Live al tempo del Covid: Heroes all’arena di Verona

Heroes, andato in scena all’Arena di Verona nel mese di settembre, è stato uno degli eventi di massima importanza della stagione appena conclusa che, a causa delle restrizioni Covid, è stata sicuramente una delle più problematiche di sempre. E problematiche è quasi un eufemismo…
Heroes è immediatamente seguito ad un altro evento di rilievo, SMA (Seat Music Award), in una Arena quasi deserta, senza parterre e con un palco poggiato direttamente sulla sabbia. Una sfida che ha permesso a tecnici e creativi di “alzare ulteriormente l’asticella”, dimostrando che anche in queste condizioni, si può dare vita ad uno show originale e di alto impatto emotivo. Un’Arena amplificata, illuminata e “scenografata” in un modo tutto nuovo e che è stata la dimostrazione che gli spettacoli dal vivo possono continuare e funzionare – almeno tecnicamente – anche in questo triste momento storico.
Peraltro è notizia di questi giorni che proprio AGIS (Associazione Generale Italiana Spettacolo) ha raccolto una serie di dati ufficiali per cui pare che su 350.000 presenze stimata si sia registrato un solo contagio...

Ma torniamo agli aspetti tecnici che il nostro network, con non poco sforzo e tenacia, continua a raccontare anche in questa situazione di sofferenza generale.

Tra gli aspetti particolari di questa produzione, un sistema di amplificazione a 360° frutto dell’esperienza fatta con il recente tour di Claudio Baglioni, e messa in atto da professionisti di spicco come Daniele Tramontani, ed una crew di prim’ordine fatta dai fonici FoH Andrea Corsellini e Alberto Butturini, il monitoring di Adriano Brocca e Luca Morson e la supervisione tecnica dell’intero evento di Stevan Martinovic nella sua nuova mansione per il service Agorà che ha fornito tutto il materiale.
A questo si aggiunge un plot luci ideato da Francesco De Cave che ha messo in risalto l’architettura dell’Arena nelle aree precedentemente dedicate alle sole sedute e un sistema di streaming e messa in onda innovativo con l’azienda Intorno Labs.

I tecnici professionisti dello spettacolo per una volta sono stati protagonisti non solo del backstage ma anche della diretta televisiva, con una premiazione all’iniziativa #ChiamateNoi, un’iniziativa concreta e che ha avuto un seguito, riuscendo a ricollocare temporaneamente molti lavoratori del settore rimasti gravemente danneggiati dalla pandemia e dalle note difficoltà burocratiche nell’ottenere i sostegni economici da parte dello stato.

La premiazione dello staff di #ChiamateNoi all’SMA

Alessio Martino – stage manager – la complessità di gestione di un evento così ricco di performer.

ZioGiorgio.it: raccontaci il primo impatto con un metodo di lavoro completamente rivoluzionato a causa della pandemia

Alessio Martino: fin da subito si è capito che non sarebbe stato un lavoro come tutti gli altri. Già al’ingresso dell’Arena i controlli, la misurazione della temperatura e le autocertificazioni ci hanno fatto capire che non sarebbe stata una passeggiata, ma dopo questa prima fase e la felicità di incontrare nuovamente i colleghi in ambito lavorativo, ci siamo ricordati subito come si faceva questo lavoro.

ZioGiorgio.it: com’era strutturato lo show e come avete gestito i vari artisti?

Alessio Martino: lo spettacolo prevedeva una cinquantina di artisti che si esibivano uno di seguito all’altro senza interruzione né presentazione, su un palco 16×16 posizionato al centro dell’Arena e diviso in due setup identici. Durante l’esibizione di uno preparavamo il palco dell’altro ma spesso i tempi erano molto brevi perché ogni artista cantava da uno a massimo due brani.
E’ stato un lavoro molto differente rispetto a quelli a cui eravamo abituati fino a qualche mese fa, infatti abbiamo fatto molta attenzione nella gestione dei microfoni con una persona dedicata che aveva il difficile compito di sanificare e cambiare le capsule e le ghiere antipop non solo durante le esibizioni degli artisti ma anche durante le fasi di prove e di linecheck.

ZioGiorgio.it: invece per quanto riguarda la gestione del personale, come vi siete organizzati?

Alessio Martino: oltre all’utilizzo costante della mascherina e all’igenizzazione delle mani grazie ai dispenser posizionati in ogni angolo della venue, abbiamo diviso la rampa di accesso al palco in due sezioni in modo da creare un flusso di ingresso ed uno di uscita visto il gran via vai di persone che comunque abbiamo cercato di convocare in orari ben distanziati.
Nel complesso sono molto contento del risultato ottenuto senza il minimo intoppo anche se devo ammettere che vedere una Arena di Verona con così poche persone è davvero molto strano e toccante.

Stevan Martinovic – la gestione sui palchi e dei vari segnali, backup e ridondanze

ZioGiorgio.it: bentrovato Stevan, partiamo dai numeri dell’evento

Stevan Martinovic: in arena erano presenti 2300 persone e 34000 collegati. L’evento è stato pianificato nei minimi particolari e a livello tecnico tutto è andato benissimo. In Arena, prima di questo evento, ci sono stati 2 show di SMA (Seat Music Awards) sempre con la fornitura materiali da parte di Agorà. A questo punto abbiamo deciso di usare lo stesso tipo di tecnologia per entrambe le situazioni. In questo modo siamo riusciti ad ottimizzare molto i tempi di montaggio, grazie anche ad un lavoro ben pianificato delle produzioni.

ZioGiorgio.it: parlami del progetto di base, come hai impostato tutto?

Stevan Martinovic: come sempre si parte dalle necessità artistiche, dagli spazi, dalle tempistiche per poi sviluppare la tecnica. Quindi tutta la fase di raccogliere informazioni, filtrarle se necessario è stata fatta dal buon Alessio Martino, oltre poi ad essersi occupato dello stage management. Io in questo caso mi sono dedicato solo alla parte tecnologica, senza stare dietro al mixer come di solito avviene, chissà che non diventi l’occupazione “principale” (NDR. Ride!)
Avevamo una situazione piuttosto complessa per quanto riguarda il numero di artisti, con due palchi speculari a disposizione. Abbiamo impostato il tutto per essere flessibili e “ridondanti” e soprattutto per avere il tempo di fare un line check prima di ogni esibizione.
Quindi, venendo alla struttura degli impianti dei segnali e delle regie la nostra scelta è caduta ancora una volta su DiGiCo in anello Optocore che è ancora oggi il sistema più performante e versatile in assoluto. Due Sd7 in sala (gestite da Andrea Corsellini e Alberto Butturini) e due Sd7 sul palco con Luca Morson ed Adriano Brocca. Una bella squadra direi! Il ring Optocore era lo stesso e completamente condiviso. Era formato da 3 splitter, 56 canali in full recall per il palco A, 56 canali in full recall per il palco B e un altro SD Rack che veniva usato per tutte le voci e tutti i canali di sequenze, backing track etc…

ZioGiorgio.it: dacci qualche indicazione sui canali, numeri e tipologia.

Stevan Martinovic: 12 canali di radio microfoni, 8 canali si sequenze, 4 di Autotune (due per palco per venire incontro alla contemporaneità). Per quanto riguarda gli ascolti avevamo 8 linee stereo  iem con una settantina di body pack per palco, 10 linee clair bros am12, un drum-fill e 2 side-fill per ogni palco, e poi 168 canali di ingresso totali, ma 112 per ogni stage (56 per palco dedicati agli strumenti on stage, 56 condivisi radio mic etc..). La channel list Main di entrambi i palchi era molto simile, il tutto pensato per non dover fare troppi cambi di patch. Visto che non c’erano pedane mobili e le tempistiche erano piuttosto ristrette, ogni artista in media suonava un paio di brani. Questa è la cosa che ha condizionato di più le scelte tecniche.

ZioGiorgio.it: torniamo all’anello Optocore e alla ridondanza, un aspetto sempre molto delicato in questi casi.

Stevan Martinovic: considerando di avere le Digico Sd7 che già di loro hanno il doppio motore, quindi ridondanti, non ho voluto ‘’appesantire’’ il sistema usando altri materiali, caveria etc. per avere un paracadute sulla possibile rottura di una delle superfici. Quindi ho attuato un sistema che nella sua semplicità è risultato essere molto efficace. Senza scendere troppo nel tecnico, avevamo lo splitter dedicato ad ogni palco, i famosi 56 ch in totall recall solo dalle console dedicate a quel palco. Quindi nelle consolle del palco B lo splitter A non era né in patch né considerato in recall. Finite le prove le due sessioni di palco A e palco B, quindi le due sd7 di foh e le due sd7 monitor, sono state ‘’mergiate’’ con la funzione ‘’partial load’’. Insomma, dopo avere ottenuto dai due fonici monitor i loro rispettivi snapshot ho fatto un “merge” di tutte le scene per poi caricare un’unica session completa di palco A e B in entrambe le console. Due sessioni dedicate rispettando gli ID delle due Digico. Lo stesso ovviamente per le due consolle in FOH. La tecnologia Digico permette di trovare soluzioni ad eventuali problematiche.

ZioGiorgio.it: in relazione al flusso dei segnali in uscita, per le varie regie broadcast?

Stevan Martinovic: dai 3 SdRack DiGiCo è bastato tirare fuori i feed MADI, passarli nei Do.Tech. SRC (per svincolarne il clock) e collegarli ad un Concentrator SLL e cosi in fibra fino alla Regia di Maurizio Parafioriti per la diretta Broadcast con 2 SSL L550 ridondanti. Maurizio oltre a fornire il mix per l’OB Van, mandava i segnali multicanale impacchettati e processati ad hoc all’Audio Immersivo: una regia che si preoccupava di un altro pacchetto streaming, con audio binaurale, e video dedicato.
C’erano diversi flussi di segnali, 3 pacchetti streaming in tutto. Fuori dall’arena per esempio c’era un’altra postazione audio video che riprendeva e mandava in onda un feed del backstage live.
Un altro aspetto importante è la realizzazione di un programma in audio immersivo che è stato fatto da Intorno Labs.

ZioGiorgio.it: come è stato lavorare in tempo di Covid?

Stevan Martinovic: bella domanda. In questo caso c’è stata una organizzazione esemplare. Tutti noi abbiamo fatto il sierologico, abbiamo preso precauzioni secondo le regole. I “problemi” se così possiamo chiamarli sono invece inerenti a tutte le precauzioni che vanno prese sui materiali che devono essere resi completamente sicuri.
Ad esempio la scelta del tipo di radio microfoni è stata condizionata dal fatto di avere a disposizione più di 80 griglie di ricambio, quindi ognuna dedicata ad Artista, Corista etc… Questo significa avere sul palco due persone dedicate (in questo caso Michele Brienza e Alessio Guerrieri) col compito di gestire i bodypack degli IEM e soprattutto le capsule che venivano al termine di ogni prova imbustate in busta chiusa con nome dell’artista etc..
In altre occasioni invece si è scelto di sanificare con prodotti specifici le griglie e le spugne,aspettando i tempi di asciugatura, ma anche in quel caso c’era una figura dedicata…
Quindi, in epoca Covid, volendo le cose si posso fare. Serve più personale, come abbiamo visto, ma paradossalmente il budget è più ridotto.

Daniele Tramontani – setup audio per la diffusione a 360°.

ZioGiorgio.it: una produzione molto diversa dal solito. Questa volta partiamo dalle criticità…

Daniele Tramontani: uno dei problemi di Heroes era che si sapeva che avrebbero fatto le prove e allestimento in uno spazio dedicato (palasport Villafranca) per poi trasferirsi in una notte e nel giorno stesso dello show dentro l’Arena. Quindi, visto il pochissimo tempo, anche per in sound check all’Arena, ho pensato, in accordo con Agorà, in collaborazione con K-Array, di approntare due coppie di monitor per le console, ciascuno con due SUB KMT18 e due satelliti KP52.
La difficoltà era dare ai fonici la possibilità di prepararsi suoni e preset e, una volta nella venue, poter aprire senza dover fare grandi variazioni. I due sistemi sono stati quindi “ripassati” ed equalizzati come se fossero monitor da studio. Kors e Buttu hanno così lavorato autonomamente sui propri ascolti rimontati poi in Arena, se avessero avuto bisogno, avrebbero potuto essere utilizzati come riferimento anche durante lo show. E’ una idea che viene dall’esperienza di tour precedenti dove con Maurizio Nicotra, anche durante SMA ho già sperimentato questa soluzione con risultati buonissimi.

ZioGiorgio.it: come hai configurato il PA?

Daniele Tramontani: partendo da una idea di un allestimento già sperimentato con Claudio Baglioni (vista la forma, il palco 360 gradi e tutto il resto) abbiamo usato 8 cluster verticali da 6 KH7 di K-Array ciascuno, agganciati a 14 metri negli angoli del palco per coprire tutti gli spalti. Nella parte bassa delle torri di supporto del tetto abbiamo inoltre agganciato 8 coppie di Ky 102 (K-Array Kayman) a coprire il parterre e le zone di servizio dove era previsto solo un pubblico molto ridotto.
Questa idea di PA è estremamente valida in installazioni di questo tipo, la riconfigurazione resa possibile dallo steering permette di coprire adeguatamente e con un ottima costante, tutti posti a sedere. La potenza e pressione disponibile sono ottimali. Ricordo che la pressione è funzione della superficie da coprire e non del numero di persone presenti, quindi 16 o 16.000 persone, se si dispongono nella stessa area, hanno bisogno della stessa copertura e pressione. Va anche puntualizzato che l’allestimento a 360 gradi, è di per se il più tecnicamente difficile da realizzare, visto che dare copertura ad un angolo giro richiede quasi il doppio dei materiali rispetto ad una allestimento tradizionale e la posizione del fonico FOH è sempre critica, perché, a fronte dei due cluster frontali che insistono coerentemente sulla sua postazione, ce ne sono altri sei che suonano in altre direzioni, scorrelati temporalmente, e che, soprattutto nel caso dell’Arena, con pubblico ridotto, generano reverbero e riflessioni che tendono a sfuocare il mix.
Fortunatamente questa volta abbiamo potuto utilizzare il Palco Reale, posto a metà tribuna, posizione ideale rispetto a quella originariamente prevista sul parterre. Unico intoppo è quello di portare su le apparecchiature! (NDR. Ride!)
Visto che occorre coprire tribune relativamente lontane ad un massimo 50-51m, i grappoli di un 360 sono solitamente piccoli, quindi tendenzialmente incapaci di controllare bene la proiezione delle frequenze basse. Questo genera solitamente una forte emissione posteriore che rende la vita particolarmente difficile ad artisti e ai monitor engineer. Il KH7 in questo caso con le sue caratteristiche di sviluppo verticale, lo steering, la possibilità di cancellazione posteriore ecc… si è rivelata essere la soluzione migliore.

ZioGiorgio.it: vuoi darci qualche informazione in più sull’utilizzo dei SUB?

Daniele Tramontani: effettivamente il sistema dei SUB merita un capitolo a parte. Per problemi di tempi di allestimento e di logistica sapevo di non poter appendere una cintura di sub come ho fatto altre volte. In accordo con la produzione e con il management di Agorà, abbiamo optato quindi per una cintura perimetrale continua a terra (da 25x16m) composta sia da SUB Karray KS7 che L-Acoustics KS28. Hanno caratteristiche e pressioni e allineamenti diversi, ma andamenti di fase simili, e con un po’ di lavoro è comunque possibile farli convivere efficacemente.
Per non disperdere inutilmente energia in cancellazioni, ho optato per una distanza massima dei centri di pressione di ogni sub che non superasse i 2m.
Questa configurazione, se non controllata adeguatamente, genera una emissione a freccia in corrispondenza di ogni lato del perimetro. Quindi se non avessi usato delay avrei coperto adeguatamente, con tanta pressione, solo pochissime persone. Utilizzando delay differenziati su ogni sub, siamo riusciti a “spalmare” le emissioni e le cancellazioni in modo tale da formare una sorta di polare orizzontale ad “ellisse”, assimilabile alla forma della stessa Arena. Questa tecnica non è perfetta, presenta varie problematiche, come la mancanza di controllo della emissione posteriore, particolarmente evidente in un sistema che verticalmente tende alla omnidirezionalità. Ne sanno qualcosa i vari monitor engineers: Luca Morson, Stevan Martinovic, Max Manunza, Remo Scafati, Adriano Brocca, con loro mi scuso pubblicamente! Nella zona compresa all’interno del perimetro dei Sub si creano nodi e cancellazioni prevedibili ma molto caotici. Purtroppo il posizionamento dei mixer di palco era legato ad altre esigenze logistico, sceniche, non esistevano quindi alternative valide.

ZioGiorgio.it: con cosa hai gestito il tutto?

Daniele Tramontani: in regia FOH ho potuto utilizzare un “driver rack” con 2 Meyer Galaxy, il principale in AES-EBU e il secondo in analogico di scorta, per ottimizzare equalizzare e gestire con l’ormai mitico, ma sempre validissimo e affidabile Meyer SIM III, l’intero impianto con le dovute ridondanze e sicurezze.

ZioGiorgio.it: due parole finali su questa esperienza “anomala”?

Daniele Tramontani: prima di tutto devo sottolineare che l’intera squadra Agorà, nelle persone di Daniele Carillo, Saul Aisemberg, ed Edoardo Michelori, è stata preziosissima, oltre che per l’allestimento anche nella gestione dei segnali e delle reti, che in un sistema del genere è particolarmente complessa. La disponibilità di K-Array, che ha mandato Danilo Amato a seguire l’intero evento, ci ha molto aiutato nella preparazione dei preview e nella gestione dell’intero sistema.
Il lavoro in epoca Covid ha condizionato molte cose, meno pubblico, assembramenti, mascherine, controllo temperature, e altro ancora. Ma posso dire che ci si convive benissimo. Secondo me si potrebbero realizzare tantissimi eventi, pur nel rispetto delle regole (che dovrebbero essere molto più precise e le stesse per tutte le venue). Al contrario, come purtroppo spesso accade, c’è tanta confusione, tanti divieti senza una regola unica condivisa. Ho lavorato anche ad altri show e la cosa è stata resa possibile dalla serietà di chi ha organizzato, non ci sono stati contagi, ne problemi di assembramento anomali. Il problema Covid ha evidenziato anche una mancanza atavica di collegamento del nostro mondo con le istituzioni, questo genera solo diffusi dinieghi a tutto, che a loro volta portano poi alla silenziosa rinuncia da parte di chi deve organizzare un qualsiasi evento.

Andrea Corsellini – il complesso compito della gestione del mix sui due palchi.

ZioGiorgio.it: ciao Andrea, qual è stato il tuo ruolo ad HEROES Verona?

Andrea Corsellini: ero FOH Engineer come sempre ma stavolta insieme a Alberto Butturini data la gran quantità di Artisti che hanno partecipato allo show. Buttu gestiva il suono degli artisti del palco A e io quello degli artisti del B, mentre Alessio Martino (stage manager) secondo l’ordine di esibizione e la complessità delle Line up ha suddiviso gli artisti sui due palchi.

ZioGiorgio.it: quali sono state le maggiori difficoltà dal punto di vista tecnico?

Andrea Corsellini: la difficoltà stava nel numero degli artisti e il poco tempo per fare il cambio palco. Avevamo una squadra di backliners espertissima coordinata da 2 stage manager di lunga esperienza, e quindi eravamo in una bottte di ferro.

ZioGiorgio.it: cosa mi puoi dire invece per quanto riguarda il lavoro ai tempi del Covid-19?

Andrea Corsellini: purtroppo nessuno al governo prende una decisione al riguardo: se le cose andranno avanti con questa lentezza e chi legifera, insieme ai media e la popolazione intera non incominciano a prendere atto che con questo virus dovremo conviverci da qui in avanti, la vedo dura anche per il 2021. Io, come tanti altri colleghi, sarò l’ultimo degli ultimi a ripartire visto che gli artisti con cui ho il privilegio di lavorare assembrano decine di migliaia di persone….

Adriano Brocca – setup delle regie di palco.

ZioGiorgio.it: come avete organizzato la regia di palco e soprattutto come vi siete divisi il lavoro col tuo collega?

Adriano Brocca: siamo partiti da una sessione comune, organizzata con tutte le uscite, il patch e quant’altro, in modo da essere pronti ad essere il backup l’uno dell’altro. I 2 palchi (A e B) erano organizzati come al primo maggio, con la differenza che qui non giravano, esattamente identici e pronti ad ospitare gli artisti.

ZioGiorgio.it: con oltre 50 artisti e relative esigenze immagino che sia stato semplice trovare la “quadra”. Come hai organizzato il lavoro sulla console, tra layer e mandate?

Adriano Brocca: per fortuna nostra le band sono state poche, la maggior parte erano DJ set più un paio di voci, comunque il backline è stato condiviso, gli Artisti avevano a disposizione sistemi in ear o wedge e Sidefill, sono stati tutti molto comprensivi ed è filato tutto liscio come l’olio.

ZioGiorgio.it: avete previsto un qualche sistema di ridondanza?

Adriano Brocca: merita un approfondimento il sistema di ridondanza. Stevan si è inventato la possibilità di, nel caso di failure di una console, continuare sull’altra, perdendo pochi second. Questo soprattutto grazie a Digico che in questi casi non è sostituibile!

ZioGiorgio.it: una domanda che ho fatto anche agli altri colleghi. Com’è stato lavorare ai tempi del Covid-19? Che idea ti sei fatto? Credi sia possibile tornare un minimo al lavoro nel prossimo autunno?

Adriano Brocca: ti confesso che lavorare è stato semplice, usi la mascherina e vai, non ho trovato particolare disagio, basta abituarsi. La difficoltà l’ho vista guardando in sala, un Arena con 4.000 persone (che non sono neanche poche) ma distanziate a gruppetti. E’ chiaro che non si possono fare assembramenti, almeno per ora. Speriamo di lavorare in televisione o dove non si è direttamente rivolti al pubblico. Credo bisognerà attendere per il live, almeno per i grossi live.

Maurizio Parafioriti – ARTV – broadcasting

ZioGiorgio.it: un evento particolare caratterizzato anche da una diretta lunghissima…

Maurizio Parafioriti: l’evento era già di per sé unico nel suo genere perchè sono state 6 ore di diretta senza presentatore perciò dovevamo passare da un palco all’altro senza interruzione.
Come ti hanno già spiegato i colleghi, ogni palco aveva una propria regia sala/palco indipendente in modo che mentre un palco suonava l’altro aveva la possibilità di fare linecheck.

ZioGiorgio.it: parlaci dell’attrezzatura

Maurizio Parafioriti: avevamo una unica consolle SSL 550L dalla quale gestivamo i 156 canali dei palchi più altri flussi, ambienti e contributi per un totale di 210 canali. Presente inoltre anche una consolle di backup collegata in mirroring pronta ad entrare in azione in caso di problemi. In regia con me c’era Marco Bianchi Bandinelli che aveva il compito di gestire gli ambienti.
Oltre alla messa in onda, gestivamo anche tutta la parte di sequenze gestite da Alessandro Chiodini e Iacopo Federici posizionati sui due palchi.
Ho utilizzato diverse macchine esterne in fase di mix tra cui la The Fat Bustard di Thermionic e il TC Electronic System 6000, mentre tutto il mix è stato fatto ascoltando su delle Adam perchè la nostra regia era allestita all’interno di un container dal quale gestivo sia il mix stereo per la messa in onda sia gli stems che giravo alla società Intorno Labs per essere spazializzati e remixati sulla piattaforma dedicata all’audio immersivo.

Francesco De Cave – il difficile compito di “riempire” un’arena insolitamente vuota.

ZioGiorgio.it: bentrovato Francesco, cominciamo con le differenze pre  e post covid. Che situazione hai trovato?

Francesco De Cave: di sicuro la mancanza di persone in sala ha avuto i suoi effetti, e passare da 12.000 a 3.000 persone all’Arena di Verona è una sensazione strana. Comunque la produzione è riuscita a non far mancare nulla allo show.
Per quanto riguarda me e i miei colleghi, il ritorno ai grandi eventi dal punto di vista umano è stato un disastro! (NDR. Ride!). Nessuno di noi era più abituato a fare un tot di ore in piedi in uno spazio come questo in cui ogni volta che vai dalla regia al backstage fai circa 200 metri. Quindi al termine della giornata eravamo tutti straziati, con dolori alle gambe!
Scherzi a parte è andato tutto benissimo grazie alla crew di Agorà e a tutto lo staff di produzione coinvolto. Tutto ha funzionato alla perfezione!

ZioGiorgio.it: come hai affrontato la produzione? Da cosa sei partito?

Francesco De Cave: come sai gli eventi Heroes e SMA erano vicini nel tempo, e la produzione ha cercato di ottimizzare al meglio la fornitura offrendo comunque due show completamente differenti tra loro. Avevamo due palchi ottenuti dividendo in due un unico palco montato al centro dell’Arena di Verona. Mentre sul palco A suonavano, nel palco B poco illuminato preparavano il setup per l’evento successivo e viceversa.

ZioGiorgio.it: setup luci?

Francesco De Cave: ho avuto la fortuna di utilizzare per la prima volta in Italia i nuovi Ayrton Perseo, che fanno una quantià di luce enorme con un’ampia escursione di zoom. Ne ho usati in totale 140 pezzi. Il disegno era composto da dei ring a piramide capovolta, posizionati all’interno di un immenso video LED da 16 x 16 metri, alto 4 metri, dove oltre ad una parte degli Ayrton erano posizionati Claypaky Sharpy, Claypaky K20 e K25, Robe Spiider, SGM Q7 e gli immancabili Blinder 4 lampade.

ZioGiorgio.it: come hai distribuito le varie fixture in una Arena piuttosto vuota?

Francesco De Cave: avevamo un disegno luci importante sul palco, molte luci a terra per ottenere la giusta profondità e, visto che il palco centrale era poggiato direttamente sulla sabbia, senza tavolato né sedute, ho deciso di posizionare a terra 40 Perseo di Ayrton che illuminavano l’intero perterre totalmente privo di persone, visto che il pubblico occupava solamente le gradinate. Altri 60 Perseo sono stati appesi sulle 6 torri layher posizionati sulle gradinate per fare il controluce pubblico e il frontale televisivo.

ZioGiorgio.it: parlaci della programmazione e della gestione dello show

Francesco De Cave: per ogni artista ho creato due scene colorate, seguendo le indicazioni della produzione che ha associato un colore ad ognuno per una sorta di interfacciamento con l’app dedicata. Ho tenuto come base il colore dedicato all’artista, mixandolo con altri colori a mio piacimento. Oltre a questo, tutti gli effetti, stacchi ed altro erano gestiti a mano, come faccio solitamente all’interno dei festival. D’antronde avendo olte 50 artisti che cantano due brani a testa non potevo pretendere una programmazione su timecode, e con l’esperienza, conoscendo bene tutti i brani, non trovo difficile gestire il tutto live.

ZioGiorgio.it: hai sfruttato il pre-viz?

Francesco De Cave: ormai non esco dallo studio senza un progetto fatto sfruttando la mia Hog4 con Capture. Ho fatto molti investimenti nell’hardware e ora riesco a simulare il movimento di 800 fixture senza scatti e rallentamenti.

Ludovico Vignaga – Intorno Labs – il processo di elaborazione dei segnali audio per gli utenti collegati in streaming.

ZioGiorgio.it: chi è Intorno Labs e che ruolo avevate per l’evento Heroes?

Ludovico Vignaga: Intorno Labs nasce come azienda di ricerca acustica e tecnologica per ambienti fisici che ha sviluppato negli anni una serie di Tools e di software proprietari ed una nuova tecnica di rappresentazione di una sorgente sonora virtuale in uno spazio tridimensionale. Nell’evento Heroes siamo stati chiamati per gestire la parte sonora virtuale.

ZioGiorgio.it: puoi descriverci il workflow?

Ludovico Vignaga: dalla regia stereo ci arrivavano circa 60 stems che attraverso i nostri Tools gestivamo come se fossero oggetti all’interno di un ambiente virtuale: più “oggetti” avevamo e più riuscivamo a creare una scena realistica. La richiesta della produzione era quella di creare una sorta di iper-realismo sonoro cercando di rispettare il più possibile ciò che accadeva sul palco. Quindi anche per quegli artisti che non avevano la band live (ad esempio due rapper che cantavano su base), cercavamo di seguire il movimento dei microfoni sulla scena più fedelmente possibile riportandoli in ambito virtuale. Ovviamente l’unica obbligazione richiesta al pubblico da casa era quella di ascoltare attraverso le cuffie.
A causa dell’enorme flusso di artisti, del doppio stage ed anche per una questione di budget, è stato deciso di non utilizzare i sensori e le telecamere di ancoraggio, ed ogni movimento veniva gestito manualmente attraverso i nostri tools.

ZioGiorgio.it: parlaci nello specifico delle tecnologie impiegate.

Ludovico Vignaga: i tools che abbiamo usato in concreto per l’evento di Heroes sono il nostro tool multitouch SPC (Space Performance Controller) e SHOW CONTROL per gestire i presets per ogni artista. Come ti accennavo prima, avremmo potuto utilizzare anche TRACK3D per mappare automaticamente la posizione degli artisti on-stage, ma l’infrastruttura di tracking era fuori budget e poco gestibile con i due palchi opposti.
Il flusso multitraccia arrivava su un Yamaha CL5 che via Dante poi mandava il tutto all’engine binaurale. L’engine binaurale processava l’audio multitraccia a seconda degli input ricevuti via OSC (WiFi) dai nostri tools e poi buttava fuori 2 canali binaurali da mandare in diretta.

La Redazione

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