Ed eccoci arrivati alla seconda parte dell’articolo sul Voice Recording dove ci addentreremo un po’ di più nella parte tecnica, cercando di dare qualche consiglio alle persone che si occupano della registrazione della voce.
Chi si fosse perso la prima parte dell’articolo può leggerlo qui ( vai all’articolo)
Facendo tesoro di quello che abbiamo discusso nella prima parte, ecco cosa serve per registrare e produrre una voce con un sound professionale:
– un buona fonte ( = cantante o speaker preparato)
– una stanza silenziosa, trattata acusticamente
– un buon microfono a condensatore (o anche dinamico)
– un filtro anti pop
– cavi di connessione decenti
– un preamplificatore di buona qualità (con alimentazione phantom)
– un compressore (ma non per forza)
– una scheda audio di buon livello (alcune hanno già dei validi pre microfonici)
– una DAW che permette di registrare, editare e processare la voce
– cuffie chiuse circumaurali
– monitor di ascolto affidabili
– dei buoni plugin di eq, compressione, de-esser, riverbero, delay e di intonazione
– pazienza 😉
Supponiamo ora di avere a disposizione un cantante intonato, preparato e in buona forma psicofisica, uno spazio idoneo per registrare la voce e tutto il resto.
Come procediamo?
La voce
Ricordiamoci ancora che la linea vocale è la parte più importante di una canzone, perciò deve essere curata in modo particolare. Essendo la voce umana il suono naturale che conosciamo meglio, certe magagne diventano subito evidenti. Comunque non ci vuole molta scienza per ottenere un suono professionale, basta seguire alcune linee guida di base.
La stanza
Il microfono riprende sia il suono diretto dal cantante come anche quello riflesso dalle superfici della stanza. Al contrario di quello che credono tante persone, è preferibile avere una stanza più grande che una piccola. Risulta più semplice gestire un pochino più di “aria”, che riflessioni problematiche a filtro di pettine molto vicine tra loro. Il classico vocal booth sicuramente funziona, ma il rischio è di trovarsi con un suono un po’ inscatolato e poco vivo, data la presenza di molto materiale fonoassorbente che lavora sulle frequenze medie/alte. In una stanza più grande va cercato il posto migliore dove montare il microfono.
Se state registrando in casa, cercate comunque di minimizzare in qualche modo l’influenza della stanza sul suono. Un buon consiglio è di stare lontano dai muri e improvvisare dei pannelli assorbenti con sacchi a pelo o piumoni dietro e ai lati del cantante.

Brauner Valvet
Il microfono
Tutti i microfoni, come tutti i cantanti, hanno delle timbriche diverse. Di solito negli studi si punta su un microfono principale a condensatore bello, ma se ce ne sono a disposizione anche altri vale la pena provarli. Per esempio, da me in studio il microfono main per la voce è un Brauner Valvet, ma spesso uso anche un vecchio AKG 414 B-ULS. Il Valvet, essendo valvolare, satura ed enfatizza frequenze che poi sono difficili da levare, per esempio sulle voci femminili potenti e squillanti non lo trovo ottimale, invece su tante altre voci funziona benissimo. Anche un bel microfono dinamico in alcune situazioni può essere un’ottima soluzione.
Ci sono sul mercato tanti microfoni a condensatore a grande diaframma anche ad un prezzo abbordabile. Come indicazione direi di non spendere meno di 300 euro, in alto invece ovviamente non ci sono limiti. Di solito si preferisce usare un microfono con caratteristica polare cardiode per la voce, ma a chi ha a disposizione una stanza che suona bene consiglio di provare il microfono anche in omni, sempre che sia dotato di pattern diversi oltre al cardioide ovviamente.
Come già detto nella prima parte, conviene posizionare la capsula del microfono leggermente più in alto rispetto alla bocca e inclinarla leggermente, questo aiuta a captare meno eventuali spostamenti d’aria violenti che escono dalla bocca, come plosive e sibilanti, e a riprendere bene anche tutti gli armonici che escono dal naso e d’intorno.
Asta e tappeto
Ovviamente il microfono va montato su un asta! Più è pesante meglio è. Quelli professionali hanno anche degli ammortizzatori, che aiutano a non trasmettere i rumori dei piedi. Anche se nella stanza dove registrate avete per terra del legno bellissimo, conviene sempre mettere un tappeto per terra, almeno nella zona dove si trovano microfono e il cantante.
Anti pop
Il filtro anti pop oltre a controllare i suoni plosivi serve anche come ottimo “distanziatore” dal microfono. Montatelo a una distanza di circa 8 cm, così evitate di far avvicinare troppo il cantante alla capsula. Le capsule cardioide hanno molta prossimità, e i cantanti appena scopriranno questo effetto che enfatizza le basse vorranno sempre approfittare di quel tipo di colore. In generale è una buona idea dire al cantante di stare sempre circa una spanna dal microfono e di allontanarsi leggermente nelle parti più spinte.
Ti vedo … non ti vedo
Poter vedere il cantante durante la registrazione non è fondamentale, ma aiuta tanto, non solo per controllare la posizione e i movimenti durante la performance, ma anche semplicemente a livello di comunicazione, tipo segnalare con la mano un ingresso o altro.
Talkback
Per un cantante non è bello vedere attraverso il vetro discutere fonico e produttore (o gli altri membri della band), ma non sentire quello che dicono. Io personalmente da cantante mi innervosisco sempre in situazioni del genere, cosi da fonico tengo il talkback sempre aperto, perché per una questione di fiducia e rispetto secondo me il cantante non va mai escluso durante la performance.

Lunchbox con due preamp API 512c, dbx 580 e compressore dbx 560A
Preamp
Sulla scelta del preamp microfonico ci vorrebbe un articolo a parte. Io per esempio nel mio studio non ho un banco di mixaggio, ma preamp professionali di costruttori come Prism, API, Telefunken, Trident, dbx ecc. Per cominciare si può anche evitare di comprare un preamp e spendere qualcosa in più per una buona scheda audio. Le interfacce di RME, Universal Audio, Focusrite e Presonus hanno già degli ottimi pre microfonici incorporati, per esempio.
Il guadagno del preamp va settato in base alla “potenza di fuoco” del cantante, e può variare anche molto. Meglio stare in un range intermedio, che lascia abbastanza headroom per dei picchi improvvisi e ovviamente mai andare con il segnale oltre la soglia dei 0 dB, facilmente controllabile sul canale di ingresso all’interno della vostra DAW. Niente vieta comunque di fare degli esperimenti per scoprire il colore del pre. Per esempio l’API 512c che ho in studio suona benissimo anche se gli tiri un po’ il collo.
Compressore in fase di tracking
C’è chi utilizza un compressore già in fase di “tracking” della voce per ridurre un pochino la dinamica. Io personalmente lo utilizzo poco, perché preferisco fare tutti gli accorgimenti dinamici in post produzione.
In particolare ho sempre paura di tirare su troppo i suoni sibilanti già fin dall’inizio. Comunque può essere utile una compressione minima (non più di 5/6 dB di riduzione del gain sui picchi più alti), con un compressore più neutrale possibile, sempre che non voglio già colorare la voce in fase di registrazione.

Progetto Cubase con tre tracce in comping e traccia voce lead con automazioni
Recording
Una volta settato tutto, registrare una voce a livello tecnico è veramente semplice, grazie al recording digitale multi traccia e il comping. Risulta molto più impegnativo invece seguire il cantante per tutti gli accorgimenti che vi ho elencato in modo esaustivo nella prima parte dell’articolo. A livello psicologico il fonico svolge un lavoro importante, perché spesso sarà lui a decidere se una parte cantata è abbastanza buona per entrare nell’ Olimpo della traccia definitiva. Può darsi che magari una frase sia stata cantata molto bene a livello interpretativo e sound, ma lasci a desiderare a livello di intonazione. Sta al fonico decidere se è recuperabile in fase di editing o no. E’ un compito molto delicato e ci vuole una grande sensibilità. Se il cantante è bravo sarà lui stesso a prendere in mano la situazione. Alle fine diventa un vero team work, e se si mantiene un atmosfera rilassata, con un approccio positivo, senza prendersi troppo sul serio e con un po’ di ironia, sicuramente si raggiunge un risultato migliore in meno tempo.
Una volta prodotta la traccia definitiva, scegliendo le parti migliori e ricantando le parti non sufficientemente buone, comincia il vero divertimento: l’editing, che non è altro che una preparazione alla fase di mixaggio
Editing
L’editing delle tracce voce è una fase determinante, che richiede il suo tempo. Si tratta di fare pulizia, togliere tutto quello che è di troppo e non serve, come respiri non musicali e/o rumori molesti nelle pause, e di fare delle automazioni per uno primo stadio di livellamento dinamico. Uniformare di livello la traccia vocale permette poi di lavorare meglio con i compressori. Prossimo step: l’intonazione.

Melodyne Studio
Tuning
Maledetto il giorno che i miei connazionali di Celemony hanno inventato il software per eccellenza per il tuning di precisione della voce, Melodyne. Da quel giorno intonare la voce purtroppo è diventato un “must”. Le ragioni sono varie. Il livello di bravura dei cantanti, facendo una media, si è abbassato, non è che non ci siano cantanti giovani bravi in giro, anzi, ma per merito dei vari programmi televisivi talent adesso cantano un po’ tutti. La media generale si è abbassata, perché la preparazione non è più quella di una volta, anche in virtù del fatto che possono contare su questo tipo di software. Arrivano spesso in studio e dopo qualche take se ne vanno dicendo “Beh … tanto lo metti a posto tu, vero?”.
Il tuning purtroppo è diventato una vera moda. Tutte le voci nella musica pop di adesso sono intonate artificialmente. Tutte! E se non lo fai ti dicono che suona strano. Assurdo…
Comunque Melodyne è un software pazzesco. Ce ne sono anche altri buoni ma per me l’ultima versione è il top.
De-essing
Uno dei problemi più grossi problemi sono i suoni sibilanti. A tutti piace sentire la voce bella frizzante, ma utilizzando compressori e poi magari equalizzatori per enfatizzare le frequenze alte, inevitabilmente vengono evidenziate anche molto le “esse” in tutte le forme. Intensità e frequenza di queste sibilanti variano da cantante a cantante. La soluzione a questo problema è il De-esser, che non è altro che un particolare compressore che ha un eq nel sidechain e riduce di livello solo i passaggi con picchi di acuti tra i 5 e i 12kHz, con un intervento che può essere anche estremamente preciso e regolabile talvolta. Basta capire con un analizzatore quale sono le frequenze interessate, settare il De-esser su quelle frequenze, definire con la treshold il livello minimo da cui farlo intervenire e decidere la riduzione in dB.
Personalmente preferisco però “de-essare” a mano, cioè fare delle automazioni precise nei punti che necessitano un intervento, anziché utilizzare un De-esser. Ancora meglio è tagliuzzare nei punti critici tutta la waveform e spostare tutte le “s” su un’altra traccia, che poi può essere processata separatamente a livello di volume, eq ecc. Sicuramente con il De-esser si fa prima, ma è meno preciso ed ha degli effetti secondari anche importanti, quando non è settato bene, basta spegnerlo per un attimo per rendersi conto quanto “si mangia” via anche dalle parti che non sono sibilanti.
Lead Vocal
Nella catena dei plugin in insert del canale della voce principale di solito si utilizzano una serie di equalizzatori e compressori per fare si che la voce esca bene dal mix degli altri strumenti. Bisogna sentirla protagonista, senza però farla sembrare appiccicata su una base musicale.
Processare e mixare la voce è un po’ un esercizio da equilibrista. Magari metti qualcosa da una parte che poi devi togliere dall’altra (vedi le sibilanti). Di solito io procedo così: tengo piuttosto basso il volume della base e imposto il livello della voce in modo che riesca a sentire ancora tutte le parole. A questo punto comincio ad aggiungere quello che mi sembra che manchi. Di solito metto prima un eq per dei boost e cut con campane più larghe, poi un compressore che non comprime ma colora un po’, poi un altro eq parametrico per fare delle cose più chirurgiche, dopo un altro compressore che riduce la dinamica, poi un de-esser (se non ho avuto voglia o tempo di ridurre le “S” a mano) e per ultimo un brickwall limiter. A volte mi servo ancora di un eq parametrico per togliere qualche frequenza che disturba.
Vi sembra troppo? Sono d’accordo. Per un suono naturale della voce spesso bastano un compressore e un eq settati bene, ma ci sono produzioni dove la voce ha bisogno di più step di processing per essere ‘tirata fuori’, come per esempio nella “dance” o elettro pop di adesso, dove le basi viaggiano a livelli iper-compressi con livelli RMS imbarazzanti.
Comunque i miei plugin eq e comp preferiti sono simulazioni di classici tipo: Pultec, Neve 1073, Fairchild, Teletronix La2A, 1176, Cambridge, ma uso tanto anche il Pro Q2 e Pro C2 di FabFilter. Se non ne avete, o avete un budget ridotto, tutte le DAW adesso offrono tools e plugin già di ottima qualità per processare la voce.
Backing Vocals
Le doppie voci e i cori armonizzati vanno allineati, facendo collimare con particolare cura gli attacchi e le chiusure delle frasi. Io doppio quasi sempre le parti armonizzate, che poi vanno distribuite nel pan left/right in modo non troppo estremo (dipende anche quante voci e quante tracce vengono utilizzate). I respiri nei cori non servono a niente. Le sibilanti possono essere ridotte molto, sempre con automazioni o con un De-esser e devono combaciare perfettamente con la voce lead. Non c’è niente di più brutto di sentire delle “s” (o anche le “t”) che “svolazzano” qua e la nello spazio.
EFX
Gli effetti sulla voce sono belli ma vanno impiegati con parsimonia. Consiglio di creare delle mandate o/e gruppi dedicati per riverbero e delay e non metterli in insert sulla traccia. Questo permette di gestirli molto meglio. Un esempio: spesso l’utilizzo di riverberi molto chiari comporta un aumento delle sibilanti. Usando un gruppo permette di mettere un de-esser in insert proprio lì dove serve, evitando di dover ritoccare di nuovo tutta la catena lead. Ma in questo modo posso anche equalizzare gli effetti, metterci un chorus, ecc.
Come sempre vi ho preparato qualche esempio audio. Per questo articolo ho ripreso un brano che avevo già usato per la recensione di Console One, il controller del plugin mixer di Softube. Sono in alta risoluzione. Ascoltateli con dei monitor o cuffie decenti.
Varie
Individuare il livello giusto delle voce all’interno del mix risulta più facile con un ascolto a un volume molto basso, o magari anche con una radiolina. Storicamente si dice che il mix “all’italiana” vede la voce molto fuori rispetto agli strumenti, e che gli americani e inglesi la posizionano più dentro, ma sinceramente credo che anche qui ormai possiamo parlare di una certa globalizzazione.
Il mastering può cambiare le carte in tavola. Se avete fatto un mix troppo scuro, quando viene limitato e schiarito farà inevitabilmente uscire di nuovo le sibilanti. Avere degli ascolti di riferimento è fondamentale per non avere grosse sorprese, come anche tenersi un limiter già in fase di mix sul master.
I plugin moderni offrono un importante supporto visivo del processing, che spesso però ci condiziona troppo. Sembra banale da dire ma cerchiamo di usare di più le nostre orecchie!
Last but not least
Tutti i cosiddetti “tutorial” sono utili fino a un certo punto. L’esperienza personale e la voglia di sperimentare sono essenziali per tutto il processo di recording, ma in particolare per la registrazione della voce umana.