Una ripartenza “isterica” e “drogata”?
Questo è sicuramente un titolo clickbait, ma questa volta avevo bisogno di catturare l’attenzione dei lettori, così da condividere con tutti voi un pensiero sul quale credo valga la pena riflettere e ragionare insieme.
Chiariamo subito una cosa, siamo ben felici che il settore degli eventi dal vivo si sia ripreso con questo vigore, una spinta anche sopra le più rosee aspettative.
Non è mistero che da parecchio tempo per molti artisti – e con loro tutto il baraccone che si portano dietro – una delle entrate più importanti sia proprio l’attività dal vivo.
Senza parlare del mondo dei tecnici che finalmente in questa estate 2022 può tornare a vivere, perché di questo si tratta, in tutti i sensi.
Tour rimandati infinite volte, artisti ai blocchi di partenza pronti a promuovere il nuovo disco, festival e feste di piazza, in queste prime settimane della stagione estiva se ne sono viste e se ne vedono di ogni tipologia e dimensione.
Noi stessi abbiamo già presenziato ad almeno 3 o 4 tour importanti ed una manciata tra festival e concerti singoli solo nel mese di giungo. Un’idea della situazione ce la siamo fatta e vogliamo condividerla con voi.
Partiamo dalla prima parola forte, “isterica”.
Già perché a parte qualche rara eccezione (rarissima) l’aria che si respira è proprio quella dell’isteria collettiva. Tutto subito e tutto adesso, salvo poi trovarsi, calendari alla mano, con i mesi di agosto e settembre decisamente più scarichi, ma staremo a vedere…
Isterica anche perché in questa ripartenza lavorare non è facile.
Lo sapevamo in parte, ma il problema della mancanza delle maestranze è più grave di quel che si potesse pensare.
Lo abbiamo sentito e scritto ormai diverse volte nelle ultime settimane, mancano facchini, rigger, scaff, runner ed un sacco di altre figure essenziali per tenere in moto la giostra.
In aggiunta a questo i tecnici qualificati che abbiamo in Italia sono sballottati in lungo ed in largo fino ad esaurimento batterie.
Manca anche chi coordina, Direttori di Produzione capaci che in questa situazione di difficoltà e tempistiche ristrette rischiano veramente di diventare isterici!
Finisce qui? No, perché altrettanto spesso mancano le macchine per far funzionare il concerto: mixer, sistemi audio, luci etc.
La mancanza di componenti elettronici e i ritardi nelle spedizioni (aumentate notevolmente di costo) hanno portato ad una situazione paradossale in cui, molti distributori e produttori, sono spesso a corto di materiale e con un backorder di mesi: “ah, se avessi avuto il triplo del materiale in magazzino avrei venduto tutto in una settimana!” mi dicono spesso.
Ma non abbiamo passato gli ultimi due anni a fare “networking” pianificando un mondo, il nostro, migliore, più dignitoso ed organizzato?
Certo un po’ di situazioni internazionali hanno complicato ulteriormente le cose, quindi, passi quest’anno, ma che non si faccia l’errore di credere che questa possa essere la normale velocità di marcia…
Perché “drogata”?
Perché sono anche dell’idea, ma sarò ben felice di essere smentito nei prossimi mesi, che questa incredibile ripartenza sia in realtà “gonfiata” da un’affluenza ai concerti straordinaria e che non è quella reale.
Che ci sia voglia di tornare ad aggregarsi e vedere concerti è innegabile ma non dimentichiamo che molti, moltissimi, dei biglietti staccati ai cancelli questa estate erano già stati venduti, mesi se non anni fa. Sempre per essere il più onesto possibile non penso neppure che ci siano persone ad oggi pronte a spendere 50, 60 o anche 100 euro alla settimana (o al mese) per vedere un concerto.
Con i maggiori tour e spettacoli sold out – oggi – il castello sta in piedi, ma ricordiamoci di considerare l’aumento sensibile di molti costi di gestione, primi tra tutti il carburante e l’energia elettrica che investono ed investiranno tutti, nessuno escluso…
Ed il mondo del live come ha reagito a questo stato di emergenza e come ha affrontato queste problematiche, peraltro prevedibili, almeno in parte?
Apparentemente in nessun modo, quantomeno a noi nessuno ha raccontato di particolari strategie e tattiche in atto. Parola d’ordine: avanti tutta!
Anzi, le produzioni che abbiamo visto con i nostri occhi, quelle importanti, sono forse più grandi e complesse che nel passato e non sembrano aver preso precauzioni straordinarie.
C’è da far cassa, penserete voi, e questo è chiaro e sacrosanto.
Provare ad immaginare un piano a lungo termine, magari con uno sguardo ai mesi freddi, non sarebbe però una cattiva idea.
E allora cosa dovremmo fare caro ZioGiorgio!?
Noi non abbiamo certo una risposta! Io, per esempio, sono sempre stato dell’opinione che questa avrebbe dovuto essere la stagione delle produzioni ridimensionate, delle mezze produzioni e delle date spalmate nell’arco di tutta la stagione, fatto salvo per uno o due grandi “big” che devono presentarsi al loro pubblico in grande spolvero.
Al solito però non esistono solo i tour da stadio – quello è un mondo a parte – ma esistono anche tutta una serie di eventi “minori” che sembrano non interessare a nessuno dei grandi, quando per contro non sarebbe una cattiva idea che promoter e le agenzie di punta mettessero a disposizione parte delle loro risorse e delle loro competenze per questa fascia di mercato, che potrebbe fare numeri interessanti, nella sua totalità.
Se qualcuno avesse qualche cosa da dire o avesse idee in merito, è sempre il benvenuto…
Aldo Chiappini
Redazione ZioGiorgio.it