Il produttore statunitense di microfoni professionali Shure può vantare oltre 90 anni di esperienza nel settore audio. Pensate, inizialmente vendeva kit per la costruzione di radio. Solo successivamente, dal 1931 in poi, si è occupata della costruzione di microfoni, che avrebbero segnato delle tappe fondamentali nella storia dei microfoni per applicazioni dal vivo e in studio. Di fatti nel 1939 Shure introdusse il Model 55 Unidyne, che sarebbe diventato uno dei microfoni più riconosciuti al mondo. Vent’anni dopo, l’uscita dell’Unidyne III, segnava un’altra tappa importantissima, essendo il predecessore dell’amatissimo SM57, introdotto nel 1965, assieme al leggendario SM58, semplicemente i due microfoni più venduti al mondo!
Quando Shure annunciò che avrebbe presentato al NAMM Show 2016 un nuovo microfono handheld, tutti gli addetti ai lavori hanno drizzato le orecchie. Mai nessuno però si sarebbe aspettato un microfono dinamico, cardioide a doppio diaframma. Con il nuovo KSM8 Dualdyne gli ingegneri di Shure hanno cercato di portare la tecnologia e le prestazioni dei microfoni dinamici a un nuovo e innovativo livello, e in questa recensione scopriremo se ci sono riusciti.
Prima impressione
Togliendo il KSM8 dal suo stilosissimo astuccio in dotazione, si presenta immediatamente come un microfono professionale, con manifattura eccellente e componenti di qualità superiore. Il corpo in alluminio pressofuso con finitura nera (o in nichel spazzolato) e la griglia di acciaio temperato danno una sensazione di grande robustezza. Svitando la griglia scopriamo che all’interno è imbottita di materiale idrorepellente, e solo sulla parte piatta nella punta c’è anche una classica spugna. Sui lati invece si trova questo materiale sintetico particolare che nella parte superiore della griglia si presenta piatto ma sempre leggermente spugnoso, nella parte bassa invece è molto fine e liscio, con una trama forata fittissima, a proteggere la capsula a doppio diaframma che a mio avviso solo a livello estetico è già spettacolare! Scopriamo cosa nasconde all’interno.
La capsula Dualdyne
Le caratteristiche e la costruzione della capsula Dualdyne sono davvero interessanti! Utilizza due membrane sottilissime (quella frontale è attiva e l’altra passiva) e un sistema di flusso dell’aria a ingresso laterale invertito. Cosa vuol dire? Il suono che entra nel microfono attraverso le feritoie di ingresso laterali passa attraverso il secondo diaframma posteriore prima di colpire il diaframma anteriore. Utilizzando il secondo diaframma nella rete di resistenze, viene parzialmente impedito alle basse frequenze di entrare nella capsula. Quale sono i vantaggi?
Prossimità
Conosciamo tutti l’effetto di prossimità, ovvero l’aumento della risposta alle basse frequenze quando ci si avvicina molto al microfono. Per controbilanciare questo effetto, nei microfoni tradizionali spesso viene enfatizzato il range intorno ai 4-5 kHz. L’idea che sta alla base della tecnologia del doppio diaframma è invece quella di generare una risposta naturale nel limite inferiore della banda, con un effetto di prossimità controllato e nessuna perdita di nitidezza, e con risposta alle alte frequenze ampia, senza picco di presenza.
Distanza
Per usare in modo ottimale un microfono tradizionale si è obbligati a stare con la bocca ad una distanza precisa dal microfono, per non incappare in variazioni timbriche. La risposta bilanciata del microfono a doppio diaframma invece crea uno “sweet spot” più grande, che consente un movimento più libero del cantante, senza incidere sulla qualità del suono.
EQ
Dal vivo i tecnici del suono sono spesso costretti ad equalizzare anche pesantemente il segnale, sia per ridurre l’effetto di prossimità dei microfoni tradizionali, sia per compensare l’utilizzo di tecniche microfoniche errate. Il doppio diaframma offre una risposta ampia sulla gamma vocale ed è meno sensibile a un uso errato del microfono, con il risultato di dover effettuare meno correzioni del segnale, ottenendo così un suono più naturale.
Linearità fuori asse
Quando delle sorgenti fuori asse indesiderate penetrano nei microfoni per uso vocale, possono degradare la coerenza di fase e compromettere la qualità della sorgente. Il KSM8 offre una maggiore immunità rispetto a questi problemi, grazie alla risposta polare lineare sull’intera gamma di frequenze.
DSS™
Il sistema di stabilizzazione del diaframma (chiamato DSS™), unitamente al supporto anti-vibrazioni pneumatico, isola e sospende la capsula. È stato sviluppato per la riduzione del rumore causato dai movimenti del microfono. In aggiunta, il pistone mobile e le cavità interne sono state realizzate in modo di stabilizzare il diaframma durante le vibrazioni meccaniche.
In prova
Ho tenuto lo Shure KSM8 Dualdyne in prova per due settimane, sottoponendolo a vari test sia in ambiente live che in studio.
Per prima cosa ho collegato il KSM8 alla mia scheda audio, eseguendo una serie di ascolti, su monitor reference, varie cuffie, impianto voce e anche con i monitor da terra.
In generale il microfono riproduce la voce in modo molto equilibrato e naturale, con un suono caldo e presente. Il segnale risulta chiaro e dettagliato, ma senza enfatizzare certi range di frequenze come siamo abituati in altri microfoni.
Ascoltatevi questo file, un arrangiamento tutto vocale di un mio vecchio brano, registrato con il KSM8 Dualdyne, entrando direttamente in una scheda audio RME Fireface 800. Le tracce vocali che sentite sono tutte “flat”, cioè niente eq e niente compressione.
Bene, andiamo a verificare le varie features dichiarate dal produttore:
Il livello di uscita risulta maggiore di tutti gli altri microfoni dinamici che ho in studio.
Effettivamente l’effetto prossimità è molto più controllato. Le basse ci sono, ma risultano meno “fangose” che negli altri microfoni.
La cosa veramente sorprendente però è la grande resa timbrica anche quando si allontana il microfono dalla bocca. Anche a una distanza di 25/30 centimetri, dove oltre alla perdita di volume altri microfoni dinamici tendono anche ad assottigliarsi pesantemente, il suono riprodotto del KSM8 rimane pieno ed equilibrato. Non solo, anche spostandosi un po’ fuori asse il microfono riesce a riprodurre la sorgente in modo più fedele di altri microfoni a mano che conosco.
Per capire meglio, ho messo a confronto il KSM8 anche con altri quattro microfoni vocali dinamici. Nei file audio seguenti potete ascoltare alcuni esempi vocali registrati a tre distanze diverse (con la bocca attaccata alla griglia / a 10cm / a 20cm). Trovate in sequenza: 1. Shure SM58, 2. Shure Beta58, 3. Sennheiser e855, 4. Telefunken M80 e 5. Shure KSM8 Dualdyne. Ho uniformato digitalmente le registrazioni a livello di gain per potervi dimostrare meglio i cambiamenti timbrici anziché quelli di volume.
Visto che in rete ho trovato delle critiche riguardo un presunto problema sui suoni plosivi, ho aggiunto anche un file con degli esempi utilizzando parole con la “p”. Giudicate voi stessi.
Questa maggiore resa sulla distanza e fuori asse potrebbe magari indurre a pensare che il KSM8 è più sensibile ai feedback, ma non è cosi. Oltre alle serate dal vivo con un mio power trio, dove mi sono trovato benissimo con il microfono, in queste due settimane ho usato il Dualdyne anche nell’aula di canto, su differenti tipi di voce e volumi di spia piuttosto “rock’n’roll”. Il suono che esce dal monitor già in flat è veramente piacevole, e il rischio di feedback ridottissimo.
Dualdyne @ Blue Note
Per poter valutare il KSM8 in azione anche da ascoltatore giù dal palco, e per avere un’opinione da un grande professionista del settore, ho coinvolto nella prova Zoran Matejevic, fonico residente del Blue Note di Milano, che non appena gli avevo parlato del nostro test su ZioMusic.it, si era dimostrato molto interessato. Ha usato il KSM8 per cinque giorni sulla voce del cantante e sassofonista inglese Ray Gelato, che con i suoi Giants ha infiammato il Blue Note con nove spettacoli di Swing, Rhythm’n’blues e Jive. Un palco non facile da gestire a livello acustico, con pianoforte a coda, contrabasso, batteria e sezione fiati (tromba, trombone e sax tenore) e volumi di spie importanti.
Ecco la testimonianza di Zoran Matejevic: “Shure dichiara che con il KSM8 l’effetto di prossimità è molto ridotto – è vero. Ma non è solo questo il punta di forza di questo microfono. Eccessive dinamiche sia nella pronuncia o nel canto non cambiano il timbro, il che rende la gestione molto più facile. Sia nella spia come nel PA ho dovuto applicare correzioni veramente minime a livello di eq, abbassando di 1dB /1.5 dB la quinta ottava, in specifico dal F#5 al C6 [il range da 740Hz a 1046Hz, ndr]. E’ bastato poi aggiungere un filtro passa alto e il gioco era fatto. Impressionante ma vero.
Con un palco con livelli acustici alti e impegnativi, il microfono mi ha dato la sensazione che la voce dominasse non col volume o col range dei 1.6kHz ma con le fondamentali. Non si perde mai il solista e si ha la sensazione, come se il canale fosse super processato, di un suono dritto in faccia, fermissimo. L’intelligibilità sulle consonanti, dalle dentali fino alle sibilanti, ci permette finalmente di concentrarci sulla musica e le vocali. Nessuna critica ne sulle plosive ne sulle nasali, sottolineando che sibilanti e fricative sono molto naturali.
Tutto è più facile nel mix, la voce esce sempre, senza dover continuamente tenere il dito sul fader della voce. Questa caratteristica, che mi piace chiamare ‘effetto Pultec’, permette di lavorare in modo comodo con il suono, importante sia per la gestione sul palco o nel PA e non solo, perché sono convinto che per le sue caratteristiche il KSM8 sarà molto indicato anche per il broadcast e streaming.
Due critiche: il sistema antishock non l’ho trovato così efficace, anzi potrebbe creare problemi se il cantante batte le mani col microfono o quando bruscamente porta il microfono nella clip, come fa per esempio continuamente Ray Gelato. Il supporto in dotazione è una classica clip Shure che obbliga a sfilare e infilare il microfono. Avrei preferito magari una clip morbida che permettesse di sistemare il microfono con la pressione dall’alto. A parte questo, il KSM8 mi è piaciuto veramente tanto. Complimenti alla Shure.”
Da ascoltatore del concerto di Ray Gelato & Giants posso solo confermare quello che ha constatato Zoran Matejevic: la voce era sempre ben presente, con un suono molto equilibrato, anche se l’artista certamente non è di quelli che sta in una posizione ferma, o a una distanza costante dal microfono, anzi è un continuo prendere il microfono dall’asta, cantare, passare il microfono da una mano all’altra, allontanarsi e riavvicinarsi dal microfono, rimettere il microfono sull’asta, fare l’assolo di sax, riprendere il mic dall’asta, balletti vari, e così via. Sul palco poi aveva due spie da 400 Watt cadauna, con volumi stratosferici (che si sentivano fino al mixer di sala) e non è partito neanche una volta un fischietto.
Considerazioni
Che dire … Shure effettivamente ha creato qualcosa di nuovo, un microfono così non si era ancora visto. Inserire una capsula a doppio diaframma dentro un dinamico con caratteristica cardioide effettivamente è stata una genialata!
Valutazione finale
La manifattura eccellente, il livello di uscita maggiore, l’effetto di prossimità ridotto, la distanza di funzionamento aumentata, il segnale chiaro e molto dettagliato con un feedback minimo, fanno dello Shure KSM8 Dualdyne un microfono vocale a mano professionale di alto livello, anche negli ambienti live più esigenti. Di alto livello purtroppo è anche il prezzo: 500 euro non sono pochi, ma mi sono convinto che per un microfono così ci può stare.
Dimenticavo: Oltre alle versioni in finitura nera o in nichel spazzolato il KSM8 è disponibile anche come componente di un sistema wireless Shure o come aggiornamento di un trasmettitore da mano wireless esistente.
Shure ha fatto anche una serie di video di presentazione e spiegazioni tecniche, eccovi i link ad un paio di questi molto interessanti:
Shure KSM8: Inside Dualdyne
Shure KSM8: Unidyne to Dualdyne
Info: www.shure.it