Campovolo 30 anni in un giorno: location e luci

Questo Campovolo di Ligabue è stato uno spettacolo molto atteso, rimandato almeno un paio di volte causa pandemia e poi, finalmente, l’autorizzazione, che è arrivata senza nemmeno troppo anticipo per l’11 luglio 2022 per somma gioia degli oltre 103.000 paganti pronti a dar sfogo ad una voglia repressa di anni!
Si è deciso di puntare sulla musica di Ligabue che ha voluto dare ampio spazio ai brani storici, quelli da cantare e da ballare, senza stravolgerne la struttura o gli arrangiamenti.
In un contesto del genere il LD Jo Campana, Franco Comanducci (La Diligenza) e tutto il team creativo hanno optato per un palco lineare, pulito, senza fronzoli con l’obbiettivo di incorniciare la scena e rendere visibile l’artista anche a distanza di molti metri.

Obbligatori i grandi schermi di “servizio” laterali più uno centrale, a passo maggiore (see through), utilizzato per i contributi grafici e per qualche interessante gioco di trasparenza.
Nello spettacolo però – volutamente – non c’è spazio per trovate “esoteriche” e movimentazioni mirabolanti.
C’è il grande palco e c’è lo show illuminotecnico, potente e concreto, fatto di tanti traccianti sempre “ragionati” e ben lavorati, strobo, fumo, ferro e trussing visibili, in pieno stile “rock and roll”, un termine abusato e forse riduttivo ma che trovo assolutamente e dignitosamente calzante in questo contesto.

Prendendo spunto dal successo di Campovolo 2022, dove c’era gioco forza tanto materiale ma ben calcolato e ben sfruttato, vorrei condividere con voi il mio personalissimo pensiero:

Siamo sicuri che nel prossimo futuro – ahimè ancora abbastanza incerto – le produzioni debbano ricorrere e rincorrere affannosamente e forzatamente all’eccesso; eccesso di effettistica, materiali e di “strutture volanti”?

It’s Only Rock ’n’ Roll (but I Like It)“…Chi non ricorda la citazione è rimandato a settembre con rischio di bocciatura! (ndr)

Partiamo col nostro giro di interviste da Claudio Maioli, manager di Ligabue, uno tra quelli che questo show in questa Arena lo ha voluto con grande forza e determinazione.

ZioGiorgio.it: Claudio, finalmente ci siamo! Cosa significa essere in questa Arena?

Claudio Maioli: significa prima di tutto una visione, una storia che parte da lontano, dai primi Campovolo e da Italia Loves Emilia e nella mia testa forse ancora prima…
Lavoro in questo settore da 35 anni e sono sempre stato convinto che per vedere e sentire bene un concerto ci vuole una venue con una pendenza e che permetta anche a chi sta dietro di vedere bene.
Ora, creare montagne in pianura non è facile, però parlando con Ferdinando Salzano, che mi ha seguito in questo progetto, il Comune di Reggio e alcuni imprenditori della zona, tra i quali RCF, abbiamo cominciato a ipotizzare che proprio Campovolo – che negli anni è diventato un brand riconosciuto – avrebbe potuto essere il luogo adatto per realizzare qualche cosa di speciale…

ZioGiorgio.it: perché è così speciale, proviamo a spiegarlo anche a chi non l’ha ancora vista.

Claudio Maioli: stiamo parlando di una location con una logistica funzionale e pensata per le grandi folle, è dotata di bagni con acqua corrente e non bagni chimici, garantisce una visuale perfetta in qualsiasi zona del prato grazie al declivio di 5° e soprattutto, grazie alla collaborazione con RCF (si chiama RCF Arena ndr), si può ascoltare un’audio tarato in modo perfetto ed uniforme in tutta l’area concerto. Ti faccio notare che a 100 metri fuori dall’arena quasi non senti più nulla…
Se poi parliamo dal punto di vista tecnico abbiamo una zona backstage fornita di tutto ciò che serve, aree e piani di carico, scarico e stoccaggio immense, possibilità di arrivare con motrici e muletti in tutte le zone chiave della location senza mai mettere una ruota sul prato e poi un cablaggio fisso in grado di veicolare qualsiasi segnale anche a centinai di metri di distanza.
Credo che dopo essere stati qui dentro, da spettatori o addetti ai lavori, è difficile tornare a far concerti in un campo qualsiasi o in uno stadio…

Il Manager Claudio Maioli.

ZioGiorgio.it: molta importanza è stata data, finalmente, anche al suono.

Claudio Maioli: e ci mancherebbe che non fosse così! Questa è una venue per concerti e come tale deve esprimere un suono eccellente. La scelta è ricaduta su RCF, un’eccellenza a livello mondiale che ha la sua sede proprio qui a Reggio Emilia.
Noi collaboriamo con loro da ormai otto anni e io stesso ho visto quanta energia e quante risorse abbiano dedicato al mondo del Sound Reinforcement e, negli ultimi due anni, in questo ambizioso progetto. Qui è stato installato un sistema di ultima generazione e che esprime un suono di altissimo livello. Spero possa servire anche a loro come bigliettino da visita.

ZioGiorgio.it: quale sarà il futuro di questa della RCF Arena? Quali eventi ospiterà?

Claudio Maioli: Rcf arena deve diventare la casa dei grandi eventi della musica italiana e mondiale.
Deve essere un nuovo standard di qualità per audio, visibilità, servizi e sicurezza ai concerti.
Tutta estate ma in particolare giugno e settembre ,con gli stadi occupati dal calcio, deve
offrire ai calendari delle agenzie una opportunita’ per i grandi concerti.
Stiamo già lavorando al calendario 2023 che non deluderà le attese.

Sul palco incontriamo Jo Campana, Lighting Designer e ideatore insieme allo staff creativo del concept del palco e dello show. A lui abbiamo chiesto come è nato e come ha preso forma il progetto.

Jo Campana: Lighting Designer.

ZioGiorgio.it: ciao Jo, partiamo dal palco che mi dici essere “abbastanza standard”.

Jo Campana: si tratta di una linea guida partita direttamente dal management. È comunque un palco molto grande e considerarlo standard è corretto. Negli ultimi anni la nostra piccola ambizione è sempre stata quella di avere delle cose diverse a livello strutturale. Possono piacere o no, però abbiamo sempre cercato di proporre qualcosa di diverso. Quest’anno per la prima volta abbiamo fatto una cosa tradizionale. È un po’ una piccola sfida, anche se è un termine che non piace. Diciamo che si tratta di una motivazione in più per tirare fuori qualcosa sia a livello di scene di luci che di contributi video che potessero comunque esprimere uno spettacolo di alto livello, nonostante appunto sia fondamentalmente una grande scatola nera.
L’unica particolarità è che abbiamo la presenza di questo schermo centrale see through fornito da STS nel quale passano i contributi e che mi consente in maniera molto misurata, di uscire, di fare degli stacchi col video quando vado al buio. È una cosa che comunque riempie bene.

ZioGiorgio.it: tanti bei fasci! Che fixture stai utilizzando?

Jo Campana: tanto beam con gli Sharpy di Claypaky e roba leggera, veloce. Il parco luci non presenta alcuna macchina di recentissima costruzione, sono quelle che ho usato tre anni fa insieme ai K20 e gli Sharpy e le meravigliose JDC1 di GLP, una strobo wash a LED divenuta ormai una delle macchine più usate al mondo e che in qualche modo ha soppiantato la storica Atomic 3000 per vari motivi, sia a livello di consumo ma soprattutto di funzionalità.
Si tratta di una fixture polifunzionale che consente di fare la strobo, la strobo pixel to pixel e un wash di colore molto potente. Come per il precedente tour è stata una macchina determinante per arricchire lo show. Per l’artista utilizzo quattro segui-persona sulle torri, che per questo tipo di concerto sono più che sufficienti.

ZioGiorgio.it: mi incuriosisce il bel muro dei tagli…

Jo Campana: è una scelta utile per il motivo di cui ti accennavo. Sugli schermi esterni andrà live per consentire a chi è più lontano di vedere, e ogni tanto ci sono delle sporcature che riprendono un contributo. La conseguenza è che nello schermo centrale girano solamente contributi e per renderli più visibili e intellegibili, è necessario lavorare molto coi tagli. Si tratta di una regola abbastanza utilizzata.
Il tetto non è carico di roba, considerate le dimensioni dello stesso. C’è una front truss, una back truss e due mediane con delle key-light e wash, mentre invece coi tagli vado a intervenire quando serve, senza inficiare la visibilità dello schermo centrale.

ZioGiorgio.it: c’è qualche movimentazione o effetti particolari?

Jo Campana: non abbiamo sentito neanche questa volta l’esigenza di far ricorso a movimentazioni o cose di questo genere. Ci saranno dei fuochi d’artificio alla fine e niente altro, niente laser, coriandoli, co2. Tutto completamente rock’n’roll.

ZioGiorgio.it: lavorare in una location come questa, che per la prima volta è stata pensata per la musica, ti ha agevolato, ispirato, aiutato o impedito in qualche modo?

Jo Campana: dal punto di vista dello stimolo e dell’incentivo è una bella novità per un appassionato di musica come me che gravito in questo mondo da 35 anni. Te lo dico a prescindere dal mondo delle luci. Siamo molto felici di questo. La fruibilità e la visibilità del concerto mi sembra eccellente come del resto la diffusione dell’audio. A questo proposito aggiungo che su ogni torre audio (dieci in totale) ho specificato quattro Beam 1500 perché comunque anche per l’artista che sta sul palco è bello vedere l’audience.
Può sembrare un dettaglio, ma aiuta a far percepire all’artista anche la vastità e la grandezza di questa location e a creare questa sinergia e questo scambio di energia con il pubblico, rendendo lo spettacolo ancora più emozionante.
Bello anche il declivio graduale. In Italia non esistono cose di questo genere, o trovi la spianata dritta o c’è lo stadio con le sue gradinate.
Ripeto, siamo tutti molto felici di lavorare in questa location con tutte le facilities del caso, dall’accesso ai camion, i camerini, fino allo scarico. Sono tutte quelle cose che ovviamente chi viene ad un concerto non considera ma aiutano molto chi ci lavora.

ZioGiorgio.it: passiamo alla regia…

Jo Campana: anche quest’anno lavoro con una grandMA3 Full avviata in modalità due, perché la versione tre non è ancora del tutto stabile e del tutto affidabile, quindi ho preferito andare con il software della 2 con backup, il tutto gestito con il mio assistente e programmer Stefano Sebastianelli che mi segue ormai da cinque, sei anni.

ZioGiorgio.it: chi si occupa dei contributi video?

Jo Campana: il video è gestito da un team di tre persone che sono Pietro Grandi, Roberto Costantino e Marino Ciacada mentre io mi sono occupato della supervisione con una serie di contenuti frutto di un confronto con Luciano che è venuto anche qua in maniera graduale.
Da sempre, per questo tipo di evento, la richiesta di Luciano è stata meno narrazione, meno storie e meno cose specifiche.
Abbiamo giocato molto su effetti grafici, non propriamente grafiche. Pochi slogan con qualche eccezione come Musica Ribelle per cui abbiamo preso delle immagini di repertorio degli anni 70 con Finardi durante il Festival di Re Nudo; Ci sarà Buonanotte all’Italia con una serie di contributi aggiornati dei personaggi che hanno rappresentato l’Italia nel mondo.
Per il resto un concerto “alla vecchia” se così possiamo dire, che in definitiva è ciò che molti artisti hanno sempre fatto. Per farti un esempio, se tu vai a vedere il concerto di Bruce Springsteen c’è un grande live e poi cos’altro? C’è la musica del Boss, punto. Basta e avanza. E come lui tanti altri.
Ma questo è un altro discorso che prima o poi mi piacerebbe affrontare… (invito accolto! ndr)

ZioGiorgio.it: infine, puoi darci qualche numero?

Jo Campana: siamo a circa 700 macchine. Non abbiamo esagerato sempre per rimanere in quel mood di cui ti accennavo e soprattutto perché i tempi sono quello che sono. Fuori da ogni retorica, un occhio al budget oggi conta così come la sostenibilità. Dopo due anni come li abbiamo vissuti è importante che ci sia la gente che abbia voglia di tornare ai concerti, perché senza di loro, lo dico sempre, tutti noi faremo un altro lavoro.

Aldo Chiappini
Walter Lutzu

ZioGiorgio Team

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