Questa mattina i social network sono esplosi, giustamente, di giubilo e complimenti per il riconoscimento al Maestro Ennio Morricone a cui l’Academy ha consegnato l’Oscar per la Miglior Colonna Sonora 2016 per il film “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino. Qualcuno dice si tratti di un Award dato più alla carriera che a questo lavoro specifico di Morricone, altri, che a dire il vero sono per lo più politici e gente che di musica ne capisce poco, hanno fatto il classico salto sul carro del vincitore inneggiando alla vittoria della musica italiana e delle famose eccellenze italiche che saltano fuori solo quando trainano ma non quando sono da supportare.
Dopo sei nomination arriva quindi il primo Oscar ad un grande della musica italiana che è conosciuto in tutto il mondo, caso abbastanza raro tra i compositori di colonne sonore, almeno quanto i film che lo hanno reso famoso. Anche noi ovviamente ci uniamo ai complimenti al Maestro che inizialmente, volendo discostarsi un po’ dal genere western nel quale si sentiva un po’ stereotipato, questo film lo aveva a dire il vero rifiutato. Buon ripensamento quindi.
La domanda che però tutti noi che la musica l’abbiamo nel cuore dovremmo farci è: questo Oscar appartiene a questa Italia? La risposta, altrimenti non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di porsi la domanda, è no.
Ennio Morricone ha 87 anni, è il più anziano insignito di un Academy Award e, benchè sia un uomo che compone ancora bellissime pagine di musica alla sua età, di certo non può essere considerato figlio dell’Italia contemporanea. Fa parte di un’Italia che non c’è più, dell’Italia dei colossal a Cinecittà, della grande RAI, di un Paese che con tutte le sue contraddizioni ha dato incredibili soddisfazioni ai suoi musicisti e cantanti.
Viviamo quindi nel passato, a parte qualche mirabile eccezione, non c’è la possibilità di scorgere una politica che ponga le basi per salvare l’attuale generazione di musicisti e compositori che vivono in un sistema in cui l’opzione più sensata è cercare all’estero delle opportunità che qui rischiano di non arrivare mai.
Quando Morricone dice: “Basta con questi flauti nelle scuole”, vuole avvisare che questa musica insegnata in questo modo non ha più senso, se mai ne ha avuto uno.
E allora, anche per chi critica giustamente quando i giornalisti smontano ma non aiutano a costruire, in poche righe ecco quello che per me potrebbe essere un’inizio che inverta la tendenza:
- Corsi di musica facoltativi pomeridiani nelle scuole – è inutile insegnare musica a chi non ha nessuna voglia di imparare. E’ darwinianamente giusto concentrarsi su quella frazione di ragazzi interessati alla musica ed all’arte. Un insegnante con venticinque allievi per un paio d’ore alla settimana non può insegnare nulla che abbia a che fare con la vera musica.
- Partita IVA per artisti – siamo il Paese dell’arte, dell’opera classica e del bel canto, ma la maggior parte degli artisti è schiacciato dalle spese e dalla fiscalità, tanto che da ciò è nato l’abuso generalizzato delle cooperative per abbattere l’imponibile. Strumenti fiscali ad hoc per poter acquistare strumentazione, fare spettacoli e vendere la propria musica registrata o dal vivo.
- Abbattimento dei costi SIAE per i locali – sotto i 200 posti a sedere togliere completamente i costi per i locali per fare musica dal vivo. Istituire per questi locali un contributo forfettario annuale adeguato e poi solo autocertificazioni gratuite.
- Aggiunta alle detrazioni fiscali per ristrutturazioni di locali, scuole e teatri di investimenti fatti per aggiungere o adeguare i locali all’esecuzione di musica e spettacoli.
- Sovvenzioni statali solo ai teatri che propongano anche un programma di musica nuova, originale, con commissioni adeguate agli artisti e compositori e concorsi trasparenti.
- Introduzione di bandi pubblici e trasparenti per la composizione, esecuzione e registrazione di musiche per i prodotti RAI.
Sono sicuro che molti di voi avranno anche le loro proposte, come in passato è stato per altri articoli su questo argomento, e magari sarebbe bello farne un secondo ragionato con una sintesi delle migliori.
La mia sintesi è che se vogliamo domani poter partecipare ai successi dei nostri talenti, dobbiamo prima iniziare a curarci di loro.
“Senza tradizione, l’arte è come un gregge senza pastore. Senza innovazione, è un cadavere.”
– Winston Churchill
Luca “Luker” Rossi
Redazione ZioMusic.it
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