Elisa Back To The Future Live Tour

Quest’anno Elisa ha affrontato la stagione estiva in grande stile: un tour post pandemia di 40 date in 20 regioni con al centro il tema della sostenibilità, fortemente voluto dall’artista.
Sostenibilità dimostrata sul campo con i fatti, con una grande attenzione alle forniture energetiche delle piazze, un green village in ogni tappa dove vengono organizzati convegni e dibattiti sulle tematiche legate alla sostenibilità, la scelta di trasportare tutta la tecnica necessaria con un solo bilico e la volontà di farsi supportare da rental e service locali per dare vita ad una mezza produzione ben ragionata.
Tutto ha funzionato perfettamente ed il pubblico ha potuto godere di uno show sempre e comunque spettacolare mentre, grazie a questa strategia, si è riusciti ad aumentare il numero delle date diminuendo i costi di produzione.
ZioGiorgio, da sempre, ha un “debole” per questa Artista, per la sua bravura, la sua vena artistica e la grande attenzione che ripone anche negli aspetti tecnici.

Ovviamente per far sì che tutto funzioni come deve non si può prescindere da un team di professionisti capaci di mixare in modo ottimale in condizioni spesso differenti da una data all’altra, venue difficoltose soprattutto per quanto riguarda la copertura sonora, esigenze logistiche e molto altro…

Nella Piazza del Popolo di Fermo abbiamo avuto modo di farci raccontare nei dettagli tutto ciò che comporta un tour di questo tipo, con professionisti come Giulio Koelliker, Ugo Tempesta e Ricky Carioti che seguono Elisa ormai da anni.

ZioGiorgio.it: prima domanda d’obbligo. Com’è questo ritorno post pandemia?

Giulio Koelliker: parlare del ritorno post pandemia è un discorso troppo lungo. Non è tutto rose e fiori e la cosa meriterebbe un discorso approfondito su quello che è stato e sulla situazione attuale …
Per quanto riguarda questo tour, l’intenzione era quella di fare 40 date in tutte le regioni. Questo comporta una serie di decisioni da prendere a monte per quanto riguarda la logistica e non solo.

ZioGiorgio.it: come vi siete organizzati?

Giulio Koelliker: è stata una scelta di Elisa quella di impiegare un solo camion. Per sviluppare il concept siamo partiti dalla produzione all’Arena di Verona, e siamo riusciti ad ottimizzare la logistica portandoci appresso backline, regia e 4 dolly video che formano un LED unico, oltre alle luci da posizionare sul floor. Buona parte dello show è caratterizzato da contributi e scritte d’effetto, una parte fondamentale del concept. Sul posto chiediamo luci e PA, sapendo che alla fine lo show mantiene comunque una sua caratteristica con il materiale di produzione.

ZioGiorgio.it: la mezza produzione risulta essere meno stressante per voi?

Giulio Koelliker: sì, anche se chiaramente devi entrare in una mentalità differente rispetto ad un tour gestito in autonomia per quanto riguarda la tecnica. Hai un compromesso continuo, soprattutto quest’anno, dove comunque la qualità dei sistemi A/V residenti è decisamente peggiorata. Peggiorata, ma non perché lavorino male, ma perché ci sono troppi eventi o non c’è materiale a sufficienza.
Devo dire però che alla fine siamo tutti molto fieri e che, anche con i tanti compromessi, lo show mantiene la sua caratteristica e siamo comunque contenti. Tutti coloro che hanno visto lo show dicono che è ben pensato.

In regia F.O.H. troviamo Hugo Tempesta che spiega le scelte fatte per questa particolare mezza produzione.

ZioGiorgio.it: una mezza produzione con Elisa. Raccontaci cosa è cambiato rispetto al passato.

Hugo Tempesta: diciamo che tutto parte da sto benedetto Covid, che ovviamente ha scompigliato le carte in tavola. Noi siamo stati l’unico caso con Elisa a girare in tour durante la pandemia, ovviamente con una mezza produzione super ridotta. Quest’anno la maggior parte delle location sono festival, dove c’è palco, setup luci e PA residente che bene o male ti fanno fare un lavoro più che dignitoso senza problemi. Avere 100 tour come quest’estate tutti full-production, sarebbe stato impossibile perché tra materiale e personale non ce la si fa.

ZioGiorgio.it: cosa vi portate e cosa chiedete su piazza?

Hugo Tempesta: portiamo tutto quello che riguarda l’audio, escluso il PA. Quindi fibre, multicore, box di alimentazione e distribuzione e ovviamente tutto il mega pacchetto regie e tutto il backline che non è poco. Stiamo parlando di due splitter quasi pieni, 118 canali in ballo e un sacco di musicisti. Considera che l’artista ha voluto eliminare molte tracce dalle sequenze, trasferendole su strumentazione programmata. Quindi ci sono due tastieristi con una marea di tastiere, sampler e computer vari per ricreare l’atmosfera e le sonorità del disco.

ZioGiorgio.it: cos’hai in regia?

Hugo Tempesta: è il mio pacchetto standard con cui giro negli ultimi cinque anni: Avid S6L e giusto qualche “giocattolino” mio per dare colore al suono e con cui ho lavorato tanto sulla voce. Sul palco abbiamo un rack dedicato alla voce noleggiato appositamente con pre-amplificatori Rupert Neve, proprio per dare quello step in più sul trattamento della voce. Per il resto è tutto on board sulle consolle, con plugin e altro.

ZioGiorgio.it: scelta microfoni?

Hugo Tempesta: si tratta di un set “super standard”, perché quello che funziona da trent’anni non credo debba essere cambiato.
Kit batteria standard, almeno per quanto riguarda la cassa, gli over head ecc.. poi uso gli Audix perché sono molto comodi nella gestione della clip, visto che la batteria è carica di pezzi con i piatti molto bassi dove devi fare una scelta basata sulla comodità e praticità.
Tutti i sistemi radio sono Shure Axient, eccetto il sistema radio di Elisa che è un Sennheiser Digital 6000 con capsula sE Electronics V7. Per le tastiere non prendo key-mix separati, cioè dritti dal tastierista, ma mi faccio dare gli strumenti separati. Poi abbiamo un Kaoss-Pad per alcuni effetti, Elisa suona chitarra elettrica, acustica e ha a disposizione anche altri strumenti che decide di suonare in base alla scaletta.

ZioGiorgio.it: naturalmente virtual sound check.

Hugo Tempesta: tassativo, ma giusto per capire come va la piazza. Si tratta di un aiuto tecnico per portarsi avanti. In genere anche i musicisti non provano più, il tour è lungo e siamo alla 20.ª 22.ª data più l’arena di Verona.

ZioGiorgio.it: pro e contro della mezza produzione?

Hugo Tempesta: come sostengo da molto prima del covid, va bene così. In genere, le realtà locali tendono a investire su quello che serve come PA e luci e non vanno ad acquistare 500.000€ di consolle che non gli serve se non fanno tour. Per me è un vantaggio far lavorare le realtà locali, anche se non è scontato trovare il materiale ideale. In media il livello si è alzato tantissimo rispetto a quando ho iniziato io trent’anni fa: prima se non ti portavi le tue cose non facevi niente, mentre ora i service ti mettono in condizione di lavorare. A maggior ragione è tutto in linea con l’idea dell’artista di fare un tour ecosostenibile evitando il dispendio di troppi bilici.

Outboard F.O.H.

ZioGiorgio.it: trovare ogni giorno un PA differente cosa comporta per te?

Hugo Tempesta: oggi ho un Meyer, ieri a Cattolica c’era un NEXO. È divertente anche per quello, perché almeno hai una micro o grande sfida tutti i giorni. Se girassi con il mio PA, senza il mio palco, quindi con le mie distanze, le mie quote non sarebbe comunque uguale. Oggi c’è un muro che ributta sul palco della roba, ieri c’era un palazzone gigante che faceva suonare terribilmente in slap back una piazza da 5000 persone. Oggi è tutto in piedi, ma molte volte il pubblico è seduto. Non ci si annoia mai!

Chiudiamo questa prima parte con la regia di palco. Ricky Carioti ci racconta il particolare setup e le scelte che riguardano la voce di Elisa.

ZioGiorgio.it: raccontaci come sei organizzato sul palco…

Ricky Carioti: si tratta di una situazione bella ricca, nel senso che avendo una band numerosa, abbiamo un bel po’ di canali. La batteria molto ricca, abbiamo due postazioni tastiere, chitarra, basso, cinque cori, Elisa che oltre a cantare suona anche la chitarra, drum machine e altro. Arriviamo a due splitter pieni con 108 canali più servizi e spare. Il monitoraggio è tutto su in-ear, e abbiamo anche un bel po’ di radio frequenza con 16 canali in-ear PSM 1000 di Shure più otto canali radio microfoni Axient Digital e Sennheiser 6000 con capsula sE per Elisa, e uno scanner AXT600 dove gestisco con un Mac Mini tutte le radiofrequenze.

ZioGiorgio.it: vedo un outboard pieno di belle cose…

Ricky Carioti: si tratta di un rack di outboard analogica di gran classe per la voce di Elisa. A parte i Manley ELOP che uso sul gruppo dei cori e il Distressor sul rullante su qualche brano, il resto è tutto sulla voce di Elisa. Utilizzo in pratica un mixer Avid S6L, con un metodo di mix abbastanza diverso dall’approccio live, e più simile allo studio per gli in-ear.
Ad esempio, su tutti i canali della batteria uso diverse situazioni tramite sia il plugin nativo del banco IT, più anche le istanze di Crane Song Phoenix II, ovviamente insertato su ogni canale della batteria. Se vai a vedere tutte le istanze ce ne sono davvero diverse. Su ogni canale della batteria c’è un tape simulator che dà una bella grana allo strumento, quindi da un bel punch, una bella medio bassa densa e in pratica in termini semplici riesco ad avere un mix molto, molto ricco di punch, senza dover comprimere molto, avendo un suono molto tondo, senza mai andare sul medioso. Il tutto è molto definito, molto in faccia ma tutto morbido.
E così anche un po’ il senso di questa catena che uso sulla voce di Elisa. In pratica, se andiamo a vedere sul mixer, la voce di Elisa è completamente flat, non è equalizzata. Dal radio vado nel Neve 1073 Classic, dove sfrutto il suo suono, le sue armoniche per dare un carattere alla voce. Dopodiché entro nel mixer, dove ho sempre Crane Song Phoenix II come tape Simulator e vado in eq AVID che mi toglie la prossimità del microfono con dei noch molto stretti, e inserto nel Chandler con Bender che è un eq da mastering, che con i suoi trasformatori aggiunge ulteriore carattere a quello che dà il Neve. Il tutto va in un compressore da mastering, un Vertigo Sound VSC-3, che è un Quad VCA, quindi molto veloce, che dà molta presenza, che mi porta un po’ avanti la media e mi dà solidità sulle medio-basse. E qui in realtà comprimo abbastanza, ma in maniera davvero trasparente, quindi con un rateo molto basso, attacco veloce, rilascio veloce, fungendo quasi da pick limiter, ma davvero invisibile. Da qui rientro e vado in un EQ dinamico della Sony Oxford dove controllo la medio alta e la medio bassa e in un de-esser che controlla tutta la parte dagli 8k in su. poi con una voce come la sua, con la tecnica che ha lei veramente ti permette di fare un suono quasi da studio. Questo perché ovviamente la sorgente è già di altissimo livello.

Zona radiofrequenze

ZioGiorgio.it: monitoring tutto in cuffia quindi?

Ricky Carioti: tutto in-ear, a parte il batterista che ha un monitoraggio “hi-fi”, nel senso che il mix che gli mando va in un SPL Phonitor 2 che un amplificatore di cuffia costosissimo di altissima qualità, hi-fi in modo che la cuffia riesce a tradurre il transiente, a tradurre la bassa, unita ad un sub doppio 18 che tengo bello alto, che gli fornisce la spinta d’aria sulle basse.

L’outboard di palco

ZioGiorgio.it: come avete gestito il tutto in pre-produzione?

Ricky Carioti: durante le prove musicali io e Ugo abbiamo cercato di sfruttare tutto il tempo a disposizione per affinare il più possibile il tutto. Infatti, ogni brano ha il suo snapshot, nelle recall ho anche le dinamiche, le soglie dei gate, le soglie dei compressori a seconda del brano, se è più morbido o più picchiato, cambio proprio tutte queste soglie. Tengo soltanto ferme l’equalizzazione della batteria acustica, che sono sempre quelle e vario le equalizzazioni dei sample che partono dai Roland. La gioia più grande è che del mix che ho fatto, in tutte le date che abbiamo fatto non ho mai cambiato nulla, se non qualche dettaglio dovuto al rientro del PA, alla conformazione della location e poco altro. Ma di base la voce, la batteria è rimasta sempre quella, quindi per me è una gioia perché vuol dire che abbiamo lavorato bene alle prove.

Walter Lutzu
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