Produttore discografico, arrangiatore, compositore, direttore musicale e tastierista, tutto questo è Simone Giuliani, il nuovo contributor di ZioMusic che dalle prossime settimane ci terrà compagnia sulle nostre pagine con nuovi test prodotto e un’interessante rubrica. Grazie alla grande esperienza di Simone la nuova rubrica sarà estremamente utile per scoprire i processi creativi e tecnici utilizzati da un vero e proprio professionista del settore. Non a caso abbiamo scelto un personaggio di tale spessore perché siamo conviti che per scoprire i “trucchi” e i “segreti” del mestiere ci sia bisogno dell’esperienza e del punto di vista di chi ha a che fare con le realtà più importanti di tutto il modo. Per chi non lo sapesse, infatti, Simone ha collaborato e collabora con numerosi artisti internazionali tra cui Beyoncé, the Royal Philharmonic Orchestra, Wu-Tang Clan, Sia, Jovanotti, tanto per citarne alcuni. Impegnato anche sul versante cinema e TV ha scritto musica per Spike Lee, CSI: Crime Scene Investigation (CBS), True Blood (HBO), e la serie Deep Into Shambhala, trasmessa dalla televisione nazionale della Cina per un’audience record di 900 milioni di spettatori. Simone ha anche inciso un album per la soprano inglese Carly Paoli insieme alla London Symphony Orchestra negli studi di Abbey Road di Londra e ha lavorato come arrangiatore e musicista suonando con la Royal Philharmonic Orchestra alla 02 Arena di Londra in occasione del concerto di Andrea Bocelli per il “Cinema” Tour.
Insomma capirete anche voi che dopo queste premesse siamo veramente onorati di dare il benvenuto a Simone nel nostro team e lo facciamo con questa bella chiacchierata da cui sono venuti fuori numerosi aneddoti e curiosità di uno dei professionisti italiani più importanti di tutto il mondo..
ZioMusic.it: ciao Simone benvenuto su ZioMusic. Partiamo dall’inizio, quando hai capito che fare musica sarebbe stato un aspetto fondamentale della tua vita? Come hai iniziato il tuo percorso professionale?
Simone Giuliani: mi ricordo un momento molto preciso, avevo 12 anni, era estate. Non vidi i Pink Floyd o i Genesis ma un gruppetto di bravi musicisti italiani di cui non so il nome. Erano su un palco, suonavano benissimo, sorridevano, avevano un loro linguaggio nascosto, una bellissima complicità. Io ero intrigato ai massimi livelli, mi si sciolse il ghiacciolo in mano. Rimasi letteralmente folgorato dalla bellezza e dalla potenza della musica. Capii che era quello che dovevo fare.
ZioMusic.it: adesso vivi tra Los Angeles e New York, questo spostamento è stato più un’opportunità o una necessità per continuare il tuo lavoro?
Simone Giuliani: non penso molto alle città come opportunità/necessità, mi piace seguire l’istinto e continuare ad esplorare come ho sempre fatto perché quello è un bel modo di tenere sempre viva la propria fiamma. Ogni città racchiude in se realtà diverse e bellissime, tutte cose che un musicista si ritrova nel suo bagaglio, tutto ritorna dentro la musica che suoni e scrivi. Ho vissuto e fatto musica a Londra, Miami, New York, Los Angeles. Tanti musicisti diversi, tanti stili diversi, mi ha fatto sempre un immenso piacere imparare cose nuove, ogni posto ti da qualcosa di diverso. Qualche anno fa ho passato un bel po’ di tempo nel Sud-Est dell’Asia, c’è una sensibilità musicale molto diversa, tante cose da fare anche là, se uno vuole. La musica è un proto-linguaggio potentissimo, nasce prima della parola. Ha due componenti opposte ma vitali: la visceralità che ti connette con forze divine superiori ed il gioco, che ti connette con i tuoi simili. Non è un caso che in diverse lingue “suonare” e “giocare” siano racchiuse nella stessa parola.
ZioMusic.it: in relazione alla domanda precedente che cosa ne pensi della scena musicale italiana attuale? Hai mai pensato di tornare a lavorare qui?
Simone Giuliani: la cosa bellissima dei tempi in cui viviamo è che ormai si può lavorare facilmente in tutto il mondo. Lavoro con artisti italiani di tanto in tanto, Jovanotti, Giovanni Caccamo, Andrea Bocelli ed altri. Recentemente ho fatto il Direttore Musicale del concerto per Papa Francesco in occasione dell’anno del Giubileo a Roma. E’ stato bello lavorare con un’orchestra tutta Italiana, noi abbiamo sempre una marcia in più quando si parla di emozioni, e soprattutto… passione.
ZioMusic.it: qual è o quali sono i software o gli hardware che hai in studio di cui non potresti fare a meno e perché?
Simone Giuliani: ah che bello, una domanda tecnica! Uso più di un music software perché ho clienti diversi ed ognuno ha le sue esigenze che come produttore o engineer devi assolutamente saper gestire. Per me oramai è necessario lavorare ugualmente bene con Pro Tools, Logic, Ableton Live. Reaper. Perché no? Sarebbe stupido perdere l’occasione di poter lavorare a un bel progetto perché non si conosce un software. Imparalo! Ti racconto un aneddoto: il produttore di Sting, Robert Sadin, una volta mi chiamò e mi disse: “Da 1 a 10, quanto sai usare Pro Tools?”. Io non sapevo neanche far partire Pro Tools, ma come potevo perdere quell’occasione? Gli risposi: “8”. “Allora ci vediamo la settimana prossima per lavorare insieme”. Click. Mette giù il telefono. Ti puoi immaginare cosa ho fatto in quella settimana: ho studiato Pro Tools non-stop notte e giorno. Poi ho avuto un’esperienza favolosa in studio con lui. Per tornare alla domanda: adoro la serie plugins della Eventide ed i Sound Toys che uso con diversi DAW, oramai entrambi indispensabili. Strumenti? Non posso non avere il mio fedele Moog. A Londra ho un amico che dal 1994 custodisce il mio Fender Rhodes, è sempre li quando ci passo!
ZioMusic.it: oggi che la tecnologia ha in parte semplificato molte cose, sempre più persone si affacciano al mondo della produzione e della musica in generale. Data la tua esperienza che consigli ti senti di dare ai giovani che vorrebbero intraprendere questo tipo di percorso?
Simone Giuliani: amo la tecnologia. La tecnologia però è solo un modo sempre più veloce per arrivare da A a B, o se vuoi, un mezzo per regalare ad un artista lo spazio necessario per creare più liberamente, per accentuare la sua unicità, ma essa non contiene messaggi. Purtroppo l’accesso troppo facile alla tecnologia per un neofita può disintegrare la sua originalità fin dall’inizio. Terribile. Volendo fare un’analisi più ampia questo sta succedendo in tanti altri campi come la fotografia, film making, video editing. E’ proprio una tendenza collettiva di marketing globale il voler diminuire sempre di più il divario tra il “pro” ed il “consumer”. Se ci pensi, adesso con pochi soldi puoi comprare un software come Logic o Final Cut che ha potenzialità incredibili, ma arriva ai dilettanti cosi come ai professionisti. Ho rifiutato di fare la colonna sonora di un film l’anno scorso, mi hanno mandato delle scene del film, partivano incredibilmente belle, filmato in HD, montaggio incredibile, sembrava Blade Runner all’inizio. Poi dopo 20 minuti mi accorgo che non c’era un messaggio nel film, la sceneggiatura era inesistente, banalissima, senza capo né coda, uno schifo. Capisci? La tecnologia in quel caso prende il sopravvento, chi se ne frega se hai girato tutto in 8K o vai in Indonesia a fare le riprese con il drone, se poi non stai dicendo assolutamente niente. Che senso ha?
Il consiglio che mi sento di dare a giovani musicisti, produttori, artisti è di seguire la propria voce, sperimentare, fregatevene di fare le cose perfette. Ascoltate di tutto, acquisite. Non partite dalla tecnologia ma da quello che vi va di raccontare. Ascoltate dischi nuovi, dischi vecchi, guardate più film possibili di ogni tipo, non vi fermate al mainstream. Esplorare è tutto. I dischi più belli sono stati fatti velocemente, ed è forse per quello che sono immortali. Jimi Hendrix, Beatles, Genesis, Michael Jackson, dischi immortali fatti in due settimane.
ZioMusic.it: considerato tutto quello che fai sei molto versatile musicalmente parlando. Solitamente come lavori in studio? Da dove nasce la tua musica e da cosa trai ispirazione?
Simone Giuliani: molto spesso arrivo in studio solo per registrare le idee che ho già sviluppato, io giro sempre con una marea di appunti vocali che prendo con iPhone, ne ho a centinaia da tutti i viaggi, sessions con musicisti vari, chiacchierate con i tassisti, i suoni delle città, il traffico, il bosco, il mare. La musica è ovunque, a volte fischio addirittura le melodie. Sai che vent’anni fa potevi dare l’esame alla SIAE come fischiatore? Haha! L’ispirazione arriva dall’apertura che tu hai, noi siamo conduttori di idee, come artista hai il compito di rendere tangibile una cosa che di partenza non lo è. Sei tu il tramite tra il divino e l’uomo! La magia è tutta li. L’ispirazione è un’inesauribile sorgente… sta all’artista aprire il rubinetto. Se pensi troppo perdi tutto. Tanti anni fa ho partecipato a dei seminari con Roger Nichols (inventore del campionatore e sound engineer di Steely Dan), lui diceva che il primo mix che fai di solito è quello che avrà più imperfezioni ma racchiude il tuo gusto e sarà quello più unico. Io condivido pienamente.
ZioMusic.it: la tua carriera è iniziata agli inizi degli anni 90, è cambiato anche il tuo metodo di lavoro in tutto questo tempo? Se si, come?
Simone Giuliani: bella domanda, non ci avevo mai pensato. Sicuramente si. Nei primi anni 90 quando ho cominciato a fare musica si usava l’Atari, io lavoravo come tanti colleghi con Notator (eMagic) e Cubase. Erano software incredibilmente precisi per il MIDI! Devo dirti che essendo nato e cresciuto in Italia ho cominciato a fare musica da ragazzino pensando che il “pop” fosse la cosa più importante, è chiaro perché ti arriva tutto il mainstream del momento, no? Quindi in modo completamente naïf ero ossessionato con la struttura dei pezzi, dissezionavo gli arrangiamenti di gruppi americani, ero pazzo per i Toto. Poi ho scoperto Earth, Wind & Fire, Michael Jackson, tutte le altre produzioni di Quincy Jones, poi anche Zappa, i Genesis, Yes, Supertramp, King Crimson, Trevor Horn. Aiuto. Vedi, ascoltando cose cosi diverse inevitabilmente il tuo linguaggio si forma. E cosi il tuo modo di lavorare cambia. Ho ascoltato e studiato jazz per diversi anni, il mio insegnante era Stefano Bollani. Poi di colpo mi sono ritrovato su un furgone in giro per l’Italia con i Diaframma: punk-rock, dark wave, gothic rock, dopo qualche anno approdai a Londra ed arrivai nel pieno del momento Acid-Jazz… un fermento mai visto. Jam sessions tutte le sere con i musicisti degli Incognito, Brand New Heavies. Senza il Fender Rhodes come tastierista non eri nessuno. Haha! Poi la fase con i DJ. Mi sono divertito sempre a lavorare con i DJ, libertà totale come musicista sia live che in studio.
Mi sembra questo un bel modo di vivere la musica prima di arrivare ad un metodo di lavoro preciso. Cioè il lavoro è la ricerca… mentre ricerchi esplori anche te stesso. Come ti rapporti con un altro musicista? Io credo che un musicista giovane debba esplorare, sempre, ovunque. Suona e misurati nelle situazioni più disparate. Non c’è niente di peggio che fossilizzarsi in uno stile musicale soprattutto all’inizio. Per tornare alla domanda, il modo di lavorare deve essere sempre al servizio delle persone. Se lavoro da solo spesso vado in una specie di “trance” e non torno a casa fino a che non ho finito (te lo può confermare la mia ex-moglie). Però quando si lavora con altri, una delle qualità più belle è quella di saper facilitare le cose, il flow in studio, come produttore. Ogni artista lavora a modo suo, mi sono divertito tantissimo a New York a lavorare con Cibo Matto, una band di due ragazze giapponesi (Yuka Honda e Miho Hatori) circondate da musicisti bravissimi come Sean Lennon (il figlio di John), Nels Cline (Wilco) e tanti altri… La cosa più importante in studio era mangiare bene, sperimentavamo cucine diverse ogni volta che si registrava.
ZioMusic.it: ti è mai capitato di vivere dei momenti di “crisi“ nella tua carriera? Intendo dei periodi in cui ti sarà risultato difficile coniugare le tue idee con quello che ti veniva richiesto da altri. Se così fosse li hai superati alla grande, ma come ci sei riuscito?
Simone Giuliani: si, certamente, ho avuto come tanti altri dei momenti così. Non so spiegarti bene come sono riuscito a superarli, ma credo che se come musicista tu sei onesto con te stesso e verso la musica, nei momenti di vero bisogno possono accadere cose magiche. All’inizio della mia uscita all’estero più di una volta mi sono trovato senza il becco di un quattrino e sono successe cose inaspettate che mi hanno istantaneamente reso fiducia in quello che stavo facendo. Una volta non potevo pagare l’affitto, mi mancavano 374 dollari. Mi arriva un assegno dalla Sacem (la Siae francese). Sai di quanto? 374 dollari. Come non si può interpretare dei segnali così? Per quello che dici riguardo al contrasto tra “arte” e “lavoro”, si certo.. capitava spesso. Capita ancora. Esiste il modo di riuscire a trovare dei lati belli anche nelle cose che all’apparenza non li hanno. Partendo da li si può imparare. Tutto è esperienza, io ad esempio odiavo fare le musiche per pubblicità o i trailers, non mi venivano bene. Poi ho capito che era un linguaggio diverso, più compresso, completamente diverso come story-telling. Allora era una cosa in più da imparare. Bene!
Io parto dal concetto che io non sono un musicista, io faccio il musicista. Quindi è un privilegio, ho scelto io di fare questo percorso così nobile. Sono uno studente, siamo tutti studenti. La prospettiva, questa bella cosa scoperta dal nostro Brunelleschi, funziona in tutti sensi eh! Mentre noi siamo a bere un caffe leggendo questa intervista oggi sono morte di fame 21,000 persone. Nel mondo muore di fame una persona ogni 4 secondi. Penso che si possa anche fare qualche compromesso ogni tanto, nel calduccio del nostro studio.
ZioMusic.it: il tuo curriculum è veramente impressionante, hai lavorato con tantissimi artisti, hai prodotto musica per TV e film e ogni tuo lavoro ottiene sempre un successo straordinario. In molti sognerebbero di fare soltanto una parte di tutto ciò che hai fatto nella tua carriera, e proprio per questo siamo curiosi di chiederti che cos’altro vorresti fare ancora. Ci sono degli obiettivi o dei “sogni” che ti piacerebbe realizzare?
Simone Giuliani: la musica è condivisione, sempre. Il momento di soddisfazione più alto l’ho provato quando i musicisti della London Symphony Orchestra mi hanno fatto i complimenti dopo una seduta di registrazione. Il fattore umano è tutto. Vivo il mio sogno tutti i giorni, dentro di me c’è ancora il bambino col ghiacciolo squagliato!
Alex Esposto
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