Eros Ramazzotti NOI World Tour 2013: l’audio

Una delle produzioni più importanti dell’anno, un tour mondiale con oltre sessanta date che si protrarrà fino a dicembre 2013 per toccare le più importanti città europee e mondiali. Materiali e tecnologie al massimo livello disponbile ed una squadra tecnica esperta e navigata. “Garantire un risultato che tenda all’eccellenza è un obbligo” ci dice Andrea Corsellini fonico FOH.
Come dargli torto, siamo nella massima serie, non si può sbagliare. Un conto però è garantire una copertura ed un’intelliggibilità sonora sempre impeccabile e puntuale – doveroso – un conto è ottenere un suono che sia anche piacevole e “musicale”. Certo, si entra nell’annosa questione dei gusti personali ma è pur vero che in certi casi la squadra tecnica può rendere ancor più coinvolgente e vivo uno show grazie all’interpretazione dei suoni e alla corretta amalgama degli stessi con un mix che risulta semplicemente… bello.

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Show time! Mandela Forum Florence

E che cos’è per voi “bello”, diranno i lettori? In questo caso corrisponde ad un sound fatto di sfumature variegate, ricercate e nello stesso tempo nitido e corposo grazie con un adeguato controllo in dinamica che al chiuso non guasta mai.
Orlando Ghini alla gestione del PA ed Andrea Corsellini al mixer alle ore 16:00 del pomeriggio, ora del nostro arrivo al Mandela Forum, erano già pronti, tranquilli, intenti a ritoccare giusto quei 0.5 dB in più o in meno al fine di “lisciare” bene il tutto. Dovrebbe essere sempre così, chi non lo vorrebbe.
Grazie proprio al sound veramente godibile e “vibrante” in tutto il Mandela Forum abbiamo assistito ad un concerto divertente, con grande merito degli eccellenti musicisti tra i quali Reggie Hamilton al basso – una goduria – ed il sorprendente (per noi ndr) chitarrista Giorgio Secco che ha impreziosito alcuni brani con inaspettati fraseggi cromatici molto “cool” e patinati ma ben inseriti nel contesto musicale.

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L-Acoustics K1 main and V-Dosc side fill

Partono le interviste di ZioGiorgio.it iniziando da Orlando Ghini, system engineer.

ZioGiorgio.it: Orlando, già sei entrato qui col K1, quindi ti sarai basato sulle esperienze precedenti…

Orlando Ghini: ovviamente sì. Qui, essendo il palco diverso, sono cambiate un po’ le altezze, gli angoli e soprattutto il side che ho potuto curare ancora meglio perché avendo un fronte palco più stretto rispetto ad altre situazioni mi sono ritrovato con un punto appendimento favorevole.

ZioGiorgio.it: durante il soundchek ho sentito un sound già molto curato nelle dinamiche laddove in altre situazioni a palazzetto vuoto non è sempre scontato avere un suono “fermo” e preciso. E’ una sensazione corretta la mia?

Orlando Ghini: questo palazzetto permette di lavorare al meglio anche in fase di soundcheck perché qualche anno fa è stato fatto un buon lavoro di trattamento acustico. Quindi la differenza tra location vuota e location piena non è così marcata.

ZioGiorgio.it: in un’ipotetica scala di importanza, quanto conta il software di predizione acustica nel “pacchetto” formato dal sistema di sound reinforcement?

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Orlando Ghini – system engineer

Orlando Ghini: io considero il software di predizione acustica uno strumento come un altro. In particolare però diventa fondamentale nel momento in cui fai le valutazioni e le scelte di base per quanto riguarda il numero di elementi che ti servono, gli appendimenti e gli angoli di montaggio delle casse.
Non c’è una formula segreta dietro, devi attenerti fedelmente a quello che il software ti indica.
Una volta sulla location poi sarà la tua esperienza a fare la reale differenza in termini di qualità e puoi permetterti di interpretare qualche sfumatura di colore del sound. Ma se hai sbagliato a pianificare il progetto non c’è modo di riparare se non rifacendo il calcolo esatto.
Quindi, se proprio dovessi darti un valore, potrei dirti intorno al 40%…

ZioGiorgio.it: riflettevo che in merito a numero casse, pesi e punti di appendimento non ci sono più molti margini di cambiamento una volta approvato il progetto. Questo è ancora più vincolante. Non complica ulteriormente il vostro lavoro?

Orlando Ghini: si complica da una parte perché è aumentato tutto il lavoro di back office che come detto deve essere assolutamente preciso e puntuale ma, guardando l’altra faccia della medaglia, questo significa anche che tutto è inequivocabilmente prestabilito: il lavoro dei facchini, PA man, riggers etc può esser gestito col giusto anticipo e diventa più facile preparare ogni volta load in, load out e montaggi. C’è meno margine di errore, e per quanto mi riguarda questa è una cosa positiva.

Nella regia FOH, in un clima decisamente disteso e grazie anche a un po’ più di tempo libero a disposizione, facciamo una lunga chiacchierata con Andrea Corsellini, della quale riportiamo i punti salienti.

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Andrea Corsellini   (@ Andrea Corsellini)

ZioGiorgio.it: Andrea, col virtual soundchek eri già praticamente a posto. Ho notato che stavate facendo le ultime rifiniture dato che il mix era già molto pulito, controllato, preciso. Cosa voluta e ricercata?

Andrea Corsellini: direi proprio di sì. Come hai visto c’era presente il mio riferimento musicale che è Luca Scarpa, oltre ad Eros che però scende meno frequentemente in sala. Con lui abbiamo fatto un ottimo lavoro in fase di allestimento ed abbiamo usato il virtual soundcheck in una modalità che definirei “costruttiva”. Vedi, col virtual soundcheck hai la possibilità di correggere molti degli errori e dei problemi che sono alla base, che partono dal palco e che puoi andare a migliorare. Per noi fonici serve anche a far capire che chi mixa non è il Mago di Oz e che è impossibile correggere con l’EQ qualsiasi cosa… Se invece si lavora al meglio sul suono di partenza, sugli arrangiamenti e sull’esecuzione allora il fonico è in grado di fare un ottimo lavoro.
E così è stato perché il puntiglioso allestimento che abbiamo fatto a Mantova ha dato i suoi frutti, complice anche una band eccezionale.
Quindi sì, io oggi qui al Mandela Forum, location che suona peraltro bene, mi permetto di fare insieme ad Orlando Ghini alcuni aggiustamenti di +/- 1dB.

ZioGiorgio.it: questo di Eros è un world tour. Vorrei sapere se nella scelta dei materiali e nelle scelte  “stilistiche” che riguardano prettamente il tuo lavoro il dover affrontare diversi Paesi e un diverso tipo di pubblico ha avuto un qualche peso.

Andrea Corsellini: essendo un world tour la prima esigenza era proprio quella di adeguare i nostri standard a quelli internazionali, se mai un gap vero e proprio esista. Sulla scelta dei materiali ho avuto carta bianca e se guardi a quello che stiamo usando noterai che abbiamo tutta la catena audio ai massimi livelli.
Ecco, forse essendo un tour così lungo e con molte trasferte quello che ho cercato di fare è semplificare il più possibile la mia strumentazione perché, sembra banale, ma “più cose hai, più è facile che qualche cosa vada storto…”. A tal proposito per esempio ho usato molti più riverberi interni del Midas XL8 rinunciando ad altri outboard  dato che con la versione nuova del software sono diventati veramente performanti.

ZioGiorgio.it: parlami del pianoforte, come sei riuscito a farlo uscire così presente?

Andrea Corsellini: merito di un outboard spettacolare! E’ una replica del Fairchild ed è hardware, perché con i vari plug-in non siamo riusciti ad ottenere lo stesso risultato. E’ stata una richiesta che mi ha esplicitamente fatto Luca Scarpa visto che nel disco nuovo ci sono diversi suoni di pianoforte che potremmo definire un po’ “brit” alla Cold Play per capirsi.
Nella sostanza ho schiacciato molto l’attacco con un rilascio molto lungo rendendo molto “vibrante” il suono tanto che a volte sembra che sia un pianoforte vero a suonare. Nella musica pop il pianoforte è sempre uno strumento difficile da rendere e questo sistema è molto efficace.

ZioGiorgio.it: altro suono veramente potente e a fuoco quello del basso. Cosa hai usato e come?

Andrea Corsellini: per il basso merita che io faccia un discorso a parte. Come prima cosa vorrei sottolineare che al basso c’è un Signore di nome Reggie Hamilton ed ho detto tutto… (la sezione ritmica è la stessa di Tiziano Ferro, Artista col quale Andrea collabora da qualche anno ndr). Per ottimizzare tutta la parte bassa di gamma ed in particolare il suono del basso mi ha dato una grossa mano Orlando Ghini che, non so se ne sei al corrente, è un grande bassista. Questo suo approccio da musicista, che poi è anche il mio visto che entrambi siamo ex musicisti, ha fatto sì che per noi fosse facile parlare la stessa lingua e raggiungere quindi un risultato ottimale.

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Eros Ramazzotti on stage

ZioGiorgio.it: la catena del segnale della voce dell’Artista è abbastanza articolata ma quello che più mi interessa è capire cosa c’è dietro una scelta apparentemente semplice, quasi banale, concedimelo…

Andrea Corsellini: ti sarai chiesto come mai con tanti microfoni e con tanti outboard disponibili io faccia preamplificare il segnale che arriva da un semplicissimo Shure Beta 58 al Midas stesso vero? Primo perché il Beta 58 resta un microfono molto valido per un cantante come Eros che ha una dinamica di voce molto estesa e perché l’XL8 ha la possibilità di usare l’algoritmo dell’XL4 che aggiunge quelle sue tipiche distorsioni che riescono a creare ancora oggi un suono pazzesco! Poi ho tutta una serie di controlli dinamici per “addomesticare” il segnale ed intervenire sui leggeri difetti, peraltro normali, che puoi avere con un microfono dinamico – anche se così trattato sembra avere la sensibilità di un condensatore – ma il suono di base era già convincente così.
Ancora una volta insisto che questa definizione quasi “chirurgica” sulla voce è merito di un PA settato come si deve ed ad una location, quella di stasera, che rende merito al suono del concerto.

ZioGiorgio.it: hai panpottato in maniera decisa alcuni strumenti mi sembra. Sei uno di quelli pro-panpot tu?

Andrea Corsellini: certo che sono pro-panpot! So cosa si dice in merito alla questione e cioè che chi sta da una parte rischia di non sentire gli strumenti che nel mix sono posizionati dall’altra. Non è così, perché chi sta per esempio a ridosso del palco nella parte destra può sentire comunque tutti gli strumenti dai front-fill che sono in mono. Per contro il problema non si pone per tutti quegli ascoltatori, in numero maggiore, che distano abbastanza dal main PA per godere al meglio dell’effetto della stereofonia che rende molto più godibile il mix.

ZioGiorgio.it: potrei star qui a chiederti di quel dB in più o in meno del suono del rullante ma entreremo proprio nella fase “pippe mentali” (ridiamo divertiti ndr). Passiamo alle domande “intelligenti”, se mai io fossi capace a farne una. Hai saputo del recente incontro che i tuoi colleghi hanno fatto ad Arezzo? Che ne pensi?

Andrea Corsellini: certo che lo so. Io non sono potuto essere presente per motivi legati al lavoro, ma seguo la cosa da sempre. Bene che ci siano questi incontri, benissimo che si muovano le acque in questo senso però devo verificare che ad oggi ancora non siamo riusciti a fare la cosa che reputo la più importante, ossia che lo Stato ci riconosca come categoria. Quando succederà questo tutto il resto verrà di conseguenza.
Paradossalmente questo momento politico di grande incertezza (appena finita la tornata elettorale per le elezioni politiche 2013 ndr) può essere di aiuto nella speranza che qualche “forza fresca” possa portare una qualche discussione in Parlamento.

ZioGiorgio.it: nel frattempo tu Andrea hai trovato un escamotage per proporti autonomamente come tecnico del suono. In cosa consiste?

Andrea Corsellini: il mio commercialista dopo un anno di ricerca si è accorto che esiste una legge che permette a due o più persone che condividono lo stesso ambiente di lavoro di associarsi a scopo di lucro, dal momento che non è disponibile un albo professionale. E io al momento così ho fatto perché è l’unica soluzione che mi ha permesso di gestirmi da solo senza intermediari e con una fiscalità sostenibile, che non è quella che potrei avere con una partita iva….

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Andrea Corseelini’s custom fly case: italian coffè included!

ZioGiorgio.it: concludiamo con qualche cosa di più “easy”. La vera novità in regia FOH è il fly-case “Kors”, dove hai integrato un bel panchetto, un frigo bar e la macchina del caffè, perché in tour la salute del fonico è importante!

Andrea Corsellini: certo, il panchetto così lo metto sotto chiave, visto che mi è stato fregato diverse volte negli ultimi anni. E poi un bel frigo con bibite fresche ed il caffè per avere un minimo di comfort anche in quei Paesi dove un caffè come si deve è un miraggio. Anzi ti dirò, appena arriva Orlando gli faccio un bel caffè, così lo tengo buono buono e lui come ringraziamento mi fa sempre dei PA perfetti! (Ride ndr)

Ci spostiamo a lato palco dove riusciamo a prendere in un momento di calma Umberto Polidori, fonico monitor di Eros Ramazzotti e Luca Morson, fonico monitor del resto della band.

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Umberto Polidori: Eros Ramazzotti personal monitor engineer

ZioGiorgio.it: come prima cosa vedo che avete due banchi di missaggio. Mi spiegate come vi dividete il lavoro?

Umberto Polidori: semplicemente uno, gestito da Luca Morson, è dedicato alla band e questo solo ed esclusivamente ad Eros.

ZioGiorgio.it: come hai strutturato gli ascolti di Eros? C’è una cosa un po’ “atipica” in effetti sul palco…

Umberto Polidori: si dividono in ascolti IEM ed in ascolti wedge. I wedge infatti sono molto “sostanziosi” e sono formati da sei cluster di tre dV-Dosc ciascuno sul front più sei dV-Dosc sul lato come side, abbinati a due dV-Sub sempre per lato. Sotto al palco poi abbiamo quattro K1 Sub che servono a dare un po’ di shaker!

ZioGiorgio.it: però la situazione spero sia interpretabile oppure devi tenere sempre tutto aperto?

Umberto Polidori: esatto, devo tenere sempre tutto aperto perché Eros è molto random in questo senso. Alcune volta si toglie un solo IEM, altre volte entrambi, poi li rimette, li ritoglie. Insomma, vuole sentirsi libero di ascoltare sempre nel migliore dei modi e in base a come necessita al momento. Quindi tutto sempre forte ed sempre tutto aperto.

ZioGiorgio.it: non c’è il rischio che questo volume di palco crei problemi?

Umberto Polidori: beh, il rischio c’è, lavoriamo ai limiti ma il nostro compito è quello di non farli partire gli inneschi (ridono entrambi ndr). Comunque gran parte della pressione è concentrata nella zona anteriore del palco, anche perché la struttura scenotecnica – bellissima – tende a tenere in ombra la parte più arretrata. Per questo motivo i musicisti sono tutti in cuffia…

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da sx: Umberto Polidori and Luca Morson

Luca Morson: esatto, alla band al massimo arriva un po’ di medio-bassa che non da fastidio, anzi. Per il resto tutta la band è in cuffia ad eccezione dei un piccolo sub per la batteria e per il basso giusto per dare quell’appoggio necessario al musicista per avere il giusto feeling con lo strumento.


ZioGiorgio.it:
Luca, come gestisci la percezione della spazialità del palco negli IEM? Credo sia un aspetto interessante…

Luca Morson: esatto, infatti per gestire al meglio gli IEM non serve solo un buon balance. Occorre tenere conto che il musicista si colloca nel palco in una certa posizione ed è rivolto davanti al pubblico quindi il suo orecchio si aspetta una certa sensazione sonora e soprattutto che determinati strumenti arrivino dalla giusta direzione data dalla percezione che il suo occhio gli suggerisce. Quindi, il fonico di palco in questo senso deve cercare di rispettare queste posizioni e i riverberi possono aiutare a mettere in evidenza alcuni suoni che sono funzionali all’arrangiamento del pezzo. E’ un lavoro molto simile a quello che faresti in regia FOH ma con la sola differenza che sul palco non puoi snaturare un suono o lavorare in modo “creativo” perché quello che ti arriva tu devi ridarlo fedelmente al musicista.

ZioGiorgio.it: altro argomento caldo in merito agli IEM. I vostri ascolti in relazione a quelli dei musicisti. In teoria anche voi dovreste avere gli stessi IEM e le stesse cuffie dei musicisti, cosa ovviamente impossibile dato che spesso ognuno ne usa una differente. Come aggirare il problema?

Luca Morson: touchée…

Umberto Polidori: allora, per come la vedo io la questione è così fatta. Io faccio il mix ed i suoni per i musicisti servendomi di monitor di riferimento, un qualsiasi buon monitor da studio a questo scopo va bene. Una volta fatto questo vado ad analizzare la cuffia che io uso e cerco tramite le dovute correzioni di riportare la risposta in frequenza ad un valore il più lineare possibile. Il problema intrinseco di qualsiasi IEM però è che anche a parità di modello, causa condotti uditivi diversi dei vari musicisti, ogni cuffia suona diversamente e qui, non ci si può fare molto altro. Io a volte provo a mettermi il calco dei musicisti per rendermi un minimo conto ma la cosa migliore è che il musicista stesso venga almeno una volta qui al mixer e mi dia delle indicazioni chiare sul tipo di eq che preferisce…

Luca Morson: la cosa migliore è sempre capire cosa ogni musicista vuole sentire. Per esempio alcuni musicisti sono molto abituati a sentire dalle cuffiette dell’iPhone e quindi la loro idea di ascolto in cuffia è comunque falsata, perché di solito quel tipo di ascolti è molto “colorato” e spesso anche più gonfio nella parte bassa.
In questo senso cerco di adattarmi e restituirgli un suono che è più congeniale a quello che loro sono abituati ad ascoltare. Per fortuna per questo tour abbiamo avuto molto tempo per le prove e per lavorare di fino su ogni snapshot, quindi il risultato finale ormai è ottimizzato al meglio.

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The two DiGiCo SD7 mixer: monitor desks

ZioGiorgio.it: chiudiamo il cerchio della nostra conversazione. Ma servivano proprio due banchi per fare questo show?

Umberto Polidori: è un tour abbastanza complesso dove vengono suonati diversi generi ed i canali sono molti però, che dire, probabilmente lo si sarebbe potuto fare anche con una sola console. L’artista è esigente e vuole la concentrazione del fonico sempre su di lui, il budget permetteva questa opzione, è così è stato scelto.

ZioGiorgio.it: Luca, al momento state lavorando in una grossa produzione e quindi in un certo senso privilegiata. Ma come vanno le cose lavorativamente parlando? Mi riferisco alla condizione della professione del fonico, agli orari di lavoro, al trattamento economico etc…

Umberto Polidori: mancano semplicemente delle regole chiare ed un inquadramento idoneo. Gli orari di lavoro sono sempre sicuramente “di più” di quello che dovrebbero essere. Quindi, secondo me occorre andare a prender l’esperienza di altri Paesi dove questa professione da anni è codificata e inquadrata e da lì partire.

Luca Morson: ti faccio un esempio semplice ma concreto perché è successo ad alcuni ragazzi che fino a qualche mese fa lavorano insieme a noi per poi trasferirsi in Inghilterra a lavorare. Bene, loro hanno aperto una posizione come liberi professionisti in una giornata e con dei costi molto inferiori a noi. Per la contabilità ordinaria tutto è molto più facile e non sono obbligati a spendere un sacco di soldi per commercialista e servizi vari. Ma questo è giusto un esempio tangibile, proprio perchè ne parlavamo in questi giorni tra di noi…

Aldo “Hucchio” Chiappini
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