100 Cellos a L’Aquila con L’Acoustics Syva

I 100 Cellos sono una band dinamica, in continuo cambiamento e “aperta”, composta da una miriade di violoncellisti di qualsiasi estrazione, dai talenti agli appassionati, passando per i dilettanti e soprattutto tanti giovani, con il tratto comune della passione per la musica e per il violoncello.
Il progetto, nato nel 2012 coinvolge ad ogni esibizione centinaia di violoncellisti che rispondono alla “chiamata” dei due ideatori e guide dell’orchestra, Giovanni Sollima, compositore e virtuoso di grandissimo spessore e Enrico Melozzi, musicista apprezzato in Italia e all’estero.

Ci siamo recati a L’Aquila per assistere ad una di queste esibizioni organizzata all’interno della Basilica di San Bernardino – luogo simbolo del capoluogo abruzzese – scelta come concerto di apertura della manifestazione Il Jazz italiano per L’Aquila, ideata da Paolo Fresu.

Manuel Terralavoro, titolare del service Tumix di Tivoli e Vincenzo Schiavo, ingegnere del suono che segue il progetto dal 2012, hanno illustrato nel dettaglio le tecniche di ripresa e di amplificazione di questa particolare situazione, affrontata con estrema professionalità e capace di dare vita ad una magia di suoni che si espandeva all’interno della basilica catturando letteralmente l’attenzione dei molti presenti, testimoni di una esperienza unica ed affascinante, per una volta non legata a budget importanti e palchi enormi, ma capace di sprigionare una uguale onda emotiva nel vero senso della parola.

Vincenzo Schiavo e Manuel Terralavoro

Un ruolo importante per la perfetta riuscita dell’esibizione è stato ricoperto dal sistema collineare SYVA di L ‘Acoustics che abbiamo visto in azione in una situazione complessa data dalla necessità di amplificare numerosi violoncelli in un ambiente, quello della basilica, ricco di riverberi. Syva ha un modello di direttività innovativo di 140° x 26°, ottimizzato per offrire una copertura molto coerente ed una gittata fino a 35 metri, grazie alla particolare guida d’onda a curvatura progressiva a forma di “J”. Il design moderno e la forma slanciata lo rendono ideale per situazioni come questa, dove l’integrazione con la location ha una importanza estremamente rilevante.

Prima di dare la parola ai tecnici, abbiamo scambiato qualche battuta con Enrico Melozzi, uno degli ideatori del progetto.

ZioGiorgio.it: abbiamo assistito ad una esibizione insolita e molto coinvolgente. Vuoi raccontarci la genesi del progetto?

Enrico Melozzi: 100 Cellos è una orchestra aperta a tutti senza selezioni sulla base di bravura ma che coinvolge chiunque abbia voglia di partecipare. Niente concorsi, virtuosismi o altro. Cerchiamo solamente entusiasmo e giovane età. Il Progetto è nato nel Teatro Valle occupato nel 2012 con il primo concerto e da li ogni anno organizziamo due o tre reunion in diverse città come Ravenna, Milano, Budapest, Lucca, Roma ecc…
Io e Giovanni Sollima ci occupiamo di tutta la fase di preparazione e gli arrangiamenti senza delegare nessuno, così da curare il tutto ancora più nel dettaglio. In questo modo sentiamo il progetto ancora più nostro e tutto funziona meglio.

ZioGiorgio.it: ci troviamo in una location “difficile” e l’esigenza di amplificare questa tipologia di strumenti richiede una professionalità elevata. Vuoi darci un tuo punto di vista sulla tecnica e l’amplificazione?

Enrico Melozzi: collaboriamo con Vincenzo Schiavo da diversi anni, e insieme abbiamo all’attivo circa 50 album e altrettante colonne sonore e musiche per teatro. Curiamo molto la spazializzazione del suono con incisioni native surround e ci siamo divertiti molto a sperimentare come far funzionare il suono acustico puro e originale usando l’elettronica il meno possibile.
In generale le chiese permettono di amplificare in modo generoso e naturale il suono, ma con i sistemi di amplificazione è necessaria una estrema precisione per evitare inneschi. In occasione della prossima data di Palermo sperimenteremo una nuova tecnica che riduce i tempi di soundcheck, grazie all’utilizzo di generatori di frequenze a palco vuoto dove testeremo un suono neutro che non generi rientri sulle varie frequenze così da poter aumentare il volume. In generale utilizziamo molti panoramici, con capsule DPA dedicate alle prime file e ai solisti, necessari per dare una maggiore presenza sulle basse frequenze.

Vincenzo Schiavo, fonico di produzione, ci racconta invece come ha gestito l’amplificazione all’interno della basilica.

Vincenzo Schiavo

ZioGiorgio.it: bentrovato Vincenzo, raccontaci l’approccio a questo progetto

Vincenzo Schiavo: principalmente mi occupo di mix in studio, e questa è stata l’occasione per affacciarmi al mondo del live mettendomi in gioco e portando il mio know-how in un contesto completamente differente. In studio possiamo curare meglio sia la qualità della ripresa del violoncello che la precisione dei dettagli, mentre nel live ci sono diverse problematiche date dal fatto che abbiamo a che fare con uno strumento acustico dotato di una gamma di frequenze molto bassa. L’utilizzo dei condensatori dal vivo prevede una particolare attenzione nel rispettare le posizioni, così da ridurre gli inneschi che dipendono dalla vicinanza dell’impianto al microfono.

ZioGiorgio.it: partiamo dalla ripresa. Cosa utilizzi per tutti questi violoncelli?

Vincenzo Schiavo: qui utilizziamo microfoni Schoeps CMC6 con capsula cardioide MK4, mentre per i solisti abbiamo le clip DPA 4099 che ci danno la possibilità di catturare al meglio il punto focale dei violoncelli, anche quando si spostano lungo il palco. I DPA sono fondamentali sulle basse frequenze, per ottenere un po’ di corpo e spinta in più, mentre ogni Schoeps gestisce una coppia di violoncelli per un totale di 35 microfoni.

ZioGiorgio.it: quali sono le criticità in questa tipologia di applicazione?

Vincenzo Schiavo: considera che sui solisti ho sia il panoramico che la clip, e c’è da lavorare per evitare la sovrapposizione e l’annullamento di alcune frequenze riprese da entrambi i microfoni. Il DPA mi da un suono medioso trovandosi sotto le corde dello strumento e funge da supporto al suono principale ripreso dallo Schoeps. Inoltre il violoncello è uno strumento in grado di cambiare il suono a seconda di come viene suonato e dalla posizione del’arco sulle corde, con un suono più stridente man mano che si avvicina al ponticello. Bilanciando dpa e panoramico sono riuscito comunque ad ottenere un suono molto fedele, omogeneo e caldo.

ZioGiorgio.it: passiamo invece al sistema di amplificazione. È la prima volta che utilizzi Syva?

Vincenzo Schiavo: esatto, non ho mai utilizzato Syva ed ero molto curioso di sentirlo alle prese con uno strumento acustico come il violoncello. In precedenza su altri sistemi line array ottenevo sempre un suono medioso, invece con questo sono riuscito a ricavare un suono diretto del violoncello senza scavare troppo. È stata una bella scoperta, il suono risulta tondo, caldo e ben definito e spero ci sia la possibilità di utilizzarlo anche in ambienti aperti dove ho la possibilità di spingere di più.
Gestisco il tutto con un mixer Yamaha QL5 fornito dal service e dotato di un buon pre-amplificatore, oltre ad un eq di qualità che si interfaccia molto bene con l’impianto. È molto comodo e veloce da gestire, soprattutto per le regolazioni al volo, grazie al touchscreen integrato.

Chiudiamo il giro di interviste con il titolare di TumixManuel Terralavoro. Una realtà nata nel 2005 e in continua innovazione soprattutto per quanto riguarda la ricerca di prodotti di qualità. Inoltre Manuel è docente e tutor presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, dove si occupa di insegnare a realizzare colonne sonore per il cinema e nello specifico ambienti, dialoghi, effetti, doppiaggio ecc…

Manuel Terralavoro, titolare di Tumix Service

ZioGiorgio.it: Vincenzo ci ha raccontato come ha affrontato questa situazione per quanto riguarda ripresa e mix. Vuoi raccontarci nello specifico le qualità di questo P.A.?

Manuel Terralavoro: ho acquistato il Syva non molto tempo fa, al termine della ricerca di un sistema che fosse di qualità, pratico e semplice da gestire, potente, bello da vedere e non invasivo. Syva ha saputo soddisfare a pieno le mie esigenze in quanto è in grado di esprimere una stereofonia sorprendente, grazie all’apertura sul piano orizzontale di circa 140° che permette di avere un ascolto ottimale da qualsiasi posizione.
Il Syva deriva dal K2 e utilizza per i bassi i due 12″ del fratello maggiore, mentre per la sezione media abbiamo 6 woofer da 5″ e 3 driver da 1.75″ per le frequenze alte.
È utile in situazioni – nel mio caso frequenti – in cui mi trovo con la regia fuori asse e si ha la sensazione che il panorama stereo sia coerente. Altro aspetto vantaggioso per quanto mi riguarda è la praticità di montaggio e trasporto. In 10 minuti, seguendo le indicazioni della casa costruttrice, il sistema è pronto ed operativo senza la necessità di eseguire l’allineamento della parte low con le teste. La coerenza del suono è ottima con la massima pressione sonora tra sezione bassa e alta.
Proprio per i benefici dell’allineamento in fase, l’impianto sviluppa circa 10dB contour, un aspetto importante consente di avere un’ottima pressione sonora su tutta la gamma di frequenze.
Il sistema è composto da una colonna capace di esprimere 137 db @ 1 mt che sommata alla parte bassa da un totale di 142 dB @ 1 mt. Sono riuscito a misurare in campo aperto a circa 18mt 100dB e a 30 mt 95/96 dB. Altro punto di forza è l’intelligibilità, grazie alla guida d’onda ereditata dai sistemi line-array L’Acoustics che permette una propagazione dei medio-alti in asse così da aumentare la gittata. Infatti fino a 35 mt abbiamo una copertura molto lineare con decadimento morbido, mentre oltre i 35 mt perde alcuni dettagli e un po’ di pressione ma rimane intelligibile.

ZioGiorgio.it: esistono altre tipologie di applicazioni del Syva oltre al classico P.A.?

Manuel Terralavoro: mi capita spesso di utilizzare Syva come front-fill, combinato con altri sistemi L’Acoustics. A Roma per un importante evento è stato impiegato insieme al Kara e devo dire che Giuseppe Baresi, per l’occasione P.A. man e ingegnere del suono, ha fatto un lavoro incredibile combinando i due sistemi in un contesto molto difficile in cui si doveva amplificare un’orchestra completa in presenza di un riverbero importante. La larghezza palco era di circa 40 mt ed erano presenti 6 cluster da 9 sistemi Kara ciascuno, con il Syva posizionato a terra per coprire tutta la larghezza dello stage in modo omogeneo, grazie all’apertura orizzontale di cui ti accennavo prima.

ZioGiorgio.it: durante l’allestimento ti abbiamo visto letteralmente abbracciare l’impianto come un segno d’affetto…

Manuel Terralavoro: esatto, si tratta di una manovra estremamente semplice e veloce che permette anche di stabilire un contatto diciamo affettuoso con lo strumento (ndr. ride!). Come avrai notato non sono presenti maniglie e il sistema deve essere letteralmente abbracciato per essere montato sul sub. Questa scelta va a vantaggio di un minore ingombro e di un design minimale e raffinato spesso richiesto dai committenti per ridurre l’impatto visivo.

Tumix, come altre realtà del mondo dei service e dei rental in Italia, fa parte di un network di fornitori realizzato in collaborazione con il distributore Sisme. Una iniziativa che consente di mettere in rete i vari service partner per ogni tipologia esigenza, così da dare agli stessi noleggiatori e alle produzioni dei punti di riferimento sul territorio. Oggi come oggi è sempre più difficile per questioni logistiche e legate ai costi, avere un solo service che segue la produzione in tutta Italia. In questo modo è possibile organizzare le forniture in base alla zona così da ottimizzare i costi e distribuire in modo uniforme la mole di lavoro.

Walter Lutzu
ZioGiorgio team

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