Limitazione banda RF: cambiamenti e soluzioni in casa Shure

A pochi mesi dalla riduzione della banda di frequenze disponibili in ambito Live dovute all’introduzione del 5G, parliamo con Ivan Omiciulo, product specialst, che farà chiarezza sui principali cambiamenti e sulle soluzioni adottate in casa Shure! Un articolo tutto da leggere e che farà luce su cosa cambierà e quando…

ZioGiorgio.it: Ciao e bentrovato Ivan. Cominciamo dal famoso PNFR, spiega brevemente ai lettori cos’è e perché ci riguarda anche noi che gravitiamo in questo settore.

Ivan Omiciuolo: il PNFR (Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze) stabilisce l’allocazione di tutte le bande di frequenza che vanno da 0 a 1000 GHz ai diversi servizi di telecomunicazione. In pratica ci dice quali bande di frequenze ogni sistema è autorizzato ad utilizzare. Ovviamente, tra i vari sistemi ci sono anche radio microfoni ed in-ear.
Oltre alle bande di frequenza il PNRF definisce anche le caratteristiche tecniche dei sistemi. Vengono definiti, ad esempio, i limiti di potenza, l’occupazione di banda del singolo canale e anche il regime di autorizzazione al quale i sistemi sono soggetti.
Il PNRF viene spesso integrato da altre norme e aggiornato periodicamente in funzione delle normative che vengono emanate dalla Comunità Europea e che devono essere recepite obbligatoriamente dall’Italia in quanto stato membro. Nel tempo, quindi, il PNRF è soggetto a cambiamenti che si riflettono anche su l’utilizzo di radio e in-ear.

ZioGiorgio: nella pratica, cosa cambierà prossimamente e come le realtà del nostro settore dovranno adeguarsi?

Ivan Omiciuolo: Il cambiamento principale è dovuto all’introduzione del sistema 5G. Questo comporta una sensibile riduzione della banda ad oggi utilizzabile. Nello specifico, una delle bande disponibili oggi va da 470 a 790 MHz ed è la banda più utilizzata da radio microfoni ed in-ear monitor. Dal 1° luglio del prossimo anno verrà ridotta in questo modo:
470 – 694 MHz rimarrà ad uso dei radio microfoni professionali e, come succede anche oggi, sarà una banda condivisa con il Digitale terrestre.
694 – 698 MHz e 736 – 738 MHz invece saranno delle piccole bande di tipo PMSE (Programme Making and Special Events) nelle quali possono lavorare solo radio microfoni, in-ear e tutto quello che è finalizzato alla produzione di eventi.
In pratica, tutto quello che oggi funziona tra 698 MHz e 790 MHz dal prossimo anno non potrà più essere utilizzato.

ZioGiorgio.it: facciamo chiarezza su un punto sul quale c’è ancora molta confusione. E’ vero che ci sono da pagare delle licenze di utilizzo? Chi e quando si dovranno pagare?


Ivan Omiciuolo: nella maggior parte dei casi è vero. Il PNRF prevede che per utilizzare i radio microfoni sia necessario l’ottenimento dell’Autorizzazione Generale. L’autorizzazione si ottiene tramite l’apposita modulistica scaricabile dal sito del MiSE e il pagamento di una licenza.
Più precisamente, tra tutte le bande utilizzabili dai sistemi audio (74-223 MHz, 470-790 MHz, 823-832 MHz, 863-865 MHz, 1492-1518 MHz, 1785-1805 MHz, banda DECT 1880-1900 MHz e la banda 2,4 GHz) solo 863-865 MHz, DECT e 2,4GHz non richiedono il conseguimento dell’autorizzazione generale.
I costi che ricadono sugli utilizzatori dipendono dalla tipologia di Autorizzazione Generale che viene richiesta e dal numero di canali utilizzati. Può essere pagata per singolo evento oppure con validità annuale. Esiste anche una forma di Autorizzazione Generale con “diritto d’uso” della frequenza che prevede dei costi molto più alti, ha validità di 15 giorni, ma consente di trasmettere con potenze fino a 5W a fronte dei 50 mW dei radio standard.
In ogni caso, il riferimento per questo genere di cose è sempre l’Ispettorato Territoriale della regione in cui risiede l’utilizzatore.

ZioGiorgio.it: come si divide, in termini di utilizzo, il catalogo delle radiofrequenze Shure?


Ivan Omiciuolo: Shure ha puntato decisamente sulla tecnologia digitale e negli ultimi anni ha rinnovato praticamente tutta la gamma di radio microfoni, sia per la qualità audio, ma sopratutto perché questo tipo di modulazione ha un’efficienza spettrale molto alta. Questo si traduce nella possibilità di utilizzare un alto numero di canali in poco spazio.
Si parte da SLXD. E’ il sistema entry della gamma professionale e presenta già tutta una serie di caratteristiche molto evolute come, ad esempio, la porta di rete per il controllo tramite software o l’opzione per le batterie ricaricabili con il carica batterie da tavolo, molto utile nelle installazioni fisse.
A seguire troviamo QLXD e ULXD, che condividono lo stesso schema di modulazione, e da qui troviamo diverse caratteristiche rivolte al mondo del system integration quali le batterie ricaricabili opzionali, i trasmettitori boundary e le basi da tavolo per i gooseneck, la rete Dante (nel caso di ULXD). Poi c’è il sistema Axient Digital, che è uno dei sistemi più evoluti presenti oggi nel mercato, permette aree di copertura molto vaste e, ovviamente, la caratteristica per cui è noto, si protegge automaticamente dalle interferenze cambiando frequenza di trasmissione in caso il canale non sia più utilizzabile.
Parallelamente, Shure propone il sistema Microflex Wireless che lavora sulla banda DECT. Sostanzialmente sfrutta il protocollo standard DECT in modo più efficiente per trasmettere i segnali audio ad alta qualità e senza riduzione di banda. Inoltre, questo protocollo ha il grande vantaggio di essere strutturato per la gestione dello spettro in automatico, pertanto la defezione per piano frequenze o eventuali modifiche in caso di interferenza, non sono più operazioni che ricadono sull’utente, ma è il sistema a fare tutto.

Shure ULXD

ZioGiorgio.it: 
ci sono soluzioni alternative ai radiomicrofoni?

Ivan Omiciuolo: una soluzione particolarmente interessante nel mondo del system integration è l’utilizzo degli array microfonici a direttività controllata della serie Microflex Advanced MXA910, MXA710 e MXA310. Sono microfoni costituiti da una serie di capsule microfoniche che vengono opportunamente combinate tra loro per gestire elettronicamente la direttività “totale” del microfono. In funzione del numero di capsule e delle dimensioni fisiche del sistema si possono anche realizzare più lobi di ripresa che agiscono esattamente come se fossero microfoni diversi. Tra l’altro questi lobi possono avere una direttività anche molto spinta, quindi aiutano ad isolare la sorgente rispetto al rumore di fondo e al riverbero.
I microfoni MXA possono essere installati a soffitto o sul tavolo dei relatori oppure a parete, collegati con un solo cavo di rete dal quale ricevono l’alimentazione PoE e mandano l’audio via Dante.
Gran parte del processing audio viene eseguito dal DSP presente nei microfoni, ma volendo aumentare le opzioni di integrazione e anche le capacità di processing, ci si può affidare ad oggetti come il P300 che permette il collegamento diretto ai soft-codec e integra anche un numero maggiore di cancellatori d’eco.
MXA è un ecosistema rivolto al mondo della videoconferenza che include i microfoni, ma anche i DSP, le interfacce dante-analogico, altoparlanti da incasso e un pulsante programmabile anch’esso da incasso. Il tutto è gestito da un solo software che permette la progettazione preliminare dei sistemi, ma esegue anche l’ottimizzazione del processing e gestisce automaticamente i cross-point Dante.

La famiglia Microflex Advanced

Utilizzo del MXA910


ZioGiorgio.it:
 approfittiamo della tua disponibilità per andare un pochino fori tema. In base alla tua esperienza e in base a ciò che hai osservato nelle tendenze di mercato degli ultimi mesi, quali saranno le tecnologie più interessanti e utili nel prossimo futuro?

Ivan Omiciuolo: diciamo che il distanziamento sociale ha dato un grande impulso al remote working e alla didattica a distanza e quindi alla necessità di strutturare sale attrezzate alla video conferenza. Questo ha comportato la diffusione degli array microfonici come Microflex Advance che permettono di catturare l’audio in modo eccellente evitando il contatto con la persona a differenza di lavalier e archetti.
Questi sistemi, inoltre, sono equipaggiati con “cancellatori d’eco” che sono assolutamente necessari per questo genere di applicazioni. E chiaramente sono dotati di tutte le possibilità di connessione diretta tramite USB verso i computer che gestiscono i soft codec.
L’altro aspetto, legato alla radiomicrofonia standard, è la necessità di sfruttare al meglio degli spazi in frequenza che sono sempre più congestionati, quindi credo che la scelta migliore sia il passaggio a sistemi wireless a modulazione digitale più efficienti.

Info: prase.it shure.com

Per accedere al programma Programma Shure Wireless Trade-Up: https://www.prase.it/programma-shure-wireless-trade-up/

La Redazione
ZioGiorgio.it

Vai alla barra degli strumenti