Modena Park: si comincia con l’audio in sala!

Prefazione:

Modena Park 2017, l’evento dei record, il mega concerto andato in scena in un luogo ricco di significato, il Parco Enzo Ferrari, conosciuto anche come “Modena Park”, un nome che richiama  a quasi quarant’anni di distanza una storica canzone del Blasco, quella “Colpa d’Alfredo” datata 1980 che verrà suonata nel 2017 proprio in apertura di questo memorabile concerto.
Cosa non si è detto di Modena Park 2017? Un evento dai numeri incredibili, destinati a rimanere di diritto nella storia del rock perché, sia chiaro fin da subito, di un vero concerto stiamo parlando!
Una superficie di circa 400.000 mq, 220.000 persone (alle quali vanno aggiunte di diretto le circa 10.000 della data del 29, quella a cui anche noi abbiamo assistito) ed ancora, giusto per entrare nella materia di nostra competenza, una cosa come 2000 punti luce, 800 cabinet audio, decine di Km di cavi stesi (si sono letti numeri forse esagerati…ndr), un palco con 125 metri di fronte e circa 30 metri in altezza, camion e motrici da occupare un mezzo aeroporto, movimentazioni longitudinali e verticali, tre enormi schermi LED ed effettistica di ogni tipo, proprio perché nulla doveva mancare e su nulla si doveva risparmiare.
Seppur impressionanti non sono certo i numeri ad essere materia di interesse per noi che facciamo questo mestiere, quello che realmente volevamo capire era il perché delle scelte, il perchè delle strategie adottate in fase pianificazione, una pianificazione cominciata già ad agosto 2016. Abbiamo indagato su quello che è stato il cammino, su quelli che sono stati gli sforzi, e perché no, le sofferenze della macchina organizzativa che è arrivata al fatidico giorno del concerto, stanca, provata, ma consapevole di poter offrire uno show di altissimo livello, probabilmente unico ed irripetibile. Un concerto che è stato impeccabile e veramente indimenticabile!

Il palco spento, ancora per poche ore…

In questo primo articolo partiamo dall’audio, con interviste esclusive al fonico FoH Andrea Corsellini, Antonio Paoluzi e la squadra “PA”, per finire con Angelo “Pavarotti” Camporese che ci racconterà di cablaggi e…rame…

Il Sound:

Ricordate la pubblicità di qualche anno fa che recitava “Parete grande…pennello grande!” Bene, potremo agganciarci a questo stesso slogan parafrasando: “palco grande.. suono grande!”

Enorme direi, una sberla in faccia dalla prima all’ultima nota, un suono potente, corposo, duro e puro con un media 102 dB garantite, sempre: ad un metro di distanza nella transenna sotto il palco fino alla zona servita dall’ultimo delay posto ad oltre 385 metri. Il mix sempre a fuoco, serrato, impattante ha rispecchiato l’essenza della band, ancora più affilata e asciutta che in passato.
La voce dell’Artista, già molto concentrato ed caricato a molla nella data del 29, ha beneficiato non poco dell’espediente dei cluster dedicati nel main che – quando ci si può permettere – funziona a dovere.
Nelle zone servite dai delay infine non sono mancati “tiro” e qualità grazie ad una copertura, per quello che abbiamo sentito gironzolando fino alle prime due linee di ritardo, precisa e senza fastidiosi cambi nel passaggio da un’area ad un’altra. Complimenti al lavoro in equipe svolto dai migliori tecnici dello staff di Agorà, per l’occasione praticamente al completo, che ha garatito un’audio veramente al Top! Insomma, se la sfida era mettere in scena lo show dei record, a livello mondiale, per quanto abbiamo visto e sentito, la missione è stata compiuta! Se qualche “superbig” straniero la prossima volta volesse venire ad ascoltare un po’ di rock and roll suonato forte e chiaro, può fare una gitarella in Italia…

Partiamo il giro di intervista da Andrea Corsellini, “finalizzatore” del sound del concerto a Modena Park. Stop alle chiacchiere e voce ai protagonisti.

ZioGiorgio.it: Andrea, un evento straordinario avrà necessariamente richiesto accorgimenti…straordinari. Quali sono stati i punti chiave, chiari fin dalla prima riunione per quel che riguarda gli aspetti audio?

Andrea Corsellini: quando ormai 9 mesi fa ci siamo incontrati con Diego (Spagnoli) fin da subito ci siamo concentrati sul “non sbagliare”. Sembra banale, ma in uno show come questo, one shot, non c’è una seconda occasione e proprio per la grandezza e l’importanza dell’evento non si potevano commettere errori. Tutto doveva andare dritto dall’inizio alla fine, prevenendo qualsiasi malfunzionamento o imprevisto, logicamente che non fosse legato ad eventi atmosferici sui quali potevamo fare ben poco…
I punti chiave quindi sono sostanziale tre: tutto “fully redundant” – tutto doppio detto all’italiana -, curare la diffusione dei delay in maniera impeccabile esattamente come il sistema main e rendere tutto il setup il più semplice possibile, evitando quindi di crearsi inutili complicazioni.

I punti chiave qui di sono stati tre: tutto “fully redundant” – tutto doppio detto all’italiana – curare la diffusione dei delay in maniera impeccabile esattamente come il sistema main e rendere tutto il setup il più semplice possibile, evitando quindi di crearsi inutili complicazioni…

ZioGiorgio.it: partiamo proprio dai delay, che qui sono stati pensati e installati per servire un pubblico a perdita d’occhio.

Andrea Corsellini: i delay in questo caso servivano la maggior parte delle persone e per questo motivo, chi stava più dietro, aveva il diritto di sentire forte e chiaro come quelli a pochi metri dal palco. Il progetto e l’installazione sono stati curati da un team di indiscussi professionisti, che aveva già avuto modo di lavorare in situazioni simili e soprattuto che ha sonorizzato questa stessa location altre volte. Se ti guardi intorno qui in regia puoi riconoscere un sacco di facce note (Antonio Paoluzi, Orlando Ghini, Luca Nobilini…ndr), ed in questo senso il rent Agorà ha messo in campo i migliori, con le migliori tecnologie, questo mi ha dato una grande sicurezza.

Lo Show è appena partito, la concentrazione è massima! Andrea Corsellini col Produttore Guido Elmi in regia.

ZioGiorgio.it: il “tutto doppio” è evidente già qui in regia, partendo dalle consolle.

Andrea Corsellini: le due DiGiCo SD7 sono in full mirror, ossia una è esattamente speculare dell’altra ed io potrei in qualsiasi momento lasciare questo mixer dove sono ora ed andare nell’altro, nulla cambierebbe. Un singolo engine con doppio alimentatore per consolle (di cui uno in rete ed uno sotto UPS) e doppia superficie di controllo.

ZioGiorgio.it: mi parlavi poi, nonostante sia uno show decisamente imponente, di un set uno tutto sommato semplice, anche se di fatto non ti sei fatto mancare nulla in regia…

Andrea Corsellini: bisogna immaginare questo tipo di eventi come una sorta di installazione fissa. Nel senso che abbiamo avuto diversi giorni di prove musicali dove impostare tutto e un allestimento sul campo sufficiente per mettere a posto ogni particolare. Non mi sognerei mai di portare in tour tutte queste macchine hardware anche perché la scelta è dettata più che altro da una esigenza mia di comodità di intervento: volevo tenere la mente più sgombra possibile, così da concentrarmi solo ed esclusivamente sul mix. Avere un controllo fisico per variare un threshold, piuttosto che un livello in modo immediato ancora può aiutare in certe situazioni.
Lasciami anche dire che un grandissimo aiuto me lo ha fornito il mio assistente qui in regia Luca Scornavacca che si è preoccupato di allestire tutta la regia e controllare ogni particolare.

ZioGiorgio.it: ed a livello di sound? Hai notato delle migliorie rispetto ad un set-up tutto digitale?

Andrea Corsellini: probabilmente in certi casi qualche cosa ancora cambia a livello di suono, ma nulla di così evidente. Forse il beneficio maggiore l’ho avuto adottando il sommatore della Teknosign che va veramente bene, ma qualora si fosse guastato avevo pronta una catena per il segnale in dominio digitale che potevo attivare in un attimo tramite una macro sulla DiGiCo e che ti assicuro non sfigurava affatto. Non credo che in molti si sarebbero accorti del cambio, più una cosa da “addetti ai lavori”.

Le due DiGiCo SD7 gemelle in sala con Andrea Corsellini che ascolta l’ultimo sound check…

ZioGiorgio.it: parliamo proprio delle macro, una delle poche cose di “digitale” puro che ti sei concesso sulla console…

Andrea Corsellini: in effetti come hai potuto tu stesso verificare uso la DiGiCo quasi fosse un mixer analogico, nel senso che ne faccio un uso abbastanza semplificato a parte appunto le macro ed ovviamente le snapshot. Mi sono creato diverse macro (tasti rapidi, short cut per capirsi ndr) e che mi servono un po’ per tutto: per attivare un effetto, cambiare la catena di segnale in un determinato momento, per switchare macchine o canali qualora qualche cosa andasse per il verso storto, ho tutto qui, in pochi tasti ed a portata di dito!

ZioGiorgio.it: anche l’approccio al mix della band è tutto sommato semplice, nessuna microfonazione fuori dagli schemi o artifizio iperbolico!

Andrea Corsellini: certo, come ti ho detto, “via tutto quello che può creare problemi”, piuttosto meglio badare al sodo! Quindi batteria senza trigger ma solo la “pacca” di Matt (Laug) e qualche compressione usata con parsimonia. Basso, chitarre, tastiere, tutto standard. Questa è una rock band e così andava interpretato il sound. Considera che tra spare, ospiti etc. non arrivo neppure a 70 canali di input list…

ZioGiorgio.it: torniamo al binomio macchine hardware e plug-in perché c’è un particolare che forse viene dato per scontato ma che scontato non è. Mi riferisco al calcolo esatto delle latenze che avete fatto in preproduzione.

Andrea Corsellini: è una cosa che abbiamo fatto con Stevan Martinovic e grazie ad uno strumento di misura molto accurato, abbiamo calcolato con precisione tutti gli stadi di latenza dei vari segnali insertati. Ottenuto il risultato preciso, che era circa di 1,65 ms, abbiamo poi riallineato con opportuno ritardo tutti quei segnali che per contro rimanevano “in the box”. Tutto questo ha dato un certo contributo in termini di fase e, di rimando, in termini di somma finale ed in un evento simile ogni particolare poteva fare una certa differenza anche perché quando mandi il tutto a un mostro di PA del genere una pagliuzza diventa una trave.

…ogni particolare poteva fare una certa differenza anche perché quando mandi il tutto a un mostro di PA del genere una pagliuzza diventa una trave!

ZioGiorgio.it: in molti se lo saranno chiesto, qual è la catena voce dell’Artista?

Andrea Corsellini: il segnale in uscita dal suo microfono – uno Shure KSM9 (wireless con sistema Axient), viene fisicamente sdoppiato così che un segnale arriva a un pre esterno, il Gain della Teknosign, che uso come preamp principale sulla voce e che é posto sul palco vicino agli splitter ed un altro, di scorta, che entra nel pre della DiGiCo ed anche in questo caso ho previsto una macro che switcha tra i 2 preamp in caso di emergenza. In insert sul canale ho un compressore NEVE 33609 che uso con tempi di attacco velocissimi che va in cascata in un Eq. GML 8200 con cui faccio il suono della voce. Il tutto é assegnato a un gruppo sul quale ho in insert un Waves Maxx BCL – che uso invece con attacchi lenti – e la cui uscita va direttamente al Meyer Galileo che gestisce il PA. Sul mixer il fader  relativo a questo gruppo lo tengo accanto a quello della voce così da avere tutto sotto controllo.
Questo significa che io posso gestire la voce da questi due fader (pre e post Waves MaxxBCL), come segue: uno controlla effettivamente il livello della voce (il fader del gruppo) l’altro controlla l’ammontare del segnale che spedisco al gruppo (quindi di conseguenza quanto segnale mando dentro il Waves MaxxBCL ) così che muovendo il fader, non vado ad alterare quanta voce ho nel mix, ma piuttosto quanto del segnale compresso della voce ho nel mix, che è diverso… Facciamo un esempio pratico: nei brani dove l’Artista canta piano ed ho bisogno di andare a ricercare delle sfumature posso spingere il canale della voce nel gruppo, così da ottenere la stessa compressione di quando invece canta forte ma senza variare l’effettivo volume della voce nel mix.

Il rack della regia FoH con un po’ di “porno hardware”….

ZioGiorgio.it: abbiamo parlato di macchine hardware, fai una panoramica di quelle più caratterizzanti, così facciamo contenti anche i “feticisti” dell’hardware esterno…

Andrea Corsellini: sulle chitarre di Vince Pastano, che usa un setup digitale Helix della Line 6 diretto in un finale, quindi senza testata, é stato molto utile il Thermionics Culture Vulture. Poi sicuramente devo citare l’harmonizer H3000 Eventide, che ho rispolverato data la vastità del periodo musicale abbracciato da Vasco quest’anno e che uso soprattutto sui solo di Stef Burns come shifter. Mi restituisce quel sound un po’ anni 80/90 che in certi momenti volevamo ricreare.

ZioGiorgio.it: ed in fine, come consegni il segnale a Ghini/Paoluzi and Co.?

Andrea Corsellini: ribadisco che tutto è doppio e ridondante e con Orlando Ghini, progettista di tutto il sistema, ci siamo trovati subito d’accordo nel rispettare questa linea. Parlando di “main” loro prelevano un L+R musicale dal Teknosign ed un altro canale solo per la voce dalla catena di segnale che ti ho appena descritto. Entrano nel Galileo di Meyer Sound e creano le varie matrici. Come sai sul main abbiamo un cluster solo dedicato alla voce, una cosa che avevamo già sperimentato e che quando possibile aiuta abbastanza…

un paio domande post concerto…

ZioGiorgio.it: Andrea, tra le altre cose una in particolare mi ha sorpreso! Un low end pazzesco! Lo spostamento d’aria in regia era notevole e molto emozionante. Come hai ottenuto questa “sberla”?

Andrea Corsellini: devo dire che i 64 sub a terra e i 36 sospesi hanno facilitato… (ride divertito ndr)

ZioGiorgio.it: quello che ho ascoltato era un mix che definirei nudo e crudo, questo è stato un concerto rock vero e proprio, senza fronzoli. E’ questo che avete ricercato?

Andrea Corsellini: direi di sì, Vasco non credo che abbia bisogno di niente di più…

Sempre in postazione FoH incontriamo Antonio Paoluzi in questo caso responsabile della gestione del PA, un progetto ideato da Orlando Ghini, e messo in loco da uno staff di tecnici di comprovata esperienza.

Antonio Paoluzi ascolta attento le prime note dello show…

ZioGiorgio.it: ciao Antonio, siete in diversi in regia, chi è coinvolto nel progetto per la sonorizzazione dell’area?

Antonio Paoluzi: siamo un team di diverse persone ma il sistema audio, così come lo vedi, è stato progettato da Orlando Ghini che è anche la persona che si è interfacciata con la Produzione.
Io mi sono occupato della messa in opera e della gestione dell’impianto, Angelo Camporese si è occupato del sistema di cablaggi e della rete LAN di controllo del sistema, Maxim Menelec di L-Acoustics è arrivato per dedicarsi al controllo e all’analisi, Luca Scornavacca per l’assistenza alla regia di sala, e poi Fabrizio De Amicis, Emanuele Adriani, Luca Nobilini, e tanti altri…

ZioGiorgio.it: partiamo dalla descrizione, forza e coraggio!

Il cluster stage left dove si possono vedere i vari moduli del sistema.

Antonio Paoluzi: il sistema è fatto da diversi modelli di diffusori L-Acoustics, cominciando da due cluster principali di main L+R sorretti dalle due gigantesche gru. Sono composti da 18 KSsub in array per parte, un cluster di 14K1+6K2 per parte posizionato più interno – verso il palco – esclusivamente dedicato alla voce ed altri due cluster, da intendersi uno per parte, di 14K1+6K2 dedicati alla band. Sempre sul palco abbiamo poi posizionato due Side per servire la platea esterna con 14 K1 e 6 K2 come downfill.
A terra abbiamo 21 colonne da tre KS28 sub, sempre L-Acoustics, in configurazione cardiode e “piegati” fisicamente ad arco più un intervento di delay dove necessario per rendere la diffusione più omogenea ed controllata.
Per i front-fill ci sono diverse soluzioni a seconda della posizione, tra le quali 3 ARCS, 6 Kara alcuni “mucchietti” di dV-Dosc, un sacco di roba insomma, ma se guardi fronte palco di 125 metri capirai bene che non era il caso di risparmiare sulle casse…

ZioGiorgio.it: nonostante il palco enorme non era qui davanti che c’era da “divertirsi”… Queste 220.000 persone dovevano sentire forte e chiaro fino alla rete posta ad oltre 400 metri!

Antonio Paoluzi: per la verità con l’ultimo anello di delay arriviamo con il suono ad oltre 500 metri, quindi abbiamo “regalato” un po’ di audio anche a tutti quelli che stavano fuori…
Premesso che il main arrivava a cento metri con un sound sufficientemente intelligibile – abbiamo fatto delle prove durante i giorni precedenti – è stato previsto ed installato questo “bosco” di delay che conta ben 28 torri poste su cinque file ed in questa configurazione: 6 – 7 – 6 – 4 – 4 torri. Le prime due file sono di V-Dosc, le seconde due sono K2 mentre la quarta e la quinta sono K1 e K2 miste. L’ultimo delay, dove c’è K1 e K2 è a 385 metri…

Un cluster al calar del sole…

ZioGiorgio.it: dei Watt totali non mi interessa, mi interessa invece il discorso relativo alla pressione sonora che avete dovuto in un certo modo garantire.

Antonio Paoluzi: sinceramente il conto dei Watt non l’ho neppure fatto quello che invece so per certo è che bisognava garantire 102dB di media ovunque all’interno dell’area concerto, fino a circa 500 metri ed il progetto è stato fatto con questo parametro ben definito.

…abbiamo portato il segnale in tutta la location con una modalità assolutamente rivoluzionaria e con tecnologie di nuovissima introduzione: cavo di rame a tre poli e connettori XLR…

ZioGiorgio.it: tutte queste torri con cabinet, finali etc, dovevano essere alimentati e dovevano ricevere segnale. Come avete impostato il progetto?

Antonio Paoluzi: abbiamo portato il segnale con una modalità assolutamente rivoluzionaria e con tecnologie di nuovissima introduzione: cavo di rame a tre poli e connettori XLR! (ride divertito ndr). Il controllo dei finali è fatto invece tramite fibra ridondante e ovviamente col software LA-Net in dotazione L-Acoustics che ho installato su due o tre computer diversi giusto per stare sicuro anche sotto questo aspetto. Di queste cose immagino parlerai anche con Angelo Pavarotti (Camporese ndr).
Peraltro se per sfortuna si fosse guastato un computer io semplicemente non dovevo far altro che prendere il cavo di rete, attaccarlo ad un altro portatile e tramite la funzione “retrieve from Network” il software si andava a leggere in pochi secondi tutta la configurazione, pronto per essere di nuovo operativo.

Una veduta del “bosco” di delay…

ZioGiorgio.it: cosa vi consegna il fonico Corsellini per poi fare distribuzione del segnale e di quante linee stiamo parlando?

E’ da qui che partivano tutti i segnali smistati dalla matrice. Zona OFF LIMIT!

Antonio Paoluzi: dunque, sono 28 linee per i delay più 16 per main e front-fill quindi un totale di… 88 linee, perché non dimenticano che è tutto doppio. Per comodità per fare le matrici ci siamo affidati al Galileo di Meyer Sound che in questo caso si occupa solo ed esclusivamente di distribuire il segnale, nel senso che non stiamo usando nessuna EQ e nessun processamento dato che tutto è fatto direttamente sui finali L-Acoustics.
Corsellini ci consegna un L+R band ed un feed per la voce, anche in questo caso doppio, e che noi poi ci occupiamo poi di sommare per i delay.

ZioGiorgio.it: una cosa interessante è stata fatta con gli ingressi dei finali che sono due, A e B. Puoi spiegarci meglio?

Antonio Paoluzi: sempre in ottica ridondanza abbiamo semplicemente mandato le linee ai due IN fisici dei finali, così che qualsiasi cosa succeda io posso commutare in un attimo l’IN sul canale A o B senza che nessuno si accorge di niente. Anche nei Galileo, che uso come matrice, ho previsto una ridondanza ed in effetti uno è sotto rete e l’altro sotto UPS per sopperire anche ad una improvvisa mancanza corrente di rete diretta.

ZioGiorgio.it: una volta montato il tutto, come avete poi ottimizzato e trattato il sistema?

Antonio Paoluzi: semplicemente abbiamo seguito le indicazioni che ci aveva fornito il software Sound Vision – sempre L-Acoustics – e caricato i parametri che ci aveva restituito dentro i finali tramite LA-Net. Ci siamo preoccupati di rispettare le posizioni accuratamente e, qualora qualche cosa fosse cambiato nella disposizione sul campo, bastava rielaborare nuovamente fornendo al software le nuove posizioni. Una volta “aperto” il bestione tutto già sembrava quadrare e suonare correttamente.
Abbiamo poi ricontrollato tutto con microfoni di misura in maniera accurata, una operazione che hanno voluto fare direttamente i tecnici di L-Acoustics tramite in loro inviato (Maxim Menelec) ed è stato altresì chiaro che tutto tornava già dalle prime accensioni. Non è mancato qualche ritocco “ad orecchio” come succede sempre in questi casi, ma di certo sfumature più legate al gusto personale che ad altro.

ZioGiorgio.it: quali sono state le difficoltà maggiori alla fine della fiera?

Antonio Paoluzi: posso dirti che noi siamo stati veramente trattati con un occhio di riguardo, poiché la Produzione aveva espresso chiaramente la volontà di offrire al pubblico un audio di qualità elevata. Quindi, in definitiva, ci hanno supportato per la quasi totalità delle richieste, comprese le due enormi gru che reggono il main e che si vedono a km di distanza… Difficoltà? Beh, certamente la grandezza della location e il passaggio di tutti i cavi che come ti dicevo sono stati interrati. Ed il caldo, che nei giorni di allestimento è stato veramente soffocante.

Una veduta di lato di uno dei cluster main.

Proprio di cavi, cablaggi e interramenti vari parliamo nell’intervista, ultima di questa prima uscita, con Angelo Camporese.

ZioGiorgio.it: ciao Angelo, anche in questo caso sei l’”uomo dei segnali”? Descrivici nel dettaglio la fase dell’ideazione del progetto e poi la realizzazione, non semplice, sul campo…

Angelo Camporese: dopo essermi confrontato con Orlando Ghini l’Audio System Designer del progetto e presa coscienza delle sue necessità, confrontatomi con Antonio Paoluzi il System Manager deputato al controllo in toto del sistema, consultatomi infine con Wolfango e Vittorio De Amicis titolari del rent Agorà, ho ipotizzato un cablaggio che tenesse conto dell’importanza dell’evento e che quindi fosse obbligatoriamente ridondante sia sulla parte trasporto del segnale che sulla parte di controllo network del sistema. Presi i contatti con la Produzione nella persona di Riccardo Genovese per la questione passaggio fisico dei cavi e trovati i necessari accordi, ho creato il progetto definitivo. Un sistema che tenesse conto di tutte le esigenze come il controllo sugli Switch Ethernet dove abbiamo collegato amplificatori, Ups e gli stessi Switch e che ci hanno consentito di monitorare e controllare ogni singolo Devices. Ed ancora calcolare i voltaggi elettrici delle varie zone con le diverse forniture e fronteggiare eventuali anomalie che si sarebbero potute verificare, anche se alla fine nulla di questo è accaduto.

Angelo “Pavarotti” Camporese poco prima dell’inizio dello show.

ZioGiorgio.it: tutto doppio e tutto analogico, questa è un po’ l’indicazione di massima nel tuo caso. Come mai queste scelte?

Angelo Camporese: Agorà può fornire indifferentemente sistemi di trasporto del segnale audio della stessa affidabilità sia in digitale che in analogico a seconda della disponibilità e in questa occasione la scelta è caduta sull’analogico. In ogni caso, come citato sopra, obbligo di ridondanza in tutte le sue parti, e stiamo parlando di ridondanze attive che non prevedano la sostituzione dei cavi ma solamente un passaggio in automatico oppure schiacciando scientemente il classico bottone “B”. Fermo restando che in ogni tratta avevamo previsto della cavetteria “spare” per qualsiasi evenienza.

ZioGiorgio.it: si è parlato sulla stampa generalista di centinaia km di cavi passati. Le tue stime quali sono?

Angelo Camporese: i numeri reali che riguardano la parte P.A. System e forniti dal rent sono metro più o meno i seguenti: 1600 Mt di Fibra Ottica per la portante che collegava lo Stage con l’ultima linea di Delay, 5000 Mt di cavo di rete Cat5, 6000 Mt di Cavo Multipolare 8 Ch per i segnali Audio Analogici, 8300 Mt di cavo di Potenza multipolare 4 Ch.

La postazione di Pavarotti a Modena Park.

ZioGiorgio.it: non è certo il primo “mega evento” dove presti la tua professionalità. Questo, in particolare, da cosa si è differenziato rispetto agli altri, sempre che si sia differenziato…

Angelo Camporese: niente di diverso dal solito, anche se ormai da anni usiamo sistemi ridondanti che costano decisamente di più e assicurano un servizio puntuale e preciso. Importante in questo caso, vista l’area enorme, era anche garantire un sistema Wi-Fi efficiente e che permettesse il tuning del sistema in modo veloce e sicuro. Lasciami fare un plauso alla Crew Agorà che ancora una volta si è dimostrata all’altezza della situazione.

Si conclude con questo giro di intervista il primo articolo dedicato a Modena Park. Nel prossimo appuntamento ci sposteremo sul palco per parlare con fonici e personale addetto alla gestione dello stage. E poi ancora la “luce”, le movimentazioni etc. etc. Divertitevi!

Aldo Chiappini
ZioGiorgio Staff

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