AC/DC alla RCF Arena con Barley Arts. Interviste

Ed eccoci al racconto dell’evento AC/DC di Reggio Emilia (qui una breve intro) con le interviste  a Cristina Trotta – produttrice esecutiva,  Andrea De Matteo – Responsabile di Produzione, Antonio Guglielmo – Security, Elisabetta Valenti  – Responsabile Sicurezza, Furio Zucco – coordinatore sanitario, Jimmy Pallas – nel ruolo di Jimmy Pallas, Uli Flick – responsabile Pyro, Guerino D’Avella – Head Rigger per Barley, Vittorio Sberveglieri – segnali dei delay, Emanuele Morlini – system engineer del sistema delay e gran finale con Claudio Trotta. Buona lettura!

ZioGiorgio.it: buongiorno Cristina, raccontami il tuo ruolo in Barley e per questa produzione

Cristina Trotta: il mio ruolo è quello di produttrice esecutiva. La produttrice esecutiva parte dal progetto iniziale, quindi addirittura dai primi accordi con gli artisti, sia economici che logistici. Quando fai delle offerte e imposti un budget, devi sapere cosa comporta una produzione degli AC/DC, anche se non hai ancora ricevuto il rider esatto. In produzioni come questa sai di cosa c’è bisogno, sai che per allestire un palco del genere ci vogliono 3-4 giorni, sai che hanno bisogno di un tot di macchinari, muletti, gru, ecc… Successivamente comincia tutta la parte prima della messa in vendita dove sono nuovamente coinvolta, come pure nelle decisioni che riguardano la scelta delle biglietterie. Una volta annunciata la messa in vendita, parte tutta la macchina organizzativa con le istituzioni locali, comune. vigili del fuoco, vigilanza urbana, questura e prefettura.
La produttrice esecutiva ha l’insieme del progetto e deve avere la capacità di dialogare con la produzione, con la SIAE e con le istituzioni. Il produttore pensa al progetto mentre il produttore esecutivo lo mette in pratica scegliendo anche le persone da coinvolgere.

Si tratta di un lavoro che seguo dal 1986 e che a me piace moltissimo. Ai tempi c’erano pochissime donne che volevano occuparsi di produzione e ho seguito tutta la gavetta. Considera che ai tempi non c’era internet e non esistevano cellulari e per procurare una montagna di roba consultavo continuamente le pagine gialle e il tutto città. Ed ero in mezzo a tutti questi uomini…

ZioGiorgio.it: quali sono le differenze sostanziali tra produzioni italiane ed internazionali sia a livello di criticità che organizzative?

Cristina Trotta: inizialmente c’era un gran divario, ma col passare degli anni queste differenze sono piano piano diminuite. Rimane il fatto che con le produzioni straniere devi correre tanto perché le cose devono essere precisissime. Il tempo a disposizione è inferiore rispetto alle produzioni italiane, parlano un’altra lingua, e trattandosi di tour europei/mondiali, hanno il loro schema al quale ti devi adeguare. Nelle produzioni italiane costruisci la produzione insieme agli italiani. Invece per quanto riguarda la logistica e la gestione del pubblico, rimane tutto a discrezione delle promoter.

Le produzioni internazionali di fine anni 80-90 mi hanno insegnato tantissimo. Un know-how che ho potuto successivamente applicare alle produzioni italiane.

ZioGiorgio.it: sto vedendo un’atmosfera tutto sommato tranquilla, nulla a che fare con i concerti a rischio meteo dello scorso anno…

Cristina Trotta: a Ferrara è stata dura, ma non c’è mai stato un momento di attrito tra di noi, eravamo uno per tutti e tutti per uno senza mai tirarci indietro. Hai mai ranghinato il fieno? Beh io dopo mezz’ora ero a pezzi…
E’ stata una esperienza che ci ha unito ancora di più, non solo all’interno di Barley, ma anche con i collaboratori che contattiamo di solito. A Ferrara così come a Monza, c’era la volontà di andare in scena e di mollare mai, perché mollare il colpo sarebbe stato terribile.
Qui siamo più rilassati, sempre un po’ tesi ma con l’atmosfera tipica di Barley, fatta di amicizia, di sorrisi, di educazione e di gentilezza. Poi ci sono i momenti in cui magari alzi la voce quando sei agitato o nervoso, ma finisce lì.

ZioGiorgio.it: aziende coinvolte, fornitori, sicurezza?

Cristina Trotta: escludendo la parte tecnica di cui ti diranno di più Jimmy Pallas e Andrea De Matteo, abbiamo un gran numero di personale dedicato all’assistenza verso il pubblico, oltre 750 persone tutte gestite dalla PRY di Milano che fa il capocordata. Poi c’è un dispiego incredibile di assistenza medica con circa 200 persone e naturalmente le forze dell’ordine che devo ringraziare in modo particolare per la lor attenzione verso la sicurezza pubblica, difficilmente riscontrabile in giro per il mondo.

ZioGiorgio.it: immagino ci sia tutto un indotto distribuito per la città…

Cristina Trotta: solo Barley sta usando 4/5 alberghi, di cui uno interamente occupato da noi e so che ormai non si trovano più pernottamenti a Reggio Emilia. Per i treni sono stati organizzati dei Freccia Rossa in partenza durante la notte in direzione Roma con fermata intermedia a Firenze e uno in direzione Torino con fermata intermedia a Milano e in più ci sono 5 treni regionali su Milano con fermate intermedie a Parma e Piacenza e quattro su Bologna con fermata intermedia Modena.

Inoltre abbiamo pensato di allestire un vero e proprio villaggio sul piazzale esterno della stazione in modo da far trovare servizi essenziali e ristoro ai 100000 fan previsti anche in attesa della partenza dei treni. All’interno del villaggio, che abbiamo chiamato “Le Reggiane”, abbiamo inserito un merchandising ufficiale degli AC/DC che vende del materiale esclusivo che si trova solo lì. Quindi nell’arrivo puoi fermarti un attimino e rilassarti, così come per la partenza.

ZioGiorgio.it: arrivando qui ho notato molti cartelloni e LED Truck. Come avete gestito cartelli e avvisi vari?

Cristina Trotta: siamo stati molto attenti alla cartellonistica. Quando sono venuta qui per la prima volta ho pensato “vabbè dai un area già fatta, quindi a livello di cartellonistica non ci sarà così tanto da fare”. Invece ne abbiamo fatto una montagna pensando a tutte le possibili problematiche che potrebbe avere una persona quando arriva. Oltre all’elenco dei parcheggi, sono presenti indicazioni per l’area concerto, la stazione e il centro città. Questa volta abbiamo utilizzato anche dei LED-Truck con diverse grafiche che cambiamo durante l’arco della giornata per dare le diverse informazioni.

Di recente abbiamo anche seguito delle sessioni di formazione sulla gestione delle masse, dedicate particolarmente alla generazione Z. Anche se il pubblico degli AC/DC non include questa fascia, è stato utile capire quanto sia utile integrare nei messaggi gli emoji, e sono curiosa di vedere se funziona e che effetti ha. Sembrano cose banali e scontate ma vanno fatte in un certo modo anche per agevolare la gestione delle emergenze.

Passiamo ad Andrea De Matteo, Responsabile di Produzione degli eventi Barley.

ZioGiorgio.it: durante la nostra permanenza all’RCF Arena ti abbiamo visto molto indaffarato. Parlaci del tuo ruolo in Barley e di cosa ti occupi soprattutto quando sei sul campo.

Andrea De Matteo: sono il responsabile di produzione degli eventi Barley e mi occupo di coordinare e gestire le esigenze e necessità della produzione straniera, nonchè predisporre e mantenere le fila della parte documentale necessaria per ottenere le autorizzazioni per svolgere l’evento. Inoltre, insieme a Cristina Trotta, produttrice esecutiva di Barley, progetto gli allestimenti. In loco coordino le maestranze italiane affinché quanto descritto prima avvenga come da progetto.

Photo Credit: Nino Saetti

ZioGiorgio.it: quali sono le differenze sostanziali tra le produzioni estere di alto livello e gli eventi/festival italiani?

Andrea De Matteo: penso che non abbiamo nulla da invidiare agli eventi stranieri. Abbiamo la migliore legge sulla sicurezza a tutela delle maestranze e del pubblico. Bisogna guardare all’estero con curiosità per prender spunto su eventuali innovazioni o strumentazioni.
In Barley si è molto attenti alla formazione e partecipiamo a diversi meeting internazionali dove abbiamo la possibilità di confrontarci o di scambiare idee, opinioni e progetti in ambito internazionale su tematiche di produzione.

ZioGiorgio.it: nel caso specifico degli AC/DC vi trovavate in una location studiata per questo tipo di eventi ma immagino non siano mancate alcune criticità. Vuoi raccontarci qualcosa in merito e come sono state risolte?

Andrea De Matteo: RCF Arena è la più grande arena outdoor europea, e anche qui abbiamo poco da invidiare all’estero.  Abbiamo però inserito alcune migliorie basandoci sulle criticità riscontrate durante i tavoli tecnici in merito agli eventi passati. Abbiamo infatti aggiunto tre video-truck con ciascuno un led da 15 metri quadri e un camion vela per implementare la segnaletica in ingresso e uscita, abbiamo implementato l’illuminazione per l’area di produzione e per l’area di accesso ai controlli e abbiamo costruito un villaggio ad hoc nei pressi della stazione per gestire meglio i flussi in arrivo e uscita. Oltre a questo, abbiamo aggiunto 2 schermi di rimando per il settore verde e blu. Sempre nell’ottica di garantire una confortevole permanenza al pubblico, abbiamo aggiunto oltre 200 bagni chimici ai 412 bagni fissi già presenti in Arena. Infine siamo intervenuti con particolare attenzione nella gestione delle transenne antipanico, con una ulteriore integrazione al fine di gestire al meglio la spinta e gli eventuali soccorsi durante l’evento.

Antonio Guglielmo è il responsabile servizi di controllo per il live degli AC/DC.

ZioGiorgio: cominciamo con un dettaglio del tuo ruolo

Antonio Guglielmo: lavoro per PRY, la società che si occupa della gestione della Security di questo evento a stretto contatto con il reparto Safety e con le forze dell’ordine. Il nostro ruolo è quello di gestire il flusso e il deflusso del pubblico e della sicurezza legata agli artisti: palco, backstage, camerini, ecc.
Per questo evento siamo circa 750 persone dislocate in tutta l’area, compreso un gruppo che gestisce i blocchi delle strade in supporto alla polizia locale.

ZioGiorgio: come gestite le varie comunicazioni? Avete un sistema integrato che vi supporta?

Antonio Guglielmo: facciamo tutti riferimento al COS (Centro Operativo Sicurezza) dove vengono gestite tutte le telecamere con la possibilità di zoomare su qualsiasi area del concerto. Per quanto riguarda le comunicazioni abbiamo circa 180 radio su 7 ponti radio, con ogni settore assegnato ad un canale differente.

ZioGiorgio: un bel dispiegamento di forze anche se immaginiamo sarà una situazione abbastanza tranquilla..

Antonio Guglielmo: è quello che ci auguriamo! Non è la prima volta che facciamo RCF Arena e Campovolo. Ci aspettiamo per lo più un pubblico adulto che voglia celebrare questa band storica del rock. Eravamo presenti anche a Imola nel 2015 ed abbiamo ancora un bellissimo ricordo.

Elisabetta Valenti  è la Responsabile Sicurezza  per Barley Arts.

ZioGiorgio: ciao Elisabetta, sappiamo bene che ormai nulla di questo sarebbe possibile se in fase progettuale ed esecutiva non si conoscono bene quelle che sono le regole e le leggi che riguardano la sicurezza.

Elisabetta Valenti: esatto! Per fortuna negli ultimi anni c’è stato un forte aumento dei controlli e nuove leggi che regolano la sicurezza dei concerti. Il mio ruolo è quello di coordinatore della sicurezza per i ragazzi che lavorano a questo evento. Il mio lavoro inizia già in fase progettuale, con riunioni, incontri e call, durante le quali controllo che le varie fasi lavorative rispettino la sicurezza dei lavoratori. Alla fine di questo processo redigo il PSC (Piano di sicurezza e coordinamento) che sarà il documento Vangelo di tutti gli operatori che arriveranno in cantiere.

 

ZioGiorgio: com’è il rapporto con le produzioni estere che immagino abbiano un concetto di sicurezza non totalmente uguale al nostro?

Elisabetta Valenti: diciamo che anche le produzioni straniere si sono molto evolute in questo ambito. Prima avevano un concetto di sicurezza molto lontano dal nostro. Siamo i migliori in Europa e nel mondo su questo aspetto, pensiamo solo alla legge 626, alla 494 e infine alla legge 81/08 e alle sue successive modificazioni. Abbiamo dovuto abituare negli anni le produzioni estere a lavorare in un determinato modo passando dal “arrivo e faccio quello che voglio” al “arrivi e fai quello che ti diciamo“. C’è voluto del tempo però adesso ascoltano, capiscono e rispettano il mio ruolo. Sono molto più abituati, rispetto a noi, ad essere guidati da una figura femminile anche se devo dire che oramai tutte le squadre italiane che lavorano con noi si sono allineate.

ZioGiorgio: quali sono le criticità che incontri in produzioni così grosse?

Elisabetta Valenti: l’idea è di non trovarci di fronte a grosse difficoltà e per fare questo cerchiamo di gestire bene il tutto fin dalla partenza. Negli anni abbiamo creato un nostro modus operandi e chiunque arriva sa che deve lavorare in un determinato modo.
Sono in costante contatto con gli operatori, i caposquadra e i direttori di produzione straniera. Facciamo due riunioni di sicurezza al giorno, una al mattino, per dare il benvenuto e una sera per chiudere i lavori e capire che cosa succede il giorno. Partecipano sia gli italiani che gli stranieri e tutti hanno la possibilità di dire se hanno avuto criticità.

Il Dott. Furio Zucco ci racconta il suo ruolo di supervisore dell’assistenza sanitaria…

ZioGiorgio.it: Furio, cominciamo con il raccontare il tuo ruolo in questa produzione

Furio Zucco: sono a tutti gli effetti il supervisore dell’assistenza sanitaria per conto di Barley Arts. Non sono responsabile sanitario dell’evento, ma una sorta di collegamento fra l’organizzatore e l’affidatario del servizio sanitario, ovvero Croce Rossa. Organizzo i servizi sanitari per i grandi eventi sportivi e non dal 1985, anno del mitico concerto di Springsteen a Milano, per cui mi chiesero di organizzare credo uno dei primi servizi sanitari professionali.

Dallo scorso anno Barley ha voluto inserire all’interno del proprio team la figura del referente sanitario in occasione delle date di Bruce a Ferrara, Roma e Milano e ha funzionato.

ZioGiorgio.it: come avete organizzato il primo intervento all’interno della RCF Arena?

Furio Zucco: all’interno dell’area è presente un team sanitario professionale formato da medici e infermieri, posizionati in sette punti di primo intervento sanitario o posti medici avanzati. Uno dei sette è dedicato alla band e si trova nel backstage. Inoltre è presente un Rescue Team che ha la possibilità muovendosi su un mezzo, una golf car che gli permette di arrivare in qualsiasi punto in poco tempo. Lo scopo è quello di garantire un intervento sanitario nel più breve tempo possibile. Quando elaboro i piani sanitari penso a un periodo di intervento non superiore ai 5 minuti considerando l’evento più grave come l’arresto cardiaco.

Una volta che la squadra interviene c’è il rendez vous con i medici e gli infermieri e si organizza la fase di trasporto che può essere fatto o verso il punto di primo soccorso (o posto medico avanzato) oppure direttamente verso l’ospedale. Quindi c’è tutto un lavoro organizzativo che coinvolge me, il responsabile sicurezza, la security, il COS e la Croce Rossa.

Se una persona si sente male all’interno dell’area si ha la possibilità di individuare visivamente la squadra più vicina. Se il ferito può deambulare viene accompagnato, altrimenti viene trasportato al punto di soccorso. Potrebbe anche succedere che non si riesca ad individuare la squadra di primo soccorso e si chiami il 118. In questo caso la centrale operativa si mette in contatto con il COS che a sua volta segnala l’emergenza attraverso comunicazioni radio evitando così di attivare un servizio esterno verso l’area concerti. Per questo motivo il 118 ha messo a disposizione un operatore dedicato all’evento.

ZioGiorgio.it: quante persone sono coinvolte?

Furio Zucco: in totale sono coinvolti circa 200 persone tra medici, infermieri e soccorritori. I medici nello specifico sono nove, così come gli infermieri, tutti emergentisti. C’è un responsabile sanitario scelto dalla Croce Rossa di Reggio Emilia, 29 squadre di soccorso composte ciascuna da quattro elementi e nove ambulanze. Insomma un piccolo un piccolo esercito che è stato formato appositamente per questa tipologia di eventi, in grado di gestire le comunicazioni e soprattutto i percorsi.

Una delle regole generali è che il mezzo di soccorso per il trasporto non debba andare contro flusso o in mezzo alla folla e non debba attivare la sirena o i lampeggianti perché potrebbero creare situazioni di panico.

ZioGiorgio.it: quali sono le regole del primo soccorso nei grandi eventi?

Furio Zucco: anzitutto è fondamentale la divisione in settori. Quando il pubblico accede all’area e si siede a terra occupa generalmente il doppio dello spazio che occuperebbe in piedi. Quando cominciava un concerto la gente si alzava in piedi avvicinandosi al palco, generando un’onda d’urto che partiva da dietro. La creazione dei Pit comporta la diminuzione dell’onda di pressione e di fatto ha quasi annullato i malori. Altra cose da considerare e che differenziano il normale servizio sanitario sono la musica, il buio e gli agenti atmosferici.

La nostra intervista con Jimmy Pallas, Direttore di Produzione, inizia in un modo un po’ atipico ma molto divertente e leggero, a testimonianza del clima rilassato che si respira dentro l’Arena, nonostante il concerto andrà a cominciare nel giro di qualche ora…

Jimmy Pallas: oggi intervistiamo noi ZioGiorgio e gli chiediamo subito cosa gli interessa sapere in merito a questo evento.

ZioGiorgio.it: ciao Jimmy beh, sai che ci piace curiosare e capire meglio quali sono gli aspetti più insidiosi nell’organizzare e preparare un evento come questo!

Jimmy Pallas: hai già centrato il punto caro ZioGiorgio, “preparare”, questo è il segreto – non segreto, perché se tu arrivi preparato senza aver trascurato nessun dettaglio allora probabilmente andrà tutto bene.
Abbiamo lavorato con largo anticipo e ci sentiamo con la produzione ospite da molti mesi, tutto era già stato deciso e tutto era già stato approvato, ma soprattutto ciò che gli abbiamo promesso hanno trovato. In questa condizione le variabili ci sono, ma sono in numero ristretto. Per esempio al momento stiamo tutti monitorando il meteo perché c’è un temporale che pare arrivare da Parma proprio verso di noi… (per fortuna e anche abbastanza singolarmente i nuvoloni hanno aggirato proprio l’area di Campovolo dirigendosi poi verso Modena ndr).

ZioGiorgio.it: mentre mi portavi in giro con il caddy però mi parlavi di qualche espediente interessante che hai studiato proprio per gestire meglio la logistica.

Jimmy Pallas: ci sono in effetti un paio di “chicche” che mi hanno permesso e ci permetteranno di lavorare meglio e più velocemente in fase di allestimento e montaggio.
Come prima cosa ho fatto in modo che ci fossero dei corridoi liberi al fine di far circolare sempre i mezzi, mentre tutte le persone (il personale tecnico, la sicurezza, l’assistenza e gli ospiti in genere) hanno un loro passo delimitato dalle transenne. Inoltre come vedi tutti i bilici hanno il carico ad altezza rimorchio, così da entrare con case e strumentazione dritti senza alcun intoppo.
Alcuni bilici invece sono posizionati proprio a lato palco, così che quelle squadre che smontano prima delle altre possono caricare e trovarsi già posizionati per l’uscita, liberando ulteriore spazio. Ho calcolato che tutti questi accorgimenti, unitamente ad altre cose pianificate, faranno risparmiare un paio d’ore sullo smontaggio.

Ad un certo punto Jimmy ci introduce a Uli Flick, il responsabile dei Pyro che nel già nel 2002 aveva curato gli effetti per Ligabue e negli anni ha firmato i progetti Pyro per Artisti come Rolling Stones, AC/DC e molti altri…

ZioGiorgio.it: bentrovato Uli, ti occupi di effetti pirotecnici giusto?

Uli Flick: ho organizzato tutto l’apparato Pyro e sarò presente alle prime date, ma non seguirò il tour completo, affiderò poi il lavoro ai miei colleghi.
Oltre allo show in aria nel finali, abbiamo alcune cose molto caratteristiche, tipiche degli show degli AC/DC come i cannoni posti sul palco e lato palco che creano un effetto veramente potente nell’ultimo pezzo “For Those About the rock we salute you).

ZioGiorgio.it: sono proprio curioso in merito ai cannoni, che ho visto in qualche video in rete e sembra che sparino veramente! Qual è il “trucco”?

Uli Flick: ovviamente i cannoni non sparano nella realtà, ma abbiamo trovato un modo di far sembrare tutto molto realistico.
Il cannone, nel momento dello sparo, fa un “puffy” (nuvoletta di fumo) ed emette un flash luminoso sempre da dentro al cannone, mentre il “big bang” viene creare dietro, posteriormente anche se l’allineamento del suono e della luce appare molto realistico.

ZioGiorgio.it: invece i fuochi artificiali nel finale? Di cosa si tratta?

Uli Flick: il “finale” è fatto con quasi 500 effetti pyro che non sono fuochi artificiali come siamo portati a pensare. E’ una cosa differente ed è molto più sicura…

ZioGiorgio.it: quanti siete nel vostro team e quanto tempo hai impiegato per organizzare questo show?

Uli Flick: al momento siamo cinque persone più i local che chiediamo su piazza. Inoltre abbiamo un referente qui in Italia – la famiglia Parente – che si occupa di effetti pirotecnici e ci ha dato un validissimo supporto.
Lo show è stato concepito molto tempo prima, ma otto settimane fa ho preso contatto con Mr. Parente che ha fornito il materiale che mancava….

Guerino D’Avella è l’head rigger per Barley, al comando di una squadra di abili arrampicatori e brillanti tecnici di supporto alla produzione AC/DC

ZioGiorgio.it: ben trovato Guerino, raccontaci il tuo ruolo in questa produzione…

Guerino D’Avella: sono Head Rigger per la produzione italiana del live degli AC/DC a Reggio Emilia. In questo caso non ci occupiamo ovviamente della progettazione, gestita dai colleghi americani insieme a Stageco che fornisce la copertura, ma ci limitiamo alla fornitura del personale per l’allestimento locale.

ZioGiorgio.it: quanti rigger sono coinvolti?

Guerino D’Avella: per la produzione AC/DC sono in 4 in tour, mentre la squadra rigger local è composta da 26 persone di cui 4 si occupano esclusivamente del materiale sospeso sulle torri di delay, la torre aggiuntiva con l’audio centrale e le postazioni dei follow spot. Inoltre ci siamo occupati della sospensione dei 150 punti motore sul palco e nelle estensioni laterali.

ZioGiorgio.it: che differenze ci sono tra lavorare con una produzione estera come questa e le produzioni italiane.

Guerino D’Avella: loro seguono alla lettera quello che è il loro standard e non escono mai fuori da quello schema. Questo comporta una serie di vantaggi e di svantaggi: finché va tutto liscio il loro modus operandi funziona bene, ma se, come spesso capita, hai un imprevisto o qualcosa che non era stato calcolato, la possibilità di risolverla è nettamente ridotta. Per le produzioni italiane invece il problem solving è uno standard, che da un lato da l’impressione di lavorare sempre in emergenza, dall’altro invece ci tutela e ci agevola in caso di problematiche.

Le chiamate da parte delle produzioni estere vengono fatte in funzione dei tempi di load-in e load-out che devono essere garantiti, e non, ad esempio, sulla base del numero di motori. In questo caso specifico si tratta di un allestimento fattibile con due terzi del personale impiegato, però ovviamente si allungherebbero i tempi. In Italia invece si tende a stare stretti con il personale e di conseguenza i tempi di allestimento e disallestimento sono un po’ più lunghi.

Passiamo al sistema audio residente e alle famose torri di delay dell’RCF Arena con Vittorio Sberveglieri e Emanuele Morlini.

ZioGiorgio.it: ciao Vittorio, parliamo di gestione dei sistemi audio residenti. Raccontaci il tuo ruolo…

Vittorio Sberveglieri: sono il referente per Orange, la rental che ha fornito il sistema di delay progettato da Morlini compreso il sistema di trasmissione del segnale e i due LEDWall stage left e stage right nell’ultimo pit, che sono fondamentalmente dei LEDwall di rimando del segnale fornito dalla produzione AC/DC.
Abbiamo installato in due giornate scarse circa 200 cabinet compresi i sub. Il tutto in sei persone più aiuti, ma volendo si può fare tutto in un solo giorno.

ZioGiorgio.it: come vi siete trovati a livello di operatività?

Vittorio Sberveglieri: siamo in una venue davvero ben pensata in quanto ti consente di entrare con il mezzo, scaricare sotto la torre e procedere con il montaggio in assoluta tranquillità. I punti di rigging sono molto comodi e le torri sono già allestite con le linee vita. Inoltre, il nuovo sistema di appendimento di RCF è davvero ben fatto e ti consente di essere veloce sia in fase di setup che allo smontaggio. I carrelli sono ben costruiti, movibili e a misura d’uomo.

ZioGiorgio.it: raccontaci invece tutto l’iter con la produzione AC/DC

Vittorio Sberveglieri: il progetto è stato sottoposto alla produzione AC/DC lo scorso novembre. Si tratta di una configurazione nata e cresciuta con l’arena e studiata per una copertura ottimale. Ci siamo confrontati con il responsabile tecnico e il system engineer di Audio Rent, rental company che segue il tour degli AC/DC, con i quali abbiamo organizzato una prova di ascolto dei delay. Successivamente, una volta completato il loro impianto già pre allineato e pronto all’uso, hanno chiesto solamente di verificare gli allineamenti del loro impianto con il nostro. I feedback sono stati ottimi già dopo il primo ascolto.

ZioGiorgio.it: Emanuele, tante novità in questo setup!

Emanuele Morlini: per la prima volta l’installazione dei delay viene fatta con un sistema totalmente nuovo, con satelliti GTX12 di TT+ Audio, rilasciato con la versione definitiva. Le quattro torri più vicini al palco sono dotate di 16 moduli, mentre le sei torri più lontane con 14 moduli. Parlando di sub sono presenti sei TTS56 per ciascuna torre, solamente per il fatto che il GTS29 non era disponibile in numero sufficiente.

ZioGiorgio.it: come funziona invece la gestione dei segnali?

Emanuele Morlini: sia i sistemi TT+ audio che i sistemi RCF sono gestiti dallo stesso software di monitoring e controllo, in un unica interfaccia utente. Abbiamo un sistema di gestione che vede un totale di 64 dispositivi, in quanto ogni amplificatore gestisce fino a 3 moduli.
Insieme a Vittorio Sberdeglieri abbiamo realizzato una infrastruttura su fibra che si basa su hardware di RCF con 4 Control Rack equipaggiati con 10 DX1616 di RCF che ricevono i segnali in DANTE e in analogico.

ZioGiorgio.it: e a proposito della ridondanza?

Emanuele Morlini: abbiamo tre livelli di distribuzione di segnale: DANTE primario, DANTE secondario e backup analogico. Ognuno di questi dispositivi trasduce un segnale AES che viene ricevuto dagli amplificatori insieme al backup in analogico. Gli amplificatori hanno un “sense” automatico che rileva la presenza del segnale AS, in assenza del quale passano automaticamente al segnale analogico. Stessa cosa per i dispositivi DX1616 in grado di gestire il cambio del segnale di ingresso tra DANTE primario e secondario e un “sense” sulla presenza di DANTE che fa passare il tutto automaticamente in analogico.

ZioGiorgio.it: cosa ricevete dallo stage?

Emanuele Morlini: abbiamo la regia vicina al palco e riceviamo da loro un segnale AS e una coppia di segnale analogici.

Siamo al tardo pomeriggio del giorno -1. L’ultima intervista della giornata è quella con Claudio Trotta che mi offre un lungo giro lungo tutta la location sulla sua golf-car. Un viaggio nella calma, tra cicogne in volo, il sibilo rilassante del mezzo a batteria, qualche martellata in lontananza, il cielo che lentamente si colora di rosso… e da li parlare piacevolmente di valori e musica è un attimo …

ZioGiorgio.it: bentrovato Claudio, un evento che richiede tanti sforzi e impegno ma tutto sommato vedo un’atmosfera rilassata. Sei contento?

Claudio Trotta: un po’ prematuro per risponderti, ma con Barley posso dirti che c’è sempre un bel clima di squadra, una sostanziale serenità che ogni tanto viene intaccata da condizioni esterne incontrollabili come il meteo che fortunatamente per adesso non ci ha danneggiato (NDR ride!).
Comunque si, per ora sono contento.

ZioGiorgio.it: parlaci della RCF Arena. E’ il primo evento organizzato da Barley qui…

Claudio Trotta: è uno spazio con una capienza totale di 103.000 persone unico in questo paese e costruito appositamente per lo spettacolo dal vivo. E già questo è un merito. L’unico rammarico è che negli ultimi 50 anni con denaro pubblico non è mai stato costruito qualcosa del genere.
Da un punto di vista geografico Reggio Emilia si trova in una posizione logisticamente interessante e ben servita. Uniche criticità è data dal fatto che comunque muovi centomila persone, che magari in un giorno feriale o durante gli esodi estivi possono complicare ulteriormente la viabilità.
Chiarito che questo non è Campovolo completamente in piano, si tratta di una arena costruita appositamente con un declivio che favorisce la visione da parte del pubblico, con un sistema di delay residente ben pensato e alcuni servizi utili come i bagni dotati di acqua corrente e molto altro. Insomma, uno spazio oggettivamente molto agevole pensato per eventi di questo tipo.
Mi auguro si riesca a dare una continuità ad un luogo come questo, destinandolo non solo ai concertoni da 100 mila persone, ma anche per eventi più contenuti, sfruttando di fatto la flessibilità che un’area come questa offre. È una struttura interessante che può essere usata in maniera polivalente.

ZioGiorgio.it: dai percorsi colorati alla gestione dei token, puoi raccontarci alcuni degli accorgimenti presi per questo evento?

Claudio Trotta: le soluzioni per una migliore vivibilità di una esperienza arrivano non solo dalla struttura, ma anche dalla volontà del promoter.
I percorsi colorati sono un modo intelligente per guidare il pubblico all’interno dei vari settori seguendo le direttive del decreto Gabrielli. Fin dall’inizio lo spazio è stato immaginato e allestito con delle aree in grado di contenere fino a 20.000 persone.
Inoltre abbiamo chiesto e ottenuto che la birra venisse venduta a 6 euro invece che a 8, così come di eliminare il taglio minimo obbligatorio dei token. Distribuiremo gratuitamente 50.000 bottigliette d’acqua, abbiamo aumentato i servizi igienici oltre quanto previsto per legge e per quanto riguarda la ristorazione ci siamo confrontati con le varie realtà coinvolte considerando la tipologia di pubblico degli AC/DC.

ZioGiorgio.it: passiamo agli AC/DC, raccontaci la genesi di questo evento

Claudio Trotta: mancano in Europa da 8-9 anni e l’ultima loro esibizione in Italia è stata all’autodromo di Imola nel 2015. Sono oggettivamente uno di quei quattro cinque che hanno fatto la storia del rock dell’hard rock e che nel corso degli anni hanno saputo mantenere la loro semplicità e coerenza.
Abbiamo cominciato le varie trattative ad agosto dello scorso anno e la mia idea iniziale era di fare due giorni a San Siro la seconda metà di luglio. Poi l’itinerario europeo è stato modificato per cui a luglio saranno in altri posti d’Europa molto più lontani. Vista la disponibilità da parte loro per una sola data, ho pensato immediatamente a questo spazio.
La prima volta degli AC/DC in Italia risale al 1984, mentre io lavoro con loro dal 1991 e posso essere solo contento di questa continuità e di essere associato ad una band di tale peso.

ZioGiorgio.it: da sempre hai a che fare con i mostri del rock e chi meglio di te può rispondere alla domanda su come sta andando la musica dal vivo…

Claudio Trotta: in termini generali bisogna osservare che la musica dal vivo è a grave rischio di estinzione. Nella maggior parte degli spettacoli cosiddetti concerti, i musicisti vengono usati poco o sottoutilizzati. Di conseguenza si usano sempre meno anche gli strumenti musicali per realizzare le canzoni e i dischi. Viviamo in un’epoca in cui c’è proprio una totale scissione tra la maggior parte del pubblico diciamo dai 5 anni ai 20 che segue soprattutto una musica che mi fa fatica chiamare musica proprio perché non usa nella maggior parte dei casi gli strumenti musicali, non usa i musicisti, ed omologata nei suoni tutti uguali sia in fase di realizzazione dei dischi con gli stessi produttori. Dall’altra parte invece ci sono degli highlander cone Springsteen, McCartney, gli U2, i Depeche Mode, i Cure che hanno una grande attenzione di pubblico, soprattutto di età dai 40 in su e fortunatamente anche qualche giovane.
Il problema di fondo è che quando questa generazione appenderà la chitarra al chiodo, viene difficile immaginare a breve medio termine una continuità di concerti dal vivo con quel genere di caratteristiche.

ZioGiorgio.it: però c’è chi dice che la musica dal vivo è in crescita…

Claudio Trotta: si fa confusione pensando che la musica dal vivo sia in crescita, non è assolutamente vero. È vero che dopo il covid ci sono stati dei numeri considerevoli, dovuti in parte al fatto che dopo tre anni fermi la gente aveva bisogno di rifarsi. Inoltre c’è stato un totale cambio generazionale che ha portato letteralmente chiunque in pochi mesi riempire degli stadi o una struttura come questa, ma non facendo musica dal vivo, facendo spettacolo che è un’altra cosa. Basta essere coscienti del fatto che la maggior parte del pubblico giovane e nuovo segue quest’ultima tipologia di eventi che abbiamo appena spiegato.

Gli artisti che fanno grande musica dal vivo, quelli di massa, stanno diventando sempre più anziani e tutti gli altri sono di super nicchia. Io non riesco a essere così trionfalista come molti. Siccome hai venduto 100.000 biglietti non vuol dire che va tutto bene. Non è vero. Avendo un minimo di visione, la musica dal vivo, i musicisti, le maestranze, gli strumenti musicali e i costruttori di strumenti musicali hanno davanti degli anni difficili.

Senza parlare per altro dell’intelligenza artificiale che non abbiamo nominato. Inoltre siamo in un mondo dominato sostanzialmente dalle multinazionali che hanno fatto incetta di buonissima parte della filiera. Mi auguro rimarranno delle sacche di indipendenza che riescano ad esprimere qualcosa di diverso non solo nel live con promoter come me e altri, ma anche proprio nella produzione della musica perché altrimenti è un disastro. Ormai è tutto dance-oriented, per non parlare tante volte dell’utilizzo muscolare delle produzioni con tante luci ma senza narrazione senza poesia, senza un filo conduttore.

Gli AC/DC saranno semplici, ma sono veri, godeteveli finché ci sono, e credo e spero che questo non sia l’ultimo giro.

ZioGiorgio.it: devo dire si tratta di una esperienza insolita, dove non abbiamo trattato gli aspetti puramente tecnici di una produzione…

Claudio Trotta: quello che volevo trasmetterti è che per fare una cosa di questa natura, ancora di più ricordando il parco di Monza o il parco di Ferrara, c’è un insieme di creatività, di umanità, di maestria che non è solo quello che vedi sul palco. Li c’è ovviamente la driving force, nel senso che siamo qui per questo, però c’è un modo e c’è un altro modo di fare tutto il resto anche con gli stessi professionisti. Non voglio fare il presuntuoso ma è così.
Io e chi è con me in Barley, abbiamo una filosofia ben precisa, e questa filosofia innanzitutto esalta il gioco di squadra, quello vero, e in secondo luogo ogni volta si migliora, si cambia, si cresce. Bloccarsi non è nei miei cromosomi, ed è divertente perché è una cosa che ti forma, che ti alimenta. E’ una possibilità quotidiana di scoprire qualcosa e anche in questo lavoro ogni giorno puoi imparare qualcosa. E per questo che quando presenti una produzione di questo genere, non si può partire da 150 bilici, 350 miliardi watt… Importante, ma non è sufficiente.

Aldo Chiappini, Walter Lutzu
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