Siamo andati a Genova per assistere al nuovo tour di Francesco Renga e Nek, due artisti differenti ma accomunati da una matrice rock. Il tour, che gira con una mezza produzione agile e ben organizzata, ha un personale tecnico in grado di garantire un alto livello in ogni situazione; a Genova la dotazione era più che dignitosa e lo show è stato godibile ed efficace.
Musicalmente, Renga e Nek hanno sfornato un gran numero di hit e il concerto è un susseguirsi di pezzi conosciuti e che il pubblico canta ed accompagna. I due sul palco si divertono e funzionano bene insieme, supportati da una band di alto livello. Il sound, mixato da Alberto Butturini, è stato molto godibile e ben equilibrato, anche se al sound check (che esiste proprio per questo) avevamo notato – anche per stesso sentimento di Alberto – “un qualche problema sulle frequenze basse”. È stato interessante vedere come con due piccoli accorgimenti (che Butturini ci spiegherà nell’intervista sotto) tutto sia andato perfettamente a posto. Il sistema L’Acoustics KUDO ha valorizzato un mix morbido e ben bilanciato, con le voci perfettamente integrate tra gli strumenti senza per questo mai essere prevaricanti (evviva! ndr).
Per quanto riguarda le luci, segnaliamo l’assenza di un Led Wall, che ha concentrato l’attenzione sulla musica e sui protagonisti, una scelta secondo noi azzeccata per questo tipo di show. Nei festival non è sempre facile fare “magie” con le dotazioni disponibili, ma Pietro Bardelli (su progetto di Francesco De Cave) ha creato effetti piacevoli con colori e posizioni precise e calibrate, aspetti non sempre scontati quando il tempo è poco.
L’espediente delle aste dei cantanti illuminate con i LED, che nel racconto pomeridiano non avevamo ben capito, ci ha sorpreso positivamente: una soluzione semplice ma di grande effetto a patto di essere usata solo in pochi brani come in questo caso…
Passiamo la parole ad Alberto “Buttu” Butturini in regia FoH per gli aspetti legati al mix ed al racconto dei “problemi” pomeridiani…
ZioGiorgio.it: ciao Alberto, ci inquadri la situazione? Perché di fatto ci sono due artisti e questa, se vogliamo, è già una cosa differente dal solito…
Alberto Butturini: ci sono due artisti, Renga e Nek, che negli ultimi anni hanno fatto un percorso insieme, sia discografico, facendo uscire alcuni singoli a quattro mani, sia live. Pur essendo due artisti per certi versi diversi, hanno molti punti di contatto. Tanto per cominciare, c’è una matrice rock che li accomuna e questo è stato un po’ il collante dello show. La band poi è formata da due gruppi messi insieme, anche se, di fatto, per me è una band unica.
ZioGiorgio.it: vedevo sul palco che ci sono tre chitarre elettriche, una chitarra acustica, un set di tastiere, batteria, basso, e un momento in cui lo stesso Nek suona il basso in formazione “power trio” (peraltro Nek è un grandissimo musicista NDR)… Insomma, uno show tutto sommato bello pieno?
Alberto Butturini: sì, ma nulla che non si possa gestire, soprattutto tenendo conto che è vero che ci sono molti strumenti suonati, ma per contro ci sono pochissimi canali di sequenze se come riferimento abbiamo gli show moderni. Il concerto è bello spinto, una serie continua di hit, ma le tre chitarre sono arrangiate bene, quindi il tutto torna già dal palco.
ZioGiorgio.it: siete in mezza produzione, giusto?
Alberto Butturini: esatto, noi lato audio portiamo le regie, il backline e il resto sul posto. Oggi come impianto c’è un L-Acoustics Kudo e tutto sommato posso ritenermi soddisfatto.
ZioGiorgio.it: ho visto però che all’inizio non eri convinto di ciò che ascoltavi, soprattutto nella parte medio-bassa. Vero è che il soundcheck a sala vuota non è mai veritiero, ma qualche cosa effettivamente non tornava. Sono curioso di capire come hai messo a posto…
Alberto Butturini: il classico esempio in cui togliere qualcosa è meglio che aggiungere. Non sempre togliendo un po’ di frequenze basse “alleggerisci” o scarichi il suono. Ho tolto giusto un -1 dB su tutti i sub e fatto qualche piccolo aggiustamento sulla cassa che suonava un po’ diversa rispetto al solito. Poi la sera, complice il pubblico e l’umidità, il suono si è ulteriormente compattato e dal mio punto di vista è venuto fuori un bel sound, quantomeno il sound che ho in testa io per questo spettacolo.
ZioGiorgio.it: mi dicevi che trovare impianti differenti può essere quasi divertente…
Alberto Butturini: per uno come me, abituato a vivere nella “bolla dei tour” di grandi dimensioni dove tutto è programmato ed organizzato, lavorare in un contesto come questo può effettivamente essere divertente, a patto di ritrovarsi in una produzione in cui c’è molta tranquillità e professionalità. I piccoli problemi che si incontrano ad ogni data si risolvono sempre.
ZioGiorgio.it: passiamo alle regie, questa volta hai Yamaha Rivage. Ad ogni modo, tu hai cambiato spesso negli anni e in generale ti chiederei, indipendentemente dalla marca, quali sono le caratteristiche che cerchi in un mixer live.
Alberto Butturini: io ho le mie preferenze in fatto di mixer, ma non ne faccio una condizione sine qua non. Di certo le caratteristiche sonore sono ancora per me una cosa primaria. Se i preamplificatori erano già piuttosto buoni qualche anno fa, negli ultimi anni è la sommatoria che è generalmente molto migliorata sui mixer digitali. Ad oggi infatti non sento più la necessità di usare sommatori esterni. Questi Yamaha Rivage (un PM3 in FoH e un PM5 sul palco), per esempio, vanno molto bene e credo che gli vada riconosciuta una grande neutralità di base, un po’ come è nella filosofia Yamaha da quanto ne so. Sono molto affidabili e hanno al loro interno moltissimi plug-in di qualità. Basti pensare alle suite Rupert Neve, alle vecchie emulazioni di Urei, Bricasti, solo per citarne alcuni. Tanto è vero che non ho hardware in regia, fatta eccezione per un Lexicon PCM90 che uso sulle voci, ma più che altro per ricercare un certo suono caratteristico che avevo in testa.
ZioGiorgio.it: abbiamo parlato spesso di stereofonia e di come fosse relativamente importante in grandi spazi come palazzetti e stadi. In un contesto più raccolto come questo ha senso invece panpottare gli strumenti?
Alberto Butturini: in realtà i suoni arrivano già lavorati ed aperti dal palco, nelle tastiere e nelle chitarre stereo, quindi il mio apporto in questo senso è relativo…
ZioGiorgio.it: d’obbligo una domanda riservata alle voci. La mia prima considerazione è che non erano così fuori dal mix come, forse, ci si sarebbe potuto aspettare in uno show che si basa proprio su due cantanti.
Alberto Butturini: la verità, e te lo dico serenamente, è che mi sono stancato di quelli che chiedono di tirare su le voci senza un motivo preciso. Se hanno voluto me in regia significa che gli va bene ciò che faccio, e lo faccio da ormai quarant’anni, quindi sono andato a mio gusto. È uno show che io ho interpretato come rock, con tre chitarre elettriche sempre presenti e che quindi non deve essere per forza “base + voce”, non so se mi spiego…
ZioGiorgio.it: Alberto, so che non sei interessato ai tipici discorsi da fonici e so che non ti piace parlare della “cassa penetrante” o del “rullante setoso”, ma il rullo era veramente molto bello e sul palco ho visto un “giochino” nuovo per riprenderlo…
Alberto Butturini: ogni tanto provo qualche microfono diverso e questa volta ho usato questo Lauten Audio Snare mic che in effetti funziona bene. Se dovessi descriverlo è un po’ una via di mezzo tra il classico Shure SM57 e il Telefunken M80.
ZioGiorgio.it: poco prima dell’inizio hai chiesto al tecnico del fonometro di dirti di abbassare non appena fosse partito il primo brano! Era uno scherzo, ma forse neppure troppo…
Alberto Butturini: certo, così mi tolgo dall’impiccio, io eseguo, abbasso e andiamo tutti a casa felici e contenti e con l’udito preservato! (Ride divertito, ndr)
Sul palco Vittorio Sberveglieri si è concentrato sul mix della band e dei due artisti Renga e Nek, assecondando le richieste dei due cantanti che, come ci racconta, hanno esigenze ed approcci diversi. Anche in regia monitor Vittorio si è affidato ad un Yamaha Rivage, questa volta il più “grandicello”, PM5.
ZioGiorgio.it: partiamo anche con te dall’anomalia, se così possiamo dire, di questo tour. Come è andata con due voci e tutti questi strumenti?
Vittorio Sberveglieri: intanto devo premettere che tutto ha funzionato bene, come sempre accade, poiché è stato fatto un ottimo lavoro sul palco, grazie agli arrangiamenti dei due Direttori Musicali, Emiliano Fantuzzi, lato Nek, e Fulvio Arnoldi, lato Renga. Per il resto si tratta di un concerto abbastanza standard dove, ovviamente, bisogna accontentare non uno, ma due artisti, sullo stesso palco, oltre ai musicisti ovviamente.
ZioGiorgio.it: sono curioso di sapere quali siano le differenze e le richieste dei due a questo punto.
Vittorio Sberveglieri: Filippo (Nek) è un musicista con una grande sensibilità all’ascolto e molto sensibile anche per tutto ciò che riguarda la parte tecnica. È molto esigente anche negli ascolti e nei suoni, ma proprio per la sua preparazione ti sa dire perfettamente quello che vuole, anche con indicazioni molto dettagliate. Tieni conto che da molti anni ha una modalità di ascolto un po’ “anomala”, in quanto tiene solo un auricolare mentre con l’altro orecchio ascolta il palco e ciò che ritorna dal PA. Mi sono dovuto un po’ adattare a questa tipologia di lavoro perché devi fare molta attenzione a tenere un mix in cuffia (l’unica che usa) che possa funzionare ed andare insieme al suono diretto. Francesco invece si fida molto di più di ciò che gli mando io e mi ha fatto veramente poche richieste se non una buona dimensionalità che ho ottenuto con dei microfoni di ambiente. Francesco (Renga) che usa tutti e due gli IEM ha bisogno di sentire molto il pubblico ed interagire con esso. Tieni conto comunque che sono due artisti che calcano palchi da una vita, salgono e cantano, difficile che trovino problemi di sorta…
ZioGiorgio.it: per il resto non vedo nulla di “esoterico” o sbaglio?
Vittorio Sberveglieri: no, ormai più o meno questo è lo standard nei tour di un certo livello, quindi tutto IEM più un mixerino al batterista ed un paio di sub per batteria e basso. Abbiamo scelto i sub anche se in un primo momento avevamo pensato a degli shaker, ma il risultato non aveva entusiasmato i musicisti in quanto la risposta era troppo lenta.
ZioGiorgio.it: passiamo alla tua regia?
Vittorio Sberveglieri: io ho una Rivage PM5 che forse per il palco è anche troppo, nel senso che avrei potuto fare tutto con una PM3. La cosa bella sono gli I/O che sono RPio signature Neve che suonano benissimo e che usiamo con un anello TWINLANe (protocollo proprietario Yamaha) che unisce le due DSP R10 dei banchi (una qui da me e una da Alberto in regia). Io, come vedi, non ho hardware esterno e faccio tutto con i plug-in the box che mi permettono veramente di sbizzarrirmi. Sistema stabilissimo e realmente ridondante, quindi via veloci e sicuri!
ZioGiorgio.it: ti toccano anche le radiofrequenze, giusto?
Vittorio Sberveglieri: eh già, in un tour come questo non c’è spazio per una figura dedicata solo alle radiofrequenze ma tutto sommato è fattibile. Ecco, magari in venue come quella di oggi, che è nel bel mezzo di un porto enorme come quello di Genova, c’è da fare un po’ più lo “slalom” tra gli spazi liberi, ma col computer e i miei soliti tools faccio tutto in una mezz’ora, salvo imprevisti.
Abbiamo scambiato due parole Andrea Melas – responsabile Audio Vibration Service di Albenga che ha fornito il PA e le luci. Lui ci ha raccontato più nel dettaglio il sistema audio che, quando ben tarato, fa sempre la sua bella figura, soprattutto quando trattato con “delicatezza” come ha fatto Alberto…
ZioGiorgio.it: iniziamo parlando del P.A, cosa avete montato?
Andrea Melas: per questo festival abbiamo 18 moduli di Kudo di L-Acoustics (9 per lato) con 8 KS28 in configurazione cardioide.
Come finali stiamo utilizzando gli LA-12 per quanto riguarda il floor mentre per i Kudo stiamo utilizzando finali Powersoft X8 e questo mi obbliga ad utilizzare sia il software Armonia che LA Network per la gestione.
ZioGiorgio.it: come hai allineato l’impianto?
Andrea Melas: ho utilizzato Smaart lavorando direttamente sui finali, nulla di esoterico. Le difficoltà della lication sono date dai due palazzi posti ai lati che fanno un po’ l’effetto scatola. Con il pubblico serale abbiamo già visto che le cose miglioreranno sensibilmente.
ZioGiorgio.it: cablaggi?
Andrea Melas: a disposizione del festival abbiamo steso due fibre e 6 Cat-6, ogni produzione si serve a seconda delle preferenze.
ZioGiorgio.it: anche se ormai ogni produzione arriva con i propri banchi, voi cosa mettete a disposizione?
Andrea Melas: oltre al sistema audio e tutto il rig luci come mixer abbiamo 2 Yamaha QL5 e 2 RIO da 32 canali mentre per il monitoraggio wedge sul palco, quando necessario, mettiamo a disposizione 8 TT25-CXA, 2 TTL 6-A con 4 TTS 18-A.
Il progetto luci dello show di Renga e Nek è stato ideato e disegnato da Francesco De Cave che sul campo si è affidato ad uno dei suoi storici collaboratori, Pietro Bardelli, che ad ogni data ha il compito di ricreare lo show il più possibile vicino all’originale.
ZioGiorgio.it: ciao Pietro, raccontaci qualcosa riguardo al materiale richiesto e all’impostazione del lavoro.
Pietro Bardelli: come hai visto, siamo nel pieno della produzione di Renga e Nek, e noi ci limitiamo a portare solo le console, richiedendo tutto sul posto. A volte le cose vanno bene, altre volte meno, come è normale che sia. Questo tour è stato pensato per essere molto “smart” e relativamente veloce. Il progetto è di Francesco De Cave, che poi ha incaricato me di seguire la tournée.
ZioGiorgio.it: cosa non può proprio mancare nella dotazione di luci che richiedete?
Pietro Bardelli: tanto per cominciare, i seguipersona, che sono due, uno per cantante, e sono gestiti da noi per l’accensione e lo spegnimento. Così siamo sicuri che almeno loro vengano illuminati correttamente. Poi, delle blinder e delle strobo per creare un po’ di rock and roll, e degli spot in numero adeguato per fare passaggi ed effetti e per colorare il palco con luci wash e controluce.
ZioGiorgio.it: come illumini la band?
Pietro Bardelli: sempre con dei wash che uso nella prima americana frontale; oggi, per esempio, ci sono dei Robe Spiider che fanno il loro lavoro.
ZioGiorgio.it: poi vedo che hai delle fixtures a terra.
Pietro Bardelli: abbiamo sempre delle strobo che cambiano a seconda della serata, 4 wash e 4 o 6 spot che mi servono sempre per movimentare un po’ la scena. C’è anche un altro espediente interessante che però fino a stasera probabilmente non vedrai. Se noti bene, le due aste microfono dei cantanti sono particolari, poiché hanno una fila di LED a 360° che le rende illuminabili e controllabili tramite DMX wireless. Sono realizzazioni custom e hanno una batteria incorporata. Per motivi di spazio, non è stato possibile usare una batteria molto capiente e infatti possono essere accese e usate solo per una manciata di pezzi nello show, tipicamente nel medley rock.
ZioGiorgio.it: time code sì o time code no?
Pietro Bardelli: sì, uso il time code dall’inizio alla fine, anche se gli accenti li seguo a mano. Sono studiati, insieme a Francesco, sui pezzi.
ZioGiorgio.it: passiamo alla regia, anche tu come Francesco hai scelto Hog per gestire lo show…
Pietro Bardelli: abbiamo due Whole Hog4 Full Board, una main e una di backup, collegate in rete e con il software 3.19. Sono console molto intuitive e, soprattutto in un tour come questo, la flessibilità e la semplicità del software aiutano molto. Possiamo semplicemente sostituire le fixtures – che cambiano a ogni data – mantenendo però gli stessi effetti. Il cambio fixtures è fatto molto bene e le palette vengono trasportate per intero e molto fedelmente. Oltre alle due console, abbiamo due ETC DP8000 Whole Hog Processor per aumentare gli universi DMX e avere ulteriore flessibilità. In mezzo, ho un rock switch che uso semplicemente per cambiare da A a B e, in un rack da poche unità, ho un set molto affidabile e ridondante. Soprattutto, non devo neppure cambiare e scollegare cavi, ho un semplice pulsante per cambiare macchina.
ZioGiorgio.it: montaggio e set up?
Pietro Bardelli: arrivo quando il patch lato palco è già stato fatto, quindi io, appena accesa la console, inizio facendo il cambio fixtures, poi cambio il mio patch lato console per poi riportare le palette e i vari aggiustamenti colore. Diciamo che, a seconda dei casi, in un paio d’ore ho fatto tutto e sono pronto per lo show.
Questa volta, grazie alla mediazione del fonico di palco Vittorio, siamo riusciti a parlare anche con due dei musicisti sul palco che si sono prestati, con grande interesse e gentilezza, ha rispondere ad alcune delle nostre domande, sconfinando per una volta anche su temi più “musicali” che non necessariamente tecnici. Anche perché, è bene ricordarlo, quando un concerto ed un mix funzionano tutto deve partire dal palco e gli arrangiamenti sono un aspetto centrale. Peraltro si tratta di un concerto molto suonato e con pochissime sequenze….
Chiudiamo con Gabriele Cannarozzo e Emiliano Fantuzzi, basso e direttore musicale in tour per Renga e Nek, che ci raccontano nel dettaglio le proprie esperienza per quanto riguarda ascolti e tuning.
ZioGiorgio.it: quale è il tuo approccio all’ascolto durante un live?
Gabriele Cannarozzo: l’ascolto è una cosa molto personale e va inteso come un ascolto di servizio che permette di lavorare al meglio. Quando si parla di “ascolto bello” non sempre deve essere interpretato come un “disco in cuffia” ma come un compromesso tra ciò che mi serve e ciò che mi rientra naturalmente dal palco. In questo contesto, ad esempio, preferisco sentire bene la band sacrificando tutto il mondo delle sequenze (poche in questo caso) che rischierebbero di fare solo confusione.
ZioGiorgio.it: come vivi l’ascolto in IEM suonando uno strumento come il basso?
Gabriele Cannarozzo: si tratta semplicemente di una rieducazione dell’orecchio all’ascolto. E’ ovvio che uno strumento come il basso non potrà mai essere riprodotto fedelmente dalle cuffie ed è per questo motivo che mi aiuto tenendo vicino a me il mio amplificatore e un monitor wedge dove faccio mettere solo la cassa per ottenere l’effetto punch.
ZioGiorgio.it: come gestisci le dinamiche del basso? Consegni tu un suono già “impacchettato” o lo fai fare ai fonici?
Gabriele Cannarozzo: utilizzo un Neural Cortex all’interno del quale ho costruito una catena che mi permette di dare un suono già compresso ed equalizzato e che quindi, credo, sia già quasi buono anche per la sala, fermo restando che poi sarà il fonico di sala a fare il mix…
ZioGiorgio.it: la prima “anomalia” di un tour come questo è che gli artisti sono due! Come riesci a far convergere le esigenze di entrambi?
Emiliano Fantuzzi: in questo tour ho io il ruolo di direttore musicale insieme a Fulvio Arnoldi. Conosco molto bene le esigenze e i gusti di Nek con il quale collaboro ormai da molti anni ma dopo il tour 2023 Renga Nek sono diventato abbastanza confidente anche delle necessità di Francesco (Renga).
Quando abbiamo costruito la scaletta, ho usato un espediente legato al colore, associando un colore ad ogni brano, partendo dal blu per le ballad e arrivando al rosso per quelli più spinti: in questo modo abbiamo sempre avuto la visione chiara dell’andamento dello show, in modo che avesse un andamento dinamico e coinvolgente. Il resto lo fanno loro!
ZioGiorgio.it: sul palco vedo una band importante: batteria, basso, 3 chitarristi, 2 tastieristi e sequenze, come sei riuscito a far convivere tutto insieme all’interno dei brani?
Emiliano Fantuzzi: abbiamo fatto un lavoro di pre-produzione molto dettagliato all’interno del quale abbiamo simulato le parti di tutti i musicisti, soprattutto i chitarristi, cercando gli incastri ideali sia a livello di arrangiamento che di mix.
ZioGiorgio.it: c’è una nota finale che abbiamo scoperto interessante…. Ci dicevi infatti che, oltre a stare sul palco, gestisci anche la parte social dei due artisti, parlaci di questo aspetto.
Emiliano Fantuzzi: ho un agenzia di comunicazione che segue la parte social dei due artisti creando contenuti da mettere online. In questo contesto, come saprai, i video dei live da mettere on line ad ogni data, sono ormai fondamentali. Quindi, finito lo show, mi faccio dare le registrazioni della serata e creo dei mix, aggiungendo gli ambienti per dare risalto al pubblico, dedicati ai contenuti da pubblicare, in accordo con i miei creator.
Aldo Chiappini and Zio Team
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