Molto colpiti dal successo di TEDUA, del quale ci aveva parlato Lele Gurrado di Mister X (l’azienda che cura la parte tecnica per gli I-Days di Milano), abbiamo deciso di assistere alla seconda data del doppio evento “Il Paradiso – Atto Finale” svoltosi proprio all’Ippodromo SNAI di San Siro all’interno del festival I-Days. I due concerti hanno reso il rapper Genovese il primo headliner italiano nella storia degli I-Days. Le attese erano molte alte, anche per gli ospiti internazionali che lo hanno preceduto sul palco.
Per Mister X era un po’ come giocare in casa, avendo non solo in mano la produzione di tutto il festival I-Days, ma anche il supporto per il tour estivo di Tedua che è continuato dopo la doppietta di Milano con altre dieci date in giro per l’Italia. Chi si aspettava di vedere una tipica data da “rapper italiano” (inclusa la nostra redazione) ha dovuto ricredersi. Lo show di Tedua è uno spettacolo live vero, con una band al completo e scenografie importanti. Lo showdesign di Jordan Babev di Blearred è molto articolato, con luci ben fatte e content video eccezionali, grazie agli enormi LED Wall che caratterizzano molto tutto il concept di Divina Commedia.
Abbiamo avuto l’opportunità di poter riascoltare e apprezzare il sistema d&b audiotechnik GSL, che nelle mani sapienti di Davide Linzi ha contribuito alla riuscita di uno show di altissimo livello e grande impatto. Il sound nell’area dell’ippodromo SNAI era perfetto e molto omogeneo, anche senza nessun delay la copertura era ottima ovunque, con bassi portentosi e le medio alte molto piacevole. La voce main aveva una grande presenza senza mai risultare fastidiosa e anche la gestione dei tanti ospiti è stata impeccabile. Il sound ci è sembrato, molto musicale, con un’impronta quasi hi-fi e con una grande riserva di potenza, che non ha avuto nessuna difficoltà nel tenere a bada i 30.000 fan che a squarciagola cantavano ogni parola delle canzoni del loro beniamino.
Passiamo la parola ad Davide Linzi in regia FoH per gli aspetti legati al mix, scelta del banco e considerazioni sul mondo del mixing digitale.
ZioGiorgio.it: ciao Davide, eccoci qui davanti al “tuo” Heritage D, come mai la scelta di questo banco?
Davide Linzi: Mister X ha acquistato il Midas tempo fa e visto che stranamente avevamo un sacco di giornate di prove a disposizione e per non tediarmi mi sono detto “ci provo”. In tutto abbiamo fatto una quindicina di giorni di prove, visto che in questo tour ci sono tanti pezzi nuovi del disco. La scelta di avere la band è stata una novità introdotta nel tour nei palazzetti, e all’artista è piaciuto. Per il genere di musica non è una consuetudine, essendo abituati a fare DJ set…. Già nei palazzetti abbiamo aggiunto la batteria, i coristi, il pianista, e questo giro si è voluto portare avanti questa cosa arrivando ad una band completa.
ZioGiorgio.it: quanti elementi sono?
Davide Linzi: abbiamo Andrea Polidoro alla batteria, un produttore, Dibla, che suona la chitarra, acustica/elettrica, che fa anche un pezzo al sax, tre coristi, due ragazze e un maschio, un tastierista pianista, e poi un altro producer, Seconda D, che suona il basso e la chitarra. Per tutto il resto abbiamo contributi in sequenza e il DJ che manda qualche sample. Comunque nella realtà dei fatti è una band completa. Ci sono dei brani che vengono solo da sequenza ed in alcuni pezzi più vecchi si caratterizzano per questa sonorità tipo “DJ set”, ma sono ormai pochi. Infatti c’è sempre di più la tendenza ad aggiungere un contenuto vero e quindi ovviamente si è fatto tutto un lavoro sulle sequenze per scremare tutte quelle parti che si sovrapponevano. Abbiamo avuto fortunatamente un sacco di tempo. E’ stato fatto un gran lavoro, che man mano affineremo, e non è così semplice.
ZioGiorgio.it: dove si sono svolte le prove?
Davide Linzi: al Massive e al Moysa divise in due tranche per motivi di impegni dei musicisti. Abbiamo fatto una prima settimana soprattutto lavorando sui pezzi nuovi e successivamente un altro giro di prove al Moysa anche con alcuni dei guest che sono presenti alle date di Milano e Roma.
ZioGiorgio.it: Outboard? Non ne vedo tanto…
Davide Linzi: ho le mie macchine solite di cui mi sono innamorato: il compressore della WES Audio, l’NG76, che uso sulla voce, la incolla proprio…
ZioGiorgio.it: ho visto sul palco che Tedua sta usando un microfono Heil Sound, una scelta abbastanza particolare…
Davide Linzi: si, Mario sta usando un Heil, e ne uso parecchi anche per la batteria. Sono dei microfoni che ho conosciuto tanti anni fa. Gli americani lo usano da un sacco di anni, così preso dalla curiosità ne ho comprati un paio per provare e poi pian piano si è diffuso anche in Europa. In Italia c’è un distributore, Tedes, dal quale ho fatto acquistare un po’ di microfoni. Sulla batteria risultano mostruosi!
Il Heil Sound sulla voce è un microfono che mi ha salvato in tanti tour dove avevo passerelle e altre situazioni difficili. E’ molto fedele e molto poco incline riguardo al feedback. Qui abbiamo questa mini passerella che non mi preoccupa più di tanto, però all’inizio l’artista aveva il solito vizio di tenere il microfono chiuso con la mano, ma siamo riusciti ad educarlo bene. Ora è consapevole e responsabile di questa cosa, infatti la voce non è più un problema.
ZioGiorgio.it: quanti canali utilizzi più o meno?
Davide Linzi: abbiamo una sessantina di canali, incluse le comunicazioni. Siamo rimasti abbastanza minimali ed efficaci, anche per la scelta del banco nuovo dove ho voluto mantenere le cose abbastanza semplici.
ZioGiorgio.it: qui a Milano a livello di produzione c’è un grande sforzo, anche scenografico. Vedremo la stessa cosa in tour?
Davide Linzi: beh la scenografia no, sarà replicata solamente a Roma, mentre per le altre date avremo una situazione più ridotta dal punto di vista scenografico e con un paio di musicisti in meno che abbiamo comunque riportato in sequenza. Il tour precedente è stato fatto con l’AVID S6L, ma volevo provare qualcosa di nuovo, e ho adottato questa Heritage D.
ZioGiorgio.it: torniano all’outboard. Sulla voce c’è WES Audio e…?
Davidel Linzi: si, WES Audio e il Rupert Neve Designs 5045, necessario per fare un po’ di pulizia soprattutto per la presenza di una passerella.
ZioGiorgio.it: i Distressor?
Davidel Linzi: ce li ho sul gruppo della cassa e sul gruppo del rullante. Inoltre, sto testando questo Fourier Audio, un server con un software dedicato, un po’ come Waves Super Rack, in cui si possono caricare tutti i plug-in VST3. Sto facendo ancora un po’ di esperimenti e dalle prossime date comincerò ad usarli, avendo a disposizione tutto ciò che più o meno tutti i produttori sono abituati ad usare in studio e che vogliono avere anche nel live. Ovviamente prima con Waves eri relegato solamente al mondo Waves, mentre ora con questo sistema sei un po’ più aperto a tante altre cosine.
ZioGiorgio.it: parlaci dell’impianto d&b?
Davide Linzi: abbiamo un GSL gestito da Mister X, su progetto di Agora. Un impianto che per me è eccezionale, l’abbiamo usato anche indoor, nei palazzetti. E’ un sistema dal grande impatto sonoro.
ZioGiorgio.it: la configurazione? Vedo sub con tre woofer!
Davide Linzi: si, ci sono gli SL sub. Si tratta di una configurazione main di 16 moduli per lato. Il side è composto da 10 elementi per lato e abbiamo un arco formato da 15 SL sub, V10 e V7 come front fill e nient’altro. Il processamento è tutto d&b e la configurazione è molto semplice.
ZioGiorgio.it: niente delay?
Davide Linzi: no, l’impianto arriva comodamente in fondo e abbiamo anche un limite di 98db. Pur avendo margine si tratta di un programma musicale abbastanza impattante, ed è necessario trovare il giusto equilibrio facendo divertire i fan senza disturbare chi abita nelle vicinanze. L’impianto è comunque super omogeneo su tutta l’area e per me è una garanzia.
ZioGiorgio.it: amplificazione, processing e trasporto? Qualche curiosità?
Davide Linzi: è tutto su Dante. Non ho preamplificatori e prendo il feed MADI dagli S6L su due flussi. Ho realizzato una macro giusto per avere un main e un backup delle 9650 con la scheda MADI, e tutto confluisce su fibra in front of house. Una particolarità divertente è un software che ho trovato e che si chiama PRODCON. Mando i feed dei talkback via Dante al software PRODCON, li faccio tradurre tramite Siri e posso vederli come testo, così anche nel casino generale non mi perdo nessun tipo di comunicazione dal palco. Poi il resto è molto semplice, anche a livello di gestione del banco. Lavoro sui sub-gruppi con il solito schema. Sto utilizzando parecchio anche i plug-in interni del banco, e devo dire che sono veramente interessanti. Poi il suono è bello e c’è un grande margine.
ZioGiorgio.it: mi incuriosisce la gestione dell’autotune, un must in questo genere, anche dal vivo?
Davide Linzi: è una cosa alla quale siamo abituati, ormai è uno standard.
ZioGiorgio.it: però la gestione dal vivo fino a poco fa non era così semplice…
Davide Linzi: infatti adesso tramite UAD peschiamo direttamente il radio-microfono tenendoci un backup diretto sull’altro canale dell’Axion Digital. Poi abbiamo comunque main e spare con uno switch Radial, così sia il microfono main che il microfono spare arrivano sullo stesso canale.
ZioGiorgio.it: decidi tu il mix sulla quantità di voce diretta e quella “autotunata”?
Davide Linzi: tratto il canale autotune come un effetto. Piano, piano, su tanti pezzi un po’ più morbidi, dove non è proprio richiesto l’utilizzo eccessivo dell’autotune, stiamo anche diminuendo la quantità e ci sono tanti pezzi che non sono addirittura autotunati. E’ stato fatto un gran lavoro di automazione da parte di Michael [Michael Gario, Playback Engineer Tedua, ndr] all’interno di alcuni brani. Ci sono dei punti in cui viene richiesto l’utilizzo dell’autotune e altri no. In tutte le parti rap, ovviamente, le parti veloci e quelle serrate. In alcuni cantati un po’ più liberi ci stiamo allontanando un po’ da questa tendenza.
ZioGiorgio.it: di fatto è proprio una caratteristica del genere musicale…
Davide Linzi: esatto, è una ricerca di suono. Sono proprio legati specificatamente agli UAD-EFX e vogliono lo stesso suono che usano in studio. Perciò, che dire, ci sta. Diciamo che non ne abusiamo. Abbiamo visto comunque che i rapper stranieri ormai non lo usano più. Secondo me in Italia non siamo ancora riusciti a scindere quello che è l’arrangiamento discografico da quello che puoi fare nei live.
Con Tedua ci sono delle ottime possibilità di lavorare su questo aspetto e di spostarsi un po’ da quello che è il lavoro fatto sul disco trasformandolo in qualcosa di diverso. Alla vecchia insomma, come si faceva una volta quando compravamo il bootleg del live per sentire qualcosa di diverso rispetto a quello che sentivamo. E lui lo sta capendo.
Considera che Tedua è figlio di un’altra cultura diversa dalla nostra. Però c’è una grande curiosità e voglia di sperimentare da parte sua.
ZioGiorgio.it: torniamo al Midas, che è un banco sostanzialmente nuovo. Come ti trovi?
Davide Linzi: bene, considerando che non ero molto legato al vecchio mondo Midas. Anzi, non mi piaceva particolarmente. Mi riferisco al mondo Pro 6, Pro 9, Pro X, con cui ho fatto tanti tour ma non mi ha mai convinto più di tanto. Al contrario devo dire che questo Heritage D è interessante. D’altronde ci sono dietro anche anni di esperienza. Difficile dire che oggi un mixer suona male, anche quelli più economici. Siamo arrivati a dei livelli veramente alti. Quello che fa la differenza è tutto quello che riguarda routing, matrici, possibilità di dirigere il suono in vari input, output, insert. Non tanto la qualità del suono, perché ormai, il livello comunque è alto.
Basta pensare ad una banale scheda audio economica e che tuttavia non suona male. Non c’è più questo gap enorme tra il consumer e pro. Per il Midas ci sono alcune limitazioni rispetto ad altri banchi, ma anche dei plus. Ora si diversificano i software: qualcuno ti permette di fare qualcosa di più, qualcuno qualcosa di meno.
Però, in questa situazione sono molto entusiasta, molto contento.
Sul palco Marco Comi oltre a dedicarsi all’artista ha dovuto fare i conti con una vera band di 9 musicisti tutti in in-ear, per un totale di 26 canali RF e la gestione di un ascolto immersivo per il batterista Andrea Polidori. In regia monitor Marco si è affidato ad un Avid S6L.
ZioGiorgio.it: ciao Marco, raccontaci la tua esperienza sul palco con questa band
Marco Comi: abbiamo fatto la prima data ieri, e ci aspettano una decina di date in tutta Italia con una versione ridotta soprattutto per quanto riguarda la scenografia e con qualche musicista in meno. Qui sono presenti 10 musicisti compreso Mario [Tedua, ndr] che seguiamo con un setup standard. Sono tutti in in-ear a parte il batterista per il quale ho proposto un ascolto immersivo fatto con il Klang, un po’ per comodità di cablaggi, un po’ perché è un bel “giochino” e ci si diverte a usarlo. Il batterista Andrea Polidori è una persona molto affabile, molto serena e si è reso subito disponibile a questo nuovo approccio. Non essendoci integrazione con il banco, il controllo è un po’ più scomodo, ma comunque fattibile.
ZioGiorgio.it: vuoi dirci nel dettaglio come utilizzi Klang?
Marco Comi: partendo da un Avid S6L con il Klang invio tutti i segnali via MADI. Ho cercato di ridurre quanto più possibile per avere sempre comunque un controllo sul banco. Praticamente tramite Dante dal KLANG:kontroller passa al suo stereo left-right. Successivamente riprendo l’ascolto tramite MADI per potermelo riascoltare e sapere cosa sta ascoltando il musicista e, in caso di emergenza, per poter dedicare ad esempio un nuovo in-ear.
ZioGiorgio.it: sul palco vedo comunque dei monitor…
Marco Comi: chiedo giusto un’infilata di monitor sul fronte palco che è semplicemente un rinforzino per l’artista, mentre i side che vedi sono del festival e spariranno per il nostro show. Il side non serve in quanto l’artista non è abituato ad utilizzarlo. E’ sufficiente un monitoraggio sul fronte palco che copra bene tutta l’area così da potersi muovere avanti e indietro mantenendo la stessa percezione. Da considerare giusto come rinforzino.
ZioGiorgio.it: di quanti canali parliamo?
Marco Comi: utilizziamo poco meno di 64 canali, ho ancora qualche canale libero.
ZioGiorgio.it: gestisci tutto dal mixer?
Marco Comi: assolutamente sì, non ho mai sentito la necessità di hardware esterno con questo banco, Klang escluso ovviamente. Ho solamente una suite live installata sul banco che utilizzo sulla voce di TEDUA. Si tratta di un banco che suona molto bene, con cui mi sono sempre trovato bene per la comodità ma soprattutto per il suono che riesce a fornirmi.
ZioGiorgio.it: per i feticisti dei numeri, quanti canali RF?
Marco Comi: sono 26 canali, tra microfoni, in-ear, radio jack. Tutto Shure, PSM1000, Axient D4Q e D4D. Sul palco ho i ricevitori e un’altra D4D vicino al chitarrista stage right soprattutto per la comodità di cablaggio.
ZioGiorgio.it: qualche particolarità a livello di microfoni?
Marco Comi: sulla voce di TEDUA c’è un Heil Sound RC35. E’ un microfono dinamico, molto bello e ci aiuta molto anche per gli ascolti. Infatti i microfoni Heil si vedono spesso con artisti americani, non solo sulle voci ma anche sulla batteria.
E’ un semplice cardioide, ci piace molto il timbro, aiuta molto Davide in FOH nel momento in cui l’artista va sulla passarella, e arriva in fondo. Ci aiuta per il controllo dei feedback, ha un timbro che piace molto anche all’artista e ci siamo trovati bene. Ha un EQ abbastanza minimo, niente di che. Abbiamo poi altri microfoni Heil sui tom della batteria, un Telefunken M82 sulla cassa fuori, mentre per il resto siamo abbastanza standard. Usiamo un bel po’ di V7 sulle voci per gli ospiti, dei Telefunken M80 per i coristi, degli Ashton come overhead, anche se non li usiamo in posizione overhead ma sono piuttosto frontali.
ZioGiorgio.it: nonostante stiamo parlando di un artista rap, c’è una band vera allora…
Marco Comi: si, abbiamo una batteria vera molto suonata ed è quasi tutta acustica. C’è giusto un pad elettronico per alcune sonorità di rullanti, clap o altro per richiamare le sonorità del disco. Abbiamo poi un chitarrista, un altro musicista che suona sia chitarra che basso a seconda dei brani, un pianista che ha sia un piano che è una Nord con cui fa prettamente Hammond e pochi altri suoni e infine i coristi. Una band vera e propria. Poi ovviamente c’è un dj che gestisce tutta una serie di basi che non è possibile riprodurre con i vari strumenti presenti sul palco.
Michael Gario ci fa capire l’importanza del ruolo di Playback Engineer all’interno di un contesto musicale moderno come quello presentato da Tedua, in cui si deve tenere conto delle richieste specifiche dell’artista e dei DJ sul palco, per quello che riguarda la gestione delle sequenze con Albleton Live, i vari program change midi dei musicisti e in particolare dell’autotune, un effetto indispensabile per questo genere musicale.
ZioGiorgio.it: ciao Michael, mi spieghi il tuo ruolo qui?
Michael Gario: io sono quello che in inglese viene chiamato il playback engineer. Lo faccio per Tedua, come anche per moltissimi altri artisti in Italia, insieme al mio socio dell’azienda MPMG, che offre un servizio di gestione dello show programming, autotune, automatic prompter e sequenze durante il live con operatore. Ci sono anche dei casi in cui prepariamo il progetto e lo diamo in gestione, ma tendenzialmente ricopriamo anche il ruolo di operatore sul posto.
ZioGiorgio.it: sono molto incuriosito della gestione dell’autotune, che per questo genere di musica è molto importante. Usi proprio il plug-in dell’Antares?
Michael Gario: uso il plugin nativo di UAD2 che gira sulla console nella nuova versione X che funziona molto bene con una latenza vicino allo zero visto che non passa da sequencer o altro. Nel caso di Tedua abbiamo due Apollo 8 con in mezzo una Radial SV8 per lo switch tra 8 canali e una ridondanza completa con due computer. Il sistema interno della console come dicevo è completamente gestito tramite midi. Mi posiziono sulla canzone, cambio il preset dell’autotune tramite midi su entrambi i computer e c’è un automatismo che gestisce l’apertura e la chiusura. Uso anche un iPad come forzatura per gestire l’effetto all’infuori della sequenza.
ZioGiorgio.it: gestisci anche tutte le basi?
Michael Gario: esatto, sono gestite da una scheda a parte. Noi tendiamo a usare sempre le PlayAUDIO di iConnectivity, una marca di cui ci fidiamo parecchio. Anche qui abbiamo due Mac Mini con le due schede Apollo. Entrambi i computer sono collegati alla medesima scheda, la PlayAUDIO, che è quella che gestisce le tracce che vanno al front of house e al palco, divise e gestite in accordo con l’esigenza dell’artista e del fonico. La scheda gestisce la ridondanza tra i due computer ed è scalabile.
Qui abbiamo un chitarrista che usa Ableton con un computer posizionato in stage right, che riceve il segnale midi via rete da entrambi i computer per i cambi di suono e abbiamo un DJ con un’altra interfaccia midi che riceve invece un midi dal mixer e che ci permette di gestirlo come se fosse un DJ set, consentendogli di comandare la mia sequenza su Ableton, gestendola via midi su entrambi i computer. Inoltre, in questo specifico caso il DJ da il play dei vari brani tramite Ableset, una app che si collega ad Ableton, lasciando comunque a me la possibilità di intervenire.
ZioGiorgio.it: il software migliore per questo tipo di gestione è sempre Ableton Live?
Michael Gario: usiamo Ableton Live perché è molto comodo e facile da gestire rispetto a un ProTools o altre DAW. Ableton Live è molto più veloce e smart quando si tratta di gestione midi. Si può fare tutto, il software avrà le sue pecche, ma ha anche un sacco di punti a favore.
Lo Stage Manager degli I-Days, Rodolfo “Rudy” Di Monte, è una persona di una simpatia contagiosa che riesce con grande maestria a coordinare i vari dipartimenti, cercando di far rispettare gli orari il più possibile….
ZioGiorgio.it: ciao Rudy, parlaci dei due palchi degli I-Days.
Rudy Di Monte: abbiamo un palco piccolo all’ippodromo, piccolo per modo di dire, perché può ospitare fino a 35.000 persone, mentre l’altro stage ospita fino a 85.000 persone. Io mi occupo di tutto il festival e quindi di entrambe le location. Faccio un po’ da “trait d’union” tra tutti i dipartimenti audio, video, luci, rig, scaff. Sono omni presente tutti i giorni e cerco di far rispettare gli orari il più possibile.
All’arena La Maura abbiamo anche tutta una serie di delay, perché quando hai un pubblico di 85.000 persone devi fare in modo che la gente senta e veda anche a distanza. La maggior parte degli headliner arrivano con le loro produzioni. Qui allo SNAI San Siro arrivano con “la mezza”, nel senso con i banchi e un po’ di luci sia tetto che floor. A La Maura è capitato che sono arrivati con tutto, come per i Green Day, dove abbiamo tirato via il nostro impianto audio e il nostro led wall.
Per i Metallica abbiamo mantenuto il nostro PA, mentre Lana del Rey è arrivata con una mezza e le loro scenografie.
ZioGiorgio.it: raccontaci le tempistiche di oggi.
Rudy Di Monte: abbiamo avuto la prima serata ieri quindi oggi abbiamo fatto solo gli opening. Il setup di Tedua è abbastanza elaborato perché ci sono delle scenografie importanti, con un giorno di preallestimento, e poi tutta la giornata dell’altro ieri per le prove. Altro discorso quando ci sono produzioni che entrano ed escono lo stesso giorno, come per i Queens Of The Stone Age, che entreranno alle 6 di mattina e completeranno il setup per le 12.30.
Il load out richiede loro circa due ore e mezza/tre.
ZioGiorgio.it: quali possono essere le criticità in questa location?
Rudy Di Monte: l’unico problema qua che vedo io sono le previsioni meteo. [ride]
ZioGiorgio.it: limitazioni per i volumi?
Rudy Di Monte: per i volumi abbiamo delle limitazioni come in qualsiasi altra parte del mondo dettate un po’ dalla città ospitante. Abbiamo un 98 dB in front of house per l’headliner, che è accettabile. Dall’estero arrivano tutti con richieste super importanti ma la legge è quella e bisogna farla rispettare. Durante il giorno abbiamo delle finestre temporali denominate “PA noise window” da rispettare, tipo la mattina possiamo accendere l’impianto solo tra le 11:30 e le 12:30 e nel pomeriggio dalle 16:30 fino a fine show, alle 23.00.
ZioGiorgio.it: parlaci della logistica, visto che dovete spostare materiale da un palco all’altro?
Rudy Di Monte: una parte del materiale è già presente in ogni stage, e viene movimentato solo ciò che serve ad integrazione. Sarebbe più comodo se utilizzassimo sempre la stessa location [ride], però è tutto fattibile. Sono presenti le squadre di Mister X per audio, luci, video e Imput per quanto riguarda invece la parte monitor, microfoni e mixer in palco e front of house.
ZioGiorgio.it: prima ho fatto un giro e ho notato un dispiegamento enorme di addetti alla sicurezza…
Rudy Di Monte: sì, per quello che riguarda la sicurezza siamo blindatissimi. Comunque dipende molto dalla quantità di gente in arrivo. Diciamo che è tutto in proporzione ai biglietti venduti, ieri sera per esempio il concerto era completamente sold-out.
Jordan Babev è uno dei fondatori dello studio di lighting e show design Blearred e all’ippodromo SNAI era presente in qualità di Show Designer dello spettacolo del tour di Tedua.
ZioGiorgio.it: ciao Jordan, quando hai cominciato a preparare questo tour del 2024?
Jordan Babev: questa è la seconda parte di quello che era il tour iniziato nell’anno scorso. Abbiamo fatto un giro invernale subito dopo l’uscita del disco, con la prima parte della Divina Commedia, l’inferno, nei palazzetti. Dopodiché lo show è stato modificato per il nuovo album, Paradiso.
ZioGiorgio.it: in regia? GrandMA?
Jordan Babev: sì, da quando Blearred è stato fondato abbiamo sempre utilizzato MA, essendo lo standard che si trova anche a livello internazionale in tutti i festival. E’ una macchina che ti fa stare tranquillo e dall’anno scorso stiamo utilizzando MA3, la nuova release.
ZioGiorgio.it: parlami della scelta delle fixture.
Jordan Babev: a Milano ci siamo occupati della supervisione della scenografia e dei contenuti, con un disegno luci standard realizzato da noi e che incontra più o meno le esigenze di tutte le produzioni. Si tratta di un disegno molto versatile, composto principalmente da spot, wash e luci stroboscopiche di ultima generazione.
Sul tetto abbiamo i wash della Claypaky, abbiamo Ayrton Rivale e i Sunblast come wash/strobo. Mentre per quello che riguarda la produzione di Tedua abbiamo utilizzato i nuovi JDC2 di GLP a terra e sui lati.
ZioGiorgio.it: ho notato un importante dispiegamento di LED Wall. Quanto influenza il design?
Jordan Babev: la creazione di questo spettacolo non parte dalla presenza del LED Wall o della presenza delle luci, ma semmai più da un incontro creativo che è avvenuto subito dopo la fine del tour precedente, nel quale io, Mario [Tedua, ndr] e la nostra scenografa Eleonora Peronetti, abbiamo definito il nuovo show. Generalmente parlando, si tratta di uno spettacolo quasi teatrale trasportato nel mondo della musica live. Per cui abbiamo cercato di inserire elementi che fossero fortemente scenografici.
Quindi non è uno show che si basa sulla tecnologia per colpire, ma piuttosto sulla creazione di scenografie custom. Nella parte dell’inferno abbiamo ricreato la porta di Rodin. Siamo partiti dallo spunto della porta di Rodin e abbiamo sviluppato quella fatta totalmente custom in scenografia pittorica e materica.
Poi quel tipo di allestimento si è evoluto con il Paradiso in questo show, inserendo elementi scenografici dinamici. Anche qui, l’ispirazione arriva dalle scale di Escher, da tipologie di arte figurativa differenti rispetto a quella di un concerto rock. Una volta individuati gli elementi più importanti a livello scenografico, abbiamo iniziato ad inserirli in un ambiente tridimensionale per vedere come integrarli con elementi di scenografia digitale, per cui luce e video.
È stata una bella sfida, soprattutto perché è un spettacolo molto ingombrante a livello scenografico. Gli oggetti che poi vedrai stasera sul palco sono piuttosto grossi ed essendo in un festival dove si succedono diverse band, diversi artisti, i cambi palco sono complessi e devono essere rapidi. In questo caso abbiamo 45 minuti di tempo per postare sul palco tutti gli elementi scenografici. E’ stata fondamentale non solo la creazione ma anche l’ottimizzazione delle scenografie.
Luca Casadei, Lighting Head Mister X, è stato il nostro “cicerone” qui all’ippodromo SNAI e lo ringraziamo particolarmente per la grande disponibilità e competenza nell’organizzare le nostre interviste.
ZioGiorgio.it: ciao Luca, cominciamo naturalmente dalle luci…
Luca Casadei: il lighting design è di Blearred, che si è occupata di tutta la parte creativa. Tutto il materiale che vedi sul palco è proprietà di Mister X. C’è un disegno base del festival, il tetto delle luci, dove ci sono le K20 di Claypaky, Ayrton Rivale, Sunblast come strobo e accecatori tradizionali. Utilizziamo una console luci MA3, mentre i trasporti sono gestiti da switch e nodi Luminex. Infine sono presenti quattro followspot tradizionali, più due RoboSpot.
Le luci a terra sono tendenzialmente gli special della produzione entrante, anche se oggi è casualmente tutta roba nostra, essendo Tedua una produzione di Mister X. Davanti al LED Wall trovi le JVC2 di GLP, che usiamo per la prima volta. Inoltre stiamo utilizzando il sistema Revolution Truss di Litec che consente di inserire i fari all’interno della truss, così da poterli spostare con facilità da qui all’altro palco dell’ippodromo.
La squadra è abbastanza variegata perché abbiamo diversi turni di lavoro e c’è una persona dedicata alle comunicazioni Green-Go per gestire tutte le esigenze.
Il lighting designer di questo evento e di molti altri appuntamenti iDays sono i ragazzi di Blearred, Jordan Babev, Davide Pedrotti e Ivan Russo. Sono i nostri interlocutori che realizzano i progetti e fanno da tramite tra noi e le produzioni.
ZioGiorgio.it: altre particolarità?
Luca Casadei: per quello che riguarda le luci c’è tanto materiale, insomma, un bel carico. Il materiale come motori, acciaio, truss è sempre Mister X, con i progetti gestiti da Matteo Chichiarelli e dal head rigger Tommaso D’Avolio. Comunque la vera particolarità è che siamo molto affiatati e andiamo d’accordo!
Essendo lo show del tour “Il Paradiso – Atto Finale” fortemente caratterizzato dai content video di grande impatto abbiamo chiesto al responsabile dipartimento video per Mister X, Jonathan Bonvini, alcune delucidazioni sull’imponente regia video.
ZioGiorgio.it: ciao Jonathan, parlami un po’ di questa data di Tedua allo SNAI.
Jonathan Bonvini: quello che vedi sul palco è il setup residente del festival, mentre per Tedua è stato montato un floor dedicato composto dalle pedane coperte sui due lati dei led wall, che vengono spostate durante il concerto. Abbiamo uno screen upstage 14×8, due iMAG screen laterali e un display 6×7,5.
Il LEDWall main e i due laterali sono Absen Polaris versione 2 dotati di protezione IP65, e lo posso confermare perché hanno preso secchiate d’acqua e continuano a comportarsi molto bene.
ZioGiorgio.it: le telecamere che ho visto fuori?
Jonathan Bonvini: lavoriamo con il sistema Blackmagic, una camera in FOH con ottica lunga e una nel pit che spostiamo in base alla produzione. Poi abbiamo una radiocam che si muove tra il pubblico e il palco, a discrezione della produzione. Ci sono poi varie microcam e una beautycam in sala per il totale, anche per avere sempre un overview di quello che succede.
ZioGiorgio.it: come viene gestito il sistema video?
Jonathan Bonvini: tutto il sistema, contenuti e telecamere, viene gestito da un media server Arena il quale acquisisce tutto e rimanda negli schermi laterali. Mentre per quanto riguarda il main artist lavoriamo con un sistema Barco S3 che ci permette di gestire più ingressi e di decidere come distribuire il segnale sui diversi monitor. Lo schermo delay voluto dagli I-Days e posizionato dietro la regia è curvo così da per poter coprire la torre delay e avere su tre facciate diverse sia program che contenuti video.
ZioGiorgio.it: come sono organizzati i cablaggi e la regia?
Jonathan Bonvini: va tutto in fibra, sia i LEDWall che lo schermo il front of house, le camere e i delay. L’unica particolarità è che stiamo usando questi nuovi sistemi NovaStar MX40 che sono dei mixer grafici con una gestione dei colori particolare, molto più accurata. Abbiamo cominciato a testarli appena arrivati l’anno scorso in Italia, e si sono comportati bene. Si tratta di un prodotto abbastanza nuovo e ancora un po’ da migliorare, ma al momento ci ha dato grandi soddisfazioni e continueremo ad usarlo.
ZioGiorgio.it: segui anche il tour di Tedua?
Jonathan Bonvini: si, ma per quanto riguarda il video proseguiremo con la mezza produzione data da un piccolo LEDWall a terra e tutta la postazione media server. A Milano giochiamo in casa, con la produzione del tour che di fatto è la produzione residente del festival.
ZioGiorgio.it: un commento sulla location?
Jonathan Bonvini: la location è bellissima, un po’ polverosa. Pioggia, caldo e polvere creano comunque una bella situazione per testare i nostri prodotti in condizioni difficili, e devo dirti che per ora continuano a funzionare.
Guido Block
© 2001 – 2024 NRG30 srl. All rights reserved