Cari amici, state tranquilli, ZioGiorgio.it non vuole mettervi a dieta in vista delle vacanze estive e neppure vuole parlare di schemi calcistici anche se a breve entreremo in clima Mondiali di Calcio, per quelli a cui interessa questo sport.
Quello di cui voglio parlare oggi è un fenomeno che ormai osservo da tempo, diretta conseguenza di anni, per approssimazione l’ultima decade, in cui budget e risorse economiche non sono certo abbondanti.
Un noto proprietario di service di mia conoscenza ama ripetere che “fin che ci sarà qualcuno che parla davanti ad un pubblico, ci sarà sempre bisogno di un faro per illuminare ed un microfono per amplificare”, che tradotto significa in ultima analisi che questo lavoro non finirà mai. Anche se poco considerato dalle Istituzioni lo spettacolo dal vivo nel nostro Paese ha ancora un suo peso.
Ma i conti, gira che ti rigira, devono quadrare. Cosa fare dunque se i soldi scarseggiano e i costi aumentano? Parola d’ordine ridimensionare, ed era giunta l’ora. Di mezza produzione ne abbiamo già parlato in tempi non sospetti e nella realtà non c’è nulla di cui stupirsi, è sempre esistita, soprattutto nei paesi anglosassoni dove per contro non è difficile trovare strutture idonee alla musica dal vivo e ben fornite di sistemi di rinforzo sonoro residente e plot luci adeguato, ma questa è un’altra storia che per il momento è bene mettere da parte.
Un ridimensionamento che ad onor del vero in alcuni casi, io stesso all’inizio ho stentato a crederci, è partito anche dai cachet degli artisti. Non tutti, ma comunque parecchi, ed interessante notare, molti appartengono alla categoria dei giovani. Gli stessi giovani che evidentemente hanno più voglia di esibirsi dal vivo, hanno grande energie ed entusiasmo e sono nati in un’epoca dove già il tempo delle vacche grasse era finito da qualche anno…
La cosa che più mi ha incuriosito negli ultimi tempi però è come molte produzioni si siano adeguate allo schema che ho scherzosamente soprannominato 1-1-1. Una data, un bilico, un giorno! Niente di nuovo sotto il sole, sia chiaro, ma la cosa merita una riflessione perché banalmente sembra funzionare e bene. Apriti cielo, forse non c’è cos’ bisogno di strutture enormi e colonne camion pieni di luci? Sicuramente non sempre.
Qual è la schedule della più classica delle “toccata e fuga”: tutto il materiale deve necessariamente stare dentro un bilico, si entra alla mattina per il montaggio, si fanno prove e sound check nel pomeriggio per poi fare la serata il giorno stesso. Finto lo show, smotaggio e per le 2 di notte circa vengono chiusi i portelloni dei camion. Con grande gioia degli autisti che devono caricare i cassoni facendo affidamento ad abilità che neppure anni ed anni di Campionato del Mondo di Tetris possono affinare!
A questo schema si aggiungono spesso due o tre tecnici fidati chiamati da Artista o produzione, un’altra manciata di tecnici generici del service e qualche aiuto/facchino su piazza. Necessario a questo punto Direttore di Produzione abile e sgamato che sa far rispettare gli orari ed in grado trasmette sicurezza e buon umore alla compagnia.
Ed allora? Direte voi. Caro Zio, non è che hai detto nulla di così nuovo ed originale. Probabilmente no, ma la cosa rimarchevole è che non ho notato questa grande differenza a livello di resa scenotecnica tra un tour “light” improntato con questa tipologia di produzione e uno show con più mezzi a disposizione e con tempistiche spesso doppie.
E poi parliamoci chiaro, se anche un faro non è puntato perfettamente non credo che nessuno corra al botteghino per farsi rimborsare il biglietto. Con le tempistiche del “tutto in un giorno” qualche cosa può scappare, e non c’è da meravigliarsi.
Cosa che peraltro ho visto accadere anche in concerti con allestimenti di giorni e giorni, il Festival della Canzone Italiana non fa eccezione…
Come poi appare evidente uno schema di questo tipo permette di abbassare i costi generali della produzione e probabilmente permettere di lavorare di più.
L’altra faccia della medaglia sono gli odiosi e, dal mio punto di vista insidiosissimi, back-to-back dei quali sono da sempre acerrimo nemico, come del resto per quanto riguarda le giornate lavorative no-stop dalle 8 del mattino fino alle 3 del mattino successivo. Non è il fatto di fare una data dietro l’altra ad essere concettualmente sbagliato, è semplicemente il fatto che la seconda data dovrebbe essere fatta e gestita da una squadra di tecnici fresca, riposata ed efficiente. Tolti i soliti due o tre tecnici “fidati” che occupano i ruoli chiave Light Designer, Fonico FOH, Monitor Engineer che viaggiano un minimo comodi senza per forza macinare migliaio di kilometri alla guida, il resto della crew dovrebbe essere doppia.
Certo che questo aumenterebbe i costi, ma stiamo parlando di soglia di attenzione del personale, che deve rimanere sempre molto alta onde evitare errori, spesso anche fatali.
E voi, che ne pensate dello schema 1-1-1?
[…] di dimmer e dirette. Parliamo delle produzioni “volanti” o i così detti schemi 1-1-1 trattati precedentemente. Ho raccolto pochi semplici consigli per un allestimento in […]