Diodato nei Teatri: produzione e audio

Diodato nei Teatri è un tour prodotto da Magellano Concerti che ha registrato ovunque il tutto esaurito, con protagonista un cantautore che, sin dalla vittoria del Festival di Sanremo nel 2020 con il noto brano “Fai Rumore”, risulta essere tra gli artisti più premiati di sempre nel panorama musicale italiano.
A Civitanova e Bologna abbiamo assistito ad uno show puro, di grande effetto e soprattutto suonato. Una condizione quasi in controtendenza di questi tempi e che regala al pubblico quella particolare emozione data da una voce impeccabile accompagnata da vere vibrazioni che escono da veri strumenti, senza l’ausilio di riempimenti digitali, basi pre-registrate e altro.

Foto: Carol Alabrese

Dal punto di vista dell’ascolto si notava un lavoro fatto da un team di professionisti affiatati, con una fornitura di ottimo livello da parte della rental company Sonique s.r.l e un’amplificazione più focalizzata sull’omogeneità che sulla “botta” e un mix equilibrato in grado di dare in ogni momento il giusto risalto ad ogni strumento. Insomma un’esperienza di ascolto davvero piacevole che si incastrava alla perfezione con l’esperienza visiva. Complice anche un backline pensato per essere semplice ma efficace, con pochi interventi e tutti al buio, proprio per non spezzare questa particolare armonia.

In questo primo articolo vi raccontiamo gli aspetti di produzione con Arturo Magnanensi, per passare poi al fonico di palco Lorenzo Caperchi coadiuvato dal PA Man Marco Rimondo, concludendo poi sul palco con il fonico Daniele Falletta e i backliner Andrea “Perez” Peretti e Giuseppe Scrima.

Buona Lettura!

ZioGiorgio.it: allora Arturo aspetti di produzione quindi come funziona il tour a livello logistico orari, squadre?

Arturo Magnanensi: giriamo con produzione completa, quindi con un bilico a seguito con quello che ci occorre. Richiediamo su piazza solo truss per motivi di spazio nel bilico. La squadra è composta da 2 fonici, palco e sala, due Backliners e un PA Man. Per le luci invece abbiamo Lighting Designer e due elettricisti. Poi ci siamo io e Jack nei rispettivi ruoli di direttore di produzione e tour manager. La band è composta da sei elementi più Antonio. Infine viaggiano sempre con noi Gianni – driver della band, oltre a Claudio Ongaro e Alessandro May, management di Antonio.

ZioGiorgio.it: come funziona la giornata tipo?

Arturo Magnanensi: dipende molto dal teatro. Nello specifico in condizioni ideali cominciamo alle 9:30, orario in cui entro io da solo con 10 Facchini. Preparo il materiale per gli elettricisti e per il PA Man che sono i primi ad entrare e a seguire tutti gli altri tecnici. Facciamo una pausa pranzo a turni e quindi la squadra audio prima pranza e poi entra a lavorare e la squadra luci va in pausa pranzo in modo da consegnargli il palco praticamente pronto così non hanno truss a metà altezza e non ci incastriamo nei lavori. Poi in teatri un pochino più complicati dove carico e scarico sono più complessi può variare anche di molto l’orario di load-in. Il sound check si fa solitamente alle 17.30 con presente anche Antonio. Poi c’è ovviamente l’apertura porte al pubblico e alle 21 circa inizia lo show che dura un’ora e 45 minuti.

Quindi poco prima delle 11 inizia il load out con bauli chiusi in poco più di un’ora. Anche il carico può variare in base al teatro con due ore, due ore e mezza anche tre ore in certi casi estremi. Visti i molti back to back, quando i bauli sono chiusi faccio andare la squadra e rimango io con Gerry, l’autista del bilico, per fare il load out.

Foto: Carol Alabrese

ZioGiorgio.it: è una delle poche produzioni complete che girano in un periodo totalmente di mezza. Come mai questa scelta?

Arturo Magnanensi: dipende molto dalle venue, nel senso che nel momento in cui si decide di portare un concerto di questo tipo nei teatri con delle esigenze artistiche importanti e un disegno luci e una scenografia importanti, non si può affidare nulla al caso. Ovviamente andando a cercare del materiale su piazza, e visto che lo show è molto peculiare, ha bisogno di una produzione completa a prescindere.

ZioGiorgio.it: andiamo un po’ a quelle che sono i cambiamenti degli ultimi anni, come ad esempio le spese di trasporti, vitto e l’alloggio che rappresentano oggi un capitolato si spesa importante.

Arturo Magnanensi: questo è un tema grosso. Ho visto un’impennata importante soprattutto negli ultimi nove mesi, per quanto riguarda gli alloggi. Stiamo andando nella direzione dove muovere una produzione come questa da una ventina di persone comporta dei costi di vitto, alloggio, logistica e trasporti che se continua così sfioreranno il 50% del budget. Sempre meno artisti riescono poi mettere in moto un tour che sia sano economicamente, e che possa far lavorare con le giuste condizioni tutti i professionisti coinvolti.

Foto: Carol Alabrese

ZioGiorgio.it: come sta andando in generale il tour?

Arturo Magnanensi: questa è la data numero 8 di 21, quindi siamo più o meno ad un terzo del tour. I feedback sono ottimi a partire dall’artista super contento e il pubblico entusiasta. Diciamo che questo show porta delle novità nel teatro italiano perché c’è un utilizzo di certi tipi di fari che non erano mai stati usati prima in questo contesto, c’è una scenografia particolare, perché siamo ai limiti dell’installazione artistica, cosa che comporta delle difficoltà di trasporto di montaggio non indifferenti, ma al contempo molto bella e funziona molto bene. Quello che sto leggendo in giro è entusiasmo, un aspetto che ti dà la anche la carica per andare avanti nel tour. Sonique s.r.l, il service che segue la produzione, si è dimostrato estremamente disponibile e ci stiamo trovando davvero bene.

La crew impegnata in tour

Dalla regia FoH, Lorenzo Caperchi ci racconta il mix e la sua esperienza con Yamaha PM3, oltre alla scelta delle tecnologie di ripresa con Shure, Sennheiser e Austrian Audio e i trasporti.

ZioGiorgio.it: bentrovato Lorenzo, cominciamo con una panoramica dello show

Lorenzo Caperchi: cominciamo col dire che si tratta di uno show veramente suonato, un concerto differente rispetto ai molti live improntati appunto sulle sequenze e sull’autotune. Antonio è molto molto bravo e soprattutto è un cantante incredibile. Ci sono solamente due cosine su un paio di brani, con delle percussioni particolari fatte in studio. Mixare questo evento è divertente e dinamico con alcuni momenti chitarra e voce alternati alle esplosioni quando entra la band. Lavoriamo insieme da 7-8 anni, c’è un gran feeling e si fida molto.

ZioGiorgio.it: quali sono state le scelte a livello di microfonazione?

Lorenzo Caperchi: la microfonazione è stata decisa in collaborazione con il fonico di palco Daniele Falletta. In questo giro il palco è praticamente muto, non c’è l’ampli del basso, c’è solamente la batteria microfonata, l’amplificatore del violino e un amplificatore per chitarra. Abbiamo aggiunto dei nastri sull’ampli del violino con uno Shure SM57 così come per il rullante. Diodato utilizza invece uno Shure KSM9, un microfono veramente performante vista la tanta dinamica e alle tante emissioni che esprime. Ne abbiamo provati altri anche più belli, ma ci davano problemi proprio sulla capsula nel momento in cui Antonio “apre e slega”.
Di particolare abbiamo poi un Wurst sulla batteria tra cassa e rullo, brutto perché è uno di quei microfoni da speaker della BBC che però ci da esattamente quel crunch che cercavamo. Molto belli, sono anche gli Austrian Audio sugli over, che non avevo mai usato e devo dire che rispetto ai moderni AKG 414 danno molto, sono più musicali e mi danno quella pasta che a me piace molto.
Ci tengo a precisare che la Rental Company Sonique s.r.l. nelle persone di Diego De Ferrari e Federico Navazio è stata da subito disponibile nell’assecondare le nostre richieste, e lo show di qualità realizzato con materiale di livello ne è la dimostrazione.

ZioGiorgio.it: passiamo al FoH. Vedo un PM3

Lorenzo Caperchi: esatto, la scelta è stata Yamaha con un PM3 in sala e PM5 sul palco. Una scelta in regia data dall’ingombro, visto che nei teatri spesso e volentieri è un problema trovare posto in sala senza finire in piccionaia o in quelle regia chiuse impossibili da usare. La scelta dopo aver sentito i pre che, devo dire, sono decisamente un’altra cosa rispetto alle serie precedenti: sono molto sorprendenti e permettono di lavorare in maniera completamente diversa, mi hanno stupito. Premesso che sono un grande fan di altri di altri brand, ma anche in questo caso, potendo integrare Waves su Madi e fare quello che volevo fare, sono rimasto piacevolmente sorpreso perché il lavoro che hanno fatto sul pre con le RPio è decisamente incredibile. E’ molto più musicale, è diventato tridimensionale mentre sulla serie CL la cosa che a me mancava era il fatto che mancasse un po’ di profondità.
Sfrutto in totale circa 62 canali vista la presenza di tanti strumentini.

ZioGiorgio.it: outboard o plugin?

Lorenzo Caperchi: a livello di plugin uso tantissimo quello che è integrato. Quindi la maggior parte dei reverberi sono quelli interni, visto che hanno aggiunto sia Bricasti, devo dire molto bello soprattutto sulle batterie e anche l’Eventide SP2016, davvero ben fatto. Ho preferito invece tenermi alcune cosine esterne come il PCM 92 utile perchè mi consente di costruire delle code molto lunghe anche di 6 – 7 secondi, senza perdere nulla e mi permette di avere sempre delle code molto naturali.

ZioGiorgio.it: come avete organizzato i trasporti?

Lorenzo Caperchi: sul palco andiamo nella RPio in fibra dal DSP-RX del PM5, mentre per la sala sfruttiamo DANTE tramite il PORT-to-PORT, un’utilissima funzionalità aggiunta da Yamaha che rende i percorsi segnale sala/palco , potenzialmente in grado di far comodo a tante situazioni

ZioGiorgio.it: hai avuto modo di confrontarti con Yamaha durante il tour?

Lorenzo Caperchi: Yamaha è stata veramente disponibile e capace di soddisfare le nostre richieste, e ci tengo semplicemente a citare e a ringraziare Roberto Rinaldi di Yamaha Italia, una brava persona ma anche un professionista che capisce che non sempre una richiesta è un capriccio, ma rappresenta semplicemente il desiderio di sfruttare tutto al meglio.

Passiamo al PA targato JBL con finali Powersoft e settato da Marco Rimondo tramite Armonia.

ZioGiorgio.it: cominciamo con la presentazione del PA…

Marco Rimondo: abbiamo un PA a seguito, il 4886 della JBL per Main, PA e front, e S28 Sub. Unica eccezione per Roma e Milano dove abbiamo utilizzato l’impianto residente.
La configurazione dei sub è spesso obbligata ai lati del palco perché gli spazi sono quelli e preferisco non utilizzare il golfo mistico vuoto per evitare risuoni. Devo dire che senza monitor e senza side, questa configurazione da una particolare sensazione sul palco, molto gradita dai musicisti.

ZioGiorgio.it: si tratta di un sistema modulare che cambiate in base alla location?

Marco Rimondo: è un progetto nuovo tutti i giorni, alcune volte appoggiamo, altre appendiamo se il disegno luci ce lo permette. Dobbiamo un pochino incastrarci e questo fa parte del gioco.
Configuro tutto sul posto perchè non spesso ho a disposizione le sezioni dei teatri o non ho i disegni quotati. Quindi la prima operazione appena entriamo consiste nel prendere le misure con il metro laser, prendo il progetto di base di Armonia e inserisco i vari parametri.

ZioGiorgio.it: perchè avete scelto JBL?

Marco Rimondo: potevamo scegliere tra tre impianti disponibili e abbiamo optato per JBL in quanto pesa poco, è molto compatto, ed è molto performante. Una combinazione che è piaciuta a tutti. E’ un sistema che conosco molto bene e collaboro con Lorenzo da molti anni, per cui è stato facile ottenere il risultato che volevamo.

ZioGiorgio.it: come gestisci il sistema?

Marco Rimondo: gestiamo tutto con Armonia e quindi finali Powersoft, e abbiamo un Lake per gestire gli impianti residenti, giusto per essere indipendente da tutto quello che succede. Considera inoltre che quello che andiamo a cercare non è tanto la pressione ma piuttosto l’omogeneità. Sto utilizzando CrossLite come software per allineamento e tuning e anche quello devo dire è  molto molto interessante e aiuta tantissimo. Considera che non c’è mai un momento in cui posso rimanere solo con l’impianto e la sala vuota per eseguire i vari settaggi. Grazie a CrossLite posso eseguire una sorta di “Silent Tuning” ed è un buon compromesso.

ZioGiorgio.it: tempistiche di allestimento?

Marco Rimondo: molto rapide, grazie al fatto che si tratta di un sistema leggero e compatto. Una volta tolto dai supporti su ruota e messo a terra con l’aiuto degli StageHands, lo monto praticamente da solo. Per cui vado su abbastanza velocemente sia in fase di allestimento che di disallestimento. Di solito mi prendo un’oretta e mezza ma con calma.

Nella postazione di palco Daniele Falletta spiega nel dettaglio il setting del suo PM5, microfoni e radiofrequenze.

ZioGiorgio.it: bentrovato Daniele, cominciamo con il setup del palco…

Daniele Falletta: sul palco abbiamo un PM5 di Yamaha, mentre per le radiofrequenze abbiamo Sennheiser SR 2050 per gli in-ear con 6 sistemi in banda G e due sistemi in banda A che rigiro in base alle necessità come spare o comunicazioni. E’ presente inoltre un mix di sistemi Shure per quanto riguarda i radiomicrofoni, con due canali di Axient, 4 di ULXD e due UR (per quanto riguarda i bodypack di violino e la seconda chitarra)
Non uso outboard: la scelta è stata quella di sfruttare tutte le risorse del banco per fare in modo che fosse tutto più semplice nel caso in cui si prospettasse una reprise del tour, quindi non sono presenti giri segnale di andata/ritorno esterni di nessun tipo.

ZioGiorgio.it: quindi un palco sostanzialmente muto?

Daniele Falletta: esatto. Non tutti i componenti della band amano tantissimo gli in-ear e, in generale negli scorsi tour, siamo sempre riusciti a mantenere qualcuno con classico monitoraggio wedge (o anche SideFill). La necessità di questo spettacolo era di avere un palco pressoché muto e devo dire che i musicisti si sono resi più che disponibili nel farlo, sempre senza rinunciare al piacere della performance tanto che, nonostante avessi valutato l’ipotesi di mettere un paio di side, alla fine non è stato necessario. Li ringrazio per questo

ZioGiorgio.it: raccontami la tua esperienza con il PM5.

Daniele Falletta: per quanto riguarda il banco è il primo tour che faccio con il PM5. Lo avevo già utilizzando un paio di volte in festival fuori Italia e già allora ne ero rimasto molto impressionato notando le tante migliorie fatte. Una su tutte quelle nei preamplificatori, che hanno guadagnato davvero molta dinamica permettendo di lavorare anche con gain elevato senza avere mai la sensazione che arrivino facilmente. L’inserimento del famoso Rupert Neve “Silk” poi, è davvero molto interessante: è in grado di colorare con armoniche di due tipi differenti (Blue or Red) in maniera molto veritiera, andando a regalare anche un bel pò di creatività che non guasta mai.
Sono rimasto molto colpito anche dagli algoritmi effetto di Bricasti ed Eventide all’interno di questo banco: è davvero un’ottima riproduzione di quello che sono veramente le macchine reali dal punto di vista della pasta sonora.
I dsp sono davvero di fascia alta e parecchio affidabili: nonostante i 10 riverberi, due Eventide e 8 Bricasti più tutta quanta una serie di effetti che nelle serie CL erano i cosiddetti “Special Rack”, devo dire che non da cenni di sofferenza e permette di arrivare finalmente a fare un qualcosa di molto “prodotto” senza andare a farsi mancare quelle che possono essere le caratteristiche delle macchine un po’ più blasonate, anche in termini di interfacciamento digitale.
Ero un po’ spaventato all’inizio perché pensavo di essere costretto ad aggiungere qualche cosa di esterno al banco per ovviare a determinate cose, ma sono stato felicemente smentito.
Per quanto riguarda il mixaggio non è stato necessario lavorare molto sugli ascolti dei musicisti perché suonano tutti molto bene, le dinamiche vengono rispettate e non hanno bisogno di chissà che cosa: solo per mio gusto personale, mi sono divertito a far suonare il banco cercando di metterlo un po’ sotto torchio facendogli fare dei giri di routing e processing interni un po’ più particolari. Un’altra novità  che ho utilizzato è il plugin DaNSe, una sorta di “gate molto intelligente” che lavora su bande di frequenza. Non l’ho utilizzato in maniera eccessiva ma, ad esempio, lo uso per “limitare” il rientro della sala sul microfono di Antonio: per farlo utilizzo la funzione di Learn del DaNSe, lascio che “impari” la risposta della sala dal palco (a microfono aperto e con tutto quello che gli suona intorno)  e devo dire che ho sempre un ottimo risultato in ogni ambiente.

Foto: Carol Alabrese

ZioGiorgio.it: hai avuto modo di confrontarti con Yamaha durante il tour?

Daniele Falletta: sì, il supporto da parte di Yamaha è stato fondamentale. Siamo molto contenti della possibilità di portarci questo banco in tour e siamo stati supportali da Yamaha in tutto e per tutto.
Abbiamo avuto un paio di cosette da sviscerare meglio e sono stati disponibilissimi nell’aiutarci a capirle meglio. Stessa cosa per l’assistenza: abbiamo avuto un piccolo problemino con una scheda e sono stati velocissimi nel rifornirci.
Ci potrebbero essere altre migliorie da poter implementare che mi risultano un pò più comode in altri banchi, ma spero nelle prossime software release e magari poter partecipare a qualche confronto diretto.

ZioGiorgio.it: a cosa ti serve Live Professor?

Daniele Falletta: sto utilizzando Live Professor come “Cue List scaletta”; ho degli appunti che devo tenere sempre sott’occhio: interfacciandomi Midi col banco, ho il recall diretto con delle Cue con commenti, BPM e i file di SongCall.
Essendo tutti Midi PC, se dovesse anche cambiare l’ordine della scaletta, avrei comunque tutto in ordine.

Chiudiamo con Andrea “Perez” Peretti, che insieme a Giuseppe Scrima si occupa del mondo backline, con alcune interessanti curiosità.

ZioGiorgio.it: bentrovato Perez! Raccontaci come stai gestendo questo tour dal punto di vista delle tecnologie…

Andrea “Perez” Peretti: la situazione qui con con Diodato è semplice perché per volontà dell’artista non ci sono interventi in palco a parte un paio di situazioni che avvengono al buio. Quindi tutto molto semplice e tutto apparecchiato sin dall’inizio. C’è solo da mettere parecchia attenzione nel preparare ed apparecchiare bene il tutto. Si tratta di un live molto suonato e anche spesso molto analogico con strumentini come il toy-piano, l’Autoharp, violino, chitarra acustica ed elettrica con gli amplificatori nascosti dietro al fondale e basso dritto direttamente in DI Box.
In questo periodo dove è diventato normale avere sempre supporti con basi e altro, per questo tour c’è stata una scelta completamente diversa, quasi in contro tendenza, di suonare veramente. Inoltre, essendo uno spettacolo improntato molto sulla scena, con una serie di quadri, l’intervento del Backliner sarebbe veramente un disturbo. Per questo le nostre entrate in scena vengono fatte al buio.

Foto: Carol Alabrese

ZioGiorgio.it: infatti vedo qui la rastrelliera quasi vuota!

Andrea “Perez” Peretti: esatto, praticamente gli strumenti sono tutti in scena. Abbiamo una elettrica nella postazione tastiere e percussioni, un basso, due elettriche e due acustiche che giocano tutte e quattro nella postazione del chitarrista, l’acustica ad Antonio, un’altra acustica spare e il pianoforte digitale.

ZioGiorgio.it: quanti backliner siete?

Andrea “Perez” Peretti: mi divido il palco con Giuseppe Scrima, alle sue prime esperienze e molto bravo, che si occupa di batteria, basso e del mondo percussioni tastiera chitarra di Simona. Io, oltre ad occuparmi di Diodato, seguo la posizione di Rodrigo, e quindi di violino, Autoharp, tastiere e chitarre.

ZioGiorgio.it: vedo che utilizzi un archetto. Con chi sei in comunicazione?

Andrea “Perez” Peretti: di base siamo tutti quanti con in-ear. La scelta dell’archetto che utilizzo da qualche anno al posto del classico talk-back a cavo, mi da più libertà di movimento senza togliere le mani dagli strumenti. Comunico con il direttore di produzione che in alcuni momenti copre il ruolo di Show Caller, e da qualsiasi punto del palco posso comunicare con la sala, il palco ed eventualmente anche con i musicisti.
Con l’in-ear e l’archetto ho il focus su quello che succede senza dovermi sbracciare, e posso intervenire e parlare da qualsiasi postazione.

Walter Lutzu
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