Lo scorso Maggio, lo staff di ZioGiorgio si è recato in Repubblica Ceca in visita alla sede principale di Robe Lighting. In quell’occasione, la squadra dello Zio ha conosciuto Jeff Ravitz, uno dei più famosi lighting designers americani e proprietario di Intensity Advisors, “Emmy winning lighting design studio”, ditta specializzata nell’intrattenimento televisivo dal vivo, essenzialmente in multi-camera.
Conosciuto da anni in qualità di lighting designer di Bruce Springsteen, Jeff Ravitz si è costruito una forte reputazione grazie alla capacità di trasformare le performance live in show televisivi entusiasmanti e adatti al broadcast. E’ diventato uno dei designer più attivi ed impegnati, illuminando show televisivi, concerti, awards, giochi e talk shows, eventi di moda, trasmissioni di spettacoli su ghiaccio e produzioni televisive in studio.
Il lavori più recenti includono speciali per Bruce Springsteen (HBO, CBS, PBS), Shania Twain (CBS), Michel Legrand (PBS), e Alicia Keys (FuseTV), nonché trasmissioni e DVD per artisti quali Usher, Beyoncé, John Fogerty (Live By Request-PBS), e Journey, comedy specials per Bill Maher (HBO), Wanda Sykes (HBO), Terry Fator (CMT), e Larry The Cable Guy (Comedy Central). E’ stato lighting director per le cerimonie Whistler Plaza e per i concerti tenutisi in occasione delle Olimpiadi di Vancouver.
Jeff Ravitz è stato premiato con un Primetime Emmy per Bruce Springsteen e la E Street Band trasmessi da HBO ed ha ricevuto una nomination per Cher… Live at the Mirage. Ha anche ottenuto due Los Angeles Emmys per i programmi dell’area LA e un Emmy dal Pacific Southwest Chapter of the Academy. Ha ricevuto una terza nomination per il lavoro svolto sullo speciale Carols By Candlelight, e altre due nomination (di cui una vinta) per lo show A Salute To Teachers. Gli sono stati anche assegnati quattro Telly e due Aurora Awards nel settore television design. Di recente, Jeff Ravitz ha vinto due Regional Emmy Awards for Outstanding Lighting Design, assegnati dalle sezioni Pacific Southwest e Michigan della National Academy of Television Arts and Sciences (NATAS).
ZioGiorgio.com: Quando e perché ti sei innamorato dell’illuminazione? Quale è stata l’“illuminazione” personale che ti ha fatto diventare lighting designer?
Jeff Ravitz: Sono cresciuto vicino a New York e ho visto diversi spettacoli di Broadway da giovane. L’illuminazione mi ha sempre affascinato ma era un mistero per me. Non capivo come tutte quelle luci, così distanti e puntate in direzioni diverse, potessero rendere così bello il palco. L’auditorium della mia scuola superiore non aveva proiettori, quindi non ho avuto modo di imparare fin da giovane l’arte dell’illuminazione.
Quando ho iniziato il college alla Northwestern University, il mio compagno di corso era studente in lighting design e ha iniziato a spiegarmi qualcosa. Ho iniziato a seguire corsi specifici e ho scoperto che il settore mi piaceva molto. All’epoca, il lighting design era limitato a teatro, balletti, e opera. Ovviamente, ho seguito anche corsi relativi a TV e film, ma non mi interessavano molto. Comunque, stavo studiando per diventare attore, non lighting designer.
Dopo la laurea, ho lavorato come attore, ma mi guadagnavo qualche extra facendo il lighting designer per il teatro. Un giorno, i Grateful Dead suonavano nella mia città e le loro luci “mi hanno sconvolto.” Non avevo mai visto un’illuminazione con così tanti colori puri e che sottolineava così bene la musica. Conoscevo solo l’illuminazione teatrale, molto sottile per definizione. Questa esperienza mi ha entusiasmato ed ho iniziato a cercare lavoro come lighting designer per concerti. Ho trovato una band di Chicago che aveva bisogno di un designer, e sono stato on the road per due anni, illuminando spettacoli in night club e auditorium universitari. Facevamo anche da spalla a band famose, quindi ho potuto vedere molti spettacoli professionali. Tutto questo mi ha aperto gli occhi, e ho cercato di assorbire quante più informazioni ed esperienze possibili. Proprio quelle esperienze mi hanno fatto desiderare di fare questo mestiere, molto più di quanto avevo fatto in teatro. All’epoca la tecnologia era semplice, non c’erano proiettori mobili. Utilizzavamo, PAR, proiettori ellissoidali e fresnel. Era come li si usava che faceva la differenza: colori, angolazioni e tempistica.
I cambiamenti maggiorni riguardano di norma l’angolo con cui il fascio raggiunge i volti, i colori e i livelli di luminosità.
ZioGiorgio.com: Quali sono i cambiamenti o le aggiunte più significative che fai quando devi adattare uno show creato da altri designer per renderlo adatto alla trasmissione televisiva, specialmente in un contesto multi-cam?
Jeff Ravitz: I cambiamenti maggiori riguardano di norma l’angolo con cui il fascio raggiunge i volti, i colori e i livelli di luminosità. La telecamera “vede” i volti in primo piano e con i dettagli ingranditi. Quindi, il mio compito è fare sembrare naturali le persone quando si presume che abbiano un aspetto naturale. Spesso l’illuminazione teatrale è molto tagliata sui volti, cosa che li rende “duri” quando ripresi. Perciò, se possibile, cerco di diminuire l’angolo dei proiettori, utilizzando una sola luce da una data direzione, così da creare una sola ombra (spesso gli spettacoli dal vivo hanno più proiettori puntati sugli artisti con la stessa angolatura). I colori che soddisfano la vista spesso sembrano esagerati o spiacevoli visti attraverso una telecamera. Quindi li modifico. Infine, ricorda che l’illuminazione teatrale spesso non è uniforme. Un’area può essere molto luminosa, un’altra molto scura. L’occhio è in grado di compensare, una telecamera no. Quindi devo bilanciare i livelli. Inoltre, presto particolare attenzione all’illuminazione del pubblico e, talvolta, dei dettagli architettonici della venue. Ovviamente non è così semplice, c’è molto a cui pensare: la formazione e la definizione delle ombre sono un esempio di fattori da prendere in considerazione.
ZioGiorgio.com: Nella loro carriera i pittori esplorano diversi stili ed espressioni cromatiche. Quale è stata la tua evoluzione in questo senso? In cosa consiste il “Ravitz-Style” e cosa ritieni più importante quando lavori a spettacoli dal vivo?
Jeff Ravitz: Come ti ho raccontato, vengo dal teatro. Perciò cerco di creare profondità, dimensioni e livelli di priorità visiva per direzionare il pubblico verso ciò che ritengo importante – il che non è molto distante da ciò che si fa nel cinema. Da sempre sono influenzato dall’uso della luce da parte dei grandi pittori: Rembrandt, Caravaggio, Vermeer. L’ispirazione per i colori viene dai contemporanei come Agam e dagli impressionisti, ad esempio Renoir. E ovviamente, adoro il lavoro dei grandi direttori della fotografia, dai film noir all’avanguardia. Ma ho anche un background nei muscial. Il mio primo interesse è nato vedendo gli spettacoli di Broadway, ma presto il rock and roll mi ha catturato. Quando ho iniziato a lavorare in show live, in particolare concerti, ho notato come potevo raccontare la storia contenuta nella musica utilizzando tempistiche precise per seguire e sottolineare certi concetti, angoli drammatici per seguire gli artisti durante la performance e colori arditi per definire e creare “strati di luce”. Inoltre, adoro l’elemento sorpresa. Cerco di cambiare la prospettiva del pubblico e faccio qualcosa di inaspettato per sottolineare un momento particolare. Vedi, quando ho iniziato ad illuminare i concerti negli anni Settanta, gli esempi da seguire erano pochi, come i Dead. Il resto l’ho costruito con l’esperienza, utilizzando la stessa filosofia che si usava in teatro: segui la storia, anche se dura solo i 4 minuti di una canzone. Sottolinea i momenti importanti. Tutto questo mi è servito molto, mi sono costruito la reputazione di designer “teatrale” rock and roll.
ZioGiorgio.com: Esistono moltissimi marchi differenti, che producono un’ampia varietà di apparecchiature professionali. Quali sono le tue preferite?
Jeff Ravitz: Ho difficoltà a risponderti, perché abbiamo a disposizione moltissimi marchi eccellenti. Quando ho iniziato a lavorare nel settore, Altman and Strand erano i marchi che usavamo e tutte le rental avevano console proprie. Quando sono arrivate le teste mobili, sono stato uno dei primi clienti di Vari-Lite ed è stato estremamente eccitante. Da allora molte aziende hanno imparato dai predecessori e ogni anno qualcuno è riuscito a sorpassare la concorrenza dandoci qualcosa di nuovo ed originale.
ZioGiorgo.com: Hai lavorato con artisti di altissimo livello. Quanto interferiscono nel tuo lavoro? E/O: Quanto li lasci interferire? Chi è stato (o chi è) il più “difficile da accontentare” o il più esigente?
Jeff Ravitz: Ha…domanda pericolosa. Ma va bene! Il mio primo “big break” è stato con gli Styx, eccellente rock band degli anni Settanta. I progetti che ho reato per loro sono nati da lunghe discussioni con la band sullo spettacolo. Di solito ci prendevamo un anno per sviluppare il concept del tour, generalmente mentre la band registrava il nuovo album. Mi sono sentito molto coinvolto da parte loro, e il processo era un “andirivieni” di tutti noi, con una continua proposta di idee. Ovviamente, la mia esperienza era teatrale, quindi portavo molte idee al tavolo di discussione per l’approvazione finale. Inoltre, il loro manager di quegli anni, Derek Sutton, era una persona creativa e visionaria, e lavorare con lui è stato molto stimolante. In realtà, non hanno mai “interferito”, piuttosto abbiamo collaborato.
Quando ho lavorato con gli Yes, che erano una delle mie band preferite, ho notato che volevano cose molto specifiche e spesso mi consigliavano i colori e i cue che avevano in mente. Chiaramente, cercavo di fare quanto chiedevano, ma in uno spettacolo di due ore potevano emergere anche molte idee mie. Nel corso del tour hanno inziato a fidarsi del modo in cui interpretavo la loro musica, ma si riservavano sempre il diritto di ridirezionare il mio operato. Potevano essere inclusi nella categoria “esigenti e difficili da accontentare”, ma in definitiva eravamo in sintonia.
Lavorare per Bruce Springsteen & The E Street Band è stato un processo evolutivo molto interessante. Quando ho iniziato a lavorare con Bruce nel 1984, aveva appena terminato un rapporto di lavoro di dodici anni con l’unico altro LD con cui aveva lavorato. Adesso c’era un nuovo arrivato, io. Pensavo che avremmo parlato per ore, invece abbiamo avuto solo una conversazione di quindici minuti sullo stile generale dei concerti e su alcune canzoni che avevano momenti che Bruce desiderava vedere gestiti in un certo modo. Per il resto, mi ha lasciato carta bianca. La vera collaborazione aveva luogo ogni sera, mentre si era in tour. Andavo nel suo camerino prima di ogni show, durante la pausa, e dopo il concerto, per scambiarci opinioni ed idee. Mi parlava di nuovi momenti da sottolineare e discutevamo del modo in cui trattarli.
Negli anni, queste conversazioni si sono ridotte, mentre sono aumentati gli incontri prima del tour. Quando ho smesso di viaggiare a tempo pieno con loro, è divenuto fondamentale trovarsi d’accordo prima dell’inizio del design. Si parlava di stili cinematici, pittori, fotografi, e del design di Broadway. A volte, anche oggi, contribuisce con idee nuove, altre volte mi lascia fare ciò che ritengo adatto ed eventualmente mi chiede di modificare qualcosa durante le prove. Bruce può essere considerato un artista esigente, ma nel senso buono del termine. Ha un forte istitnto per ciò che funziona per lui. Sa che il mio team ed io siamo quelli che vedono lo spettacolo dal punto di vista del pubblico, ma ha comunque un occhio incredibile e sa davvero quello che funziona per la sua musica e i suoi testi.
Ringo Starr è un altro cliente straordinario. Parliamo un po’ prima di un tour e in queste occasioni gli faccio alcune proposte. Sviluppiamo anche il progetto del palco per Ringo e la cosa lo interessa parecchio. Diversamente, sono libero di illuminare lo spettacolo secondo il mio gusto, e sembra soddisfatto dei risultati.
Oggi un lighting designer dirige un vasto team creativo e tecnico, diventando una sorta di “produttore” o “direttore d’orchestra”
ZioGiorgio.com: Il Prolight & Sound di Francoforte di quest’anno ha visto un altro grande successo per le luci LED. Pensi che i LED sostituiranno completamente le lampade a scarica?
Jeff Ravitz: Credo di no. Ritengo che saranno sviluppate nuove sorgenti, che ci consentiranno di ottenere quello che oggi possiamo fare con lampade a scarica e al tungsteno, ma con una maggiore efficienza in termini di consumi. Comunque, penso che la tecnologia LED continuerà a migliorare in risposta alle richieste dei designer e degli utenti finali, che fanno ancora riferimento alla qualità della luce creata dalle sorgenti tradizionali. Così, avremo il meglio di entrambi i mondi.
ZioGiorgio.com: Come immagini il futuro dell’illuminazione professionale?
Jeff Ravitz: Gli ultimi trent’anni hanno visto un’incredibile evoluzione del settore, dopo alcune decadi in cui non si sono visti avanzamenti significativi nella tecnologia. Oggi un lighting designer dirige un vasto team creativo e tecnico, diventando una sorta di “produttore” o “direttore d’orchestra”. E’ già così. Il LD spesso non può seguire ogni singolo momento del processo – almeno non come in passato – quindi deve affidarsi a collaboratori di talento. Alla fine del processo, il lighting designer mette insieme i pezzi e dirige i collaboratori, così da ottenere un risultato finale coerente.
I programmatori sono un elemento fondamentale del processo di design e cueing, diversamente dagli operatori di console del passato. Alla fine, ci sarà un “programmatore esecutivo” che dirige e gestisce solo il team di programmatori e relaziona al lighting designer. In effetti, sono sicuro che già si lavora in questo modo.
Un forte elemento di controversia è la “proprietà” delle proiezioni video. In alcuni casi, i video sono parte della scenografia, o sono la scenografia. Dato che spesso questa tecnologia viene controllata tramite una console luci standard, si presume che il team luci ne sia responsabile, in termini di controllo e contenuto creativo, anche quando è semplicemente scenografia. Ma questo implica avere più tempo a disposizione, cosa che di norma non corrisponde alla realtà. Quindi si creano nuove categorie professionali. Di nuovo, questi team devono coordinarsi con il lighting designer. Questo processo continuerà a crescere con l’espandersi delle tecnologie disponibili.
ZioGiorgio.com: In questo momento, a cosa stai lavorando e qual è la tua agenda per l’anno venturo?
Jeff Ravitz: Sto preparando due progetti per il fine estate. Il primo è un concerto televisivo del talento pianistico dodicenne Ethan Bortnick. Oltre alla sua rock band, sarà accompagnato da un’orchestra e un coro di cento elementi. Abbiamo lavorato al suo ultimo spettacolo tre anni fa, quando aveva solo nove anni!
La seconda produzione è un concerto dell’artista nativo americano Robert Mirabal. Suona musica tradizionale ma anche rock, avrà una band al completo e ballerini sul palco. Questo spettacolo sarà all’aperto nel New Mexico, dove vedremo il sole tramontare dietro al palco prima del concerto.
ZioGiorgio.com: Cosa fa Jeff Ravitz quando non pensa ai kelvin, ai cues e alle strutture per l’illuminazione?
Jeff Ravitz: In realtà vivo la mia vita lontano dalle luci! Ho una famiglia con cui trascorro il mio tempo. In inverno, sono un appassionato sciatore. Sono il cuoco di famiglia e adoro cercare nuove ricette da preparare. Ma scoprire nuovi ristoranti a Los Angeles e nel mondo è una delle mie passioni. Inoltre, adoro i musei, il cinema e leggere, ma non c’è mai tempo per fare tutto!
ZioGiorgio.com: Hai illuminato grandissimi artisti, gli eventi più importanti, show televisivi e cerimonie enormi, ottenendo importantissimi riconoscimenti. Dove trovi la motivazione per continuare e hai un sogno nel cassetto che devi ancora realizzare?
Jeff Ravitz: Sono sempre molto motivato dal desiderio di imparare e migliorare le mie capacità. E’ un processo che non ha mai fine. Quando vedo delle buone luci, non vedo l’ora di poter provare quello che ho visto nel mio prossimo progetto.
Ho iniziato la mia carriera sperando di lavorare a Broadway. Mi attirava l’alto grado di professionalità degli artisti. Un giorno magari ne avrò la possibilità. Mi piacerebbe adattare il lavoro di un designer di Broadway alla televisione.
Sono stato molto fortunato ad iniziare presto la mia carriera; come risultato, non ho mai avuto la possibilità di assistere o lavorare con un lighting designer “stagionato” ed esperto. Ormai è troppo tardi, purtroppo. I designer che ammiro lavorano su un percorso parallelo al mio, ma mi piacerebbe molto avere la possibilità di collaborare con uno qualunque di loro.
Quando vedo delle buone luci, non vedo l’ora di poter provare quello che ho visto nel mio prossimo progetto…
ZioGiorgo.com: Quale è stato lo spettacolo live o televisivo più imbarazzante a cui hai lavorato?
Jeff Ravitz: Ooh, fammi pensare ad uno di cui possa parlare! Ti dirò, senaza alcun pregiudizio nei confronti di questo genere, che gli eventi più imbarazzanti sono stati i concerti Hip Hop. Forse non sono solo stato abbastanza fortunato da lavorare con i migliori, ma gli show Hip Hop che ho fatto sono stati tendenzialmente in stile festival, con un fitto avvicendarsi di performer per ore ed ore. In questi spettacoli non esiste un piano o una vera “forma”, la gente vaga a caso sopra e sotto il paclo, con gruppi di persone che stazionano dietro i performer o ai lati, magari prestando attenzione allo spettacolo, ma forse no. Spesso una canzone sembra finire nel mezzo di una strofa, come se avvessero perso l’interesse o avessero deciso all’improvviso di cambiare brano… ma tutti si fermano in momenti diversi, quindi sembra che abbiano fatto un errore. Durante uno di questi spettacoli, a St. Louis, metà del sistema di illuminazione si è spento nel bel mezzo del concerto. Ma gli artisti hanno continuato senza nemmeno notarlo, e tutto il lato destro del palco era immerso nella totale oscurità. Quello è stato uno dei momenti peggiori! Sto proprio cercando di dimenticarlo.
info: www.intensityadvisors.com
Guido Block
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