Jova Beach Party

Non ci sono molti dubbi in merito a quella che, secondo molti, è stata la tournée più bella e di successo di questa estate 2019.
Sì, stiamo parlando del Jova Beach Party, un evento che va ben oltre il concerto per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi e che ha reinventando un format grazie ad una formula originale e funzionale sotto molti aspetti, non ultimo quello economico.

Dal nostro punto di vista infatti è stato un tour vincente in senso assoluto, ed il successo di questa produzione “ardita” comincia proprio dall’enorme affluenza di pubblico che ha fatto registrare una media di 40.000 persone a data.
Il “colpo di genio” però è stato quello di far arrivare le persone già dal primo pomeriggio offrendo loro, oltre a diverse forme di intrattenimento tra concerti, sound station, duetti etc. anche aree ristoro e drink così da far lievitare di non poco gli incassi totali, a prescindere da chi a messo in tasca cosa.
E poi ovviamente il concerto di Lorenzo, ancora una volta entusiasmante, pieno di energia, vibrante e di grande impatto sceno-tecnico. In effetti, a bene vedere, solo Jovanotti in Italia – e forse nel mondo – poteva far funzionare un progetto tanto ambizioso ed ardito.

L’altra faccia della medaglia è certamente il costo di totale della produzione che peraltro è apparsa, almeno nella data di Viareggio alla quale abbiamo assistito, impeccabile e curata in ogni minimo dettaglio. Certo qualche tecnico ci ha confessato che ha dovuto fare gli straordinari oltre al fatto  che lavorare sulla spiaggia non è poi così facile. A tal proposito speriamo, proprio visto il successo unanime, che non vengano ignorate le esigenze del mondo tecnico senza il quale questo ed altri show non sarebbero possibili…

In conclusione – e per una volta – un accenno alle polemiche “ambientaliste” che questo tour ha inevitabilmente generato. Noi crediamo che i problemi ambientali siano ben altri e da quel che sappiamo (e abbiamo visto a Viareggio) le spiagge già dal giorno seguente erano forse ancora più pulite di come la produzione le avesse trovate prima del montaggio.
Durante tutta la giornata poi non sono mancati gli appelli dell’Artista e le testimonianze di personaggi autorevoli proprio in merito alla sensibilizzazione ambientale, appelli sempre ragionati, efficaci e mai qualunquisti, come lo splendido intervento del velista Giovanni Soldini che, avendo solcato in lungo ed in largo qualsiasi mare ed oceano ha affermato fermo e preoccupato che “non esiste ad oggi un posto nel mare dove io non abbia trovato un pezzo di plastica”. Meditate gente, meditate…

Passando alla parte tecnica, che è quella fi maggior interesse, lasciamo volentieri la palla ai protagonisti dato che, anche sotto questo aspetto, le particolarità non sono mancate.

Cominciamo dalla regia FOH con un Antonio Paoluzi in una duplice veste e che ci riordina le idee in merito a queso evento.

Paoluzi: in questo momento sta iniziando ad entrare il pubblico accolti da un piccolo palchetto (solitamente allestito su un camioncino) dove si alternano dj set di vario genere fino alle ore 16.
Dalle 16 diverse band Guest si alternano su altri due palchi (Contichi e Sbam) dove ogni tanto Lorenzo fa una apparizione finché le performance non si spostano sul Main stage dove inizia il vero e proprio show che è una via di mezzo tra un concerto e un dj-set.

ZioGiorgio: come avete gestito il PA?

Paoluzi: c’è un impianto Main composto da 12 K1 + 4 K2 con sub appesi e sub a terra e un Side con la stessa composizione del Main. Abbiamo 2 linee di delay stereo composte da 12 K2 ciascuna. Il palco Contichi ha un suo impianto indipendente composto da Sub e Kara a stack talvolta aiutato, in caso di molto pubblico, dal secondo delay, mentre il palco Sbam ha un altro impianto indipendente composto sempre da Sub e Kara a stack.

ZioGiorgio: come mai sei solo in FOH?

Paoluzi: essendo uno show totalmente improvvisato, Pinaxa ha deciso di stare sul palco per avere un rapporto più diretto con l’artista e mi invia una serie di Pre-Mix che io regolo avendo un ascolto migliore di quello che può avere lui dal palco, soprattutto per quello che riguarda il rapporto tra band e voce.

ZioGiorgio: come gestite la voce di Lorenzo quando è sui palchi del pomeriggio?

Paoluzi: ogni palco ha un suo sistema audio e un fonico dedicato; Lorenzo, quindi, in base a dove è, utilizza il radio microfono di quel palco. Di base gestiamo il tutto come tre palchi separati anche se in realtà sono interconnessi tra loro per quanto riguarda i segnali audio per il video e le registrazioni.

Spostiamoci sul palco dove, insolitamente, troviamo il fonico di sala Pino Pischetola “Pinaxa”

ZioGiorgio: una situazione molto atipica, a cosa è dovuta?

Pinaxa: la scelta di stare sul palco è nata durante le prove a Cortona quando si è definita l’idea di non avere una scaletta definita ma solo una linea guida che Lorenzo scrive di giorno in giorno e che spesso viene stravolta. L’unico modo per avere tutto sotto controllo è quello di stare sul palco e di vedere direttamente Lorenzo e seguirne le proprie scelte. Per non avere vincoli di nessun tipo, sto utilizzando un mixer digitale per praticità ma avrei tranquillamente potuto usare un mixer analogico poiché sto lavorando “alla vecchia” senza scene e automazioni.

ZioGiorgio: utilizzi il mixer digitale anche per non avere troppi outboard in tour?

Pinaxa: sì, praticamente utilizzo quasi tutto internamente, in più ho un computer Mac che contiene una interfaccia Universal Audio UAD che uso principalmente per i riverberi e gli effetti collegatacon una DiGiGrid MGB della Waves controllata in remote tramite Main stage che utilizzo sia per regolare gli effetti, sia per mandare in tempo reale dei campioni che lancio durante il concerto avendo una interazione quasi artistica.

ZioGiorgio: come ti regoli con il tuo ascolto?

Pinaxa: come puoi vedere ho due monitor dedicati che servono a contrastare sia il rientro del PA sia il rumore diretto del palco perché, a differenza degli altri tour, per questo evento è stato deciso di non utlizzare in-ear, ma di affidare l’ascolto esclusivamente ai Wedge Monitor e ai Side.

ZioGiorgio: come gestisci i Mix verso il FOH?

Pinaxa: partiamo dal presupposto che questo sistema sta in piedi perché in sala c’è una persona come Paoluzi del quale ho una stima e una fiducia infinita. Principalmente mando un mix musicale e un mix voce che lui regola a suo gusto in base alle esigenze. Ovviamente siamo sempre in contatto anche durante lo show e posso modificare i mix in base alle sue richieste.

ZioGiorgio: uno show con tanti ospiti spesso improvvisati, come siete organizzati?

Pinaxa: tutte le voci degli ospiti passano da un Avid S3L che abbiamo scelto sia per un discorso di compattezza, sia per una gestione facile e indipendente da parte dei fonici esterni che spesso accompagnano le band.

ZioGiorgio: qual’è la difficoltà più grande che hai trovato?

Pinaxa: diciamo che ho dovuto trovare un equilibrio tra il lavoro live e quello da studio; spesso Lorenzo passa da un brano registrato (Fatboy Slim piuttosto che Bob Marley) ad un brano suonato live, e il mio compito è anche quello di far suonare la sua band come un disco in modo da non avere una grossa differenza sonora. E’ un bella sfida ma in fondo è il mio lavoro e in questo tour mi sto divertendo davvero tantissimo.

Sempre sul palco, questa volta nella sua vera posizione, troviamo il Mixer di Palco capitanato da Massimo Manunza

ZioGiorgio: come è stato il passaggio da IEM a Wedge?

Manunza: è stato un cambiamento abbastanza radicale sia per noi che per la band stessa. L’unico che continua ad utilizzare ancora gli in-ear Monitor è il batterista per una questione di click. Anche gli ospiti possono scegliere il tipo di ascolto tra IEM e wedge.

ZioGiorgio: anche tu in una posizione relativamente nuova, come mai?

Manunza: ho sempre seguito Lorenzo da una postazione sottopalco ma questa volta era impossibile a causa dell’imprevedibilità artistica e dalle varie iterazioni con gli ospiti.

ZioGiorgio: vediamo degli IEM Wisycom, come li utilizzi?

Manunza: sono degli IEM per Lorenzo che utlizza raramente quando decide di spostarsi lontano dal palco e quindi fuori dalla copertura dei wedge monitor. 

ZioGiorgio: cosa utilizzi a livello di outboard?

Manunza: utilizzo principalmente le dinamiche interne al banco perché non ho scene ed ogni intervento deve avvenire nel modo più rapido possibile, in più ho 3 Lexicon PCM91, un Eventide e un TC 2290.

ZioGiorgio: come gestite le RF in Venue spesso vicino a porti e contornate dai mezzi navali di servizio come la Guardia Costiera?

Manunza: devo ammettere che non ho mai trovato grandi difficoltà dovute a interferenze con porti o postazioni mobili di servizio. Utilizzando WINScanner cerco sempre di creare un sistema abbastanza robusto dovendo mettere insieme macchine diverse tra loro per marca e tipologia.

Continuiamo il nostro viaggio all’interno di questa festa immensa con Alessio Martino, alle prese con la gestione dei palchi.

ZioGiorgio: abbiamo detto più volte che si tratta di una situazione anomala, e immagino che anche tu giochi spesso con l’improvvisazione…

Alessio Martino: è una situazione dove succedono tantissime cose, siamo sulla sabbia in mezzo a 50.000 persone con poche cose programmate e battezzate, e molte improvvisate. Può succedere di tutto, dalla jam session, a guest non programmati che salgono sui 3 palchi, e altro ancora!

ZioGiorgio: quindi in ogni momento devi gestire la gente che sale, assegnazione di monitor, microfoni…

Alessio Martino: non esistono prove e soundcheck. E’ tutto plug&play alla vecchia. Solitamente faccio un briefing con le band dove spiego che il modo in cui va affrontato questo evento è in stile rock’n’roll. Attacca il jack e suona! La cosa importante è la coesione tra noi e gli artisti che devono entrare in questo mood caotico ma divertente.

ZioGiorgio: anche per te i ritmi sono tosti?
Alessio Martino: l’evento inizia alle 4 del pomeriggio, prepariamo tutto il setup dal giorno prima e la mattina fino alle 12 eseguiamo i vari ritocchi per essere pronti alle 14.30, orario in cui arrivano i guest e iniziamo ad impostare il tutto. Tutto sommato non ci annoiamo (ndr. ride!)

Passiamo al versante visual con Hunter Frith, operatore luci su un progetto ideato da Paul Normandale.

ZioGiorgio: un approccio differente anche per quanto riguarda le luci, raccontaci come lo affronti.

Hunter Frith: esattamente, siamo in completo “old style”, con uno show che deve essere dinamico e in cui non sono presenti time-code ed automatismi vari. Opero su tre differenti aree in cui non sai mai cosa può accadere. Lorenzo ha chiesto solamente di puntare sul coinvolgimento e l’interazione con il pubblico. Vuole energia, e per questo buona parte del setup luci è dedicato soprattutto all’audience in stretta collaborazione con il video. Altra sfida è il fatto che devi continuamente inventarti cose nuove durante le oltre 3 ore di show dopo il tramonto.

ZioGiorgio: puoi raccontarci il setup a livello tecnico?

Hunter Frith: abbiamo soprattutto beam e wash, con molte fixture IP65 visto che ci troviamo all’aperto, senza un tetto e in balia degli eventi atmosferici. Per questo, a partire dal palco utilizzo i Q7 di SGM per illuminare i gonfiabili e la struttura, ho poi i VL6000 di Vari-Lite che escono dal palco verso il pubblico, con un fascio potente e solido e gli Sharpy Wash 330 di Claypaky per illuminare l’anello. Completano il tutto le LED bar Elation DTW Bar 1000 e Mac Aura di taglio per la band.  Sul pubblico ho ancora i Q7 e gli ArenaCOB4FC di ProLights, insieme ai Solaris Flare e Mac Aura.
In regia abbiamo GrandMA MA3 con il software MA2 e, vista la grande quantità di improvvisazione, ho scelto di programmare in modalità busking, con un approccio totalmente rock’n’roll con poche cue e tanto live.

Chiudiamo la nostra esperienza al Jova Beach Party con un passaggio in regia video dove abbiamo incontrato Sandro Bruni, regista dell’evento.

ZioGiorgio: una esperienza nuova anche nella gestione video…

Sandro Bruni: per me è una delle esperienze più “libere” mai fatta fin’ora. Le istruzioni erano chiare sin dall’inizio: fate quello che volete e fate ballare il pubblico dall’inizio alla fine! E così siamo arrivati alla barriera della libertà assoluta, cosa a me molto gradita, in quanto dopo tanto tempo ho l’opportunità di fare ciò che voglio confrontandomi solo con me stesso e la mia creatività.

ZioGiorgio: tecnicamente come hai tradotto il tutto?

Sandro Bruni: l’idea era quella di utilizzare un sistema slow motion 3Play, solitamente utilizzato nello sport, da integrare nel live show. Questo ci da la possibilità di rallentare l’immagine e riportarla in tempo reale con un utilizzo creativo e che si integra bene con il personaggio Jovanotti. Nello specifico assorbiamo delle immagini registrate simultaneamente e giochiamo con esse creando dei loop accelerati e rallentati. Per noi è come essere in un negozio di caramelle, nonostante il duro lavoro che comincia alle 4 e termina alle 23.30 circa.
Gestire uno show dinamico per noi è stato semplice. Ho pensato che quello che fa piacere a me farà piacere agli altri. Lorenzo è uno dei più grandi performer con cui ho lavorato, in grado di trasmettere energia non solo al pubblico ma anche a chi lavora con lui. Felicità porta felicità e avendo avuto questa libertà siamo riusciti ad entrare perfettamente nel mood dell’evento.

ZioGiorgio: raccontaci il setup…

Sandro Bruni: abbiamo uno schermo centrale nel main stage, due schermi laterali trasparenti con passo largo e rimandi nelle torri di delay. Gli schermi laterali consentono di esprimere al meglio la parte creativa, mentre lo schermo centrale funge da main screen dove integriamo ai live le varie grafiche. Abbiamo infine 10 camere Sony fullHD gestite da un banco Atem 4k M/E.
STS ha fornito tutto ciò che volevamo e ha dato un ottimo supporto, per me un’enorme soddisfazione dopo le brutte esperienze durante le mie 2 precedenti esperienze in Italia.

La Redazione

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