Il tempo ci ha riservato una giornata uggiosa a Roma nel giorno della presentazione della mostra interattiva dei Pink Floyd al Macro di Via Nizza 138. Il Gate numero 4 identifica l’ingresso alla mostra: Their Mortal Remains, l’immortalità di brani che si affacciano come immagini acustiche definite, ognuna delle quali apre i cancelli della memoria. Impossibile non tornare, per chi ha visto i Natali a metà del secolo scorso, agli anni in cui i loro LP giravano a 33 giri al minuto sugli impianti HI-FI durante le feste liceali. Incredibile la sequenza delle meraviglie esposte, illustrate da audio-guide professionali che riproducono automaticamente i contenuti dei filmati proposti, che si incontrano nelle dozzine di monitor posizionati lungo il percorso espositivo.
Davanti ad una platea gremita di fotografi e giornalisti si è svolta a Roma la conferenza stampa di presentazione della mostra, che ricorda gli anni d’oro dei Pink Floyd, e che porta all’interno di una struttura museale un’esperienza sensoriale visiva e acustica mai vista prima.
Con qualche minuto di ritardo si sono presentati sul palco, anticipando l’arrivo dei due componenti della band storica, il sindaco Virginia Raggi, accompagnata dal Vice Sindaco Luca Bergamo e dal Commissario per la gestione provvisoria del Pala Expo Innocenzo Cipolletta. “Più che un’esposizione” – ha sottolineato in conferenza stampa il Vice Sindaco Luca Bergamo, “si tratta di un’esperienza interattiva, in cui lo spettatore si trova immerso in un percorso che raccoglie il meglio della produzione musicale del gruppo”.
Dopo le frasi di rito e i convenevoli la platea di giornalisti e fotografi si è assiepata al tavolo della conferenza stampa all’arrivo di Roger Waters e Nick Mason. Pur con qualche difficoltà di ascolto, dovuto al palco improvvisato per la conferenza stampa, che non prevedeva un ascolto di monitoraggio sul palcoscenico, Waters e Mason hanno risposto pazientemente alla folla di domande dei giornalisti intervenuti. Nick Mason ha esordito dichiarando di essere a Roma con grande piacere e di aver visitato l’installazione museale che lo riguarda con lo stupore per la genialità delle installazioni audio.
Per certi versi meno interessato all’esposizione Roger Waters che ha dichiarato “non sono più un componente della band da 32 anni, il mio ricordo del 68 non è più così vivo, i tempi in cui suonavamo al Piper, ma è un’emozione tornare oggi a Roma. Ci troviamo su un treno espresso verso l’estinzione e siamo in una situazione di estrema precarietà, per questo non mi importa di quello che ci lasciamo alle spalle ma mi importa di quello che faremo in futuro, perché ci sono cose molto più importanti davanti a noi oggi, più importanti di quello che abbiamo fatto nel passato.”
(domanda dalla sala ndr): come commenta la frase di un suo brano: “There’s someone in my head but it’s not me” , chiede un giornalista a Roger Waters. “L’homo sapiens è un gruppo specifico dal punto di vista genetico, comparso circa 100mila anni fa”, – continua Waters “e per questo la mia ossessione è di scoprire dentro il mio potenziale, di entrare in empatia con gli altri esseri umani. Se la gente lasciasse perdere un po’ i telefonini, gli I-Phone e i Samsung, e si guardasse intorno, forse si renderebbe meglio conto di come sta andando il mondo.”
Il percorso è a carattere tematico e si snoda seguendo la cronologia degli eventi, sottolineati con racconti da leggere, interviste, video, brani di film e selezione di concerti in onda sui monitor appesi alle pareti. Lo spettatore si trova coinvolto direttamente, in particolare per l’interattività del suono, come ha detto Nick Mason in conferenza stampa, “Sono rimasto colpito dalle cuffie Sennheiser, il fatto che si attivano da sole in funzione di quello che stai guardando. È davvero un miracolo tecnologico.”
Notevole infatti, dal punto di vista espositivo, l’allestimento proposto per Roma Capitale, anche se ci è sembrato leggermente ridimensionato rispetto all’edizione londinese, che ha riscosso enorme successo di critica e pubblico, che ha raggiunto numeri importanti per una struttura espositiva. Sottile il filo che unisce il passato con il presente, esporre una band musicale, in parte contemporanea, ha un valore intrinseco che rasenta la venerazione. Non si tratta di esporre reliquie, e non è arte contemporanea, e per questo crediamo nella riuscita di questa operazione, che vuole essere e si dimostra tale come esperienza immersiva nel genio musicale dei trasgressivi fluidi rosa.
Un esempio di evento che può dare un raccordo tra generazioni diverse, che così si possono confrontare per trovare una strada comune. Una mostra creata per ricordare il passato, che crediamo possa essere spunto per dare forma a novità per il futuro.
Il percorso espositivo ci insegna come, con il passare degli anni, la band e i suoi collaboratori sia riuscita a gestire il proprio successo planetario senza perdere mai di vista il processo creativo e innovativo. Una sperimentazione tecnologica continuamente in evoluzione evidenziata durante il percorso, con l’esposizione delle strumentazioni adottate dai Pink Floyd in sala di registrazione e nei concerti dal vivo. Chitarre, pedaliere, moog, mixer autocostruiti, batterie, amplificatori, tutte le tecnologie audio utilizzate da loro nel corso degli anni sono esposte e rigorosamente protette nelle teche di vetro illuminate, e per ognuna di esse un documento, una spiegazione, un filmato che ne contestualizza e specifica l’utilizzo.
Non possono mancare innumerevoli foto inedite, i provini a contatto per la realizzazione delle copertine dei loro LP, e naturalmente anche alcune installazioni tridimensionali molto attraenti e sensoriali. Il gusto di ascoltare, per tutto il percorso, termina con il “godimento acustico” nella ultima sala espositiva, attrezzata di tutto punto da Sennheiser – partner ufficiale della mostra – nella quale lo spettatore può rivedere parti di concerto opportunamente rimasterizzate. Un’esperienza unica di ascolto, non solo da sentire, ma anche da vedere, con maxi schermo, installazioni laser e luci motorizzate.
Cuore della mostra è infatti il missaggio della leggendaria performance dei Pink Floyd di Comfortably Numb al Live 8, che viene riprodotto attraverso la tecnologia AMBEO. Il missaggio è stato realizzato presso gli Abbey Road Studios dai produttori Simon Rhodes e Simon Franglen, insieme a Andy Jackson, ingegnere del suono dei Pink Floyd. La performance zone del MACRO è allestita per godere delle prestazioni immersive di AMBEO con 18 diffusori attivi Neumann KH420 e 7 subwoofers attivi KH 870.
Il paesaggio sonoro di AMBEO restituisce magnificamente i dettagli e le dimensioni del suono, la sua provenienza dall’alto, dai lati, dalle spalle, e si posiziona sicuramente come interprete della riproduzione musicale del futuro.
Ambeo è estremamente versatile e rappresenta il futuro dell’audio grazie alla sua capacità di creare sound experience altamente immersive. Ambeo riproduce la musica dal vivo esattamente come la band l’ha registrata, con cinque microfoni durante la performance. Grazie ai diffusori attivi Neumann si scoprono moltissimi dettagli audio con una riproduzione del suono estremamente fedele.
Una nota di merito va fatta per le audioguide, un sistema unico nella sua capacità di diffondere il segnale automaticamente e simultaneamente a centinaia di ricevitori. Sono 900 i ricevitori abbinati, equipaggiati con cuffie HD 2.2s, i visitatori ricevono le informazioni audio che corrispondono esattamente al punto visivo della mostra che stanno percorrendo, permettendo l’ascolto dei 40 video musicali di esibizioni storiche o delle loro interviste.
Al MACRO di Roma, la mostra aperta dal 19 gennaio 2018 rimarrà allestita e visitabile fino al 1 luglio, i dettagli per gli orari di ingresso e la prenotazione dei biglietti sono disponibili qui.
I prezzi sono ragionevoli, ma il nostro consiglio è di non andarci di corsa, abbiate la pazienza di aspettare di avere una mezza giornata libera, soprattutto se desiderate ascoltare per intero tutta la programmazione offerta dall’impianto sonoro che troverete a disposizione, c’è veramente tanta roba da sentire, e da vedere.
Alberto M. Trabucco
ZioGiorgio Contributor