Il Montreux Jazz Festival è considerato da molti, ed a ragione, uno dei festival musicali più importanti al mondo, sia per longevità – la prima edizione risale al 1967 – sia per la quantità impressionante di artisti che negli anni hanno calcato i diversi palcoscenici della ridente cittadina Svizzera.
L’atmosfera che si respira nei giorni del festival è incredibile: non solo musica, ma anche mondanità, fashion, food and wine il tutto sapientemente interconnesso con quello che, ovviamente, è il filo conduttore del festival, la musica, tanta musica e non solo jazz.

Outdoor Stage @ MJF 2015.
Le location sono diverse e la maggior parte tutte indoor, cominciando dallo Stravinsky Auditorium dove avvengono i “main-act” serali fino alle venue poste esternamente a due passi dalle rilassanti acque del lago.
Da ben 29 anni la gestione della diffusione sonora in tutte le location del festival è affidata a Meyer Sound in qualità di “Official Sound Provider”. L’operazione che avviene, come ci spiega Scott Gledhill, Meyer Sound International Sales Manager, è così impostata: la stessa casa madre prendere in affitto tutti i sistemi necessari per gli allestimenti dal rent svizzero Sky Night il quale, di conseguenza, si occupa di sonorizzare con i diversi sistemi Meyer la totalità delle venue, sempre con la supervisione ed il supporto dei tecnici della casa madre.
L’obiettivo è testare sul campo gli impianti audio e sperimentare nuove possibilità ricercando configurazioni ottimali col chiaro obbiettivo di ottenere sempre la performance sonora migliore.
In un nostro articolo di un paio di edizioni fa avevamo già ampiamente sviscerato gli aspetti legati alla storia della collaborazione tra MJF e Meyer Sound, rimandiamo perciò i nostri lettori a quello stesso articolo, consultabile al seguente link.

Stravinsky Stage 2015: © Montreux Jazz Festival (thanks)
Per farci raccontare gli aspetti tecnici dell’edizione 2015, in uno dei pochi momenti di pausa, siamo riusciti a parlare col responsabile tecnico dell’audio del festival, Josè Gaudin, che ci ha parlato delle varie configurazioni delle venue.
ZioGiorgio.com: raccontaci il tuo ruolo qui al festival
José Gaudin: mi occupo del supporto tecnico dei sistemi Meyer Sound e lavoro in questo festival da molti anni. Ora mi sto occupando del setup e messa a punto per tutte le location. Al termine, mi dedicherò al mixaggio all’interno del Jazz Club come fonico residente in prestito da Meyer Sound.
ZioGiorgio.com: che impostazioni hai scelto?

Josè Gaudin – responsabile tecnico Meyer Sound.
José Gaudin: abbiamo usato diversi setup all’interno del main stage, lo Stravinksy. Negli anni passati abbiamo utilizzato sistemi Milo, sostituiti successivamente con Leo e più recentemente con Lyon. Ora abbiamo due Lyon con sei LFC 1100 per lato e probabilmente andremo ad aggiungere un ulteriore LFC 900 per lato in futuro. Quest’anno, utilizziamo per la prima volta anche un sistema LEOPARD come un array centrale.
Solitamente sono sufficienti sistemi composti 4 unità, ma per alcuni spettacoli ne abbiamo messi fino a 10, offrendo al fonico la possibilità di eseguire un mix LCR. Precedentemente avevamo moduli Mica, che misurano 120 centimetri in tutto, ora con Leopard, l’ingombro è di soli 60 centimetri da lato a lato, il che significa che abbiamo ridotto sia l’ingombro che il peso dello stack centrale.
ZioGiorgio.com: per il processing utilizzate Galileo o Callisto?

Una della lounge zone create come appendice direttamente sulle acque del lago…
José Gaudin: abbiamo 3 Callisto, due sotto due lati del palco ed uno nel F.O.H. per la gestione dei segnali provenienti dalla console.
ZioGiorgio.com: come hai organizzato il workflow al fine di ottenere un suono perfetto all’interno della venue?
José Gaudin: utilizziamo questo spazio da due anni e sappiamo come gestire il tutto evitando riflessioni, ma soprattutto cercando evoluzione del disegno nel corso degli anni al fin di migliorare sempre il suono di base. Quest’anno abbiamo utilizzato un 10EaZy SPL per recuperare i dati su come viene utilizzato il sistema che ci aiuta a vedere i livelli di prestazioni e che permette di gestire al meglio il passaggio da Leo a Lyon.
Il nostro lavoro di progettazione è cominciato nel mese di febbraio e, visto che i responsabili di produzione sono molto attenti ai dettagli dei loro piani, tutti i disegni devono essere approvati prima di essere attuati. Abbiamo spesso bisogno di apportare modifiche in base alle loro proposte. Tutti i dati recuperati dai meter 10EaZy dello scorso anno ci hanno aiutato nella scelta e nel posizionamento dei sistemi.
Sky Night è invece il fornitore dei sistemi di amplificazione e dell’illuminazione del festival che si è occupato del posizionamento degli altoparlanti. Lavoriamo a stretto contatto con loro, e il posizionamento e la costruzione dello stage avviene in base alle nostre specifiche di progettazione.
ZioGiorgio.com: parlaci della location Jazz Club.
José Gaudin: Jazz Club è uno spazio totalmente diverso dalle altre location per quanto riguarda il design. Visto che non c’è l’altezza necessaria per appendere un line array, abbiamo studiato un sistema di amplificazione diverso, decidendo di lavorare con unità di ritardo in tutta la stanza. Idealmente avremmo bisogno 5 file di ritardi ma, a causa delle dimensioni della location, abbiamo utilizzato 4 coppie di altoparlanti con apertura stretta. Il sistema principale è composto da 2 UPJ poste orizzontalmente e da 4 file formate da 4 UP Juniors come ritardi. Questa location è molto più intima rispetto agli altri spazi e i fonici sono stati in grado creare una buona immagine stereo permettendo un ascolto molto chiaro. La gestione del segnale all’interno del Jazz Club è curata da due Galileo 616.

Il palco dello Jazz Lab @ Montreux 2015.
ZioGiorgio.com: interessante anche il Jazz Lab dove sono previste due soluzioni di amplificazioni differenti. Come sono composte?
José Gaudin: in questo caso sono state previste due amplificazione perché sostanzialmente la sala vede diverse tipologia di spettacolo. Per la musica “live” abbiamo montato un sistema Leopard da 10 top per lato con relativi sub, mentre per il post-show, quando va in scena musica da ballo e scende il sipario sul palco, c’è un impianto con dei diffusori ponti source, sempre Meyer Sound e rivolti verso quella che diventa la posta da ballo.
ZioGiorgio.com: quali sono state le problematiche maggiori a livello acustico che avete affrontato?
José Gaudin: nella sala Stravinsky, per esempio, siamo costantemente costretti a dover combattere con l’acustica di questo spazio molto ampio e praticamente vuoto. La location è stata progettata per un’orchestra e al massimo un PA posizionato sul palco e non è proprio l’ideale per i sistemi array appesi. Altro aspetto è la gestione dei bassi, visto che c’è un sacco di riverbero proprio nella fascia bassa. Quindi il posizionamento dei Sub deve essere pianificato con cura per ridurre le problematiche di interazione con il palcoscenico.
Il jazz club poi è uno spazio ancora più difficile rispetto allo Stravinsky, a causa del soffitto basso e ottimizzare il sistema di cui ti ho parlato sopra ha richiesto qualche aggiustamento in più.

Una regia con i banchi DiGiCo, presenti in tutte le location del festival.
ZioGiorgio.com: e per quanto riguarda la gestione dei sistemi nell’area esterna?
José Gaudin: qui le cose sono più semplici e gli impianti sono stati montati senza alcun procedimento, abbiamo solo accoppiato fisicamente i subs con l’array e stop, acceso il sistema e via. Nel parco abbiamo installato un Galileo di “cortesia”, giusto per permettere ai vari ingegneri del suono di modificare il sistema se lo desiderano. Tuttavia, questa possibilità non è mai stata sfruttata e il segnale dalla console arriva al sistema in modo naturale.
ZioGiorgio.com: ci elenchi i vari sistemi utilizzati?
José Gaudin: in tutto il sito stiamo utilizzando Lyon, Leopard, 900LFC e 1100 LFC, UPA, UPQ, UPJ, SU Junior, UPM, Melody, MM4, MM10, UM1P, MJF210 e MJF212. Insomma un bel campionario!
ZioGiorgio.com: parlando di Lyon e Leopard, quali sono le caratteristiche più importanti di questi nuovi sistemi a tuo modo di vedere?
José Gaudin: la risposta di fase di questi sistemi è molto più flat rispetto ai modelli precedenti, il che favorisce una maggiore presenza del suono che ritengo mancasse nei vecchi sistemi. E’ difficile da spiegare, ma quando si sente, si nota la differenza sopratutto in quanto a naturalezza, veramente incredibile. Inoltre il peso notevolmente ridotto permette una maggiore flessibilità in fase di setup.
ZioGiorgio.com: che software o strumenti aggiuntivi utilizzi per le configurazioni?
José Gaudin: utilizziamo Galileo e Callisto per tutte le applicazioni, come da tradizione Meyer, che fornisce sempre tutto il “pacchetto” per i suoi sistemi.

The Montreux Palace © Marekusz | Dreamstime.com
L’offerta musicale durante i due giorni della nostra permanenza era diversificata e non necessariamente con prevalenza di musica jazz.
In questo contesto, indipendentemente dagli strumenti utilizzati, ci è capitato di ascoltare qualche cosa di molto bello ma anche qualche cosa di meno entusiasmante. Non è solo l’attrezzatura, di altissimo livello in tutta la catena e i comparti (con regie audio DiGiCo), ha restituire necessariamente un ottimo suono durante una performance dal vivo. Artista e fonico per forza di cose devono fare la loro parte…
Certamente i vari sistemi Meyer Sound alle nostre orecchie hanno confermato la sensazione che abbiamo da tempo riconducibile ad una grande capacità di adattarsi al meglio a qualsiasi genere musicale riprodotto: “grintosi” con musica elettronica (piuttosto presente in questa edizione 2015) e nello stesso tempo rotondi e “smooth” in situazioni di generi più acustici. A tal proposito il concerto allo Stravinsky dell’affascinate cantautrice svizzera Sophie Hunger è stato veramente emozionante, complice anche un sound molto pulito e con sonorità poco “lavorate” che hanno fatto apprezzare al meglio le caratteristiche di pulizia e naturalezza del sistema Meyer Lyon.
Una bellissima esperienza e un sincero grazie al team Meyer, che anche quest’anno ci ha riservato un’accoglienza con i fiocchi!
Aldo Chiappini
Editor-in-Chief
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