Sono passati molti anni, per la precisione ben 14, dall’ultima volta che abbiamo assistito ad uno spettacolo di Cristiano De André. Siamo tornati volentieri alla data della Versiliana per parlare con tutta la crew tecnica, in parte sempre quella fidata del 2010 e, perché no, per godere della musica immortale di Fabrizio De André.
Sul palco però – e con grande coraggio e professionalità – c’è il figlio Cristiano che interpreta le canzoni del padre in maniera vissuta e molto credibile, essendo peraltro lui stesso ottimo polistrumentista e compositore.
La musica di De André per il pubblico è quasi “religione” e moti degli spettatori ne conoscono probabilmente ogni nota ed ogni sfumatura, ragion per cui arrangiamenti e suono devono essere curati nei minimi dettagli.
Lo show infatti suonava semplicemente come doveva suonare: con una grande intelligibilità della voce e degli strumenti, il giusto calore ed un grande rispetto dei suoni di base, un ottimo risultato che va ovviamente condiviso anche con l’eccellente band che affianca Cristiano che, è bene ribadirlo ancora una volta, è un musicista molto talentuso.
In un contesto del genere – il festival della Versiliana – e con una mezza produzione al seguito, lo show luminoso non può certo fare cose mirabolanti, peraltro non necessarie e non ricercate in uno spettacolo che, più di molte altre volte, mette veramente la musica e la poesia dei De André (Fabrizio e Cristiano) al centro di tutto.
Cominciamo la nostra chiacchierata con Francesco Bruni, Direttore di Produzione.
ZioGiorgio: parliamo di una mezza produzione, quanti siete a livello di personale e come gestite lo show?
Francesco Bruni: siamo una produzione composta da una decina di persone compreso l’artista e il suo personal, tra cui due backliner, un fonico di sala, un fonico di palco, un datore luci con un elettricista e 4 musicisti. Lo show prevede la caduta di un fondale kabuki che scopre delle scalette di luci e per questo motivo in ogni venue facciamo la richiesta di un appendimento.
Viaggiamo con un bilico per fortuna non a tappo che siamo riusciti ad organizzare per permetterci di scaricare e ricaricare in maniera molto veloce.
ZioGiorgio: che timing avete?
Francesco Bruni: Solitamente entriamo la mattina verso le 11 per arrivare al fare il soundcheck verso le 18! Lo show ha una durata di 2 ore e mezza e l’orario di inizio è dettato dalle venue. Da fine show a chiusura del bilico di solito passano un paio di ore.
ZioGiorgio: immagino che la criticità maggiore sia il kabuki!
Francesco Bruni: esatto! Non è proprio una criticità ma è un punto focale del montaggio al quale dobbiamo dedicare tempo e attenzione

F. Bruni – Produzione
ZioGiorgio: avendo avuto a che fare con diversi service locali, quale ti sembra sia la situazione attuale dei service in Italia?
Francesco Bruni: più che sui service, posso dirti come ho trovato i tecnici che incontrato in giro! Nonostante siano stati tutti fantastici e super professionali, mi sono reso conto che c’è molta stanchezza! Gli eventi questa estate sono stati tantissimi e il caldo non ha per niente aiutato!
ZioGiorgio: secondo il tuo parere, quale sono le voci di spesa che ad oggi incidono di più in un tour?
Francesco Bruni: credo che la scenografia in generale sia la cosa che porta via più tempo e denaro sia che venga progettata utilizzando del ledwall o delle luci!
Continuiamo le interviste con i due fonici, Giancarlo Pierozzi in sala e Daniele Piazza sul palco.
E’ stato interessante notare con Giancarlo (che era successo qualche settimana prima con Foffo Bianchi per ELST) usi un approccio molto semplice e “basico” nel lavorare i suoni e il balance, salvo poi ottenere un risultato molto convincente. La riflessione è quindi sempre la stessa e la lascio alle vostre coscienze da fonici…
ZioGiorgio: che setup state utilizzando?
Giancarlo Pierozzi: il setup che stiamo utilizzando in parte è dettato dal fatto che stiamo viaggiando in mezza produzione perciò doveva adattarsi alle diverse location che andiamo a fare. Abbiamo 2 banchi DLive di Allen&Heath, un 5000 sul palco e un 3500 in FOH. Non abbiamo outboard e lavoro completamente “in the box”.
ZioGiorgio: invece per quanto riguarda i microfoni?
Giancarlo Pierozzi: una scelta abbastanza standard. Le uniche cose degne di nota sono il kit della Earthworks sulla batteria insieme ad un subkick della Avantone e a 3 microfoni Rode nt1 per OH e Ride. Sui bonghetti abbiamo montato un Audio D2 mentre per la voce principale utilizziamo il Sennheiser e935.

Giancarlo Pierozzi e Daniele Piazza
ZioGiorgio: lavorare in mezza produzione significa, nel bene o nel male, adattarsi agli impianti che trovate sul posto, come ti stai trovando?
Giancarlo Pierozzi: partiamo dal presupposto che comunque mandiamo sempre le nostre richieste tecniche ai Service che troviamo in Venue con i quali ci confrontiamo sul materiale qualche giorno prima. Infatti, fino ad ora, ci siamo sempre trovati abbastanza bene cercando di ottenendo il massimo da ogni impianto.
ZioGiorgio: spostiamoci un attimo sul palco, quali sono le esigenze di questo artista?
Daniele Piazza: partiamo dal presupposto che in questo tour, per la prima volta, Cristiano sta usando gli IEM e devo dire che si sta trovando molto bene. Questo aspetto, già di per se, mi toglie tutte le grane dettate dai possibili rientri permettendomi di concentrarmi sul suo mix che deve essere completo di tutti i suoni e di tutti gli strumenti suonati sul palco. Sul palco abbiamo solo due wedge monitor per Luciano Luisi (tastiere), mentre il resto della band lavora in IEM. Il batterista utilizza un mixerino al quale mando 6 canali di cui due stem stereo più click e count.
ZioGiorgio: in questa nuova era totally IEM, come riesci a ricreare in cuffia la spazialità audio di un palco live?
Daniele Piazza: Io lavoro molto con reverberi e ambienti che mi permettono di ricreare la spazialità desiderata mentre i microfoni ambiente li apro solo a fine brano per permettergli di interagire con il pubblico e non sentirsi troppo isolato.
ZioGiorgio: a livello di arrangiamenti e di passaggi obbligati, come gestisci il mix?
Giancarlo Pierozzi: la prerogativa di Cristiano è che nel mix si percepiscano tutti i suoni e tutti i colori del brano mantenendo sempre l’intelligibilità della voce.
Gli arrangiamenti dei brani sono stati studiati in ogni dettaglio creando un collegamento continuo tra un suono e l’altro o tra un passaggio e l’altro.
ZioGiorgio: quanto è intervenuto Cristiano sul mix di FOH?
Giancarlo Pierozzi: sia Cristiano che Luciano Luisi, in qualità di direttore artistico e arrangiatore di alcuni brani, si sono interfacciati molto con me e insieme abbiamo lavorato per trovare il mix migliore e per risolvere le diverse criticità.
ZioGiorgio: parlando di criticità, quali sono quelle più importanti che hai trovato?
Giancarlo Pierozzi: la criticità più grande è quella che mi porto dietro da tutta una vita perché, mixando senza utilizzare EQ o quasi, vivo nella perenne ricerca del suono perfetto. Questa cosa mi perseguita da quando lavoravo con il padre e ormai è diventata un po’ il mio marchio di fabbrica. Apprezzo molto il coraggio e lo spirito di Cristiano ad interpretare i colossi del padre senza temere il confronto e, da parte mia, voglio dare il mio contributo ad esaltare ogni colore ed ogni nota.
ZioGiorgio: e invece sul palco? Quale sono le criticità?
Daniele Piazza: non ci sono criticità vere e proprie se non quelle dettate dall’essere il fonico di palco che deve gestire diversi mix senza sentirne realmente nemmeno uno e far tornare ogni sera gli equilibri di persone diverse che suonano con emozioni e stati d’animo diversi.
Per quanto riguarda gli aspetti visual, il lighting design è stato curato da Giorgio Josh Geromin, coadiuvato al banco da Gianni Porcaro.
ZioGiorgio.it: siete due, tanto per cominciare uno non bastava.
Giorgio Josh Geromin: io ho seguito l’opening, farò una o due date e poi lascio tutto in mano al buon Gianni Porcaro.
ZioGiorgio.it: partiamo così col botto. Cosa pensate della mezza produzione?
Giorgio Josh Geromin: diciamo che le mezze produzioni si stanno iniziando un po’ ad assotiliare come differenze. Sarebbe interessante riuscire a proporre delle mezze produzioni molto diverse. Però si torna sempre sui soliti problemi che bisogna far quadrare conti e trasporti, che sono la stessa cosa fondamentalmente.

Giorgio Josh Geromin e Gianni Porcaro
ZioGiorgio.it: però c’è sempre un po’ di integrazione.
Giorgio Josh Geromin: il lato positivo della mezza produzione è che comunque lo show varia sempre grazie al il cambio dei fari, il cambio delle posizioni, e comunque alla fine non vedi mai lo stesso show. Per chi fa la luci diventa un po’ più stimolante.
ZioGiorgio.it: cosa vi portate?
Gianni Porcaro: portiamo una ventina di spot un po’ datati: dei Robin 600 E. Poi abbiamo una fixture molto bella, nuova, l’Aura Pixel di Martin, con una serie di caratteristiche molto originali. Infine 8 Robe Tetra2 e delle SunBlast della Prolights che sono arrivate in sostituzione delle GLP JDC1. La SunBlast risulta un po’ più strobo, un un po’ “violenta” e qui abbiamo dovuto limitarla. In alcuni casi la usiamo al 7% perché ovviamente risulta sovradimensionata rispetto a quello che si sta ascoltando.
Giorgio Josh Geromin: aggiungo che le luci in questo caso vanno molto al servizio di ciò che lui sta suonando, quindi non deve esserci questa tendenza a nascondere lui e le sue canzoni, perché comunque stiamo facendo un cantautore ed è giusto dare risalto alla canzone, alla forma della canzone, e non alla forma luce.
ZioGiorgio.it: cosa invece deve essere imprescindibile e non deve assolutamente mancare?
Gianni Porcaro: chiediamo sul posto i classici 18-20 wash come controluce ed effettistica, e almeno otto wash o spot frontali con i quali illuminiamo i musicisti. Fortunatamente Cristiano è molto statico e balla su due posizioni. Dico fortunatamente perchè l’alternativa del followspot è una tortura per chi fa le luci, visto che molte volte si trovano persone che non hanno mai fatto questo lavoro e non sempre trovi segui adeguati alla location.
ZioGiorgio.it: invece lato regia?
Gianni Porcaro: abbiamo una MA3 che finalmente possiamo usare senza timori, con la quale gestiamo 24 canzoni, con una media di 15, 20 cue per brano. Non usiamo time code visto che in questo caso a livello di illuminazione si tende ad accompagnare il musicista, e non a fare uno show illuminotecnico. Di conseguenza operare in modo manuale rende il tutto più gestibile e piacevole. Poi, essendo presenti una serie di parti con arrangiamenti e suoni particolari, si è cercato di dare un minimo di senso a quei momenti.
Inoltre, abbiamo un cat5, che va eventualmente in un nostro nodo Luminex, in grado di gestire vari tipi di protocollo sulle varie uscite. Altre volte invece mi collego direttamente al segnale residente a seconda della situazione.
ZioGiorgio.it: vi è stato chiesto qualcosa per dare una dimensione allo show, qualche indicazione?
Giorgio Josh Geromin: c’è stata una prima stesura del disegno, lievemente più teatrale, perché così avevo inteso il suo live. Poi, dialogando con Cristiano, si riveriva molte volte ad elementi di world music, con references sempre molto alte e quindi una dimensione un po’ più impattante, più live. Consideriamo che l’artista arriva da un’esperienza molto lunga, col papà, con Pepi Morgia e tutta una serie di personaggi di livello. La cosa positiva è che si riesce ad instaurare un dialogo, verso un risultato soddisfacente per tutti.
ZioGiorgio.it: tornando alla questione tecnica, quali sono le tempistiche per adattare lo show ad ogni data?
Gianni Porcaro: esagerando l’adattamento dura circa mezz’ora. Il punto è fare le posizioni appena fa buio e aggiustare i preset. Conta un oretta circa. Visto che in estate fa buio molto tardi, capita spesso di fare degli aggiustamenti soprattutto di posizione durante la prima canzone. Poi magari per i frontali durante il giorno ti fai aiutare da un collega.
ZioGiorgio.it: altre particolarità?
Gianni Porcaro: la presenza del kabuki per i primi otto brani rappresenta un aspetto fondamentale dello spettacolo perchè è proprio dopo la sua caduta che lo show si apre in tutta la sua potenzialità tecnica.
Aldo Chiappini
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