Luciano Liguabue è tornato finalmente l’11 giugno a suonare in quella che per lui, e per il suo pubblico, è la location delle celebrazioni.
Dopo aver rimandato gioco forza l’appuntamento per almeno due anni, il concerto si è tenuto al cospetto di 103.000 persone nella splendida e tutta nuova RCF Arena.
Il team audio era sostanzialmente quello che accompagna Ligabue da diversi anni, con Alberto Butturini al mix FoH, Emanuele Morlini al set up dell’impianto audio, Stevan Martinovic al mix di palco e poi ancora Angelo Camporese nella gestione dei segnali, Federico Galazzo RF manager e tutta la squadra di backliner e tecnici al seguito.
Luciano ha deciso di puntare sul “classico” dando ampio spazio ai brani storici, presentandosi con una band vivace, arrangiamenti asciutti e con tre belle chitarre scalpitanti.
Gli ingredienti per divertirsi c’erano tutti e così è stato!
Il mix, alle nostre orecchie, ha rispettato e ricalcato questo “mood” con suoni diretti, incisivi e “vivi”, lontani da ciò che di iperlavorato si sente spesso in giro.
In un concerto del genere non può certo mancare la “pacca”, ma quando dopo tre ore di concerto sali in auto ed accendi la radio, allora significa che il tuo udito è stato opportunamente preservato…
Motivo di ulteriore interesse la prima volta assoluta del nuovo sistema RCF utilizzato per il main PA e per i side, denominato con nome in codice GTX ed ancora nelle ultime fasi di sviluppo.
La sensazione è che, rispetto al già buono TTL55, si siano saliti non due, ma almeno tre gradini.
Dalle indiscrezioni trapelate abbiamo anche compreso che dal punto di vista tecnico – ed a livello di componentistica – si sia puntato al vertice; non vediamo l’ora di ascoltarlo nuovamente all’opera e nella sua versione definitiva!
Il nostro giro di interviste parte, com e tradizione, dal camerino di Alberto Butturini. Interessante notare come, anche dopo centinaia di stadi e concerti, Buttu accusi ancora la tensione.
Perché si fa presto a parlare, ma alla fine della fiera alzare il master volume avendo dietro oltre 100.000 persone è un qualche cosa che andrebbe sperimentato…
ZioGiorgio.it: Alberto, come è impostato lo show?

Alberto Butturini guarda il countdown dell’inizio.
Alberto Butturini: lo show per certi versi ricalca in parte lo schema del Campovlo passato, ci sono due band, la Banda e i Clandestino che ripercorrono, ognuno per il suo periodo più rappresentativo, la carriera di Luciano, con una predominanza di brani del passato. Ci sono poi una serie di ospiti con i quali l’artista duetta.
ZioGiorgio.it: cosa è cambiato rispetto all’ultimo Campovolo?
Alberto Butturini: intanto è cambiato il line up con Ivano Zanotti alla batteria e Davide Pezzin al basso ed è tornata la terza chitarra fissa di Niccolò Bossini. Tutto il mix dei brani è virato molto verso le parti chitarristiche, messe molto più in risalto già negli arrangiamenti. In tutto questo nel mix ci devi far stare la voce, le tastiere e tutto il resto, ma abbiamo avuto il tempo per fare le cose con la dovuta calma…
ZioGiorgio.it: andiamo dietro la regia audio, raccontaci qualche cosa in merito al setup.
Alberto Butturini: ancora una volta ho scelto una SSL 550 in versione plus per il gran numero di canali (circa 124 canali se non ricordo male), con la seconda consolle come spare. Abbiamo tutti i canali in input sia io che Stevan al mix di palco per una gestione completamente ed indipendente. Per il resto le mie poche solite macchine.
ZioGiorgio.it: una venue tutta nuova e finalmente dedicata alla musica. Qual è la tua sensazione avendoci lavorato per una prima volta?
Alberto Butturini: trovo che la RCF Arena di Campovolo sia una location splendida!
La sua inclinazione di 5° permette una visuale ottimale al pubblico e poi avere tra te ed il pubblico erba e non asfalto come succedeva ai Campovolo passati fa una grande differenza.
Quando il palco era sulla pista di atterraggio, dovevamo combattere per tutta la settimana delle prove con le riflessioni sul terreno, salvo poi cambiare tutto o quasi con l’arrivo del pubblico. Qui le cose sono andate diversamente ed è stato molto meno stressante.
C’è poi un sistema audio tutto nuovo RCF di cui ti parlerà meglio Emanuele Morlini che ho avuto il piacere di utilizzare alla sua prima uscita ufficiale.
Da parte mia posso dirti che rispetto al TTL55, che ha ormai qualche anno sulle spalle, è stato fatto un lavoro sulla tromba impeccabile, con una linearità veramente ai massimi livelli. Finisci tre ore di scaletta e non sei così stanco come potresti aspettarti, rimani sempre in una zona di confort uditivo che prima dovevi ricercare.
I nuovi 15” appesi hanno una compattezza ed una uniformità di suono molto, molto godibile.
E’ un impianto attualissimo e frutto di un’esperienza della azienda e delle persone accumulata in molti anni nel touring professionale.
ZioGiorgio.it: parliamo proprio di confort acustico. Mi sono fatto l’idea che a volte sia più “facile e comodo” fare dei suoni potenti e penetranti, a discapito del confort acustico. Una ricerca dell’effetto wow forse?
Alberto Butturini: partiamo dal presupposto che, come sai, io non sono un grande “pestatore”.
Fosse per me farei i concerti a 95 dB e sarebbe tutto più bello, ma ciò è ovviamente impossibile quando 100.000 scatenati cantano a squarciagola.
Credo che il lavoro importante che un fonico deve fare – e molti miei colleghi lo sanno fare tanto quanto credo di saperlo farlo io – è trovare lo spazio sonoro per ogni singolo strumento.
Questo significa esattamente sapere come deve suonare uno strumento, come è inserito nel brano e come ogni strumento sta bene insieme ad un’altro.
Attenzione, non vuol dire fare necessariamente 50 o 60 suoni perfetti, ma dei suoni che funzionano insieme.
Se non trovi questo balance, perché alla fine banalmente di quello stiamo parlando, allora probabilmente sarai costretto a lottare col mix tutta la sera e, nel disperato tentativo di far funzionare tutto, spesso si è portati ad alzare ed alzare ancora creando mascheranti e confusione nel suono.
Io mi accorgo se qualche cosa non va nel mio mix quando, alzando il volume, vado a perdere parti dell’arrangiamento, che invece di esaltarsi col maggior volume, spariscono…
Poi intendiamoci, quando c’è questo equilibrio di base e tutto funziona bene, allora se vuoi ricercare potenza e volume puoi anche farlo senza inficiare troppo il confort acustico.
Detto ciò, due ore e mezzo di concerto a 108 – 110 dB sono comunque affaticanti, c’è poco da fare…
Sempre in regia audio parliamo del nuovo PA RCF e della configurazione per questo evento con Emanuele Morlini.

Da sinistra: Emanuele Morlini, Boiardi Serri Lucio, Fabrizio Grazia, Capello Fabio ed in prima fila al centro Angelo Camporese.
ZioGiorgio.it: bentrovato Emanuele, ci sono novità importanti! Raccontaci.
Emanuele Morlini: partire dalla location così da comprendere meglio alcune scelte tecniche. L’area della nuova RCF Arena è suddivisa in tre macro pit, quindi l’impianto audio è stato pensato per servire le tre aree conservando stessa pressione e stessa intelligibilità ovunque. Abbiamo un main per la prima area a ridosso del palco, 4 delay per il secondo pit e 6 per il terzo.
ZioGiorgio.it: vorremmo sapere del main PA, c’è un impianto tutto nuovo…
Emanuele Morlini: è un sistema tutto nuovo che ”sdogana” RCF nel mondo dei sistemi passivi per uso professionale.
Devo premetterti che è un sistema che ancora deve subire alcune piccole modifiche, questa è la prima generale che ci aiuterà a capire diverse cose.
La scelta di un sistema passivo è arrivata come conseguenza della disponibilità di amplificatori di grandissima potenza e che permettono di ridurre drasticamente il numero dei finali a terra.
Parliamo di un 4 canali da 16.000 Watt continui, che è tantissima potenza e che arriva in maniera molto immediata.
Sono stati sviluppati da RCF, compresi di sistema di processing e possono essere gestiti tramite la medesima interfaccia cdi RCF RDNet, che è poi comune a tutti gli altri sistemi attivi dell’azienda.
Venendo alla configurazione del main, abbiamo 21 moduli di GTX per parte, che è un tre vie simmetrico con due altoparlanti da 12 pollici, una via di mid range e una via di compression driver di cui ancora non vorrei parlare nel dettaglio, ma ci siamo quasi!
Dietro a questi array abbiamo due cluster con doppi 15’’ in configurazione cardiode che servono più al controllo di direttività anche perché già il sistema main scende molto in basso e con una grande punch.
Sempre qui a Campovolo abbiamo montato due side dello stesso modello con 20 moduli per parte, qualche front fill per completare il quadro del palco e poi la parte subs dove abbiamo optato per 84 TTs 56 che sono i classici doppi 21’’ che abbiamo già usato anche nel 2015 e che sono una garanzia assoluta.
Per i delay abbiamo 10 cluster da 16 moduli di TTL55 ed una aggiunta di sub doppi 21” per i 6 cluster più lontani.
ZioGiorgio.it: qualche configurazione particolare sui sub?
Emanuele Morlini: 84 sub davanti al palco potrebbero generare certamente dei problemi di rientro, quindi sono tutti configurati in gradient così da avere la giusta spinta in avanti e la massima cancellazione posteriore. Fisicamente sono disposti in una linea e quindi curvati elettronicamente ottenendo un risultato secondo me eccellente. Conta che riusciamo ad aprire a quasi a 150°!
ZioGiorgio.it: se anche non ci puoi ancora svelare di più in merito al sistema audio nuovo, qual è stata la “filosofia” di base che sta dietro al progetto?
Emanuele Morlini: come prima cosa creare un sistema passivo large-scale con all’interno il meglio della tecnologia disponibile ad oggi e ti assicuro che dentro c’è parecchia componentistica di qualità…
Inoltre volevamo fare un sistema ad alta potenza ma che esprimesse un suono accomodante, mai stancante, anche dopo diverse ore di concerto. Abbiamo lavorato moltissimo sul confort acustico e soprattutto la parte medio alta di banda è molto definita, intelligibile e pulita.
ZioGiorgio.it: hai contribuito alla realizzazione dell’Arena, cosa puoi dirci in merito?
Emanuele Morlini: a titolo personale ho partecipato alla progettazione acustica dell’arena che comprende il design e l’installazione delle torri, permanenti, e poi per RCF ho sviluppato il sistemi di sonorizzazione.
Ci ho passato moltissimo tempo, abbiamo fatto un numero enorme di misurazioni e prove e posso dirti che è una venue eccezionale, sotto tutti i punti di vista. Oltre agli evidenti vantaggi logistici c’è un progetto residente di distribuzione di segnali veramente perfomante e flessibile.
E’ stato fatto un ottimo lavoro di posa e set up delle macchina che ha coinvolto anche il team di Agorà.

Da sx Lorenzo Tommasini e l’assistente Lorenzo Boscucci.
Sul palco troviamo una ulteriore postazione di mixing con una Yamaha Rivsage PM1 presidiato da Lorenzo Tommasini e Lorenzo Boscucci che ci hanno raccontato il loro lavoro…
ZioGiorgio.it: ciao Lorenzo, che ruolo hai in questo show?
Lorenzo Mokka Tommasini: sono stato coinvolto per la registrazione multitraccia dell’evento e per il mix della messa in onda che trasmetterà alcuni brani su RTL.
Per la registrazione prendo tutti i canali dei 4 splitter situati sul palco più un feed dal mixer di palco con sequenze e radio microfoni per un totale di oltre 170 canali ai quali vanno aggiunti 16 canali di ambiente distribuiti dalla regia di sala ai due delay che, tramite Dante, arrivano qui in regia e che poi converto in Madi tramite una macchina DirectOut Prodigy.
Per la messa in onda, invece, sto usando uno Yamaha Rivage PM1 in cui mixo 24 stems che arrivano dal FoH ai quali io aggiungo gli ambienti. Mi concedo un po’ di “impachettmento” finale per uniformare il lavoro anche se poi il mio mix verrà ri-processato da radio, TV etc.
ZioGiorgio.it: lato registrazione?
Lorenzo Mokka Tommasini: prendo sempre i 4 splitter che sono sul palco ed un feed che mi arriva direttamente dalla console di palco dove ci sono tutti i radiomic e le sequenze. In più ho una rete DANTE che mi recupera tutti i segnali dei microfoni posti sulle torri delay per gli ambienti ed il pubblico. Ho 4 HD sulle due macchine main sui quali ho tutti i canali, una terza macchina invece – come primo backup – che ha tutti segnali tranne gli ambienti e una quarta macchina, come ultima spiaggia, che registra il mio mix di messa in onda, gli steams dalla regia FoH di Butturini più gli ambienti. Insomma, a casa qualche cosa dovrei portare…
Di segnali, routing, ridondanze e cablaggi abbiamo invece intervista Angelo “Pavarotti” Camporese.
ZioGiorgio.it: ciao Angelo, anche in questo caso ti sei occupato di segnali e cablaggi. A te la parola.
Angelo “Pavarotti” Camporese: l’idea per questo progetto, così come lo vedi oggi, è partita a livello operativo per me almeno due anni.
L’idea di base era creare una struttura ricettiva fissa, in grado di accogliere le varie produzioni e per questo motivo le torri delay sono fisse e indipendenti, dotate di quadro elettrico con 63A per l’audio, 32A per le luci, 32A per i motori e tutto cablato con fibra ottica ridondante.
Tutto il cablaggio è sotterraneo e la superficie è stata asfaltata in modo che ci si possa arrivare in prossimità con i mezzi e sia comodo lavorarci.
L’area può ospitare oltre 100.000 persone ed è già suddivisa in settori colorati con accessi e vie di fuga predisposti.
In questa occasione, utilizzando i delay formati dalle casse TTL55 di RCF, abbiamo optato per un cablaggio in Dante passando sempre dalle fibre ottiche predisposte nella Venue più un cablaggio analogico di backup.
Il PA principale, invece, è formato dal nuovissimo RCF del quale Emanuele Morlini ti ha già parlato.
Le consolle SSL di sala e palco comunicano attraverso dei nodi Rd-Net e Dante e distribuiscono il segnale attraverso i processori a matrice RCF DX1616.
Sul palco, indaffarato a fare gli ultimi ritocchi e a “trafficare” con le sue innumerevoli trovate ed invenzioni, abbiamo fatto due chiacchiere con Stevan Martinovic, monitoring engineer che segue Ligabue da ormai diversi anni.
ZioGiorgio.it: ciao Stevan, invece che dagli IEM come siamo soliti fare, partiamo dai wedge sul palco, che ci sono e si sentono.
Stevan Martinovic: il sistema wedge su un palco all’aperto e di queste dimensioni è molto importante e personalmente avrei preferito anche l’aggiungere di alcuni sub!
In questo caso, non avendo il plexiglass sulle batterie e gli amplificatori sul palco ad un buon volume, uso molto il suono naturale al quale aggiungo cassa, rullante, basso, tastiere, voci e sequenze.
ZioGiorgio.it: passiamo alla console ed al set up tecnico. Sei ancora al lavoro sulle memorie?!
Stevan Martinovic: sono al lavoro sugli ultimi ritocchi, visto che sulla SSL 650 ho quasi 100 memorie e tutte legate al time code.
Il microfonaggio invece è abbastanza standard anche perché, con tutta la richiesta di lavoro che c’è in questo momento, risulta difficile accontentare delle richieste troppo specifiche.
Devo dire che non mi ha provocato nessun disagio ritrovare scelte quasi “banali” su alcun strumenti, considera che l’hi-hat della batteria è amplificato da uno Shure SM57, mentre sul rullante per esempio per me è fondamentale avere l’M-81 perché è un microfono che non teme le grandi dinamiche!
Anche per l’amplificazione della cassa ho mantenuto il mio standard di 3 microfoni ma ho dovuto variare modelli da una batteria all’altra: su una in particolare c’è un SM91 con un beta 52 e un sub-kick, sulla seconda c’è un beta 91 con un DPA 4055 e sub-kick. E’ stato interessante giocare sulle sfumature di suono, anche perché sono due batteristi diversi che suonano brani di “epoche” diverse nella discografia di Luciano.
Le chitarre sono amplificate con Shure SM57 più un Electro Voice Cardinal mentre le altre con SM57 più il nuovo Sennheiser MK4 che non avevo mai provato e che mi è piaciuto molto.
Come plugin ormai sono affezionatissimo al Live Professor della UAD che uso in tutti i miei tour oltre a 3 PCM91 che qui utilizzo per la batteria, per la voce principale di Luciano e per gli ospiti.
Per tutto il discordo delle Radio Frequenze di lascio nella mani di Federico Galazzo che gestisce 35 canali per il palco più altri canali esterni per interviste.
A fianco a Stevan troviamo proprio la postazione dell’ RF manager Federico Galazzo che, oltre a dare assistenza a Stevan quando necessario, si è occupato di tutta la gestione delle radiofrequenze. Con la sua interviste si chiude questo articolo sull’audio.

Federico Galazzo, RF Manager.
ZioGiorgio.it: Federico, quanti canali avete di RF?
Federico Galazzo: siamo ad un totale di 44 canali, comprensivi dei 35 del palco e i rimanenti come “esterni” per interviste e servizi vari.
ZioGiorgio.it: situazione pulita o hai dovuto fare lo slalom tra le bande e le frequenze?
Federico Galazzo: insomma, di frequenze qui ne girano tante, ma il problema l’ho avuto più che altro all’esterno del palco. Detto ciò gli Axient Digital di Shure, che sono di fatto privi di intermodulazioni, mi hanno permesso di svolgere il lavoro in modo molto più agile rispetto ad un tempo.
Nella sostanza abbiamo due gruppi di IEM, uno fa la passerella e l’altro lo stage vero e proprio. Stiamo andando con potenza massima per Luciano e medio altra negli altri casi e anche durante tutti i giorni di prove è andato tutto ok. Per il resto i soliti software e strumenti che si usano nel mestiere ed un occhio sempre attento che non “entri” qualche frequenza intrusa!
Aldo Chiappini
ZioGiorgio Team