A metà novembre siamo stati al concerto dei Placebo al Forum di Assago, alle porte di Milano, per ascoltare questa band arrivata ormai a festeggiare i suoi primi vent’anni di carriera e tanto abile da rimanere ancora oggi sulla cresta dell’onda. Il palazzetto ha fatto registrare il tutto esaurito, grazie ad una insolita combinazione di fans molto giovani, legati più ai Placebo più “social” e glam, e fans sopra i 35-40 anni che hanno visto questo gruppo partire dagli esordi dark rock dei piccoli club seguendoli e supportandoli fino al successo mondiale.
In questa occasione, dopo un primo “incontro” al Prolight+Sound di Francoforte, abbiamo potuto ascoltare l’ultimo degli impianti prodotti da Coda Audio, azienda tedesca che sta riscuotendo diversi consensi grazie a progetti tecnicamente interessanti e talvolta innovativi.
Nonostante il Forum non abbia bisogno di una pressione sonora eccessiva, l’impianto Coda al seguito della produzione, era davvero di dimensioni notevoli, sicuramente capace di sonorizzare uno spazio ben più grande di questo ma, come sentiremo poi dalle parole del fonico della band, tutto è stato studiato per “sfruttare al meglio sfruttando la grande dinamica di cui questo PA è capace“.
Ecco cosa è stato utilizzato:
- 56x AiRAY
- 30x ViRAY
- 24x SC2-F
- 28x SCP-F
- 62x Linus 10
Il progetto audio creato per il forum è stato allestito con due line array frontali per lato, più i side-fill e front-fill (elementi ViRAY 2×8” in questo caso). I due array principali erano sovrapposti coassialmente: davanti posizionati gli elementi AiRAY (2×12” woofer + 2x 6” DDP dual diaphragm planar-wave-drivers) che si occupano delle frequenze medie e alte, mentre l’array ‘nascosto’ dietro il primo era composto dagli SC2-F (2×15” woofer) è in grado di coprire dai 35Hz ai 200Hz le medio-basse e basse.
In questo modo, pur aumentando il numero degli elementi, si riesce ad ottenere un sistema più compatto e facile da gestire, compresa la velocità di montaggio. Si pensi che tutto il sistema è stato messo in opera dalla crew dei Placebo in circa 2 ore, grazie anche ad un sistema di rigging che permette di montare gli elementi a quattro a quattro ed avere già la curvatura dei moduli impostata.
Dal punto di vista del suono il risultato è stato all’altezza: timbricamente molto preciso e definito. Durante il soundcheck, con i sub ancora spenti l’impianto già scendeva molto in basso tanto che in prima istanza credevamo fossero già accesi. Questa configurazione del sistema in apprendimento, quando possibile, permette di usare meno cabinet a terra e di far lavorare i sub in un range di frequenze che va dai circa 40-50Hz a scendere, con tanta pressione e attacco sulla cassa e basso, ed una definizione ancora migliore sulle medio-basse.
Sulle medie e alte frequenze il Coda restituisce una definizione che permette al fonico di fare davvero un lavoro di fino sul mix. Notevole davvero il comportamento sui 4-8kHz con un rullante nitido ed una resa degli attacchi e delle corde del basso che permettevano di distinguere sempre ogni colpo e nota. Piacevole e morbida anche la zona sopra i 10kHz, che rendeva il sound, sopratutto dei piatti ed l’hi-hat, veramente “hi-fi”, mentre le distorsioni delle chitarre avevano quel ‘bite’ caratteristico che le faceva “uscire” dal mix definite e presenti.
Nonostante, com’è noto, il Forum di Assago non sia la migliore delle location per la musica dal vivo (ma nemmeno la peggiore…), il risultato, in termini di balance e di ‘botta’ è stato godibile con copertura omogenea e gittata adeguata ed un puntamento preciso a tal punto da arrivare correttamente a fondo sala senza per questo andare a creare fastidiose riflessioni sul muro posto dietro alle tribune.
Il distributore italiano di Coda Audio, Decima 1948, ci ha poi gentilmente veicolato il contatto con il fonico storico dei Placebo, Ian Nelson, e con l’ingegner Guido Diamanti, consulente per Decima che sta seguendo in prima persona le prime installazioni di Coda Audio in Italia. Ah, ringraziamo volentieri Decima 1948 per il supporto ed in particolare Erica Nicetto per la gentile collaborazione!
Cominciamo quindi con Ian Nelson – Fonico FOH dei Placebo da 13 anni.
ZioGiorgio.it: parliamo di questo impianto. Quali sono le caratteristiche migliori per questo tipo di situazione rock ad alto volume e cosa vi ha fatto propendere per questa soluzione?
Ian Nelson: ci sono diverse ragioni per cui abbiamo scelto questo impianto Coda. Una sicuramente è perchè i cabinet sono estremamente compatti, quindi da un punto di vista della produzione ci permette di risparmiare molto spazio sui camion. Inoltre è molto leggero ed i pesi diversi tra le tipologie di speaker ci hanno permesso di differenziare. In passato alternavamo venue grandi e sale più contenute con una ridotta possibilità di carichi sospesi, quindi dovevamo utilizzare in certe occasioni i side-fill come PA principale a causa del peso. Adesso, con questo impianto Coda, gli elementi sono così leggeri che possiamo usare gli stessi speaker in ogni location. Inoltre il loro impatto visivo è molto basso, tanto che a volte da lontano quasi non si vedono, soprattutto i down-filo tanto che ci viene il dubbio di averli montati (n.d.r.: ride).
Gli AiRAY hanno una tecnologia dei driver all’avanguardia ed in effetti la distorsione dei drivers è molto bassa ed è un vero piacere mimarci “sopra”.
ZioGiorgio.it: l’impressione è quella di un sistema con tanta dinamica. Come si traduce questo nel tuo sound?
Ian Nelson: esatto, la dinamica è un altro punto forte. In effetti anche quando “spingi” davvero il suono quasi non cambia, come succede su altri sistemi sui quali, quando oltrepassi un certo certo volume, il suono tende a diventare un po’ secco e tagliente.
Una cosa che mi ha lasciato davvero stupito inoltre è la copertura orizzontale. Il suono è molto lineare su tutta la sala e questo mi toglie molte preoccupazioni e mi lascia tempo per divertirmi a mixare…
ZioGiorgio.it: nonostante questo, una configurazione di questo tipo, con così tanti elementi, è abbastanza sovra-dimensionata per una arena con il Forum. Come mai questa scelta?
Ian Nelson: il fatto è che ci piace avere molta headroom. Mi piace l’idea di non disperdere troppo l’energia acustica ed avere una lunga gittata con giusta pressione sonora ovunque. Gli array lunghi ci permettono di ottimizzare la copertura verticale, massimizzare l’energia che possiamo ottenere da questi speaker nel loro range migliore e anche il controllo verticale delle frequenze basse è certamente migliore.
Questi array da 16 elementi credo siano la soluzione migliore per ambienti molto riverberanti come questo per il modo in cui si riescono a focalizzare le frequenze basse. Anche in fondo alla sala abbiamo un suono molto definito e con tanto punch, perchè così sprechiamo meno energia e possiamo concentrarla davvero dove è necessario.
ZioGiorgio.it: abbiamo visto che il montaggio è durato meno di un’ora.
Ian Nelson: si, è molto veloce da installare. Una volta portati i cavi e le infrastrutture all’interno della venue, sistemati i paranchi e preparati i riggers, portare su i 16 elementi richiede al massimo 15 minuti per lato. Ed è lo stesso quando smontiamo, in 15-20 minuti l’impianto è a terra.
ZioGiorgio.it: invece sull’allineamento cosa puoi dirmi?
Ian Nelson: ovviamente questo dipende dalla sala. In questo caso posso dirti che siamo partiti verso la una del pomeriggio e credo ed abbiamo impiegato 30-45 minuti ad arrivare al risultato finale. Nella pratica poi succede che quando il PA Man è felice del suo risultato subentro io e rovino tutto! (n.d.r.: ride).
Ancora una volta devo dire che con questo impianto abbiamo ridotto i tempi di setting, perchè già flat suona bene e poi ci sono diversi strumenti all’interno del software di gestione che permettono di fare miglioramenti velocemente senza doversi addentrare nello specifico in equalizzazione e filtri. E’ un sistema abbastanza semplice da usare.
ZioGiorgio.it: vi capita poi di fare modifiche durante lo show oppure rimane più o meno tutto come al soundcheck?
Ian Nelson: ci sono cose che cambiamo durante il concerto. Di solito quando il pubblico arriva pian piano si tende a dare un po’ più di alte frequenze e mi aspetto che questa sera sia proprio così. In particolare in location molto riverberanti come questa il lavoro sulle alte frequenze è molto empirico. Quanto il pubblico interagisca con l’ambiente e la sua capacità di assorbire certe frequenze lo scopri solo a show in corso. Alla fine della seconda fase di setting posso dire che siamo in una venue abbastanza buona.
ZioGiorgio.it: parliamo appunto di questa location in particolare. Abbiamo citato già alcuni problemi e possibili soluzioni. Come sarà customizzato il suono in questo caso?
Ian Nelson: che c’è molto riverbero l’abbiamo detto e poi ci sono tutti questi sedili di plastica lucida su cui gli speaker puntano direttamente, inoltre c’è molto splash che viene da questo pavimento in cemento. In definitiva però non è il peggior posto dove sono stato, e l’esperienza con questo impianto Coda mi dice che i risultati sono migliori in questo tipo di ambienti di quelli che riuscivamo ad ottenere in passato…
ZioGiorgio.it: ho notato che sul palco avete posizionato dei subwoofer per la band.
Ian Nelson: si, esatto. Non avendo alcun monitor sul palco ma solo IEM, la band desiderava avere un bel feeling fisico di basse sul palco, e nonostante la configurazione dei sub non sia cardioide (n.d.r. quindi il rientro dei sub sul palco è maggiore) gli abbiamo aggiunto due side-fill sub per lato.
ZioGiorgio.it: e questo non vi crea problemi di rientri?
Ian Nelson: a dire il vero no, questi sub sono molto punchy ma controllati, quindi dall’impianto mi arriva molto meno di quello che si potrebbe pensare sul palco. Inoltre a parte la cassa ed il basso, tutti i microfoni sono tagliati sotto i 50Hz ed io non uso i 50-60Hz dei sub ma solo fino a 40Hz circa, così da poter dare un bel po’ di feeling sulle basse alla band senza avere problemi sui mic.
ZioGiorgio.it: durante il soundcheck ho sentito un suono molto medioso sulle chitarre. Si tratta di una scelta della band o è stato scelto per qualche altro motivo?
Ian Nelson: i suoni di chitarra sono un mondo a parte. Abbiamo a che fare con chitarre molto diverse e un sacco di effetti, ma il suono che vogliamo ottenere deve ‘sedersi’ nel mix in posto specifico. Le medie enfatizzate mi permettono di fare questo senza alzare troppo le chitarre. Il Fender Twin di Brian [Molko, leader dei Placebo] ha la tendenza ad essere abbastanza scavato, con molte basse e molte alte, e senza dargli quel boost sulle medie dovrei alzare molto volume per far uscire la sua chitarra dal mix. Sulle medio-alte e medio-basse invece cerco di usare degli equalizzatori dinamici per tenerle un po’ più a bada, anche perchè i ragazzi tendono a suonare molto con i pickup al manico ed il suono diventa molto grosso e spesso. Quindi paradossalmente l’enfasi sulle medie mi serve per rendere il mix più chiaro e definito perchè altrimenti dovrei spingere troppo le chitarre.
ZioGiorgio.it: la mia ultima domanda è invece sulla consolle utilizzata e sulla scelta di mix per questa band.
Ian Nelson: come vedi e’ una DiGiCo SD7, che io amo perchè è un banco molto trasparente.
Diciamo che in generale, canale per canale, facendo un esperimento con diverse console e un SM58, in pratica suonano tutte quasi uguali. La grossa differenza che avverto con le DiGiCo è quando si mettono più microfoni, la somma mi suona molto più definita e pulita. Qui ho canzoni dove ci sono tre chitarristi assieme, tutti e tre più o meno con le stesse parti, e con gli algoritmi di somma della DiGiCo riesco a tenere le chitarre separate ed a sentire ancora cosa fa ognuna di loro.
La definizione è il motivo principale per cui alcuni anni fa sono passato a DiGiCo. Poi come ho detto mi piacciono molto gli equalizzatori dinamici, e sulle chitarre anche i compressori multi-banda di questa consolle. Grazie a questi posso gestire una grande quantità di suoni senza dover preparare automazioni di eq dinamici per 25 canzoni.
Guidio Diamanti – ingegnere elettronico esperto di PA e installazioni, ha lavorato anche per Exhibo in passato, ora è freelance (http://www.audio61.eu) e lavora per Decima 1948 come supporto al distributore nella parte tecnica qualora il service lo richieda e nell’informazione di vendita sugli impianti Coda Audio.
ZioGiorgio.it: abbiamo parlato già con il fonico dei Placebo, Ian Nelson, delle caratteristiche e peculiarità che lui preferisce di questo impianto Coda Audio come leggerezza, facilità di installazione, linearità e bassa distorsione. Possiamo approfondire da un punto di vista tecnico questi indicazioni qualitative?
Guido Diamanti: i fonici amano molto questo impianto primariamente per questa linearità immediatamente percepibile e per l’estrema direttività. L’impianto suona soprattutto dove lo orienti e questo facilità il lavoro quando ci sono molte casse da allineare tra di loro nella fase di messa a punto.
In questo caso, ad esempio, l’impianto è abbastanza complesso, quasi una vetrina di tutti i line-array Coda. Abbiamo i due cluster main, ciascuno formato da 16 AiRAY più 4 teste ViRAY montate in maniera solidale alle prime quindi senza necessità di particolari aggiustamenti. Inoltre Coda ha preparato già dei preset per far suonare le casse diverse in maniera simile quindi anche avvicinandosi al palco non si avverte la differenza tra i diffusori.
Dietro questo primo cluster si trova un altro cluster da dodici casse usate per le medio-basse.
L’impianto poi è integrato da altri cluster, per i side-fill qui usano sempre gli AiRAY che riescono ad arrivano più o meno fino a metà palazzetto, e poi c’è un cluster centrale di AiRAY come front-fill. Per i subwoofer ci sono 12 unità SCP-F da 2×18” per lato che hanno la particolarità di essere molto potenti ma anche controllati sul cono da un sensore che da un feedback di informazioni all’amplificatore in modo che l’escursione sia controllata digitalmente per ottenere sul campo esattamente in tempo reale ciò che programmiamo sul software.
ZioGiorgio.it: è questa quella filosofia quasi da hi-fi applicata al live di cui parlavamo?
Guido Diamanti: esattamente. Questo ‘controllo digitale’ delle basse, sia per i sub a terra che sospesi, fa si che nel range di frequenze più problematico si ottenga una precisione altrimenti impossibile. Questo unito alle unità da 2×15” sospese che riescono ad arrivare già in basso permette di far lavorare ogni elemento al massimo.
ZioGiorgio.it: un impianto sovra-dimensionato come questo è un’indicazione della casa o una scelta della produzione?
Guido Diamanti: è una scelta loro ma sicuramente in questo modo hanno maggiore dinamica su tutto il PA. Se vai a vedere sul banco infatti noterai che il sistema “ne ha ancora tanto da dare…”
C’è anche un altro discorso però, come sappiamo più l’array è lungo e più si approssima l’onda sonora ad un onda cilindrica e risulta più facile controllare l’emissione del suono anche a frequenze medio-basse dove notoriamente il suono più difficile da intrappolare.
ZioGiorgio.it: a parte questo tipo di location chiusa e molto riverberante, mi hanno detto che quest’estate avete potuto provare i PA Coda anche in campo aperto, dove si può valutare meglio anche la gittata e la risposta in frequenza.
Guido Diamanti: a Cividale del Friuli abbiamo montato un impianto simile per un festival all’aperto ed effettivamente avendo curato personalmente la messa a punto dell’impianto posso dire che a 100 metri di distanza, durante un brano demo acustico di Mark Knopfler, si riusciva a sentire ancora il rumore delle dita sulle corde. Una definizione notevole, grazie anche a questo brevetto del driver coassiale per le alte frequenze che riduce moltissimo la distorsione. Se poi mi piace avere un po’ di distorsione posso aggiungerla sempre, ma se un PA ce l’ha di suo non posso toglierla.
ZioGiorgio.it: se dovessi dare delle indicazioni sulle applicazioni di questo impianto? E’ più versatile o più specializzato?
Guido Diamanti: la versatilità di genere è sicuramente una caratteristica perchè il suono è molto lineare e quindi customizzabile secondo le esigenze. Se poi parliamo di specializzazione allora possiamo dire che questo tipo di impianto, anche solo per la potenza a cui si possono spingere i singoli elementi, è sicuramente più indicato per i grandi ambienti. Anche qui però c’è un ampio range di applicazioni, favorito dall’estrema direttività che mi da pochi rientri sul palco e quindi anche con microfoni headset, omni o a condensatore ho un innesco del larsen molto più ritardato rispetto ad altri impianti convenzionali.
Questo modello poi è la “Ferrari” di Coda Audio, con i modelli più piccoli abbiamo ad esempio realizzato l’impianto permanente del Teatro Eliseo di Roma, mentre con i sistemi intermedi che qui vedi come down-fill sono state fatte le tournée di Enrico Brignano o Rapunzel con la Cuccarini, quindi si passa dai cori, al rock ai one-man show teatrali fino ai musical e molto altro ancora.
Musicista/Compositore
Redazione ZioMusic.it