Campovolo 2015: tutto l’audio sala e palco!

In questo primo appuntamento vi proponiamo una serie di interviste sulla raffinata e funzionale installazione audio di Campovolo 2015.
Vi consigliamo di godervi la lettura ed apprezzare l’alto livello di contenuti tecnici, dettagli ed aspetti che arricchiscono il bagaglio culturale di tutti noi e che solo sullo Zio potete trovare.

Siamo al cospetto di una produzione fatta di numeri e mezzi eccezionali, talvolta citati a sproposito da stampa e pubblico, ma che, in quanto tali, non rappresentano certo garanzia di successo.
L’ottimo risultato tecnico è stato invece ottenuto, guarda caso, grazie ad un team di professionisti collaudati – che ha pensato ed installato un progetto con fattori di rischio ben calcolati – e grazie all’eccellenza e la preparazione delle aziende coinvolte nel progetto, punti di riferimento nel panorama italiano e mondiale.

La carrellata comincia dall’Ing. Emanuele Morlini ormai annoverabile di diritto tra “grandi” nel campo della sonorizzazione audio professionale che ha studiato e messo a punto un sistema impeccabile per copertura (non abbiamo avuto modo di girare durante lo show ma le giornate precedenti ndr) e timbricamente molto piacevole, con una “consistenza” nelle frequenze medio-asse inaspettato e sorprendente in una location così grande.

morlini campovolo left

Emanuele Morlini – Sound Designer

ZioGiorgio.it: Emanuele tu fondamentalmente sei la persona che ha dovuto sonorizzare tutta l’area del concerto. Da dove cominciamo?

Emanuele Morlini: ho curato il progetto acustico e le pratiche amministrative per il rilascio della autorizzazioni in deroga ai limiti di rumorosità concessi per l’area. Anche l’idea del network in fibra ottica è stata una mia richiesta che Angelo (Camporese ndr) ha poi messo in opera nella maniera che ti spiegherà lui stesso. Il problema più grosso è ovviamente la copertura di questa area sterminata, per fortuna ho avuto una grossa mano dalla Produzione che ha diviso in maniera logica lo spazio in quattro aree di ascolto.
La prima chiamata “Pit Bar Mario” è quella più prossima al palco ed è servita dall’impianto main, poi c’è la seconda zona servita dalla prima fila di delay costituita da sei torri identificate come “near”, una terza con sette torri delay “mid” e la quarta ed ultima dove sono installate sei torri delay “far”. A dirla tutta con l’ultima fila di delay arriviamo anche ben oltre il limite della zona concerto arrivando per buona parte anche nella “Liga Street” che è la zona dove ci sono bancarelle e punti ristoro nell’estremo opposto rispetto al palco.

ZioGiorgio.it: c’è un main PA in configurazione differente rispetto al passato. Puoi descrivere vantaggi e svantaggi?

Emanuele Morlini: ogni cluster è formato da 24 moduli di TTL55-A e 12 sub TTL36-AS posti immediatamente dietro il line array, in aderenza. Sinceramente questa configurazione, quando possibile, ha il vantaggio di un tuning molto più semplice e si guadagna anche in termini di “fuoco” sonoro. Inoltre risulta un impianto anche più pulito dal punto di vista estetico e, come sai, è stata data grande importanza alla visibilità del pubblico da ogni angolazione. Sempre sul palco poi abbiamo due side formati da 20 moduli TTL55-A posizionati molto aperti e che quindi non interferiscono praticamente nulla col main.

ZioGiorgio.it: ci sono poi i sub posti a terra e i front-fill.

Emanuele Morlini: certo, in merito ai frontali nulla di particolare, al solito ho previsto dei cabinet TLL33-A per coprire le prime file. I sub a terra invece sono 72 TTS56-A, configurati in gruppi di tre unità in cardioide e che formano un arco fisico il quale termina con un end-fire secco che serve per estendere la copertura a 180° sui lati estremi che altrimenti sarebbero rimasti sguarniti.

morlini campovolo2
ZioGiorgio.it: poi c’è il “bosco” di delay come è stato chiamato in questi giorni.

Emanuele Morlini: esatto, i cluster sono composti da 16 TTL55-A ciascuno nella fila near dove sono state installate 6 torri e da 12 moduli per i mid e i far in cui si hanno rispettivamente 7 e 6 torri. Il totale quindi è pari a 19 torri di ritardo. Nella prima linea delay sono stati previsti anche dei sub TTS56-A, doppi 21’, a terra solo nei due delay esterni rispetto al palco, quindi i più lontani. Nella seconda e terza linea invece le complessive tredici torri sono tutte provviste di quattro sub in end-fire.

ZioGiorgio.it: si è anche fatto un gran parlare dei 2 milioni di Watt e del numero totale di cabinet che ancora non ho capito quale sia esattamente…

Emanuele Morlini: sono numeri un po’ coreografici magari ma questo è quello che risulta da calcoli precisi. Quindi sono circa 2,1 milioni di Watt in RMS musicale e i cabinet che abbiamo a controllo sotto RdNet, tutto compreso, sono 508.

ZioGiorgio.it: come tratti e ridistribuisci il segnale che ti arriva dalla regia di Butturini?

ZioGiorgio.it: Alberto mi manda 3 coppie di L+R di cui due sono fondamentalmente spare. Entrano in un processore Meyer Sound Galileo che ha la sola funzione di matrice per instradare 11 segnali che sono fondamentalmente così divisi: main, sub appesi, side e sub a terra sia left che right. Quindi 4×2 e siamo a 8 linee. Poi una linea mono per il delay “near”, una per il delay “mid” ed una per il “far”. A queste linee io do un ritardo approssimativo di linea, per poi fare il “fine tuning” attraverso RdNet che si occupa anche di tutto il processamento e del monitoring di ogni singolo diffusore.

Passiamo poi alla spiegazione della distribuzione del segnale nell’enorme prato ad opera di Angelo “Pavarotti” Camporese. E’ stato prevista per l’occasione un rete ottica nella quale venivano veicolati diversi segnali, non solo audio….

ZioGiorgio.it: ciao Angelo, mi parli della tua mansione qui a Campovolo?

Angelo “Pavarotti” Camporese: mi sono occupato di fornire il segnale al sistema audio, quindi al main e alle 19 torre di delay sparse nella location con l’aggiunta di un sistema di controllo tramite network.
E’ un sistema un po’ più complesso rispetto alle altre volte perché ci siamo presi il lusso di controllare qualsiasi device utilizzato.
Tutto ruota intorno ad un anello in fibra ottica diviso in 4 core: due che veicolano il segnale audio digitale tramite sistema Optocore (main) e altri due core dedicati al controllo attraverso una rete di Switchs in cui passa anche il segnale del protocollo proprietario di RCF Rd-Net. In più è stata prevista una linea analogica spare completamente indipendente.
L’anello prevede 13 nodi totali, uno di immissione che è posizionato qui in FoH e gli altri di distribuzione in concomitanza di nodi sparsi nella venue.

camporese campovolo

Angelo “Pavarotti” Camporese in regia FoH.

ZioGiorgio.it: Angelo, per rendere tutto più chiaro forse è bene procedere a descrivere i vari blocchi…

Angelo “Pavarotti” Camporese: certo. Partiamo da Optocore che è il sistema che porta il segnale audio. A me vengono mandati 11 segnali provenienti dal Meyer Sound Galileo ed sua volta il Galielo riceve il master out dalla console di Butturini, nella modalità che poi ti spiegherà lui stesso.
Una volta immessi nella rete questi segnali possono essere prelevati dove servono, quindi per esempio il segnale mono per i tre segnali delay che si dividono in near, mid e far, i sub, il main Left, il main Right e via dicendo. In alcuni punti della venue sono anche stati immessi dei segnali dato che per la registrazione erano previsti dei microfoni di ambiente posti in mezzo alla location per catturare il sonoro del pubblico.
Arrivati al nodo bisognava però convertire il segnale digitale in analogico poiché i cabinet amplificati TTL55-A di RCF accettano il segnale analogico. Per fare ciò abbiamo utilizzato delle macchine della Lake scelte per una loro caratteristica interessante…

ZioGiorgio.it: del tipo?

Angelo “Pavarotti” Camporese: il Lake LM44 che è il modello esatto che abbiamo usato si aggancia tramite AES/EBU al clock dell’Optocore, ma qualora disgraziatamente non “sentisse” più il clock per un malfunzionamento è in grado di passare in automatico all’input analogico continuando a funzionare e a rilanciare il segnale audio in uscita. Come ti ho detto è stata prevista una line analogica indipendente, proprio per questo scopo. Abbiamo previsto un ulteriore segnale con il sistema DANTE veicolato attraverso la rete di controllo che è già previsto all’interno dei Lake LM44 che però ho mantenuto in manuale da attivare solo come ulteriore spare all’occorrenza.
camporese campovolo1ZioGiorgio.it: passiamo a tutta la parte di controllo.

camporese rack

Uno dei Rack per la distribuzione dei segnali audio/controllo.

Angelo “Pavarotti” Camporese: parte della rete Ethernet è dedicata al segnale per RdNet (che per la precisione dopo il relativo Controller collegato al sistema di Switchs viaggia su una RS485), un sistema molto sofisticato che può monitorare e controllare tutti i device RCF, casse comprese.
Ho poi un computer dove ho installato un semplice software che si chiama Dude e che è in grado, attraverso dei ping continui, di interrogare gli UPS di alimentazione delle macchine posti nei racks dei vari nodi oltre a tutti i devices presenti nella rete per verificare che tutto funzioni correttamente segnalando qualsiasi malfunzionamento.

ZioGiorgio.it: quindi in ogni nodo hai un rack creato per lo scopo che contiene che cosa precisamente?

Angelo “Pavarotti” Camporese: un UPS per alimentare le macchine, uno switch per il controllo RdNet, di Optocore per una ulteriore possibilità di controllo, un Lake LM44 e ovviamente i moduli Optocore. Da notare che inizialmente avevamo previsto un rack sotto ogni torre delay salvo poi optare per un nodo ogni due torri. In effetti per far funzionare la torre delay sprovvista di nodo chiamata Slave è bastato rilanciare un segnale audio e un segnale RdNet, oltre ovviamente all’alimentazione elettrica per alimentare gli array presente a prescindere ovunque.

camporese campovolo2

La regia di Angelo Pavarotti. Qualche computer presente…

ZioGiorgio.it: detto ciò mi dicevi che ti sei occupato anche della gestione delle reti wireless adibite al controllo…

Angelo “Pavarotti” Camporese: abbiamo implemento questo nuovo sistema della Ruckus Wireless che consente di avere degli accessi multipli attraverso vari access point. Ma la particolarità è che cambiando zona non si hanno interruzioni momentanee della connessione come avviene normalmente ma, tramite un device dmaster, che si chiama Zone Director, l’utente può sposarsi ed agganciarsi al nodo più vicino senza perdere la connessione, un po’ come avviene nelle reti di telefonia mentre ci si sposta ad esempio, in viaggio. Questo si traduce in un vantaggio notevole per l’operatore proprio in relazione alle grandi distanze.
La rete è ovviamente criptata, a 5 Ghz e non a 2,4 Ghz dato che si sovraporrebbe alle frequenze della maggior parte degli attuali Smartphones, ma abbiamo scelto di tenerla comunque anche nascosta perché, anche se è pressoché impossibile accedervi, presumibilmente in molti potrebbero tentare di connettersi sovraccaricando comunque il server che deve analizzare e rimbalzare le tantissime richieste. E siccome a Campovolo sono previste 150.000 persone…

A questo punto siamo passati in regia FoH dove, come ormai da tempo nei concerti di Luciano Ligabue, troviamo Alberto “Mente” Butturini che ha in un certo senso finalizzato col suo mix gli sforzi profusi nelle settimane e dei mesi antecedenti all’evento. Mix potente, pulito e mai affaticante nonostante le oltre tre ore di concerto.

butturini morlini campovolo

Emanuele Morlini con Alberto Butturini in regia FoH.

ZioGiorgio.it: Alberto, se possibile a questa tornata si è pensato ancora più in grande. Dal tuo punto di vista cosa è cambiato?

Alberto “Mente” Butturini: come prima evidenza c’è un nuovo sistema sonoro che è tutto RCF, compresi i delay, ed è la conseguenza diretta della strada intrapresa tra le due realtà già da qualche anno.
Per quanto mi riguarda però, al di là delle dimensioni straordinarie di questa installazione, questo sistema non rappresenta un novità poiché ho mixato su questo impianto gli utlimi tour e concerti di Luciano, compreso l’ultimo Mondovisione Tour negli stadi e nei palazzetto dello scorso anno.
Rispetto al tour negli stadi c’è una configurazione leggermente diversa però. In passato avevamo creato un cluster di sub centrale che, per problemi di portata, posizionammo dietro al maxischermo, qui i cluster di sub grazie al lavoro straordinario che ha fatto Franco Comanducci creando questo palco – e che ringrazio pubblicamente – sono due e sono posizionati immediatamente dietro all’array left e right e devo dire che il sound dal mio punto di vista è ancora migliore con una spinta ed un fuoco notevoli anche nella parte medio bassa.

ZioGiorgio.it: passando alla regia?

Mente: la configurazione della regia, bene o male, è sempre la stessa anche se per la prima volta abbiamo utilizzato due console DiGiCo creando un mirroring reale.
La SD7 ha già on board due processori per garantire una completa ridondanza di tutto il percorso e della gestione dell’audio.
In questo caso si è scelto di usare un solo processore e di raddoppiare anche la superficie di controllo ottenendo così un sistema doppio e sempre sincronizzato. Nella pratica una console è la copia dell’altra e ogni movimento fatto sulla prima si rispecchia esattamente sulla seconda. In una prova durante la scaletta è stata tolta a tradimento l’alimentazione al primo mixer ed a quel punto, senza percepire la minima interruzione o rumore, ha preso il controllo l’altra SD7 posizionata dietro. Mi sono semplicemente spostato dietro nel mixer alle mie spalle, che normalmente è presidiato dal mio collaboratore Mimmo Lettini, e ho continuato a mixare normalmente.
E’ stata riavviata la console “main” che, nel giro di poco tempo è tornata operativa e a ripreso il controllo.

outboard campovolo

L’Outboard in regia FoH con il “Blu” della Teknosing come sommatore.

ZioGiorgio.it: puoi parlarci del percorso del segnale in uscita della console?

Mente: in questo caso ho una novità c’è. Come di abitudine avevo previsto l’uso del sommassero Dangerous, poi mi è stato proposto di provare questa nuova macchina dell’azienda Italiana Teknosign e devo dire che sono rimasto impressionato, tanto che ho deciso di usare quella. Peraltro non è neppure la versione definitiva ed è quella che nell’outboard vedi con la livrea blu, tant’è che è stata soprannominata “blu”.
Quindi, attraverso dei bus creati sulla DiGiCo mando una serie di segnali steam ai sommatori che vanno poi a finire in un Galileo che Emanuele Morlini, il system engineer, usa per creare le matrici da instradare nell’impianto di diffusione.
Anche in questo caso abbiamo un sommatore di scorta e, se proprio marcasse male, due cavi L+R analogici direttamente presi dalla SD7.

ZioGiorgio.it: cosa puoi dirci del sound? Tre band sostanzialmente diverse che hanno suonato brani con arrangiamenti diversi.

Mente: esatto, in questo senso anche i musicisti sul palco hanno ripreso molti degli strumenti utilizzati al tempo ed anche io ho cercato di rispettare questa precisa volontà. Ci sono i Clandestino che hanno suonato tutto il primo album con sonorità più “anni 90”, La Banda che è la stessa che ha registrato il grande successo di “Buon Compleanno Elvis” che ha un suo suono molto caratteristico ed infine Il Gruppo che è poi quello che accompagna Luciano ormai da qualche anno. Credo che ognuno dei tre set-up sia a suo modo interessante, è logico che col Gruppo ormai ci si conosce molto bene, insieme a loro ho fatto gli ultimi tour.

ZioGiorgio.it: vista la grandezza dell’evento hai adottato qualche espediente particolare nel tuo mix?

Mente: direi di no, se non il fatto che in questo caso sto mixando praticamente in mono, anche perché la posizione della regia non è centrale ma di lato e praticamente davanti al cluster right. Detto ciò io faccio il mio lavoro affidandomi alle mani dell’ing. Morlini col quale mi trovo molto bene che, come da prassi, durante il primo brano ha fatto alcuni aggiustamenti al P.A. riportandolo nella condizione il più possibile lineare, visto che tutte queste persone influiscono non poco sull’acustica generale. Solo dopo il suo cenno che tutto era ok ho ritoccato qualche casetta qua e là, come è normale che sia…

Sul palco abbiamo ritrovato Stevan Martinovic, affiancato per l’occasione dall’aiutante Umberto Polidori e la crew di backliner. Anche Stevan, sempre attento agli aspetti tecnici, ha fatto luce su alcuni punti interessanti, ecco le ultime interviste dell’articolo dedicato all’audio.

stevan campovolo

da sx: Stevan Martinovic e Umberto Polidori.

ZioGiorgio.it: ciao Stevan, vedo che hai nuovamente scomposto e dislocato gli stage rack della DiGiCo.

Stevan Martinovic: vista la grandezza del palco ne ho previsti 4 di cui tre nelle immediate vicinanze del backline, dietro ogni pedana (batteria, chitarre e tastiere) ed uno qui nella mia regia per gli input dei radio mic ed anche per prendere i segnali d’uscita per entrare negli IEM. In ogni SD Rack, oltre alle uscite che uso io, c’e’ una card da 8 uscite analogiche pilotata dalla FoH per un totale di 32 out dislocate tra palco e regia monitor. In questo modo chiunque voglia un segnale, time code, mix FoH, qualsiasi richiesta di radio, TV etc. può riceverlo in un minuto, anche da Alberto in sala.

ZioGiorgio.it: come hai organizzato il monitoraggio dei musicisti, visto che di fatto si tratta di tre band diverse che ruotano durante lo show.

Stevan Martinovic: nella realtà ho scelto quella che credo sia la via più semplice. Ho previsto le varie mandate (AUX) che escono dagli splitter più vicini al musicista da raggiungere, quelli che hanno preamplificatori per cuffia, o mixerini come i batteristi e wedge monitor. Non ho però creato una aux dedicata, ad esempio per ogni chitarrista ma bensì una linea chiamata tipo “chitarra right” che userà Max Cottafavi nel primo set e poi Fede Poggipollini al secondo atto, duplicando, per comodità il body pack IEM. I tre bassisti hanno la stessa mandata che viene duplicata nelle out degli splitter e che raggiunge i loro preamp per cuffia. Per intenderci, mentre sta suonando un set che ha un solo un bassista, negli altri due preamp arriva lo stesso segnale. Ovviamente tramite le memorie della DiGiCo i vari set cambiano a seconda delle richieste del musicista, livelli di mandata equalizzazioni etc…
Quindi, in sintesi, è come se avessi sempre e comunque una sola band, indipendentemente dal fatto che i musicisti cambiano.

ZioGiorgio.it: tutto rigorosamente IEM. In un palco così si poteva usare qualche wedge?

Stevan Martinovic: lavoriamo ormai da anni in questo modo, ricercando il più possibile la pulizia sonora sul palco e comunque dall’impianto arriva una componente di basse giusto a “completare” l’ascolto in cuffia. Inizialmente avevo previsto dei wedge per i chitarristi, oltre agli IEM, ma nella realtà dei fatti solo Niccolò Bossini ne ha usato uno. I wedge RCF che vedi davanti a Luciano invece sono di “cortesia”, se mai volesse togliersi un auricolare o per le emergenze. Ma del resto Luciano è da anni che usa IEM e non ha problemi in questo senso…

Nella mattina del concerto, in un momento di pausa, abbiamo radunato tutti i tecnici di palco, in numero leggermente “rinforzato” per l’occasione.

backline campovolo2

I Backliners a Campovolo.

ZioGiorgio.it: partiamo da te Salvo, che sei Direttore di Palco. Com’è stato organizzato tutto il lavoro?

Salvo Fauci: per affrontare al meglio questo show che vede salire sul palco tre band diverse abbiamo allargato un po’ il team. Abbiamo il nuovo innesto Nicola Trapassi che si occupa solo delle batterie, che sono tre diverse e che devono essere sostituite ogni set, Beppe Accito che si occupa delle sequenze live e di Angelo Caselli, anche lui Direttore Palco e che invece si occupa delle movimentazioni. E poi al solito gli ormai “fedeli” di Luciano Ligabue: Gherardo Tassi e Alessandro Fabbri, chitarre e bassi e Federico Galazzo zona tastiere e che ha organizzato e programmato le sequenze su Pro Tools e Alesis HD24.

ZioGiorgio.it: bentrovato Nicola, parlaci della gestione delle batterie.

Nicola Trapassi: io mi occupo insieme a Angelo di togliere e far entrare le batterie, oltre a curarne l’accordatura e il set-up per i musicisti. Il fonico di palco ha previsto uno stage rock DiGiCo proprio dietro i drum set che quindi cabliamo semplicemente tramite bocchettoni in tempi rapidi. Per ogni batteria sono stati previsti un massimo di 16 canali quindi mi trovo a dover cablare due “Veam” più un terzo per i ritorni. L’unica complicazione se vogliamo è che i drum set non passano come in altezza sotto lo schermo per essere ricoverate nel backstage quindi si rende necessario abbassare sia piatti che Over Head. Abbiamo però previsto ogni movimentazione durante le prove e devo dire che siamo diventati veloci ed efficienti.

backline campovolo1

ZioGiorgio.it: cosa potete dirci in merito alle sequenze?

Federico Galazzo: oltre ad occuparmi delle tastiere mi sono occupato della programmazione su Pro Tools delle sequenze e poi della preparazione dei back-up, con relativo trasferimento, su Alesis HD-24

Beppe Accito: le sequenze oltre ai click mandano anche un segnale SMPTE che va a sincronizzarsi col video e che può essere usato da chiunque lo necessiti. Dalla nostra postazione diamo lo start in manuale e siamo in contatto col Direttore Musicale e il fonico di palco.

ZioGiorgio.it: Gherardo, Alessandro e Federico voi ci occupate del backliner “classico” per così dire.

Backliner: ci siamo divisi il palco tra destra e sinistra per chitarre e bassi mentre Federico si occupa di tutta la zona tastiera. Fondamentalmente facciamo servizio accordatura, sistemiamo l’effettisitica e soprattutto guardiamo costantemente i musicisti durante le prove ed il concerto al fine di intervenire tempestivamente qualora ce ne fosse bisogno.

ZioGiorgio.it: qualche cosa di particolare?

Gherardo Tassi: soprattutto nel primo set, quello dei Clandestino, ci sono alcune accordature aperte, chitarre slide, banjo per poi arrivare invece alle band più recenti che ormai conosciamo molto bene…

Backliner: e poi a circa 30 minuti dall’inizio, facciamo un mega-check insieme ai fonici provando qualsiasi cosa suona sul palco…

Per concludere questo primo appuntamento intervistiamo Willy Gubellini, responsabile audio di Campovolo 2015 che con la sua azienda Nuovo Service si è occupato di reperire e gestire l’imponente mole di materiale audio.

ZioGiorgio.it: Willy, parlando con i tecnici ho compreso che è l’istallazione è di un livello ancora superiore questa volta…

Willy Gubellini: diciamo che è l’evoluzione ed il complemento del lavoro che abbiamo fatto in tutti questi anni sia con Luciano sia per il concerto Italia Loves Emilia che si è tenuto in questa stessa location. In un certo era inevitabile seguire quelle orme e, se possibile, migliorarci ancora.

ZioGiorgio.it: anche il sistema di diffusione audio è impressionante.

gubellini campovolo
Willy Gubellini: se vuoi sonorizzare un’area così grande c’è una scienza esatta che, bene o male, va seguita per garantire l’ascolto a tutto il pubblico. Era poi logico seguire la strada che da qualche anno abbiamo intrapreso con l’azienda RCF che anche questa volta si è rivelata all’altezza fornendo un’assistenza ed un supporto sempre puntuali.
Vorrei anche aggiungere che non è che ci siano “troppe” casse come qualcuno può pensare, c’è il numero di cabinet che serve per sonorizzare questa area enorme e grossomodo sarebbero state altrettante se al posto di questo sistema audio ce ne fosse stato un altro.

ZioGiorgio.it: la tua azienda qui a Campovolo 2015 è l’azienda di riferimento per quanto riguarda il comparto audio. Come hai gestito tutta l’organizzazione e il reperimento della strumentazione?

Willy Gubellini: l’impianto main e side, composto da 88 diffusori (quelli dipinti color arancio per intendersi), 60 sub e i front-fill sono di proprietà di Riserva Rossa, il management dell’Artista.
Per quanto riguarda le 19 torri di delay (252 diffusori TTL55-A e 64 sub), RCF stessa coinvolgendo il suo network di clienti italiani ed internazionali ha preso contatti già da fine primavera per verificare la disponibilità di questo materiale. Considera che gran parte proviene da Germania, Grecia, Croazia ed il rimanente dall’Italia. Ho anche chiamato il service locale Piano&Forte per avere, oltre ad alcuni diffusori più piccoli, anche un supporto logistico in loco.
Agorà, come sempre, ha fornito regie audio e luce, fornitura di palco e tutto il sistema in fibra ottiche per la trasmissione del segnale alle varie torri. Il palco invece è opera di La Diligenza di Franco Comanducci.
Tutto il materiale per l’impianto è confluito in RCF già da fine agosto e, mentre le tre band effettuavano le prove musicali, ogni diffusore è stato provato e preparato in modo che al montaggio a Campovolo, 10 giorni prima dello show, ci fosse la certezza del perfetto funzionamento e posizionamento.

ZioGiorgio.it: eventi di questa portata richiedono fortunatamente molta forza lavoro. Tu per esempio, come Nuovo Service, quante persone hai impegnato per svolgere le varie mansioni?

Willy Gubellini: lo staff audio era composto da una ventina di persone, tra fonici, tecnici PA e delay, backliner e tecnici per la registrazione. Il progetto audio è iniziato già a fine primavera ed ha seguito passo passo ogni evoluzione del disegno del palco e dell’area intera.
Molti collaboratori sono oramai figure “storiche” nei concerti di Luciano, lavorano con me da molti anni e sono elemento prezioso e fondamentale in allestimenti di questo genere.
Senza di loro ed il loro contributo non sarebbe possibile raggiungere il risultato.

Pesto altri appuntamenti dove parleremo di produzione, luci e video e altri aspetti come comunicazioni, logistica e sicurezza non necessariamente legati a stretto contatto con la scenotecnica ma altrettanto importanti e interessanti. See you soon!

Aldo Chiappini
ZioGiorgio Staff 

© 2001 – 2015 NRG30 srl. All rights reserved

Vai alla barra degli strumenti