L’audio dei tempi moderni…o passati?

Cari audiofili e non, pensateci bene, si va raccontando da anni di cambiamenti epocali nel mondo dell’audio professionale: mixer digitali, trasporti su fibra, software miracolosi, ma a ben vedere ad oggi, alle porte del 2018, quello che ascoltiamo ad un concerto o in televisione è un suono stereo non molto differente rispetto a quello che la mia nonnina ascoltava con grande stupore e candida ammirazione, cinquant’anni fa. Questo suono viene oggi riprodotto nei concerti da un numero variabile di diffusori sistemati in modo più o meno efficace e “creativo” ma fondamentalmente pur sempre un suono bi-direzionale, stereo, si tratta.

Va bene, sono stato un po’ irriverente, critico, ma la ZioArea si presta anche a questo ed a ben vedere un fondo di verità c’è.

Già la stereofonia, un concetto conclamato che, per ovvi motivi, non andrò certo a sviscerare qui in questa sede (googelate 5 minuti e trovate milioni di pagine anche solo in rete).
La stereofonia ha a prescindere dalla definizione che ne viene data ha una sua fondatezza “fisiologica” in quanto noi, come esseri umani (ma anche la gran parte degli esseri viventi, non tutti…) ascoltiamo attraverso due orecchie e quindi riceviamo le onde sonore attraverso due punti. Per riflesso, fin dagli albori della diffusione sonora, ci siamo perciò naturalmente convinti ed abituati che il miglior modo per riprodurre un suono sia attraverso proprio due punti, più spesso e correttamente indicate come sorgenti.

È interessante notare – ed attuale – come alcuni addetti ai lavori esprimano diffidenza in merito alla regola apparentemente ferrea che vuole che un mix per la musica dal vivo venga pensato e riprodotto in stereofonia. Questo perché, dicono i sostenitori della teoria “monoteista” (mixaggio mono…), durante i grandi eventi il pubblico non è mai concentrato solamente nelle zone cosiddette preferenziali o ideali, ossia le posizioni centrali rispetto al sistema di diffusione principale, e questo vanifica di fatto il concetto stesso di ascolto stereo. Insomma, se tu ascoltatore sei in posizione laterale davanti al cluster di dx ed il fonico mixa l’assolo di chitarra a sinistra, con molta probabilità, ascoltarti poco o nulla questo strumento…

Quindi, limitandosi alla musica dal vivo che è oggetto ed interesse specifico per noi Zii, significa che l’unica soluzione è lavorare con miraggi mono? Personalmente ritengo che sia sempre una valida alternativa e sicuramente indolore, un buon compromesso insomma, ma diciamo anche si può fare di meglio, o quanto meno ci si prova. Ed ecco che si aprono nuove strade e nuovi scenari al fine di cambiare, almeno apparentemente, le carte in tavola. Di cosa stiano parlando? Vi butto lì solo alcune delle recenti tecnologie che io stesso ho avuto modo di apprendere e conoscere e che sono oggetto di grande attenzione e studio da parte azienda importanti. L-Acoustics con Soundvision, Meyer Sound con Costellation, d&b audiotehnik con Soundscape e poi per andare qualche anno indietro nel tempo TiMax SoundHub o il software tutto italiano X Spat di A&G Soluzioni digitali del pionieristico Luigi Agostini, giusto per ricordare le prime che mi vengono in mente (politically correct mode on: non si offenda chi non è stato citato ndr).
Come avrete certamente intuito da alcune sigle stiamo parlando di “spazializzazione”, diffusione multicanale. “Nulla di nuove sotto il sole Zio!” direte voi, ma trattasi di una tecnologia e soprattutto un’applicazione non così scontato in riferimento al mercato professionale. Quanto al settore consumer, beh, conosciamo tutti la travagliata storia fatta di ascesa e caduta dei sistemi “dolby” 5.1 casalinghi che molti di voi avranno a prendere polvere in cantina.

Insomma, morale della favola, al di là di sigle e produttori è chiaro che negli ultimi tempi ci sia una grande attenzione del mercato nei confronti della sonorizzazione “tridimensionale”, o comunque si intravede una precisa volontà da parte di alcune aziende – e siamo sicuri che molte altre si accoderanno – di proporre soluzioni e sistemi che regalino, finalmente, una nuova esperienza sonora all’ascoltatore attraverso un audio più coinvolgente, più intrigante, più emozionante.

Tutto molto bello! Ora, la mia domanda che ho rivolto ad alcuni diretti interessati ma che rivolgo a voi cari lettori è sempre la stessa: sono veramente maturi i tempi? Il pubblico e soprattutto i committenti sono disposti a cambiare le regole del gioco lanciandosi in nuove sfide – magari complicate e costose – col nobile fine di migliorare l’ascolto di una performance musicale o artistica al pubblico pagante? Ed ancora, sarebbe proponibile e verosimile, vendere questo “upgrade sensoriale” come plus ad un concerto facendo, per contro, pagare di più un biglietto talvolta già abbastanza costoso? Al mio via scatenate l’inferno!

…dimenticavo, piano con panettoni e spumante, perché poi i flycase chi li sposta più!

Buone Feste!

Aldo Chiappini
ZioGiorgio Team

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    …sono anni che se ne parla, non è certo una novità, come dite nell’articolo infatti… Non si può far pagare di più il pubblico perchè i biglietti sono già cari e si arricchirebbero ancora di più le produzioni, agenzie etc, e mai e poi ai installatori, service e tecnici… Auguri!

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    facciamo pagare di più il biglietto!!! Tanto costano poco… Sai cosa gli frega del sonoro multicanale a quelli che vanno a vedere fedez o i reality…

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      Ciao “pppppkknkjn”…va bene non voler mettere eventualmente anche il cognome (che sarebbe sempre cosa educata e gradita) ma almeno inserire dei nomi quantomeno reali, è il minimo della decenza. Non togliamo mai commenti, a meno che non siano offensivi o palesemente fuori luogo, quindi lo lasceremo, solo per questa volta.
      Grazie comunque del tuo contributo.

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  3. Come diceva mio padre a lavare la testa all’asino si perde solo acqua e sapone….
    nel 1975 facevo il mix quadrifonico nei concerti ed il pubblico mi diceva che le casse erano rotte perchè non facevano tutti i suoni…
    E poi chi ti dice che il 5 canali domestico non va più? Ora anche le soundbar hanno la decodifica 5.1 con i canali surround wireless e ti garatisco che si vendono e sono richiestissime

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    la domanda che mi chiedo io invece è se in effetti i committenti sono disposti a pagare di più un servzio ai service ed algi installatori come prima cosa… Sappiamo già tutti molto bene quanto sia difficili farsi pagare il giusto per un servizio e quanto poco sia presa in considerazione la qualità. Se io installo un sistema multicanale, installo più casse, coinvolgo più tecnici, sicuri che il lavoro mi viene pagato? Credo che l’unica soluzione sia che comincino a chierlo gli artisti così da mettere in moto la filera…
    BUON NATALE!

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    Mondo dell’installazione e live sono settori molto dividersi. Non credo che nei concerti ascolteremo mai audio multicanale almeno fino a quando non saranno i produttori a comprenderne i benefici. Ma se il pubblico non lo richiedi nessuno muoverà mai un dito.

    Ciò zio!

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    Se guardiamo certe “cose” che accadono nel mondo della musica, direi che più che avanti, stiamo andando indietro…!! E non è detto per “populismo”… sia chiaro!!
    A tutti i livelli conta solo il Budget, ed in un Paese in cui i soldi, in generale, stanno diminuendo e la cultura generale si sta appiattendo, ciò che affronti nell’articolo ad oggi lo vedo come l’ultimo dei problemi…
    Intanto torniamo a fare musica non per i soldi ma per l’arte che essa rappresenta… poi se son rose fioriranno!
    Ciao!

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    Io possiedo un MTI-3 trisonic imager che dal vivo può andar molto bene per avere un effetto “surround” anche se non sei in centro, devi avere almeno 3 casse per ottenere l’effetto ma con 5 o più ancor meglio.

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    Tutte bellissime cose e tutte degne di nota, sono io il primo a dire che non sarebbe male una nuova “esperienza” sensoriale ed emozionale dal punto di vista del suono. Ma ricordo come fosse ieri un concerto a San Siro di una nota band italiana, 4-5 anni fa (non so se posso fare il nome, ma poco importa). Primo anello, lato corto del campo. Non capivo una parola di quello che usciva dalla bocca del frontman. Era chiasso, baccano, non arrivava il ritmo della cassa, chitarre e tastiere erano un fruscio fastidioso e mescolato tipo torta agli smarties. Capisco sia un lavoro non facile quello del fonico negli stadi, ma bisogna sempre garantire almeno un lavoro discreto dal punto di vista sonoro, sennò cosa paghiamo a fare il biglietto di ingresso?

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