L’hip hop compie 44 anni, tra doodles e celebrazioni

Il genere musicale di maggior successo di questi anni, l’hip hop, che tanti teenager prendono come colonna sonora e inno di protesta, compie in realtà già 44 anni. Un’età più che adulta in cui, come sempre capita, il fenomeno commerciale supera e doppia quello culturale con tutte le distorsioni del caso. Tuttavia l’hip hop ha regalato alla musica un modo diverso e completamente nuovo, per l’epoca, di approcciarsi alla produzione musicale. A partire dagli strumenti, quasi completamente rimpiazzati da console, campionatori e giradischi. Una vera rivoluzione partita dalla cultura afroamericana che ha poi contagiato negli anni tutto il mondo in modo trasversale.

DJ Kool Herc qui celebrato in uno dei tanti murales a NY che lo rappresentano.

Ma, a differenza di quello che molti pensano, l’hip hop non nasce per nulla come genere di contro-cultura e di protesta. La sua origine, nonostante i prodromi fossero già nell’aria da anni, è fatta risalire proprio all’11 agosto del 1973, data in cui DJ Kool Herc, disc jockey giamaicano a New York, in una competizione con DJ Afrika Bambata definì la sua musica “hip hop”. Il contesto era quello dei block party nei quartieri afroamericani in cui i dischi venivano alternati utilizzando due giradischi alla volta – per non perdere il ritmo – ed un MC (Master of Cerimonies) al microfono intratteneva la gente improvvisando rime e invitandola a continuare a ballare.

Il disagio degli abitanti di questi quartieri poveri e la libertà espressiva che lo stile libero sul classico ritmo in 4/4 permetteva, oltre alla facilità di fare musica in modo relativamente economico grazie solo ad un beat ed una voce, furono la base per la nascita di un vero e proprio movimento musicale che mise le radici in questo melting-pot. Le tecniche di mixaggio sempre più aggressive, con basi sempre più orientate verso il funk e l’RnB, e l’affermazione di MC che rispecchiavano nelle loro rime la condizione e frustrazione di milioni di persone, fecero si che il neonato hip hop iniziasse molto rapidamente ad espandersi in tutti gli Stati Uniti.

RunDMC ed Aerosmith assieme per uno dei pezzi hip hop più famosi della storia.

Gli anni ’80 videro l’esplosione discografica dell’hip hop che però per alcuni anni rimase ancora un fenomeno underground a causa soprattutto delle resistenze di MTV a supportare gli artisti di colore. Prima dell’avvento di Michael Jackson solo il 5% dei video coinvolgeva artisti non-bianchi, ma l’hip hop dovette aspettare il 1986, con il mega-successo di “Walk This Way” dei RumDMC con gli Aerosmith, per esplodere definitivamente nei media nazionali e internazionali. Da quel momento l’aspetto visivo dell’hip hop e la codifica dei suoi stereotipi divennero non solo un fatto culturale ma anche commerciale, con forti influenze sulla musica, nello stile, design e nelle arti in genere – danza e arti figurative in particolare.

In questi giorni decine di eventi in tutto il mondo ricordano, come accade ogni anni, la nascita dell’hip hop. E come non citare proprio i maestri degli anniversari di Google che con un Doodle magistrale danno oggi la possibilità a tutti di diventare DJ per qualche minuto e remixare alcuni dei dischi più famosi dei primordi dell’hip hop.

La musica hip hop, nata dai giradischi e dai vinili, fu uno dei generi che maggiormente beneficiò dell’evoluzione tecnologia. Con l’avvento dei primi campionatori e del digitale poi, i produttori poterono fare un uso sempre più raffinato dei campioni e del mixing.
Ma qual è il loop più famoso della storia? E’ un loop, strano a dirsi, del 1969, della durata di solo sei secondi da “Amen, Brother“, un B-side di un vinile dei The Winstons. Durante questi sei secondi che hanno fatto la storia della musica, il batterista Gregory Sylvester “G. C.” Coleman – al minuto 1:26 – fa un breve assolo di batteria non sapendo che in quel momento stava ponendo le basi per il drum ‘n bass e moltissimi brani hip hop che vennero in seguito.
Ecco il pezzo ‘incriminato’:

E qui in questo video potete sentire diversi brani di fama mondiale in cui questo loop è stato riutilizzato nei generi più diversi.

Luca “Luker” Rossi
Redazione ZioMusic.it

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