Qualche tempo fa siamo tornati ad assistere ad una data del tour di Luciano Ligabue, un artista che seguiamo con i nostri articoli da ormai 20 anni! L’occasione si è presentata in concomitanza del tour indoor, una dimensione che, a nostro avviso, rende ancora più godibile il concerto di un artista che, complice l’anagrafica, non è più annoverabile tra i giovani..
Rimanere ispirato e trovare sempre qualche cosa di nuovo da proporre non è facile ma dobbiamo ammettere che questo show ce lo siamo goduto anche più di altri magari più imponenti ed elaborati proposti in passato.
Questa dimensione nei palazzetti – ed in particolare questo spettacolo – ci è sembrata il giusto connubio tra un concerto “intimo” e produzione sostanziosa dal punto di vista tecnico, senza per questo ricorrere ad effetti mirabolanti.
Insomma, una dimensione in cui l’Artista sembra dare il meglio di se stesso alleggerendosi, almeno in parte, di quell’aurea da messia che i grandi stadi e le grandi arene a volte impongono. O almeno questo è ciò che è arrivato a noi…
Archiviata questa disquisizione più o meno soggettiva e più o meno interessante entriamo adesso in quella che è nostra materia di indagine e cominciamo col racconto degli aspetti tecnici che in questo primo articolo coinvolgono il team creativo/illuminotecnico.
Il palco ed il concept sono stati pensati e realizzati, sempre grazie al confronto diretto con l’artista, dalla coppia Franco Comanducci (Direttore di Produzione) e Jo Campana (Lighting Designer) che anche questa volta sono riusciti a portare qualche cosa di nuovo ma…tornando indietro!
Per nostra somma gioia – e per dichiarazione di intenti – uno dei presupposti di questo tour era ridurre la metratura dei maxischermi (un esercizio tecnico stilistico che il team creativo e Luciano Ligabue hanno ampiamente sviluppato in passato) per giocare con il palco e la sua tridimensionalità ricreando un effetto molto efficace e coinvolgente, evitando allo stesso tempo quel noioso quanto ripetitivo schema del “Videconcerto” che imperversa ormai nella stragrande maggioranza delle produzioni italiane (meno internazionali…)
In un contesto come questo il plot luci e le bande discrete di schermi LED piazzate in posizioni strategiche sulle varie americane poste su più livelli hanno valorizzato e massimizzato l’effetto prospettico, creando un’atmosfera molto coinvolgente – ed avvolgente – dove anche le zone d’ombra avevano un loro specifico e legittimo motivo di esistere nella scena.
Come indiretto risultato è che siamo riusciti anche a guardare i musicisti suonare sul palco, una sensazione ritrovata e quasi perduta negli ultimi anni!
Ed il video? Il video c’era, sempre integrato nel contesto e come ottimo compendio ad uno show che potrebbe stare in piedi anche senza schermi… Amen.
La parola ai protagonisti.
ZioGiorgio.it: Franco, oltre trenta date a questo giro, mica poco? Immagino che abbiate dovuto andare via “spediti”…
Franco Comanducci: sono molte date per gli standard odierni e, per fortuna, molte di essere sono in doppia, una bella abitudine che andrebbe ravvivata…
Pensa che il primo giorno entriamo la mattina e la sera c’è già lo spettacolo, quindi è imperativo mantenere tempi stretti.
Nonostante tutto lo show di Ligabue non è né piccolo né basico, quindi c’è da pensare le cose per tempo e per bene. Per me questo significa pensare ad un progetto efficace, trovare le soluzioni adatte purché possa essere portato in giro senza grosse problematiche e, soprattutto, selezionare bene le persone.
Come hai visto in giro infatti il team tecnico è sostanzialmente sempre lo stesso, con professionisti che sanno bene quel che fanno e lavorano con me da anni.
ZioGiorgio.it: ok, parlami allora delle soluzioni, quelle tecniche…
Franco Comanducci: per cominciare l’uso delle BAT Truss, il palco su ruote ed in generale tutto quello che può essere pre-assemblato e pre-cablato prima.
In ogni tour cerchiamo sempre di “inventare” qualche cosa per velocizzare montaggi e smontaggi. In questo caso infatti entriamo e montiamo in sei, sette ore e usciamo in tre ore!
ZioGiorgio.it: Jò, lato concept. Entrando ciò che ho visto, o meglio, che non ho visto è il video. Giusto?
Jò Campana: la scelta del “downgrade” del video, come la chiamiamo io e Franco, è una scelta coerente con quanto già fatto in questi ultimi anni, visto che in passato abbiamo già fatto le “indigestioni” di video screen immensi… Forse qui è un po’ più evidente dato che l’attenzione è tutta rivolta alla scena ed alla tridimensionalità del progetto. Il video c’è per alcune cose che sono congeniali allo show, ma è da intendersi come “corredo” non come protagonista.
Detto questo la parola chiave, andando a sintetizzare al massimo, è prospettiva che non è certo niente di nuovo ma che abbiamo voluto riscoprire con soluzioni geometriche interessanti.
Quindi c’è un palco trapezoidale con sopra una serie di otto americane che si allargano di dimensione man mano che vengono in sala mentre nella parte bassa la “scatola” si restringe nuovamente col palco. Il risultato è una scena che sembra profondissima più di quanto poi lo sia in realtà. In tutto questo ho piazzato una serie di fixture, tutto sommato anche abbastanza standard, piazzata un po’ ovunque, anche di taglio proprio per aiutare a massimizzare l’effetto profondità.
ZioGiorgio.it: Jò, raccontami qualche scelta tecnica a livello di luci funzionale a questo show…
Jò Campana: a livello di fixture come ti accennavo all’inizio non c’è nulla di particolare, poche famiglie di tipologie di proiettori… Quello che è un po’ più anomalo, e per me molto divertente, è la possibilità di piazzare sorgenti un po’ ovunque vista la conformazione del palco: in alto, in terra, sui lati, dietro allo schermo addirittura e questo mi permette di non dover per forza accendere dalle solite posizioni.
Quindi ci sono i “soliti” MegaPointe di Robe ed altre macchine simili mentre di particolare potrei citarti le JDC-1 di GLP e le K5 Wash di Prolights che sono macchine multifunzione e che spremo parecchio, non ci sono fiamme, non ci sono coriandoli, tutto molto “dritto”. Ma soprattutto usiamo il sistema di puntamento lo Zactrack che, oltre ad ottimizzare l’allestimento, mi offre la possibilità di illuminare sempre con grande precisione sia artista sia musicisti e, grazie alle varie posizione dei fari in americani, rende ancora meglio…
ZioGiorgio.it: Franco, criticità?
Franco Comanducci: oltre a quelle ovvie, legate ai tempi di allestimento che però ormai sembrano essere ottimizzati, la paura era legata a quelle venue in cui non avevamo altezza sufficiente. Una struttura così pensata rischia di perdere efficacia se non c’è sufficiente separazione tra le americane in altezza. Nonostante tutto, con qualche accorgimento, siamo però sempre riusciti a montare tutto lo show, anche meglio di come pensavamo…
ZioGiorgio.it: Jò un ultima cosa squisitamente tecnica. So che Ligabue cambia scaletta tutte le sere, pescando da un ampio database di brani. Questo cosa comporta?
Jò Campana: comporta che ho dovuto programmare circa 50 brani ed ogni sera devo riorganizzare la scaletta, anche sulla consolle… Detto ciò non è male come idea avere una scaletta diversa ogni sera, stimolante.
Peraltro, non essendo riusciti ad ascoltare il concerto per interno ad una prima data, a Genova, siamo andati anche a Livorno e per questo ringraziamo ancora una volta la produzione di Ligabue (tra tutti Franco Comanducci e Marzia Cravini) che da sempre ci supportano e ci “sopportano” in maniera esemplare.
Alla fine anche noi facciamo parte di questa meravigliosa giostra e se raccontiamo il lavoro dei professionisti del settore è anche e soprattutto per rendere giusto merito alle tutte quelle persone e quelle aziende senza le quali gli show, banalmente, non esisterebbero…
Aldo Chiappini
Redazione ZioGiorgio.it