarra sarebbe del tutto convenzionale senza il processore Auto-Tune, tuttavia per come la vedo io se una chitarra non suona e risponde bene in acustico puoi essere anche Mago Merlino ma non suonerà mai bene, punto. Per questo qualsiasi test di una chitarra per me inizia con una prima ‘spremitura a freddo’ per notare ed evidenziare senza pregiudizi eventuali difetti o i principali pregi.

Cosa ho scoperto? Ho scoperto subito che la Peavey AT-200 è una chitarra leggera, il corpo è in tiglio, molto comoda da impugnare e graziosa da vedere. Le linee sono slanciate e le finiture a posto, nessun problema di scricchiolii o vibrazioni sospette. In acustico la chitarra suona bene, il sustain è accettabile, il volume buono e soprattutto, e qui sta il maggior pregio di chi l’ha progettata, ha un manico sufficientemente sottile, ma non troppo, e davvero confortevole. Essendo una chitarra dedicata al rock, metal e dintorni, penso io guardando soprattutto la linea ed il design, ha un manico ottimo per andare veloce ed una tastiera bella piatta che facilita scale e arpeggi rapidi.

Il processore Auto-Tune per chitarra

Il processore montato su questa chitarra è stato progettato e costruito da Antares. Questa tecnologia molto avanzata consente di realizzare un sogno che tutti i chitarristi hanno fatto almeno una volta nella vita: una chitarra sempre accordata. L’altro sogno segreto di ogni chitarrista è di avere una chitarra che con un solo tocco renda disponibili tutte le accordature di cui abbiamo bisogno, riducendo dal vivo la necessità di più chitarre, più accordature, mute di corde diverse per quelle ribassate e così via.
Per fare tutto questo, la Peavey AT-200 monta un processore al suo interno che prima converte il segnale analogico, proveniente da un pickup piezo/esafonico posto sotto il ponte, in digitale, quindi lo processa intonando le corde individualmente e indipendentemente. Una volta fatto questo lo processa di nuovo con algoritmi che emulano il comportamento dei veri pickup magnetici e delle diverse posizioni del selettore a tre vie; infine lo riconverte in analogico così che il segnale che esce dalla chitarra sia elettricamente identico a quello di una normale chitarra elettrica e pertanto possa essere amplificato esattamente nello stesso modo.
Un sacco di lavoro per un processore, il tutto in tempo reale.

  

Apprezzo molto il fatto che i controlli della chitarra non siano complessi, numerosi o difficili da capire. Qui il lavoro di sintesi è stato fatto molto bene. La AT-200 presenta un controllo di Volume che premuto aziona il processo di accordatura; un selettore a tre vie, che funziona in modo tradizionale; un controllo unico di Tono convenzionale, con funzione push-pull per accendere o spegnere l’Auto-Tune sulla chitarra. Quando si spegne il processore la chitarra utilizza i due pickup humbucker realizzati da Peavey e ritorna una chitarra elettrica come tutte le altre.

Il processore è ovviamente alimentato e per funzionare richiede quattro batterie AA posizionate in un vano sul retro. La sostituzione è facile, senza viti o cose simili, e veloce come per qualsiasi elettrodomestico a pile.
Nel caso si voglia una autonomia illimitata la chitarra può anche essere alimentata attraverso il connettore MIDI In presente a fianco del connettore jack out da 1/4”. Esiste una breakout box (opzionale, e che non ci è stata fornita) che consente non solo l’alimentazione remota ma anche il cambio delle accordature via pedaliera MIDI, l’aggiornamento del firmware con upgrade e l’acquisto di pacchetti con altre accordature, emulazioni di suoni e altro ancora che verrà messo in commercio successivamente.

La Prova

L’Auto-Tune su una chitarra elettrica che devo poter suonare in qualsiasi situazione, dal vivo e in studio, può sembrare una follia. In effetti a molti non va a genio l’idea che il proprio suono e la propria espressività passi attraverso un processore digitale.
Il mio primo dubbio era certamente la latenza. La latenza in questo caso è quel ritardo dovuto al tempo necessario al processore per convertire il segnale in digitale, elaborarlo con i suoi algoritmi, e riconvertirlo in analogico per mandarlo all’amplificatore. La chitarra sarebbe stata bocciata dopo meno di un minuto se avesse avuto una latenza percepibile. Sarebbe infatti impensabile suonare una chitarra, per quanto geniale e versatile, che suona in ritardo rispetto alle proprie mani.
Sorpresa: latenza praticamente nulla. Certamente il processore ha una conversione A/D-D/A ed un processing rapidissimi. La risposta al plettro è immediata e si suona esattamente come una normale chitarra elettrica. Questo è un grande risultato, le tecnologie migliori in questo caso sono quelle che ti aiutano facendoti dimenticare che ci sono.
Se vogliamo proprio farle le pulci devo dire che il suono della chitarra da non processato a processato cambia leggermente. Gli attacchi delle note non sono uguali, probabilmente il processore nel fare la sua ‘magia’ si prende come pegno una percentuale minima dell’attacco iniziale rendendo il suono un po’ più morbido e opaco rispetto a quando è spento. Questa differenza la si sente soprattutto con i suoni puliti, dove la chitarra fatica un po’ ad ottenere timbriche brillanti, mentre nei suoni distorti devo ammettere che la differenza è praticamente impercettibile.

Veniamo al dunque però: funziona davvero?
La Peavey AT-200 funziona benissimo. Ho prima accordato a dovere la chitarra e l’ho provata qualche secondo quindi, con ghigno malvagio, l’ho messa subito alla prova girando le chiavi a caso. Spengo prima l’Auto-Tune e mi assicuro del disastro che ho volutamente combinato. Lo riattivo. Un colpo a tutte le corde, un tocco sul potenziometro Volume ed il suono di conferma di avvenuta accordatura, assieme al LED lampeggiante sul pickup, mi assicurano che tutto è stato fatto a dovere. Incredibilmente quello che prima non sembrava nemmeno un accordo ma solo una massa di corde sferraglianti è ritornato ad essere un accordo perfettamente intonato, in modo impeccabile. Ho dovuto ripetere questa cosa due o tre volte per crederci davvero.

Test numero due: i vibrati ed i bending. L’Auto-Tune, pensavo, cercherà di ‘raddrizzare’ tutti i miei bei bending appassionati ed i miei vibrati espressivi. Invece no, è intelligente, ed il processore è stato ben istruito per riconoscere variazioni di intonazione intenzionali. I bending risultano naturali e dopo un po’ all’Auto-Tune non ci pensi nemmeno più. I vibrati sono riconosciuti abbastanza bene, è normale però che sotto una certa soglia di leggerezza del vibrato l’Auto-Tune intervenga, per cui bisogna accentuarli un po’ per avere un vibrato normale.

Oltre a questa tecnologia di intonazione, chiamata String-tune, c’è anche la tecnologia Solid-tune che risolve uno dei problemi annosi e congeniti dello strumento chitarra: la costanza dell’accordatura lungo la tastiera. Le chitarre convenzionali infatti non possono, per natura, essere perfettamente accordate su tutti i tasti contemporaneamente. Attraverso l’accordatura digitale invece questo problema è risolto completamente, la chitarra suona accordata in qualsiasi punto. E’ davvero notevole, e quasi innaturale inizialmente, suonare delle ottave al 12-mo tasto o un accordo al 15-mo e sentire tutte le note perfettamente allineate.

Un altro punto a favore della AT-200 è che fa esattamente quello che dice, e non te lo aspetti di poter avere tra le mani uno strumento così versatile da permette di cambiare accordatura e suono anche più volte nello stesso brano. Nella mia mente sono letteralmente esplose decine di possibilità nuove rese praticabili da uno strumento del genere: partendo dall’aggiunta di ritmiche per chitarra a 7 corde, parti di basso, auto-accompagnamento in walking-bass, pezzi con slide in accordature aperte, ritmiche droppate, ribassate e questo è solo l’inizio.
Già perché se durante l’accordatura invece di suonare le corde a vuoto utilizzate le diteggiature indicate nel manuale fornito otterrete accordature diverse, alternative, ribassate, droppate, aperte e chi più ne ha più ne metta.

Queste accordature alternative funzionano altrettanto bene. La chitarra passa da un’accordatura standard ad una baritona, da un drop C ad un open G con una semplicità e velocità imbarazzanti. Se l’accordatura perfetta è notevole, questo è davvero magnifico per un chitarrista.
La prova di ciò la potete trovare nel video che ho girato e che trovate all’inizio di questo articolo (o di nuovo qui sotto, nel caso foste troppo pigri per tornare indietro), un vero e proprio stress test per verificare quanto ci si può spingere con questo strumento. Ho realizzato un brano appositamente per questa recensione, un brano volutamente impossibile per qualsiasi altra chitarra poiché utilizza ben 5 accordature diverse in meno di 3 minuti. Ebbene la Peavey AT-200, dopo un po’ di allenamento sulle combinazioni di tasti per ottenere le accordature desiderate, se l’è cavata molto bene, regalandomi una recensione non solo positiva ma anche davvero divertente.

Conclusioni

La Peavey AT-200 è una chitarra notevole. La tecnologia Auto-Tune abbinata ad uno strumento ben realizzato e semplice da utilizzare sono una combinazione a mio parere vincente.

Qualche difetto?
Peavey Italia ci ha fatto sapere che tra poco saranno disponibili aggiornamenti firmware che dovrebbero migliorare il suono delle emulazioni dei pickup, a mio avviso un po’ opache sui suoni puliti. Inoltre il consumo delle batterie si è rivelato elevato, non esagerato ma durante la prova ho consumato 4 batterie AA ogni due-tre giorni. Una versione con batteria ricaricabile al litio sarebbe più costosa ma certamente più pratica e, alla fine dei conti, economica sul lungo periodo.

Altri pregi?
Il mio pollice in su e diventato un “OK” a tutti gli effetti quando ho saputo il prezzo a cui viene venduta: attorno ai 600 euro, forse anche qualcosa meno. Inizialmente avrei pensato che sarebbe costata circa il doppio, invece questo prezzo molto competitivo ne alza davvero l’appeal, perché è un investimento non esagerato che si può fare senza troppi patemi d’animo da parte di chiunque, in più per i professionisti è una chitarra che dal vivo può risolvere molte scocciature. Il costo contenuto la rende anche un’ottima soluzione muletto per chiunque abbia già una chitarra preferita e voglia un jolly che faccia tutto il resto.

 

Info: ww.peavey.it

 

 
Luca “Luker” Rossi

Redazione ZioMusic.it

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