Appena rientrato dalla prima parte del tour mondiale di Alanis Morissette, abbiamo intervistato Hugo Tempesta, amico di vecchia data e fonico fidato di molti artisti italiani e non solo, per catturare “a caldo” le sensazioni di questa sua fantastica esperienza!
ZioGiorgio: bentrovato Hugo, raccontaci come è nata questa collaborazione, come ti sei avvicinato a questo artista?
Hugo Tempesta: la collaborazione è nata perché anni fa ho lavorato con Victor Indrizzo in Italia su dei tour di Elisa e da subito è nato un bel feeling al punto che già diversi anni fa, in qualità di co-produttore musicale di Alanis Morissette, ha provato a coinvolgermi ma per un motivo o un altro non c’è mai stata l’occasione ideale vedendomi costretto a rimandare sempre l’appuntamento. Quest’anno, quando mi ha contattato, ero ibero ed ho accettato volentieri nonostante i tempi fossero molto stretti e non si sapeva se sarebbero riusciti a preparare in tempo i visti necessari.
ZioGiorgio: come è stato impostato tutto il lavoro delle prove e della preproduzione del tour dal punto di vista musicale…
Hugo Tempesta: il lavoro di preproduzione musicale è stato fatto in maniera davvero professionale da parte della produzione che da subito ha stabilito un confronto continuo sotto tutti i punti di vista (audio, video, luci e tutto ciò che concerne lo show). Per una maggiore sicurezza di entrambi, sono partito dalle richieste tecniche del fonico precedente, senza apportare troppe modifiche. Poi siamo passati alle prove musicali che si sono svolte in un bellissimo studio di Los Angeles per 18 giorni durante i quali abbiamo analizzato le sonorità di ogni brano cercando di ottenere il miglior risultato possibile.
ZioGiorgio: ti è stato chiesto qualche cosa di particolare a livello di mix, sonorità e soprattutto chi è stato il tuo interlocutore principale?
Hugo Tempesta: a livello di mix non mi hanno mai chiesto niente di particolare, anzi mi hanno lasciato la libertà di esprimermi al meglio. Anche Alanis mi ha dato carta bianca, forte dei feedback positivi ricevuti nei miei confronti! I miei interlocutori principali sono sempre stati Victor e il resto della band. Essendo un tour completamente senza sequenze, abbiamo curato il suono dalla sorgente cercando di creare anche un feeling dinamico tra un brano e l’altro della scaletta.
ZioGiorgio: parliamo di tecnica, che set up hai scelto? Puoi descriverci la regia e la scelta dei microfoni?
Hugo Tempesta: come setup ho richiesto quello che di solito utilizzo in Italia, sia perché ho chiuso il capitolo della ricerca di nuove soluzioni, sia per poter affrontare questa nuova avventura rimanendo nella mia confort zone! Ho utilizzato un Avid S6L con qualche outboard NEVE per la somma dei Bus, ma soprattutto ho richiesto il controllo completo della fase di uscita sul PA che per me è fondamentale per avere la certezza del risultato.
Per quanto riguarda i microfoni abbiamo utilizzato un setup standard con doppia microfonazione sui cabinet delle chitarre (Ribbon e Royer come condensatore e 57 come dinamico). Sulla batteria ho avuto la possibilità di provare i Lauten Audio (in particolare Tom mic e Snare mic) che sono davvero pazzeschi!
Nonostante non mi faccia impazzire, non ho voluto cambiare le abitudini di Alanis per la sua voce mantenendo il suo microfono standard che è il Telefunken M80.
ZioGiorgio: veniamo alle domande che sicuramente susciteranno più curiosità. Differenze nel lavorare in un tour mondiale di questo tipo rispetto ad altri tour con i quali lavori di solito?
Hugo Tempesta: la prima differenza che colpisce è che parliamo di un tour vero e proprio! Purtroppo in Italia, a causa della velocità dei progetti artistici, chiamiamo tour qualsiasi evento che abbia più di una data, nonostante siano produzioni piccole e di breve durata (spesso più brevi dei giorni di prova a disposizione). In questo tour invece abbiamo provato 18 giorni per poi lavorare quasi 4 mesi no-stop. Organizzare un tour mondiale come questo richiede un’enorme sforzo organizzativo da parte della produzione: parliamo di 53 date con una media di 35.000 paganti a show e con dei prezzi di biglietti davvero alti. Un’altra differenza che ho notato, infatti, è che la musica in America fa muovere in proporzione veramente un sacco di soldi rispetto a noi.
ZioGiorgio: senza entrare nello specifico, ci sono differenze interessanti per quel che riguarda le condizioni di lavoro ed il trattamento economico rispetto all’Italia?
Hugo Tempesta: i trattamenti economici sono completamente diversi da quelli ai quali siamo abituati in Italia perché includono un periodo di lavoro, quasi in esclusiva, che viene pagato a prescindere dalla quantità di show in calendario. Tornando al discorso di prima, il pubblico americano è molto diverso da quello italiano: è disposto a pagare molti più soldi per passare una bella serata e vedere uno show, e questo muove una maggiore liquidità e una maggiore disponibilità economica da parte delle produzioni. Inoltre, in questo caso si tratta di un pubblico adulto che ha esperienza e che interagisce molto con chi è parte dello spettacolo e che spesso, se ci sono problemi, se ne accorge e te lo fanno sapere.
ZioGiorgio: come hai gestito lo stress e le energie in un lavoro così impegnativo che, lo ricordiamo, comprende anche lunghe trasferte, voli aerei, hotel, taxi, van etc.
Hugo Tempesta: parlando di un tour mondiale che al momento si è sviluppato solo negli USA e in Canada, ma che poi si sposterà in Australia e in Europa, sapete meglio di me che le distanze sono diverse rispetto ad un tour italiano, soprattutto se consideriamo che il calendario era organizzato alternando due show a un off. Abbiamo viaggiato spesso in aereo e in sleeper per poter raggiungere in tempi utili le varie destinazioni. La gestione dello stress e delle energie è condivisibile con tutti gli altri anche se la mentalità americana è un po’ più meccanica rispetto alla nostra, che al contrario ha bisogno di un po’ più di svago.
Anche in questo, un grande ruolo lo svolge la produzione che ti mette in condizione di non aver nessun tipo di difficoltà durante il tour. La produzione di un tour mondiale estero è composta veramente da tantissime perone e questo è dovuto in primis al fatto che i budget lo permettono e poi perché oltre all’organizzazione dei setup tecnici standard, devono gestire tutta una serie di esigenze dell’artista che spesso sono esose e complesse.
ZioGiorgio: quali sono stati i rapporti con artista, produzione e rental e quali sono le differenze con gli artisti italiani?
Hugo Tempesta: il rapporto con l’artista è stranamente diretto e in prima persona! Nel mio caso l’artista si è fatta conoscere da subito e si è sempre interfacciata in prima persona con me per qualsiasi cosa. C’è sempre la volontà di portare il professionista (dal fonico al musicista) alla massima espressione artistica ma, di contro, viene richiesta la massima professionalità. Ho assistito personalmente al licenziamento in tronco di 5 persone della produzione che avevano sbagliato qualcosa.
Anche con i rental il rapporto è molto diretto e in questo mi sono ritrovato molto con la mentalità italiana.
A conclusione di questa intervista mi sento di aggiungere che tanti dei professionisti italiani (sia tecnici che persone di produzione) in un contesto come quello che ho vissuto io farebbero davvero la differenza. La mentalità americana è super organizzata e standardizzata ma non hanno la capacità di risolvere i problemi che abbiamo noi. Sono convinto che gli italiani, se avessero la possibilità di lavorare in un mercato diverso, sarebbero veramente i numeri 1.
Nicola Trapassi
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