Shimon è un robot che ha imparato una delle capacità più sfuggenti ed inequivocabilmente umane, la creatività. Solitamente siamo abituati a riferirci alle macchine, ai robot, come ad automi in grado solo di eseguire comandi impartiti o una serie di istruzioni preimpostate. Questo poteva essere vero forse nella prima metà del secolo scorso, quando Karel Čapek inventò il termine ‘robot‘ e sdoganò il concetto di macchina costruita per sostituire l’uomo in qualche mansione. Già nei decenni successivi fu subito chiaro però che il futuro avrebbe riservato ben di più, con robot capaci di prendere decisioni autonomamente e, forse, addirittura di creare.
I venti della Guerra Fredda e l’attitudine hollywoodiana all’estremizzazione dei temi popolari portò il nostro immaginario sui robot verso gli scenari apocalittici di Terminator, ma nel mondo i robot hanno già sostituito progressivamente, e sotto forme più o meno esplicite, molti lavori prima svolti da umani, oltre ad essere impiegati in condizioni a noi impossibili.
Tornando a Shimon. Questo robot suonatore di marimba a quattro braccia è stato programmato per analizzare la musica suonata da umani e, attraverso tecnologie di intelligenza artificiale e deep-learning, imparare come comporre musica originale in base alle sue esperienze. Questo processo lo rende molto simile a noi musicisti, poichè ciò che componiamo è derivato dal nostro background musicale con l’aggiunta della nostra impronta personale.
Gil Weinberg e Mason Bretan del Center for Music Tecnology della Georgia hanno ‘insegnato’ a Shimon circa 5,000 canzoni che spaziano dalla musica classica al pop contemporaneo, da Beethoven fino a Lady Gaga. La novità di questi giorni è che Shimon è effettivamente divenuto indipendente nella composizione, se si fa eccezione per le prime quattro misure che necessita sempre per prendere l’ispirazione.
Il reale passaggio generazionale, non so se possa chiamarsi 3.0, 4.0 o a che numero siamo arrivati, della robotica che sta avvenendo in questi anni è quello che permetterà ai robot non solo di sostituire l’uomo nelle sue capacità manuali, ma anche in quelle intellettuali. Forse questa rivoluzione ci spaventa ancora di più della prima poichè ci toglie quella prerogativa che pensiamo ci renda superiori, ma la verità, credo, è che in fondo c’è la paura di scoprire che anche la creatività non è nulla di sovrannaturale o ‘magico’ ma qualcosa che può essere analizzato, progettato e poi replicato.
Luca “Luker” Rossi
Redazione ZioMusic.it