Ligabue – Dedicato a Noi indoor tour. Audio

Seguiamo Luciano Ligabue da moltissimi anni, raccontando con i nostri articoli tecnici una carriera che, bene o male, non ha mai subito flessioni significative. Lo abbiamo visto ed ascoltato all’interno di stadi, palazzetti, auditorium ed anche teatri, e dobbiamo ammettere che in questo contesto più “cantautorale” e meno “messia” delle grandi folle lo preferiamo.

Questo tour nei palazzetti prevede una produzione tecnicamente ineccepibile, molto ben organizzata – anche e soprattutto per il grande numero di date – ed una crew audio in parte rinnovata.
In realtà Simone Squillario (Foh) e Federico Galazzo (monitoring) sono nello staff audio di Ligabue da qualche tempo ma noi non avevamo ancora avuto modo di intervistarli con calma e dal vivo.
Il sistema audio del tour è il nuovissimo TT+ di RCF gestito ed ottimizzato da Emanuele Morlini che, come ci ha raccontato lo stesso Emanuele, ha beneficiato di recenti aggiornamenti  tecnologi che lo elevano al top della categoria, insieme ai due o tre brand noti che siamo abituati a trovare maggiormente nei tour italiani ed internazionali.

Ligabue si è presentato con una band con ben tre chitarre e una scaletta con moltissimi brani che venivano scelti sempre diversi sera dopo sera, un espediente simpatico e probabilmente divertente per artista e musicisti. Il suono del concerto – che abbiamo ascoltato per intero alla data di Livorno – è stato piacevole e mai affaticante, forse meno “grintoso” rispetto a ciò che ci aspettavamo (anche e soprattutto in virtù del fatto di avere una band con tre chitarre), una scelta probabilmente in linea con la volontà di dar ancora più valore alle canzoni ed agli arrangiamenti, prediligendo il lato cantautorale, crediamo noi.
Simone in regia FoH utilizza macchine e metodologie differenti da quelle che abbiamo sempre raccontato nei tour di Luciano ma non per questo meno efficaci, segno evidente che alla fine dei conto è il risultato che conta.
Ma ascoltiamo il racconto degli aspetti tecnici dalla viva voce dei protagonisti.

ZioGiorgio: ciao Simone e ben ritrovato! Vediamo un bel cambiamento nel tuo Setup rispetto allo scorso tour, come mai questa scelta?

Simone Squillario: ho iniziato questa avventura con Ligabue nel Tour Arene dello scorso anno con un SSL del quale ho potuto apprezzare la qualità del suono che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Quest’anno però, dovendo affrontare due venue importanti come gli stadi di Milano e Roma, ho preferito andare sul sicuro (per quanto mi riguarda) utilizzando un Avid S6L che è un banco che conosco molto bene e con il quale ho già lavorato molto in passato. Come puoi vedere non utilizzo outboard esterni preferendo i Plugin Waves perfettamente compatibili grazie alla scheda USG integrata con il plus di poter salvare i vari preset direttamente nella sessione del banco.

Simone Squillario

ZioGiorgio: una delle caratteristiche di Avid è la capacità di programmare la console con automazioni e “trick” di ogni genere, tu che tipo di approccio hai? Più manuale o digitale?

Simone Squillario: dipende molto dalle situazioni! A volte utilizzo il software per programmare automazioni di fino ma in questo tipo di show dove la band gestisce la maggior parte delle dinamiche non sento la necessità di grosse programmazioni! Il mix lo seguo a mano dai gruppi, stessa cosa per i soli dei vari musicisti. Tutti i gruppi vengono convogliati in un master band e un master vox che utilizzo per mixare l’LR da mandare alla matrice dell’impianto.

ZioGiorgio: quanto e come utilizzi le dinamiche?

Simone Squillario: per quanto riguarda le dinamiche utilizzo le compressioni interne del banco mentre sui canali di cassa, rullante e tom ho insertato degli Smack Attack di Waves come transient design. Sulla batteria voglio anche precisare che abbiamo deciso di microfonare tutti i piatti singolarmente da sotto in aggiunta ad una coppia di microfoni AKG 414 come Over Head per dare un po’ di aria.

ZioGiorgio: è una soluzione abbastanza particolare, come avete gestito le fasi dei vari microfoni?

Simone Squillario: è stata una questione che abbiamo affrontato da subito cercando di allineare ogni microfono rispetto al rullante (che è lo strumento con maggiore pressione sonora) giocando sulle fasi dei singoli microfoni, inserendo dei ritardi di pochi millisecondi e cercando la giusta distanza tra loro. E’ una tecnica che ho imparato e che mi porto dietro dal tour di Salmo dove lo spot sui singoli piatti permette di avere maggiore dinamicità mettendone in risalto uno o l’altro in base all’arrangiamento.

ZioGiorgio: utilizzi molti gate per la pulizia del suono?

Simone Squillario: principalmente sui tom e su cassa e rullante sui quali utilizzo i trigger come side-chain. Anche giocando sul release dello smack attack riesco a creare un effetto gate un po’ meno invadente.
Sul resto degli strumenti, soprattutto sulle chitarre, abbiamo fatto un ottimo lavoro di ricerca e pulizia del suono in fase di allestimento al punto che utilizzo solo un equalizzatore sul gruppo e non sul singolo strumento.

Emanuele Morlini e Simone Squillario

ZioGiorgio: parlando di chitarre, è tutto amplificato o utilizzate i Kemper?

Simone Squillario: abbiamo solo amplificatori, ognuno microfono con un SM57 e con un Sennheiser MD421 anche se personalmente ho scelto di utilizzare solo il 57 per il mix.

ZioGiorgio: come tratti la voce di Luciano?

Simone Squillario: il lavoro principale l’ho affidato ad un de-esser che si può installare grazie alla nuova release del banco. E’ un de-esser dinamico molto bello che ha la possibilità di essere ampliato a tutte le frequenze e trasformarsi in un eq dinamico davvero eccezionale. Oltre al de-esser, utilizzo anche un F6 dinamico, un CL2A per la compressione e un PSE che mi garantisce la pulizia della voce nelle situazioni più estreme. Come riverberi sto utilizzando sia quelli interni al banco sia il CLA Epic della Waves.

ZioGiorgio: passati questi due anni di lavoro con Luciano, sei riuscito a dare una tua impronta al mix?

Simone Squillario: non ho un vero riferimento su come fosse il mix prima del mio arrivo e ho ricevuto carta bianca su ogni mia scelta avendo perciò la possibilità di esprimermi da subito. Ovviamente alla base di tutto c’è la presenza della voce seguita dal punch di basso e batteria.

Emanuele Morlini

ZioGiorgio: altre cose particolari che utilizzi?

Simone Squillario: abbiamo microfono la cassa con un Beta 91 e un Beta 52 sul quale un insertato un Subharmonic che crea una Low-end ulteriore. Altri plug-in, sempre di Waves, che utilizzo sono i nuovi BB Tubes che danno una leggera saturazione portando in faccia i vari strumenti.

ZioGiorgio: avendo un repertorio di oltre vent’anni di musica, come ti poni nel mixare i brani più vecchi rispetto a quelli più nuovi?

Simone Squillario: ovviamente se ascoltiamo discograficamente i brani si sente una differenza abissale tra quelli degli anni 90 e quelli moderni ma in questa situazione abbiamo la stessa band e gli stessi strumenti per tutto lo show perciò la differenza sostanziale la fa il tipo di arrangiamento.

Passiamo al palco con Federico Galazzo.

ZioGiorgio.it: ciao Federico, abbiamo visto che il setup sostanzialmente è quello che usavi nel tour estivo, giusto?

Federico Galazzo: esatto, il setup è rimasto quello, quindi con le due SSL anche se a questo giro ho fatto ancora attenzione al discorso spere, dato che si parla di oltre 30 date e l’inconveniente è sempre dietro l’angolo.
Ho optato per avere un sistema completamente ridondante, o quasi, in cui c’è di fatto un solo punto critico che è Concentrator di SSL, quello è uno e non ci può fare nulla…

Federico Galazzo

ZioGiorgio.it: approfondiamo l’argomento e partiamo dall’origine, dal radiomicrofono di Ligabue.

Federico Galazzo: per il radiomicrofono c’è il main normale con le sue due antenne e, come scorta, un’altra macchina separata con delle altre antenne dedicate, con un’altra LK (“ciabatta” di rilancio del segnale), inserita in un’altra stage box, per renderli il più indipendente possibile.

ZioGiorgio.it: parlavi del “nodo critico” del concentrator, spiegaci meglio.

Federico Galazzo: lo splitter della SSL ha il vantaggio che qualsiasi xrl che tu metti nell’input, dietro, ha l’uscita diretta, non preamplificata, che replicata esattamente il segnale e che quindi può essere inviata a qualsiasi altro sistema di trasporto (quando c’è DiGiCo a DiGico, AVID e così via…). Invece il sistema main/spare delle console SSL è quello di cui ormai hai già parlato molte volte con Stefan Martinovic che è anche la stessa persona che ha ideato tale sistema (si può leggere in dettaglio a questo link).

ZioGiorgio.it: veniamo a quello che è il tuo lavoro e a come hai organizzato il banco e il mix, anche perché ormai è qualche tempo che sei tu al mixer di palco con Ligabue.

Federico Galazzo: avendo comunque seguito come assistente Stevan al tempo in cui lui era al mixer era logico mantenere un’impostazione molto simile; perché andare a scombinare le cose che funzionano, soprattutto quando ti lascia la “macchina” pronta da guidare uno come Stevan…
Nonostante questo qualche cosa, come è normale, ho adattato a quello che è il mio modo di lavorare.
Ho cercato di venire incontro alle esigenze dei musicisti, soprattutto di Ivano (batterista), che è abbastanza esigente in quanto a suono della sua batteria, ed in questo caso ho cercato di accontentarlo dandogli un ritorno dal sub wedge molto predominante, che però, per contro, rischiava di sporcare il suono generale e quindi di compromettere ahche il suono di front of house.
Per ridurre il volume del sub sul palco abbiamo optato per accoppiare su un’altra mandata, oltre a quella del sub, uno shaker, il seggiolino vibrante per intendersi. Il segnale dello shaker però arriva da un sample generato da un trigger della cassa così da avere uno suono sempre identico e molto più. facile fa gestire. Dal sub wedge (che è un 15’’) cerco di fargli arrivare un po’ più di medio alta, la punta, mentre lo shaker rimanda la vibrazione tipica delle infrasub.

ZioGiorgio.it: mi diceva Simone in FoH che la batteria ha 22,23 microfoni, con anche gli spot sui piatti. Usi tutto anche tu?

Federico Galazzo: no, uso gli spot solo per Ivano, agli altri non servono. Ivano ha poi un pan abbastanza aperto che rispecchia la posizione dei vari piatti, come piace a lui.
Con tutti questi microfoni ho dovuto fare un grande lavoro di fino sulle fasi per rendere la batterie e i fusti sempre belli a fuoco perché questa è una cosa su cui Ivano è molto sensibile e si accorge subito se qualche cosa non torna. Un lavoro fatto a mano, attraverso varie prove e senza l’uso di nessun plugin per la gestione delle fasi.

ZioGiorgio.it: ok, una delle parti più complicate è la batteria, per il resto tutto?

Federico Galazzo: direi tutto abbastanza standard. Ci sono cabinet per le chitarre, di cui due rivolte verso il back del palco ed una frontale con sistemi di ripresa sonora standard, impiegando Shure SM 57 oltre ad un Sennheiser 421.
Ascolti tutti in IEM tranne Luisi, il tastierista che ha anche due wedge, che utilizza come monitoraggio del proprio strumento.

ZioGiorgio.it: radiofrequenze a carico tuo?

Federico Galazzo: sì, sono affar mio. Abbiamo ventisette radiofrequenze, non è così complicato, posso farcela.
Uso i soliti tools forniti da Agorà che anche su questo aspetto è sempre al TOP. Tieni conto che dobbiamo montare la regia, due banchi e fare anche le radiofrequenze in circa tre ore e, se non hai dei sistemi di cui ti fidi e conosci bene, ci metti il doppio del tempo.
A questo giro uso XT600, lo scanner, con lo Show Link, che mi permette di “sparare” le frequenze direttamente ai radio microfoni, senza portarmeli a fare il sync.

ZioGiorgio.it: cosa segui al livello di mix durante la serata? Parlaci un po’ del tuo modo di intendere il balance e di lavorare.

Federico Galazzo: non credo ci sia nulla di così diverso rispetto a quello che normalmente si fa in queste occasioni. Luciano, ti sarà già stato già detto molte volte anche in passato, è un cantante abbastanza “semplice” e standard accontentare. Ha un ascolto molto lineare, molto bilanciato con un po’ di tutto, con la sua voce di 3-4 dB sopra al resto.
Io seguo tutti, e tutti sono in post fader, ma ogni musicista ha il proprio strumento in pre-fader. Questo perché, nel momento in cui alzo per esempio un assolo per farlo sentire meglio alla band non lo alzo al solista che continua ad avere il suo bilanciamento normale e non viene “spiazzato” da repentini cambi di volume. Per un chitarrista per esempio questo potrebbe compromettere molto l’esecuzione a livello di dinamica ed intenzione…

Aldo Chiappini
Redazione ZioGiorgio.it

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