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Secondo appuntamento con “ZioGiorgio Re-START Virtual Tour”, organizzato dai network ZioGiorgio.it e LightSoundJournal Network, e che ha visto la partecipazione di cooperative, gruppi spontanei ed associazioni del nostro settore. Questo appuntamento è stata l’opportunità per mettere a confronto le varie realtà che non sono solite riunirsi e che, per questo motivo, hanno apprezzato l’iniziativa.
“Ancora una volta abbiamo appurato come, con determinazione e buona volontà, sia possibile mettere allo stesso tavolo – anche se virtuale – persone diverse e con idee non sempre coincidenti” esordire Aldo Chiappini COO di NRG30.
“Siamo soddisfatti ed è stato il raggiungimento di un piccolo traguardo! Molti dei presenti, pur lavorando nello stesso ambito da molti anni, neppure si erano mai visti in faccia ed è un chiaro segno che forse, con costanza e un po’ di apertura mentale, c’è realmente spazio per il cambiamento. Noi continueremo a fare il nostro lavoro, nonostante difficoltà ed avversità, continuando ad essere un punto di riferimento assoluto per tutto il nostro settore.” conclude Aldo.
Filo conduttore tra i vari interventi è stato di sicuro la presa di coscienza di due aspetti fondamentali: l’inadeguatezza del contratto per l’intermittenza spesso adottato dalle cooperative e la mancanza assoluta di una identità da parte del lavoratore dello spettacolo.
Non sono mancate però le proposte costruttive, a partire da alcuni tentativi di fare rete che grazie a questa tavola rotonda sicuramente prenderanno ancora più coraggio, proposte di contrattazioni di tipo differente come il part-time verticale o soluzioni ex-novo, un confronto ed una partecipazione ancora più attiva con i propri soci di cooperativa, un maggiore investimento nella formazione tecnologica e la condivisione di alcuni percorsi già in atto, come il forum promosso da Doc Servizi, la condivisione di quanto contenuto nella legislazione in materia di professioni non organizzate proposta da ZenArt, o ancora il dialogo con UNI per la regolarizzazione istituzionale della professione del Lighting Designer promosso da AILD.
Godetevi l’incontro!
Patrizia De Masi – Associazione Italiana Lighting Design: stiamo scavalcando l’empasse di rabbia, tristezza e rassegnazione, mettendo in piedi operazioni concrete come il censimento nazionale dei professionisti ed operatori del settore spettacolo e cultura. Manca unitarietà e crediamo che la cosa debba essere fatta tutti quanti insieme.
Quello che ha messo in crisi il settore ancora prima del covid-19 è stata la frammentazione, il campanilismo, il portare la propria bandiera. Con la situazione del covid abbiamo capito che il nostro mondo era fragile, l’intero meccanismo era fragile e ci siamo trovati tutti per terra con lavoratori devastati e demoralizzati. L’unica cosa che si può fare in questo momento è ripartire da capo, lasciando perdere le vecchie dinamiche e ricominciando con qualcosa di nuovo. In AILD stiamo già muovendoci, ci siamo ristrutturati, ci siamo assegnati dei compiti, saremo più attivi sui social e abbiamo preso forza da questa crisi anziché farci spaventare. Inoltre stiamo puntando molto sulla formazione tra soci e con l’esterno per mettere a frutto e a disposizione di tutti quanti le nostre conoscenze per creare unione e per fare nascere nuove collaborazioni.
Matteo de Massis – Artis: fino ad adesso ognuno ha remato nella propria direzione e mi fa piacere che finalmente riusciamo a vederci tutti.
Voglio parlare di innovazione, se ne parla già da qualche anno e secondo me tocca anche a noi. Gli assi su cui bisogna lavorare sono tre: innovarci con le istituzioni pensando ad un contratto collettivo serio, puntare al rapporto umano e al supporto che possiamo dare ai lavoratori e confrontarci con le aziende di produzione per trovare modi alternativi di lavoro.
Gianni Cicalese – AUX: anche noi siamo piccola coperativa, stiamo lavorando su due diverse fasce temporali, ragionando su quello che c’è da fare nell’immediato in cui servono misure e supporto ai ragazzi che sono a casa fermi molti senza alcun ammortizzatore e stiamo cominciando a ragionare su quello che potrebbe essere la cooperativa del domani, che non è il modello che abbiamo seguito fino ad oggi. Questo episodio (n.d.r. covid-19) ha evidenziato tutte quelle che sono le nostre criticità. E’ un po’ difficile ipotizzare quello che sarà il domani perchè stiamo vivendo un momento di assoluta incertezza, dove non sappiamo quello che ci aspetta. Quando ripartiremo, a mio avviso non prima dell’anno prossimo, bisognerà rivedere tutto e bisognerà farlo tutti insieme e non a compartimenti stagni come abbiamo fatto fino ad oggi. Noi cooperative specialmente dovremo incominciare a ragionare su accordi di filiera a partire dai nostri ragazzi. O ci rendiamo conto che le cose vanno ragionate in modo unitario oppure avremo perso l’ultima chance con il rischio di non poter fare più questo lavoro.
Laura Speziali – Crew Room: se c’è una cosa che ha risvegliato questa pandemia, è la ricerca di identità. Da parte dei lavoratori è stato un risveglio molto apprezzato, in cui il tentativo di riconoscimento della categoria è molto lodevole. Dopo anni in cui si è camminato in ordine sparso, si cerca di tirare le fila, e questo non può che essere un vantaggio per tutti.
Comunque non sono così pessimista sul futuro. Quello che abbiamo scoperto è che gli strumenti per quanto riguarda gli intermittenti non sono adatti. Mi sarebbe piaciuto ci fossero state delle decisioni certe da parte del governo e vedremo quali soluzioni tampone introdurranno. La ripartenza sarà fatta di regole e dobbiamo spingere in questo momento dei tempi fluidi per aver modo di organizzare la ripartenza.
Fabio Fila – Doc Servizi: Shownet secondo me è uno degli strumenti più importanti che abbiamo a disposizione e che è riuscito a concretizzare alcune cose. Una di queste è che siamo riusciti a farci riconoscere – almeno in parte – dei diritti. Sono d’accordo sul fatto che il welfare sull’intermittenza è inadeguato, ma probabilmente l’intermittenza è il modo giusto di gestire lo spettacolo.
Come rete DOC stiamo facendo tanta informazione e anche io sono ottimista e ci stiamo preparando alla ripartenza, sia per quanto riguarda la formazione, per la sicurezza, e dal punto di vista della professionalità. Quello che stiamo cercando di fare è anche di partecipare o di promuovere direttamente noi dei tavoli di concertazione per capire come gestire la sicurezza, provando ad anticipare i tempi di futuri decreti. Le cooperative hanno il compito principale di trovare il lavoro per i soci e inventarsi tutti i metodi possibili per fare lavoro e stiamo trovando soluzioni alternative di lavoro e fare un po’ quello che stanno facendo i ragazzi di #ChiamateNoi con i quali ci siamo proposti come partner per proporre anche lavori diversi rispetto a quelli dello spettacolo.
Luigi Delpanno – FasolMusic: anche noi facciamo parte di Shownet, nata due anni fa per risolvere problemi già gravi, esistenti ancora prima della crisi. Il problema è che non tutto è in mano nostra, e ora possiamo solo cercare di fare formazione per i nostri lavoratori, soprattutto sulla sicurezza e le capacità di utilizzo di programmi e attrezzature sul lavoro. Non abbiamo una forza così grande per premere sul governo, per cui siamo in balia degli eventi e nessuno sa come andrà a finire la fase due, come sarà la fase tre e quando ci permetteranno di fare i primi eventi.
Noi cooperative dobbiamo unirci e cercare di risolvere nel più breve tempo possibile, queste problematiche che riguardano orari di lavoro, paghe, concorrenze sleali e altro ancora.
Patrizia Di Meglio – Insieme: noi siamo preoccupati. Voglio essere critica rispetto al contesto delle cooperative stesse. Ci siamo mossi già tra il 2014 e il 2015 quando ci fu da parte delle cooperative un coinvolgimento per cercare di mettere in piedi tutto il sistema. Ci siamo riuniti, abbiamo messo su un contratto collettivo, ma poi in effetti tutto è tornato come era prima. E oggi difronte a questo nuovo problema, il settore si è ritrovato solo, abbandonato e privo di identità. Bisogna ricominciare da capo e chiedersi chi siamo, che tipo di appartenenza c’è, cos’è il concetto di cooperativa, in che contesto agisce e dimenticare questa forma esagerata di autogestione.
Piero Perduca – Skeldon: noi stiamo agendo su due fronti paralleli, sul supporto emergenziale per cercare di farcela ed arrivare alla fine della crisi e sull’identità. Come cooperative dobbiamo pensare che per certi versi siamo una scatola, e l’identità è data da quello che abbiamo all’interno. E’ una cosa che sta succedendo, lo vedo, si discute, si litiga e spero che questa cosa vada avanti a sufficienza per formare il collante che è mancato fino ad oggi.
Il rischio è che appena ricominciamo a lavorare questi tavoli spariscano. Stiamo agevolando i nostri soci nello strutturare anche insieme ad esterni percorsi sulle tecnologie che servono adesso e saranno utili più avanti, come reti, virtual studio, software, per riuscire a dare qualcosa ai nostri clienti ed essere noi a tirar fuori del prodotto ed essere la prima forze che si muove e non l’eterno sub-appalto del settore.
Alberto Butturini – Techne: come lavoratore dello spettacolo non sono per niente ottimista su quello che succederà, sulla modalità di ripresa, sulle condizioni e quando riprenderemo, sulla voglia dei nostri interlocutori di capire quale sarà la nostra situazione. Ci saranno ulteriori guerre al ribasso, che già erano presenti quando tutto andava bene.
Dal punto di vista di Techne stiamo cercando di impegnare il tempo formando i ragazzi con il supporto delle aziende. Ma la cosa che, come amministratore ritengo fondamentale e che dovremmo fare tutti, è prendere l’attuale legge sull’intermittenza e buttarla nella spazzatura, pretendendo che venga riscritta da zero. Il mondo dell’intermittenza è cambiato nel corso degli anni e ci vuole una nuova legge, o magari non c’è nemmeno più bisogno di questo tipo di contratto nel nostro lavoro.
Rimanere così e cercare di fare massa critica senza sapere qual’è la critica e quali saranno i progetti per il futuro non porta da nessuna parte. La stessa ShowNet è partita con tutte le buone speranze, ma tutto il lavoro che è stato fatto non ha portato a nulla.
Marco Olivieri – Tempi Tecnici: personalmente non sono della schiera dei più ottimisti e credo che questa crisi abbia messo in luce una difficoltà enorme del nostro settore che è sempre esistita e alla quale sopperivamo con la volontà, la passione e il desiderio di fare questo lavoro.
Il prossimo periodo ci porterà a fare delle grosse scelte dal punto di vista della cooperativa ma soprattutto dal punto di vista dei partecipanti alla cooperativa. Ci sarà da combattere con il fenomeno del dumping con una marea di persone desiderose di lavorare a qualsiasi condizione e alla fine di questo periodo ci sarà la necessità di ricontarsi visto che molti dei nostri ragazzi, quelli più inesperti, avranno le gambe tagliate da questo evento, con l’impossibilità di mettersi sul mercato.
Questa emergenza ci ha fatto capire chiaramente che noi abbiamo adottato una formula contrattuale che non tutela nessuno, che ci fa pagare tutto ma non ci da indietro nulla. Dobbiamo trovare la forza per scoprire o inventarci nuove modalità.
Luca Lisi – Zenart: abbiamo una vocazione prevalentemente artistica con pochissimi tecnici e ci occupiamo prevalentemente del settore alberghiero, e quindi legato al turismo in cui il fatturato è completamente azzerato. Non sappiamo come ripartire e come affrontare tutto l’aspetto della musica.
Come cooperativa il fatturato è sceso dell’80% ma qualcosa è rimasto, legato all’insegnamento. Cercheremo con ZenArt Academy di spingere l’acceleratore su quello che sarà la docenza e l’insegnamento online. Siamo completamente smarriti, non sappiamo se salteremo la stagione a piè pari e ci sarà un inizio lento e come intuibile saremo tutti con la bava alla bocca e tutti saremo molto aggressivi sul mercato data l’incertezza.
Con ItalShow, associazione di cui faccio parte e riconosciuta dalla legge 4 del 2013 dovremmo avere una sorta di via privilegiata per parlare con le istituzioni e la cosa interessante è un coordinamento che fa capo a Note Legali con cui si sta cercando di porre gli elementi comuni e le regole del gioco nuovo. Questo deve essere anche un momento di autocritica per definire chi è davvero professionista.
Umberto Polidori: rappresento un centinaio di tecnici che si è riunito per affrontare l’emergenza del covid. A partire dall’emergenza ci siamo resi conto di quanto il contratto ad intermittenza sia pieno di errori e non garantisce degli ammortizzatori sociali adeguati. I 600 euro o la cassa integrazione non sono arrivati a tutti e ad oggi dopo due mesi e mezzo siamo senza lavoro e senza una lira. C’è parecchia confusione, abbiamo trovato un governo impreparato, così come siamo impreparati noi perchè non abbiamo mai preso sul serio l’informazione presente sul contratto e la cooperativa perchè utilizza contratti che di fatto non ci tutelano. Tutto questo deve servire da esperienza per ripartire e non commettere gli stessi errori.
Inoltre bisogna capire bene come inquadrare tutte le figure del nostro settore.
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La Redazione
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